' 111 i I FILOLOGICI E LESSICOGRAFICI SOPRA ALCUNE RECENTI GIUNTE AI VOCABOLARI ITALIANI, SOPRA VOCI E MANIERE DI DIRE ADDITATE DAL MONTI, DAL BRAMBILLA, DAL TOMMASEO E DAL FANFANI, E SOPRA TiftUNA DELLE DICHIARAZIONI ERRONEE OD IMPERFETTE CHE TROVASSI ASCORA NE 5 VOCABOLARI. {Jon tin discorso SUI MEZZI INDICATI DA M. CESAROTTI PER AVVIARE L* ITALIANA FAVELLA ALLA DESIDERATA PERFEZIONE del dottor Sili), 1DDIMT8D VENEZIA, PREMIATA TIPOGRAFIA DI GIO. CECCHINI 1851 ). X 1 ® r- < j 7 htfOjf MJUb.S 4v•.<,••• ' \ • r t * ^ . V. M • fUi J ' '* v ** . - ■ ' ' r : . r ■jfvr/i'p'. r-o„ A GDI LEGGE Se dovessi premettere un discorso confaccvole all’argomento da me trattato, non potrei che ripetere quanto, parlando dei Voca¬ bolari! italiani e de'pregi e diletti loro, scrissero con vera maestria molti illustri filologi e lessicografi, specialmente di questo secolo, i quali, perchè noti a ciascuno, mi astengo dal nominare. Nel far quindi conoscere le ragioni clic mi indussero a cosi faticoso lavoro, e le norme che mi servirono di guida nell’eseguir¬ lo, dichiaro innanzi tutto aver seguite per la maggior parte le massime stesse da que’valentissimi proposte. E ben mostrarono le nuove compilazioni ed edizioni de’Vocabolari!, eseguite secondo que’ principii, e tutte di gran lunga più doviziose e purgate delle antecedenti, da qual retto giudizio quelle massime procedessero. Siccome però tali imprese sono sommamente ardue, ed è conosciuto non potersi che mediante una lunga serie di prove raggiungere la nobile meta, di dare allìtalia una degna opera di questo genere, così non è meraviglia se i nuo\i tentativi, che si vanno facendo in tale argomento da uomini sommi o da illustri corpi Scientifici, benché sotto più aspetti riescano profittevoli c commendevolissimi, lasciano tuttavia il desiderio di ancora mag¬ giore esattezza. Perlocchè trattandosi di un vasto edifizio naziona¬ le, che deve appoggiarsi ai saldi fondamenti della filosofia c del- VI la critica , ed il cui innalzamento può solo compirsi mercè l’opera di molti, è debito di ciascuno, che sente amore per la pa¬ tria favella, concorrervi almeno con qualche pietra, modellata in relazione de'proprii studii ed in proporzione alle proprie forze. Ed è perciò che, nell’occasione in cui furono proposte fra noi alcune Giunte ai Vocabolari! Italiani (!), invaghito di nuovo di tali studii, delizia dc’mici primi anni (2), mi sentii attratto ad essi novellamente, e facendo attento esame del pubblicato pre¬ gevole lavoro, frutto di pazienti indagini di uomini rispettabi¬ lissimi, parvemi potervi aggiungere le osservazioni, che oggi rac¬ comando all’ indulgenza de’tìlologi e de’ lessicograti. Se io sia riuscito, almeno in parte, nel mio disegno, o se abbia sprecato il tempo e la fatica, giudicherà chi, conoscendo la malagevolezza di tali studii, può solo apprezzarne il giusto valore e compatirne le inesattezze; le quali saranno in me più condonabili, se non andarono esenti da pecche nemmeno i filologi (1) Vedi Giunte ai Vocabolari Italiani proposte dall*1. R. Istituto Ve¬ neto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 1852^ e gli Alti dell* Istituto me¬ desimo. T. Ili, Ser. Il, Puntata I. (2) Frutto di tali studii fu fra gli altri un lavoro, Ja cui Prefazione con un saggio di esso, lessi airi. R. Accademia di^ Padova nel giorno 6 maggio 1826 intitolato: « Etimologia di tutti i nomi volgari dei Pesci Adriatici tanto » antichi quanto moderni, relazione fra eli uni e gli altri, determinazione dei » veri nomi italiani da darsi ai Pesci dedotti dalla loro greca, illirica o latina » provenienza, dall’uso, ecc., e riflessioni critiche circa i nomi adoperati dai » sistematici per indicare un pesce ed altri animali. » La prefazione di tale lavoro serve a dimostrare gli errori che si trovano sparsi in molte opere e nei Dizionarii circa i nomi italiani degli animali, ad indi¬ care le cause dell’introduzione di tali errori, ed a stabilire alcune regole da se¬ guirsi, per correggerli ed impedire che abbiano ad uscirne di nuovi. Si può anche aggiungere una mia Lettera al Prof. Menin intitolata: Qual sia il Pesce cui l’Ariosto denominò Scaglione. (Poligrafo, ottobre 1831.) Vedasi l’Elenco de’miei scritti daH’anno 1821 al 1838. p. 4, n. 10 e 13, pub¬ blicato nel dicembre 1838 in appendice all'Opuscolo intitolato: Di una raccolta centrale dei prodotti naturali ed industriali delle Provincie Venete, di¬ scorso che serve di Programma alla Storia Naturale applicala delle Pro¬ vincie stesse, letto al Veneto Ateneo il giorno 23 luglio 1858. Venezia, Tip. Aivisopoli 1838. più rinomali (l) 5 c ben meglio di me forniti d’ingegno e di quei lauti mezzi, che si rendono nccessarii per osservare in lavori sif¬ fatti la convenevole castigatezza. Ciò premesso, mi è forza dichiarare, che a solo maggior co¬ modo di chi volesse pigliarsi la briga di rivedere la mia presente letica, per emendarla, in qne’luoghi molli, nei quali di certo sarà bisognevole, stimai opportuno far precedere ad essa qualche pa¬ rola su quelle massime generali, che, come dissi, mi servirono di guida nella disamina delle Giunte proposte; (2) perchè, dovendo cadere la critica su di esse massime, ovvero sul modo di loro ap¬ plicazione, più distintamente appariscano que’punti ne’quali fossi caduto in errore. E prima di lutto dirò, bastare addentrarsi alcun poco nello studio dell’ italiana favella per convincersi, che se mollissimi dei vocaboli c dei modi di dire, de’quali è composta, sono di conio volgare e figli dell’uso, presi in quella parte d’Italia specialmente ove stimasi avesse miglior balia l’idioma nostro, altri molli di tali vocaboli e modi di dire non devonsi riguardare come della mede¬ sima origine; sicché, se può dirsi che i primi passassero dal par¬ lare comune alla lingua scritta, può ripetersi che i secondi pas¬ sassero dalle scritture alla lingua parlala. Conciossiachò, mentre vediamo nei libri le voci c le dizioni volgari ingentilite per opera de’buoni scrittori, troviamo parimenti nel parlare odierno comune notevole differenza in confronto de’tempi andati, specialmente an¬ tichi; e se il volgo parlante prestò agli scrittori il materiale del¬ l’idioma, questi lo concambiarono collo trasmettere ad esso, ol¬ treché vocaboli e modi nuovi, ingentilito ed a norme ridotto quel¬ lo che ricevuto avevano vestito ancora della primitiva rozzezza. Due specie quindi di vocaboli e di modi di dire devonsi ri¬ conoscer in una lingua, quelli de’parlanti e quelli degli scrittori. (1) Vedi, in fine del presente lavoro, il Saggio di si udii filologici e lessicografici sopra alcune voci e maniere di dire proposte dal Monti , dal Brambilla, dal Tommaseo , dal Fanfani , e sopra taluna delle dichia¬ razioni erronee ed imperfette , che trovansi ancora nei Vocabolarii. (2) Non potei farmi carico di alcune mende di citazione per non aver sempre avuta sottocchio l’edizione stessa da cui l’esempio fu tratto. Vili I vocaboli c le maniere di dire de’parlanti hanno radici tolte quasi tutte da quella lingua, che si considera come madre, e da quelle de’popoli^ coi quali ebbero relazioni; c tali vocaboli e mo¬ di informati vennero in relazione a principii quasi istintivi, dei quali non sapevano rendere ragione gli stessi fondatori dell’elo¬ quio volgare. I vocaboli c modi degli scrittori sono tolti invece per lo più dalle lingue greca e latina, o da altre, a seconda dei bisogni relativi al progresso delle scienze e delle arti, e dei nuovi sentimenti da cui venivano animati e che credevano poter meglio manifestare > ed anche tali vocaboli furono messi in armonico ac¬ cordo coi primi, in relazione a principii adottati dai fondatori della lingua, c passali nell’uso tanto degli scrittori come de’par¬ lanti medesimi. In conseguenza di che, nel trattare la parte filo¬ logica c lessicografica di una lingua, facendo spoglio de’buoni scrittori di ogni secolo c di ogni parte d’Italia, all’oggetto di ar¬ ricchire il Vocabolario di essa_, sembrami sia d’uopo aver parti¬ colare riflesso all’ indole de’vocaboli e dei modi di dire, alla cui scelta si tende, c doversi considerare se sieno dessi dell’uso co¬ mune in tutta Italia, o proprii solo di una sua provincia, ovvero se siano adoperati soltanto da qualche buono scrittore c dall’ uso non consentili. Nel primo caso mi sembra clic possano accettarsi nel Voca¬ bolario, quando anche non foggiati ad ogni ragione di gramma¬ ticale analogia ; poiché l’uso nazionale essendo l’autorità che im¬ prime ad una voce il suo vero ed efficace significato, non può questa voce venire alterata sotto pretesto di migliorarne la condi¬ zione filologica, ma devesi lasciarla intatta, indicandola come ec¬ cezione dell’uso, a meno che non fosse un idiotismo che ripugnas¬ se al buon senso. Negli altri casi bisogna accertarsi che la parola sia veramente necessaria e che sia perfettamente conformata se¬ condo le leggi grammaticali ; giacché, se gli idiotismi e le stesse improprietà volgari possono qualche volta passarsi come vezzo di lingua, gli idiotismi e le deviazioni di tali leggi, da parte di uno scrittore, sono errori belli e buoni, ai quali non può farsi giustificazione. tx Èd è su tali voci, che deve il filologo esercitare il proprio uffizio, sottomettendole al vaglio di una critica severa, per rico¬ noscere il vero valore ad esse attribuito dagli scrittori che le ado- prarono e dai loro interpreti, acciocché non abbiano ad introdursi novelli errori nei Vocabolari!, in causa di male interpretazioni. A conseguire il quale rilevantissimo scopo, prima di scegliere e ad¬ ditare una voce, come giunta al Vocabolario della lingua comune, fa mestieri indicare tutto (pianto può riuscire giovevole a giusti¬ ficarne la proposta, ed a stabilirne il buon uso ; sicché non sarà mai tempo sprecato quello di aggiungere schiarimenti ed illustra¬ zioni filologiche c lessicografiche intorno alla sua etimologia, de¬ finizione e sinonimia, alla relazione di essa con altre voci che le sono affini, agli accidenti grammaticali che possono alterarne il significato, ai varii sensi proprii o Iraslati che ricevette dall’uso, c finalmente all’importanza della sua introduzione comparativamen¬ te alle voci sue sinonimo, già accettate nel comune linguaggio e nei Vocabolari introdotte. Sull’accettazione delle voci in generale parrebbe prima do¬ versi considerare : ( I ) . Non esser ammissibili le voci, alle quali non si può attribuire un sicuro significato, specialmente se sono nomi proprii di cose, delle quali non si conosce l’entità ; Non le voci adoperate per distinguere cose che portano altro nome universalmente conosciuto, in ispecialità se il tenore di esse è tale da includere altro significato e lasciare luogo ad equivoci ; Non le voci, le quali, uscendo dalle primitive lor forme, as¬ sumono, come dice il Nannucci (2) gli aspetti di altre, e quindi travisano la sentenza c generano una pericolosa confusione di si- gnifieanze ; Non frasi, vezzi, o maniere di dire, per quanto appariscano belle e peregrine, foggiate giusta le leggi generali della gramina¬ ci) Oltre a quello che sono per dire., vedasi quanto scrissero ed operarono su tale argomento molti illustri filologi e lessicografi, fra i quali Monti, Roma¬ ni, Carena, Manuzzi. Gherardini, Tommaseo, ed altri. (2) Manuale della Letteratura del primo secolo della lingua italiana. Fi¬ renze 4843. lira e del l'arte del dire, poiché polendo esse variare a seconda del genio e della facondia dei periti scrittori, possono anche ascende¬ re a numero infinito c di soverchio accrescere, senza proporzio¬ nale vantaggio, la mole del Vocabolario. Le più rimarchevoli di tali maniere potrebbero al più consegnarsi ad appositi Dizionari^ Non i neologismi introdotti da uno scrittore, che non si co¬ noscano veramente necessarii, appoggiati a buona base filologica, e conformati a seconda delle leggi grammaticali. Sono poi da bandirsi affatto, quand’anche passati ncH'iiso, i vocaboli tolti da lingue straniere, i quali hanno nella nostra l’equi- valente, e vennero o vengono usati dal volgo e da qualche scrit¬ tore solo per mal vezzo o per ignoranza del termine proprio. Devono finalmente lasciarsi a cerf ordine di poeti i termini burleschi, ditirambici, jonadittici, onomatopeici, od altri evidente¬ mente alterati da storpiatura, da aggiunta o da trasposizione di let¬ tere, per bizzarria o per necessità di metro o di rima ; termini, pei (piali dovrebbero pure esservi appositi Vocabolari, come giovereb¬ be ve ne fossero per le frasi di gergo furbesco, e, come altri propo¬ neva, per le parole e frasi antiche c disusate, pegli idiotismi, ec. Che se trattasi di determinare il valore sinonimico di una voce in confronto di un’altra, la quale ha la stessa radice ed è differente da quella in causa di sua desinenza o di particella ad essa preposta, è d’uopo calcolare con ogni esattezza la forza grammaticale di tale particella, badando all’analogia ed a quanto venne dalla consuetudine stabilito, onde in tale maniera assegnalo resti alla voce stessa il vero significato che la distingue, variando¬ ne l’idea col ristringerla, col generalizzarla, ovvero col modificarla. Trovala quindi, mercè le norme accennate, una voce espres¬ siva, chiara, ben derivala^ ed armoniosa, e riconosciuta sotto ogni aspetto Popporlunilà di registrarla nel Vocabolario della lingua comune, è duopo venga questa rischiarata dall’esempio. — L’uffì¬ zio degli esempii nc’Vocabolarii apparisce quello : 4.° eli appoggiare all’autorità l’uso della parola nella lingua scritta, e confermarne così l’esistenza, quando non sia comune¬ mente adoperata ; XI 2. ° d’indicare il modo, nel quale un vocabolo deve essere costrutto od accordato con altre parole, e le sue affinità con esse ; 3. ° Di far conoscere praticamente i varj sensi e modi, nei quali esso venne usato e può usarsi, tanto propriamente come tras¬ latamente. Per raggiungere un tale scopo conviene : 1 . ° che gli escmpii siano tolti da buoni scrittori, e da testi sulla cui correzione non vi abbia dubbio, o sieno bene composti al¬ l’uopo, quando fra buoni scrittori non fu possibile rinvenirli ; 2. ° che essi debbano presentare la voce in senso proprio ed in senso traslato, nei varii significati, ne’ quali si e adoperata o suole adoperarsi, tanto in prosa come in poesia. Le voci, alle quali gli esempii riescono inutili, sono : 1 ) ([nelle di uso proprio, tanto comune e semplice che non possa nascere dubbio sul modo di adoperamele, bastando per esse la sola citazione degli autori più chiari clic le usarono nelle loro scritture ; 2) tutti i derivati de’ nomi e de’verbi d’ordinario uso, che hanno in se medesimi la ragione filologica e grammaticale ; 3) le voci che sono lievi varianti di altre già note, ovvero puri accidenti grammaticali, a cui le parole possono andare o vanno d’ordinario soggette, e per le quali voci, giusta analogia, ven¬ ne già stabilita una norma, seguita dall’uso e da buoni scrittori. Perchè poi l’esempio maggiormente corrisponda allo scopo sopraccennato conviene ancora : 1. ° Che egli stia in perfetto accordo col significato della pa¬ rola, onde non possa cadere dubbio alcuno sulla sua applicazione, e non presii occasione ad ambiguità; 2. ° Che non contenga in se, neppure incidentemente, cose er¬ ronee ed oscure; 3. ° Che non sia lungo se non quanto occorre per ben espri¬ mere il significato della voce o del modo di dire, di cui è dato a sostegno ; 4. ° Che contenga in se possibilmente, qualche utile nozione, oltre la grammaticale che è destinato a dichiarare. XII Le quali norme seguendo nel prendere in esame le Giunte ai Vocabolarii italiani sopraccennate, parevami poter rilevare : L Che il significato di alcune voci, in causa delle particelle loro prepositive o desinenziali, riuscirebbe differente da quello che ven¬ ne ad esse attribuito. Vedansi nei presenti studii, i vocaboli Accondensalo, Arro- vescialura, Attuazione, Biscontorto , Conferire , Confuscato, Dissolvimento, Fissare, Globulento, Grappolo so, Imbeccatojo, Impedizionc, Intarlatura, Avventizio, Rammescolalo, Pernio- so, ec. ; II. Che alcuni vocaboli avrebbero differente significato in causa del differente valore della loro radice. Vedansi le voci Direnare, Diportate, Compaginare, Di¬ muoversi, Falera, Frega, Mucidaglia, Panno, Pedagnolo, Te¬ sto, ccc. ; IH. Che il tema di alcune voci o di alcune locuzioni deve essere formulato in modo differente dal proposto, perchè abbia il signifi¬ cato ad esse attribuito. Vedansi le voci Aggravamento , Aspetto, Calcio, Consu¬ mare, Contenzione, Descrivere, Giocatore, Incendilo, Indispo¬ sto, Inondare, Reciprocazione, Testo; IV. Che per alcune voci, le quali hanno generale significato, non occorrerebbe speciale §, come venne proposto. Vedansi le voci Circoscrizione, Consumare, Composto, Far corpo, Roccia, Spicciare, Sprone, Spurgamento, Squadro; V. Che alcune voci potrebbero forse considerarsi di uscita non naturale, ossia procedente piuttosto da errore di scritturazione o tipografico, non avvertito nei testi spogliati. J XIII Vedansi le voci Attaccato , Circeo, Cordano, Dilerelle, Formalizzare, Origo , Procanto, Sopranato, Spiccicato, iSpi- nelfo, Statua; VI. Che alcune voci non potrebbero proporsi ad uso nel senso indicato, poiché non bene applicate dallo scrittore che le adoperò. Vedansi le voci Affezionato, Attaccato, Brusco, Cotto , Jn- seccarsi, Interzare, Lattificcio, Mollusco, Passonata, Pcnnoso, Soprafatto di colore, Tallo, Tirare, Tubero, Virione, Visivo ; VII. Che alcune voci, stando agli esempii proposti, parrebbe aves¬ sero significato differente da quello ad esse attribuito, e quindi do¬ vessero spiegarsi altrimenti, cambiandone la dichiarazione. Vedansi le voci Affacciato , Appiccamento , Appulso, A pre¬ dominio, Arrozito, Attaccato, Audienza, Barcheggiare, Ga- merazzo, Capitale di un muro, Carnale , Cavata, Centrico, Centrica linea , Cercare, Cittadinanza, Cognato, Comandare un esercito , Commisurazione , Compaginalo, Contezza , Depre¬ catorio, Diametro, Diasprificaio, Direnare, Essere a una cosa. Fermo , F//o, Fissare, Gittare la creatura , Granire, Impetri - re, Impiastralo, Incarico, Incordalo, Indisposto, Inmclato, Interrare, Interrirò, Macchinare, Metter carne. Mischialo, Mon¬ datura, Mucido, Mucido (saper di). Panno, Pelluzza, Piano, Pieno, Porlalivo, Posticcio, Precipizio, Reverenza, Riardere, Rintenerire, Rintenerire il coiyo , Riscontro, Rispondenza, Riti¬ ratura, Rozzo y Rubricato, Schiodatura, Schizzare, Scontro, Segnarnento, Serpato di List re, Smalto, Soffrcgato, Sterpo, Taluzzo, Tirare allo sdrucciolo, Tornicolo, Uscire ; Vili. Che di alcune voci, benché interpretate nel loro vero signi¬ ficato, sarebbe d’uopo modificare la definizione dala dai proponenti di esse. Vedansi le voci Colorita, Commisurazione, Dare licenza , Diasprificato, Digrossatamente, Disegnatolo , Elatère, Essere a i XIV una cosa, Granello, Incendilo, Inzuppare, Peli uzza, Palmella, /'oro sarcoide, Provocare, Roccia , Romper vento, Tropei ; IX. Che alcune voci sono neologismi o nuovi modi dello scrittore citato, non introdotti nell’uso. Vedansile voci Affezionalo, Centrico , Centrica linea, Dia¬ metro, Ingegno, Orizzonte, Taglio, ecc.; X. Che di alcune voci, per essere omonime, sarebbe d’uopo av¬ vertire nel Vocabolario, doversi usare con molta circospezione. Vedansi le voci Affezionato, Coda di Golpe, Comandare un esercito, Comandato, Diritto (A), Formalizzare, Ingegno, Pin¬ zato, Sciamitello, Sfreddare ; XI. Che per alcune voci, di signilicato diverso da quello ad esso attribuito ne’Vocabolarii, devesi proporre distinto §. Vedansi le voci. Agire , Brusco, Cognato, Composto , Con¬ cavo, Ingravire, Inmelato, Interrire , Mollusco, Precipizio , ili- splendenza, Schiodatura , Tralignare, Tubero, ec. ; xn. Che alcune voci, per essere lievi varianti di altre già registra¬ te nei Vocabolarii col significato medesimo, devono riferirsi a que¬ ste piuttostochò fare per esse una dichiarazione distinta. Vedansi le voci Addiritto, Conciare, Coperlato, Dissolvi¬ mento, Elatere, Grinzato, Imbeccatojo, Japige, Mugolata, Origo, Orniti, Perfino a qui, Per le mani, Posatoio, Posticcia, Ramazzo, Ritirare, Savina , Sciapica, Stanziolino, Superemi- nenza; XIII. * Che ad alcune voci, benché accettabili nel senso ad esse at¬ tribuito, giova aggiungere nell’additarle, una qualche illustra¬ zione. Vedansi le voci Alborotlare, Alquanletlo , Ammaliare, XV Andare in foraggio, Arrivare, Augnare , Comodamente, Compo¬ nimento, Concavo, Coperchio degli occhi, Cotto, Criminale, Depositazione, Dilerellc, Far getto, Fissare, Fuso della Bi¬ lancia, Fastello, Getto (nel primo), Girello, Granello, Incol¬ tezza, Influire, Inscurire, Interfoglio, Mina, Orezzare, Pin¬ zato, Pitocco, Pizzare, Polinella, Posticcia, Prodromo, Pronto, Quaresima, invincidire, Rompere il vento, Rubricato, Scafa¬ re, Sedigito, Sensibile, Sfiaccolante, Sfreddare, Sigillare alla fiamma, Sopposta, Sopranato, Spargola, Supereminenza, Tra¬ sferire, Troscia; XIV. Che alcune voci sono da riguardarsi come Ialine od usate alla maniera latina, la qual cosa vorrebb’essere avvertila. Vedansi le voci Aliano, Altauri, Appulso, Brusco, Cognato, Conferire, Contenzione, Decezione, Denario, Deprecatorio, De¬ scrivere, Dimuovere, Duodenario, Fidecula, Macchinare, Mi¬ nutissimo, Mina, Mollusco , Pinzato, Traspicuo, Transito, Tru- tina, Tubero, Vinone, Trugulario, ecc.; XV. Che alcune voci sarebbero accettabili nel Vocabolario, sol¬ tanto come storiche, poiché sono fuori della lingua parlata. Vedansi le voci Aitano, Altauri, Brusco, Cordano, Dena¬ rio, Etcsie, Japige, Licito, Mollusco, Origo, Ornili, Tragitta¬ no, Propria Tubero . XVI. Che alcune voci devonsi riguardare come idiotismi. Vedansi le voci, Fatta, Sfilato, Sopravvivo, cc.; XVII. Che alcune voci, fino a che non si conosca la precisa loro si¬ gnificazione, non possono accettarsi nel Vocabolario. Vedansi le voci Bozzaulo, Granatino, Granellino, Lan- quitida, Tornicolo, Procanto, Solegina ; XVI XVIII. Che alcune voci, non potrebbero più adoperarsi, nello stato presente delle scienze, nel senso ad esse attribuito. Vedansi le voci Alcolizzato, sost., Centrico, Centrica linea , Corpulenza, Diametro, Fissare, Incordato , Ingegno, /n- tasato, Metter carne, Omologo , Orizzonte, Panno, Peluzza, Poro, Riardere , Rintenerire il corpo, Ritirare , Rozzo, Sferico, Sfilato, Soffregato, Strettezza di petto, Superfluità, Tirare, Visivo, Volatile, Zolfeltalo. XIX. Che alcune voci, additate come addiettive, forse più propria¬ mente si direbbero participii. Vedansi le voci^ Accortalo, Addiritto, Affezionato, Aggra- vezzato, Allibrato, Attaccato, Brancicato, Comandato, Con¬ gregato, Disossato, Fermo, Grinzato, Merificato, Misvenuto , Rammescolato, Ritratto, Sito, Sopranato , Spiccicato, Stagio¬ nalo, Umcfalto. XX. Che alcune voci, date come sostantive, stando all'esempio pro¬ posto, suonerebbero piuttosto come addiettive. Vedansi le voci Serenaiore, Ponderatore , Scardassatore, Incordato, Volatile. XXI. Che alcune voci sembrano usate dagli autori in senso proprio invece che figurato, come vengono indicate, e viceversa. Vedansi le voci Audienza, Carnale, Direnare, Macchinare, Metter carne, Ponderatore, Quaresima, Risplendenza , Rubri¬ cato, Smontare. XXII. Che l'etimologia di alcune delle proposte voci sembrerebbe differente dall’ indicata, o da quella che apparirebbe stando ai Vo¬ cabolario • Vedansi le voci Appiccamenlo, Appulso, Augnare, Circeo, XVII Comandare un esercito, Comodamente, Composto, Concavo, Conferire, Contezza , Confuscato, Decezione, Depilatorio, Di- grossatamente, Diportare, Direnare^ Falera, Formalizzare, Frega, Fastello, Granello, Influire, Inscurire, Inseccarsi, In¬ tento, Intromettere, Lattiflccio, Macchinare, Mondatura, Mu- cidaglia, Orezzare, Origo, Fanno, Pedagnolo, Pelluzza, Pin¬ zato, Pitocco, Pizzare, Poro, Reverenza, Rintenerire il corpo, Rinvincidire, Romper il vento, Rubricato, Sciapica, Sfiacco¬ lante, Sfilato, Sopposta, Sopranato, Spargola, Spicciare, Slu- mia, Testo di rame, Trascolato, Troscia . XXIII. Che Pesame di alcune voci presenta Fopportunilà di aggiun¬ gere qualche illustrazione o rettificazione ad altre voci già regi¬ strate ne’Vocabolarii. Vcdansi le voci Affacciato, Agire, Arrivare, Cavala , Citta¬ dinanza , Componimento, Depositazione, Digrossatamente , Diportare , Falera, Indisposto, Influire, Orezzare, Palmella, Poro, Quaresima, Rinvincidcrc, Rompere il vento, Rubricato, Scardassatorej Sciapica, Secchiccio, Serpaio di Lislre, Sfila¬ to, Sito, Sopposta, Spiccinare, Tresa, Tropei, Troscia, Visivo • XXIV. Che giusta ad alcuni esempii nelle proposte Giunte indicati, si hanno nuove voci o nuovi modi di dire più % meno degni di essere notati ne’Vocabolarii. Vcdansi le voci Composto, Descrivere, Ingravire, Inmela- lo, ccc. XXV. Che «dame voci trovansi già registrate nei Vocabolari^ nel senso stesso nel quale si intese darle come nuove, ovv ero furono già da altri additate. Vedansi le voci Acquatile, Affaccialo, Affezionato, Af¬ fissare, Agire, Alborottarc, Alquanletto, Allauri, Allcratore, Armenliere, Andare, Arrosito, A squadra, soprasquadra, sot- XVIII tosquadra , Barcheggiare, Camerazzo, Carattere , Catenello , Completo , Coperture, Decezione, Diluviare , Duodenario, Etc - sie, Falda , Fattrice, Fermare, Impiastrato, Interrare, Lecca¬ re, Linda , Lustro, Metter carne, Mischiato, Occupato, Ponde¬ rato™, Proporzionatissimo, Ranocchiella, Renone, Risanare, Ritratto, Sassatile, Scannamento, Sensibile, Soprafatto ^ So- pranalo, Suzzare, Tallire, Trascolalo . XXVI. Che infine, di alcune voci diccsi mancar l’esempio ne’Vocabo- larii mentre lo hanno, e di altre vengono proposti esempii, che o suonano differentemente dall’interpretazione ad esse data, o sono inutili, perchè non occorrono, o non sono accettabili perchè con¬ tenenti nozioni inesatte. Vcdansi le voci Affacciato, Completo, Incarnare . Tallire, Stringer Varia, Suzzare , Àltani, Altauri, ec. Forse in alcuni luoghi sarò stato troppo minuzioso nell’ an¬ notare, in altri poco profondo nello svolgere, in altri troppo cor¬ rivo neU’ammettere. Sono persuaso che non sempre avrò colto nel segno, e vi sarà chi la intenderà, e non a torlo, in modo differen¬ te dal mio. Non essendo peraltro meno sicuro, che alquante delle fatte annotazioni abbiano qualche importanza, sembrami poter dire per queste: subscribe indubiis; per quei punti, sui quali il dubbio parrebbe ancora sussistere, invito a bilanciare novella- mente: dubbia perpende; per quelli infine, ne’quali fossi caduto in errore, prego si corregga con benignità : Errata corrige . Colla pre¬ messa Epigrafe spero quindi allontanalo qualunque sospetto di pre¬ tensione. Si troverà monotono il mio stile, spesso poco purgata la dici¬ tura : confesso queste mende ; ma ciò si attribuisca alla mia po¬ ca perizia ed all’ aridità dell’argomento ; poiché nè tutti hanno il talento, nè a tutti piace, nè a tutti è lecito di condire certe imbandi¬ gioni con salsa di rose, senza poter garantire ad ogni palato l’innocui¬ tà della spina. Gioverà d’altra parte ad iscusarmi il conoscere, che tale non lieve fatica venne da me sostenuta per pura mia istruzio- XIX nee per mio solo piacerete che non era ila me destinata alla stampa, ina soltanto ad accademico uso, confidando nell 5 indulgenza de 5 miei colleghi, ai quali con animo leale, e colle convenienti riserve ne comunicava un saggio (4). Come poi corse in voce di taluno, che nella compilazione del presente lavoro abbiano presa parte persone rispettabilissime, che certamente mi onorerei di aver avute in esso a compagne, od a sorrettrici per lo meno, perciò, nel chiudere questo discorso, mi sento in obbligo di dichiarare, ad onore della verità, e spe¬ cialmente a rispetto de 5 ben dovuti riguardi verso alle medesime, per le mende che potessero rinvenirsi, essersi da me solo sostenuta tale fatica ; il cui risultamelo d’altra parte riesce facile riconoscer¬ si inferiore di molto alla fama degli onorevoli nomi, ai quali erede- vasi di consociarla. (!) Vedi Atti delle Adunanze dell’I. R. Istituto Veneto di Scienze Let¬ tere ed Arti. T. Ili, Serie II., Adunanza 25 Giugno 1852. XX AVVERTIMENTO. A comodo di chi non possedesse le indicate Giunte ai Di- zionarii italiani, sulle quali versa il presente lavoro, stimo utile trarre dalla Relazione ad esse premessa, e qui riferire l’csposizione delle massime generali che si proposero seguire gli autori di esse nell’additarle, l’indice delle opere che spo¬ gliarono e la dichiarazione delle abbreviature. Faranno seguito, la nota di altre opere citate in questi studj, qualche avvertenza ad essi relativa, e le correzioni dei principali errori trascorsi. I. Massime generali che si proposero seguire gli spog liatori nel- Vadditare le Giunte. • « Due essendo gli oggetti a cui la Commissione per suo mandato doveva attendere, la lingua cioè e la letteratura ita¬ liana, essa avvisò d’incominciar dalla lingua, non trascuran¬ do però durante il primo lavoro di aver presente anche l’al¬ tro, in guisa da raccorre nel tempo stesso materiali acconci anche a questo. Statuì d’indirizzare i suoi studii a ciò, che per ispogli nuovi ed accurati di buoni autori si arricchisse il Vocabolario di giunte, e per nuova rivista de’suoi articoli meno esatti, fossero fatte a questo quelle correzioni nelle de¬ finizioni delle voci, nella loro etimologia, nella distinzione dei varii significati e negli esempii addotti per illustrarli, di che più si trovassero difettare. » « Sceglievansi quali Vocabolari a cui riferire le osserva¬ zioni c le giuute, i due più recenti, più copiosi, e più noti, quello cioè pubblicato pel Tramater in Napoli, e l’altro com- XXI pilato pel eh. ab. Manuzzi in Firenze, consultando all’uopo anche i fascicoli finora usciti della nuova edizione del Voca¬ bolario della Crusca, nonché le Voci e Maniere di dire ita - liane additate ai futuri Vocabolaristi da Giovanni Ghcrardini. Poi si formarono alcune massime generali da osservarsi nella scelta cd accettazione delle voci nuòve o de’nuovi modi,cd erano le seguenti: — 4.° De’termini scientifici e delle arti doversi ammettere que’soli che, fatti quasi d’uso volgare, son passali già nel linguaggio comune, omettendo a disegno quel¬ li che sono di stretta spettanza dei dizionarii speciali, di cui ogni scienza od arte è già provveduta : — 2.° Accettarsi i sensi metaforici delle parole, ma con parsimonia intelligente, e nel solo caso che presentino sufficiente diversità dal senso proprio ed arieggino alcun poco di novità : — 3.° Essere uti¬ le il citare a ciascuna voce più esempii anziché un solo, pur¬ ché tratti da scrittori di vario tempo, per dimostrare con ciò l’uso continuato della medesima, c servire alla storia della parola: — 4.° Per l’ammissione delle nuove voci o locuzioni esser necessario l’assenso di due terzi dei membri della Com¬ missione presenti : — 5.° Le locuzioni e le voci ammesse do¬ versi pubblicare negli Atti dell’Istituto, stampando col nome dell’autore, che n’è risponsabile, gli articoli originali da lui presentati alla Commissione c da questa approvali. » <\* i ’Oy vm no- .lYttrvd Indice delle open sj)ogliate e dichiarazione delle abbnviature. , \ I 0/ Jn; olii' Baldin. Vii. Salv . Ros. — Vita di Salvator Rosa scritta dal Bal- dinucci. Venezia, Alvisopoli, 1830, in 42. Bart. Coag. — Trattato della Coagulazione. - Ghiacc . — Trattato del Ghiaccio. - Suoh» Trattato del suono,* de’tremori armonici e del- l’udito. —— Tens. e Press. — La tensione e la pressione disputanti qual di loro sostenga r argento vivo ne* cannelli, dopo lattone il vuoto. Osserv. Tutti questi trattati stanno nel IH vo¬ lume delle Opere del padre Daniello Bartoli , distri - buite in tre tomi. In Venezia, presso Nicolò Pezza- na, 4746, in 4. Bart. Ricr. — Ricreazione del Savio del padre Daniello Bar- loli, nelle Opere del padre Daniello Bartoli , distri¬ buite in tre tomi. In Veuezia, presso Nicolò Pezza¬ mi, 4716, in 4. Benc. Firn. — Il Pimandro di Mercurio Trismegisto, tradotto da Tommaso Benci. Firenze, Torrcntino, 1584, in 8. Burlam. Savori . — Vita del Savonarola del padre Pacifico Bur- lamachi. Venezia, Alvisopoli, 1830, in 42. Cos. Bart. Pitt. e Stat. — Della Pittura c della Statua, libri tre di Leon Battista Alberti, tradotti da Cosimo Bar¬ toli. Milano, dalla Società tipografica de’Classici italiani, 4804, in 8. Cell. Orif. — Arte delPOrificeria di Benvenuto Cellini. Firen¬ ze, Tartini c Franchi, 4731, in 4. Chiabr. Elog. Lett. — Elogii e Lettere di Gabriello Chiabrera. Osserv. Fanno parte della Raccolta pubblicata daB. Gamba, col titolo di Dialoghi di Gabriello Chia- brera , con altre sue prose e lettere . Venezia, Alviso¬ poli, 4830, in 42. Dàt. Pref. Pros. fior. — Carlo Dati. Prefazione universale al¬ le Prose fiorentine. Firenze, per Santi Franchi 4716- 4745, voi. 47^ in 8. (In capo al volume L). Osserv. In quella prefazione le pagine non son numerate, locchè si è dovuto fare citandole. Davo,. Slor. — Historia delle guerre civili di Francia di Hen- rico Caterino Davila. In Venetia, appresso Ani. Bor- toli, 4692, in 4. Gal. Op. — Opere di Galileo Galilei. Padova, Manfrè, 1744, volumi 4, in 4. XXIII Gal. Saggiat. — Il Saggiatore di Galileo Galilei. Num. 21. Osserv. Sta nella Vita di Gal. Galilei con alcu¬ ne sue prose pubblicate da B. Gamba. Venezia, Al- visopoli, 1826, in 12. Giamb. Fegcz. — Vegczio Flavio, Dell’arte della guerra li¬ bri A; volgarizzamento di Bono Giamboni giudice. Firenze, Marenigh, -1815, in 8. Gian. For. Rcp. Fir. — Donato Giannotti, Discorso intorno alla forma della Repubblica di Firenze. - Gov. Fir. — Lo stesso. Lettera a Zanobi Bcrlolini c Di- x scorso sopra il fermare il Governo di Firenze l’an¬ no 1537. Gian. Itep. Fir. — Lo stesso. Trattalo della Repubblica Fio¬ rentina. - Fin. — Lo stesso. Libro della Repubblica de’ Viniziani. Osserv . Questi ed altri scritti dello stesso auto¬ re, clic porgeranno argomento a spogli successivi, fanno parte delle Opere politiche e letterarie di Do¬ nato Giannotti , collazionate sui manoscritti e an¬ notate da F. L. Polidori. Firenze, 4850, per Felice Lcmonnier, 2 voi, in 42. Matth. Diosc. — I Discorsi di M. Pietro Andrea Mattinoli nelli suoi libri di Pcdacio Dioscoride Anazarbeo della Materia medicinale. In Venezia, appresso Vin¬ cenzo Valgrisi, 4568, in foglio. Montic. Diosc. Dioscoride Anazarbeo della materia medicinale, tradotto per M. Marcantonio Montigiano da s. Gimi- gnano, medico, in lingua fiorentina. In Firenze^ 4547, in 8. Nard. Ist. Fior. — Istoria della città di Firenze di Jacopo Nardi. Firenze, 4842, in 8. Pitt. Ist. fior . — Istoria fiorentina di Jacopo Pilli. Firenze, per Gio. Pietro Vieusseux editore, 4842, in 8. Ros. Disc. — Discorso di Salvator Rosa tratto dalla Vita che ne scrisse il Pascoli ed inserito dal Gamba in quel- xxiv la scrittane dal Baldinueci, e sopra citata. Venezia, Alyisopoli, ISSO, in 42. Ros. Sai. Piti. — Salvator Rosa, Satira della Pittura. Osscrv. Trovasi alla line della Vita di Salvator Rosa scritta dal Baldinueci. Venezia, Alvisopoli, 1830, in 12. Sagg. nat. esp. — Saggi di naturali esperienze fatte nell’Ac- cademia del Cimento, 3. ediz. fiorentina. Firenze, Tip. Galil., 1841, in f'ogl. Sod. Agr. — Trattato di Agricoltura di Giovan Vittorio Sode- rini. Firenze, 1811, in 4. Vàsàr. Vita di Suonarti. — Vita di Buonamico di Giorgio Vasari. - Vita del Brandi. — Vita del Brunelleschi di Giorgio Vasari. Osscrv. Trovansi entrambe nel seguente libro intitolato : - Fant. e bizzarr. — Fantasie e bizzarrie di artisti nar¬ rate da Giorgio Vasari e tratte dalle sue Vite di ec¬ cellenti pittori, scultori ed architetti. Venezia, Al¬ visopoli, 1830, in 12. Vinc. Dànt. Prop. — Trattato delle perfette proporzioni di Vincenzo Danti, Venezia, 1830, in 16. ViNC. Viv. Intorno al difend. — Intorno al difendersi da’riem- pimenti e dalle corrosioni de’fiumi applicato ad Ar¬ no in vicinanza della città di Firenze. Discorso di Vincenzo Viviani al serenissimo Granduca Cosimo III. - Intorno al ripar. — Intorno al riparare per quanto possibil sia la città e la campagna di Pisa dalle in- nondazioni cc. Discorso, come sopra. Osserv. Sono ambedue questi discorsi nel voi. iv. classe ni. della Biblioteca Classica italiana di scien¬ ze, lettere ed arti disposta e illustrata da Luigi Car- rer, intitolato : Autori che trattano del moto delle acque. Venezia, tip. del Gondoliere, 1841, in 12. XXV Vinc. Piti. — Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci. Firenze, Pagani e Grazioli, 1792, in 4. Osscrv. Per più facile intelligenza delle citazio¬ ni avvertasi che i numeri romani verticali indicano il volume; i romani corsivi od obliqui, il libro o capitoli in cui quello è diviso; gli arabi la pagina. III. *v<» A . ■ •» •* * • . i , *. . Nola di altre Opere citate in questi studii. « Alberti, Dizionario Univ. Encicl. — Bocaccio, Ametto. — BaldinuccIj Dizionario del disegno. — Alberti, della Pillura e della Statua trad. di C. Cartoli, Ediz. di Londra in fol. — Colza, Vocabol. genetico. — Bonaparte Pr. C. L., Fauna ita¬ liana. — Brambilla, Saggio di uno spoglio filologico. — Ghe- rardini, Opere varie. — Buondelmonti, Lettere. — Ciiiabre- ra, Elogio. — Cocchi, Lezioni sull’ anatomia. — Cicerone, Univers. et de Nat. Deorum. — Dante, Divina Commedia. — Forcellini, Dictionarium. — Fanfani, Giornale l’Etruria. — Firenzuola, Opere. — Magalotti, Lettere scientifiche. — Ma- nuzzi, Vocali, e Lettera autogr. — Monti, Proposta. — Morelli, Cronaca. — Pulci, Morgante. — Redi, Lettere, Consulti c Dizionario del Pasta. — Ricettario Fiorentino — Ab. Romani, Opere. — Salvini, Discorsi accademici. — Savi, Ornitologia Toscana. — Soderini, Coltivazione delle Viti.— Targioni-Toz- zetti, Istituzioni Botaniche e Viaggi. — Tommaseo, Dizion* de’Sinonimi e Nuova proposta. — Venant., Vita S. Martin. ;. S j il »\4 • 1 fi Si; IV. Avvertenza. Quelle fra le voci che si vedono segnate con sola * non facevano parte del saggio da me presentato all’I. R. Istituto, ossia le aggiunsi dopo, e quelle segnate con due ** indi¬ cano le venti voci del saggio stesso sulle quali parve meco non convenissero i proponenti di esse. XXVI ERRORI TRASCORSI r\l -01 imi! pag. 4 col. 2 — 2 — 2 — 5 — 4— 10 — 44 — 20 — 21 — 22 — 23 — 24- 25- 25- 25- 27 33- 35- 38- 39- 40- 40- 44- correggi 2 lin. 47 Adrizzire 4 — 27 invece ché 1 — 49 peqli occhi — 7 AGIRE, s. n. — 3 Fare effetto , — 9 BART. Rier. — 30 dal centro — 40 d’altronde — 45 demoveo — 46 Essere a una cosa — v. n. p. 22 di un Vocabolario — 12 è il passaggio — 10 Da calore a caldo — vi ha differenza 21 della voce 28 (6 tergo) 29 Fa gettare 39 ed il Sandalo INCENDIVO — 40 Lavoro latteo — 20 distintissimo — 48 invece sincope di pedicciuolo — 36 è già riportato e 2 Piltoco — 10 PlZZillE — 28 REVERENZA s. m. 52— 2 — 37 avendo anche In freddare 54— 1 — 1 4 supposta 54 — 4 — 44 Sopposta 54 — 4 — 28 i pezzi 60— 4 — 21 (per errore. 78— 2 — 11 che additando 79— 1 — 29 ad uso di pavimenti, 79— 2 — 11 Serpensoso A dd ri zzare invece che degli occhi AGIRE, v. n. Fare effetto; BART. Ricr. del centro d’altra parte demovere Essere a una cosa, V. lì. in un Vocabolario indica il passaggio Da calore a caldo vi ha differenza, co¬ me da causa ad ef¬ fetto della voce, (66 tergo) Fa gittare e il Sandalo ** INCENDITO prodotto latteo distintissimo, invece, sincope di pedicciuolo, è già riportata pitocco pizzare REVERENZA s. f. (da correggersi an¬ che nelle Giunte.ì avendo anche Af- freddare, Infred¬ dare supposta Supposta i pessi (Per errore 11 .) additando ad uso di pareti, pavimenti, Serpentoso Subscrihe indubiis , Dubia perpende. Errata Corrige. AG ACCONDENSATO, add. Condensalo . J&. Sod. 19. « Ancorché più » deboli segni se ne abbiano, che nella » Luna accondensati si conosceranno, » come quando un cerchio rosso pur- » pureo attorno si sta. » Osserv. Sarà andar troppo per lo sottile, ma Accondensato e Conden¬ sato non sembrano vocaboli di eguale valore. Se Densarc significa far denso in generale, se Addensare indica far denso aggiungendo materia, (densare addendo ), se Condensare vuol dire far denso mediante concentrazione di mate¬ ria senza aggiunta, ( simul densare), Accondensare suonerà in relazione a materia che si aggiunge e concentra. La particella Iniziale ad , serve in composizione, oltrecché per indicare ag¬ giunta, anche per esprimere direzione a luogo; e così pure la particella con , in composizione, ha valore d’insieme non solo,'ina altresì di valde , molto; il vo¬ cabolo Accondensare adunque, potrebbe adoperarsi con proprietà filologica anche nel senso di De usa re mollo verso un dato sito . 9 Dice il citato esempio : segni accon¬ densati nella luna, come quando un cerchio purpureo attorno si sta , e pare suoni in esso il vocabolo accon¬ densati, come si dicesse densati insie¬ me all intorno, ossia le particelle ad e con sembrano indicare aggiunta e con¬ centrazione a luogo. ACQUATILE, add. lo stesso che A- cquatico . ÀF . \ * . . Osserv . È voce già registrata nel Vo¬ cabolario dell’Alberti ed in quelli di Bo¬ logna e dì Napoli, con citazione di esem¬ pio tratto dalle opere * del Magalotti. Il Manuzzi stesso la riporta citando la Cru¬ sca, che notò dirsi 'Pidocchio acquatile. ADDIRITTO, add. da Addirizzare per Dedicare. ADDIRIZZARE, v. a. § da aggiungere per dedicare o similo. Osserv. Trovasi soltanto nel Voca¬ bolario di Napoli ed in quello del Ma¬ nuzzi, addiritto per indirizzato ed addriito per indirizzato c dedicato, con citazione di esempio tratto dalla let¬ tera dedicatoria dell’Alamanni; cosi pu¬ re per sincope avvi A drizza re in luogo di Addirizzare. Giovano quindi i propo¬ sti eseinpii, tratti dal Benci Pini. De¬ di c., non però sempre per seguirli, fin¬ ché abbiamo Intitolare e Dedicare, il cui uso non ammette incertezza, ne può dar luogo ad equivoci. AFFACCIATO, add. Per ridotto a faccio piane. Es. Vino. Viv. Intorno al difend. 80. « Ed i quali (solidi) sieno di forma » non rotonda, ma affacciata e ruspa. » Osserv. Nel Vocabolario di Napoli ed in quello del Manuzzi trovasi Allac¬ ciare per liidurre in piano la su¬ perficie di pietra, legno, od altro y ma non si citano esempii. Nel proposto esempio vedendosi aggiunto ruspa alla voce affacciata, parrebbe significasse Uidotta a faccie semplicemente, non già a faccio appianate. 1 2 A G AFFEZIONATO, add. Per a ffetto, impressionato. Es. Benc. Pitnan. 7. « Io sono nuo- » vamente affezionato d’ardente deside- » rio ; e desidero oltr’a questo d’udire » quel che resta. » Osserv. Il Vocabolario di Napoli offre con citazione di esempio Affettuare , voce poco usata, per Impressionare, Render affetto, ed ha pure affetto per impressionato. Vi ha inoltre Affezio¬ nare non già per Impressionare, ma nel senso di Render affezionato , e vi ha Affezionato per Chi porta affezio¬ ne , ed Affezione nel senso di Affetto per Passione; \edesi quindi come affe¬ zionato per affetto, impressionato, oltre non essere d’uso, non ben corri¬ sponde alla ragione filologica. Dice l’esempio affezionato d*ar¬ dente desiderio : il desiderio, perchè ardente, è patimento, passione, non affe¬ zione; avrebbesi quinui dovuto dire, ap¬ passionato o passionato da ardente desiderio, cioè travagliato , tormen¬ talo od afflitto , secondo il grado di passione. Se il desiderio invece chè ad¬ dente fosse moderato, potrebbe star be¬ ne affezionato, prendendo Affezione nel senso di Passione leggera. — Ciò sia detto soltanto per meglio chiarire il valore del proposto vocabolo, che non è certamente preferibile ai due offertisi come equivalenti, ai quali avrebbesi po¬ tuto aggiungere, mosso, tocco , com¬ mosso, e non entrerà mai nell’uso, co¬ me avvenne di Affettuare. * AFFISSARE, v. a. Nel senso in cui adoperasi o può adoperarsi dai chimici. Osserv. Vedasi Fissare. AGGRAVAMENTO, s. m. per Peso , Torpore o simile , § da aggiungersi. Es. Benc. Pini. 15. « 11 sonno del » corpo era sobrietà dell’anirao, e l’ag- » gravamento dclli occhi vero ragguar- * (lamento. » Osserv. Il tema del § in tal oaso parebbe dover essere Aggravamento pegli occhi , per Oppressione di for- AG za visiva , Impedimento di azione negli occhi, e non già Aggravamen¬ to, per Peso Torpore e simile , giac¬ ché se potesse anche passarsi Peso per Aggravamento, non potrebbesi fare lo stesso per Torpore. * AGIBE, s. n. In senso di Operare , Fare effetto. Es. Galil. Saggiat. n. 21. «.la » quale (natura) sovente agisce con » maniere a noi inescogitabili. » Osserv. Ottimo è l’esempio proposto; conviene però avvertire averne il Ma- nuzzi citato uno del Magalotti, nelle Giunte al suo Vocabolario, e trovarsi tal voce ripetutamente usata nelle opere del Salvini, del Redi, del Buondehnonti, del Cocchi, e di altri. Forse non anderebbe male assegnare ad essa due-distinti para¬ grafi, uno nel senso di Operare ed altro di Fare effettore ssendo fare effetto con¬ seguenza dell'agire ossia dell’operare. Operare, dice il Tommaseo, indica l’a¬ zione soltanto, Fare effetto indica l’at¬ to e la conseguenza, g 1. Agire, per Operare. Es. Salv. Disc. Accad. V. 227. « Non » era senza ragione quella maniera di » agire. » — Redi Leti. p. 69. « Resta » il serenissimo Granduca pienamente » soddisfatto del suo modo di agire e di » scrivere. — Magal. Lett. Se. 350. » Consolidati quc’muscoli che hanno ad » agire nel cavar fuori que’suoni più » difficili. » 8 2. Agire, per Far effetto . Es. Buondelm. Lett. 9. « Se collo » stesso vigore appunto agissero ( fa - » cessero effetto) sopra lo spirito dei » Resfi, potrebbero produrre assedii, » battaglie, ecc. » — -Galil. Saggiat. » n. 21... la quale (natura) sovente » agiscp (fa o produce il suo effetto) » con maniere a noi inescogitabili. » — Cocchi Les. fis. anat. 4. p. 44. « Ma » non si sentono veramente ai fatto agire » ( fare effetto) questi muscoli nel tem- » p.o dell’erezione, ecc. » E facile accorgersi come suonerebbe AL meno proprio sostituire alla voce Agire, negli csempii del primo paragrafo, Fare effetto , mentre negli esempii del § 2 la sostituzione non riesce impropria, come non riesce improprio sostituirvi Opera¬ re , perché voce di generale significato quanto lo é Agire. Si noti inoltre che il verbo Fare, usato solo in senso di Ope¬ rare, potrebbe sostituirsi ad Agire soltanto ncH'csempio tolto dal Salvini ed in quello tolto dal Redi, non però negli altri. ** ALBOROTTARE, v. a.en. p. Scom¬ pigliare , Commuovere , Agitare. Osserv. Abbenehè non bisognevole la nostra lingua di questo spagnolismo, tuttavia sapendosi usata la voce Albo- rotto , dal Redi, giova conoscere essersi anche fatto uso del verbo Alboróttare da altro buono scrittore. Devesi avver¬ tire però che il Redi usò A Iboroito in un consulto per modo piacevole: « Mi » immagino che a prima vista questo » rimedio metterà in alborotto, ma se » io non lo credessi opportunissimo non » lo avrei proposto ». Redi Cons., c che il Cuiabrera ne adoprò il verbo par¬ lando degli Spagnuoli, ossia esprimendo la loro commozione italianamente, va¬ lendosi di loro proprio vocabolo : « ria- » cquistata Terisca in Zelanda, gli Spa- » gnuoli si alborottarono. » Chiab. E log. 773. Ciò per meglio dirigere al buon uso della voce proposta, cui venisse il destro di adoperarla. * ALCA LIZZATO, in forza di sostan¬ tivo, da aggiungersi. Es. Bart. Coag. Vili, 721. « Nò in » ciò mancano alle piante i loro sali, e » acidi e dolci, e volatili e fissi (che in » sostanza sono uno stesso, e abbru- ». dandosi ogni pianta, ne va il sottil di » quegli nella fuliggine, e ne riman nelle » ceneri l’alcalizzato di questi. » Osserv. Alcolizzato equivale in que¬ sto esempio a parte aljca Uva. Nello sta¬ to attuale della scienza non saprebbesi come usare sostantivamente una voce, la AM 3 quale se fosse da introdursi nel Vocabo¬ lario in questo senso, non potrebbe es¬ serlo clic per fine di erudizione. ALLEGAZIONE, s. f. Per Lega di metalli. Es. Gal. Op 1,20. « Così si potesse » fare lo stesso in uiTallegazionc di due >» metalli. » Osserv. La voce Allegare nel Voca¬ bolario di Napoli, g 8, vedesi notata nel senso di Aggiuntar la lega delle inoli eie. Alla voce Allegazione , g 3, si accenna usarsi per Lega di metalli; mancava però l’appoggio d’un buon c- sempiò ed ora lo abbiamo. ALQUANTETTO, avv. diminutivo di a Ig vanto. Es. Sod. Agr. 39. « La luna ancora » ò umida, e alquantetto calda. » Osserv. Corrisponde M'Aliqvanlu- luin de Latini. Ciò notasi per indicare come e quando può farsi uso di questo vocabolo, che non sempre potrebbe es¬ sere sostituito dai diminutivi pochelto , pochino , pocolino , pocheltino. ALIANO, s. m. Nome di vento. Es. Sod. Agr. 54. « Aitano o aitino » quasi che dal mar soffi. » Osserv. Un tal nome fuor d’uso, è di origine latina e viene notato nel Forcel- lini come proprio di vento che spira non soltanto dal mare ma anche da terra. V. T l'opri. ALTAURI, s. m. pi. Nome di venti. Es. Sod. Agr. 09. « Altauri si do- » mandano quelli che vengono dai monti » e spirano in alto. » Osserv. Una tal voce, fuori d’uso an¬ cor essa, ha l’origine medesima che Ai¬ tano. 11 Forcellini alla voce Altauri porta esempio, ov'é detto, quia scilicct ab alto sptrant. Ciò non combinereb¬ be coll’esempio del Soderini, poiché al¬ tro è spirare in alto, ed altro spirare dal¬ l’alto. * AMMALIARE, in senso metaforico. Es. Bart. Ghiacc. XXX11I. 619. « Le » nebbie..,, e le viti e le piante frutti- » fere in fiore ammaliano e guastano. » 4 AP Osserv. Deve essere tanto più accet¬ tabile l’uso metaforico di questo verbo, dacché abbiamo già nel Vocabolario am¬ maliato, come aggiunto d’albero che minacci \ di perire senza che se ne co¬ nosca la causa. ANDARE IN FORAGGIO, v. n. Fo¬ raggiare. Es. Rart. Rier. 95. « Su e giu per » un angustissimo calle, le formiche » andavano in foraggio. » Osserv. Andare in foraggio sottin¬ tende la voce in cerca e suona come fosse detto, Andare in cerca di fo¬ raggio; più propriamente direbhesi andare a foraggio o per foraggio. Può servir quindi il citato modo qual esempio di latto uso, non però ila sc- guirsi.- “ APPIGCAMENTO, s. ni. Per Atlac- camentOr Conglutinazione nel senso di Appiccare. Es. Sago. Nat. Esp. 61. « 11 bagna- » mento ricevuto da tutta la superficie » interna del cannellino servisse come » di glutine al cilindro d’acqua, ond’egli » per appiccamento vi si reggesse. » Osserv. Appiccare per Unire, Con¬ giungere, che dicesi anche Appiccia¬ re. deriva come è noto, dal latino ad e picare , cioè aderire mediante pece. Ap¬ piccamento in questo senso, indica l’atto di aderire mediante la pece, non pare quindi possa sostituirvisi, propria¬ mente parlando, Attaccamento , che e- sprimel’a//o di aderire ,senza precisar¬ ne il mezzo. Conglutinare deriva,come é.pur noto, dal latino eum eglulinare , e significa congiungere mediante glutine. Esso ha per sinonimo Incol¬ lare. Le voci Conglutinazione ed Ap¬ piccamento non possono quindi l’una all’altra sostituirsi in senso proprio, poi¬ ché indicano ciascuna un mezzo speciale di attaccamento. Oltre di ciò diierireb- bero anche per desinenza. La voce ita¬ liana Conglutinare ,non suona mai nei Vocabolarii come Appiccare. Se poi trovasi in qualcuno di essi alla voce Ap¬ AP piccare, notato come corrispondente fa¬ tino Gong luti na ri, ciò non é in re¬ lazione al vero significato di questo vocabolo, che spiegasi dal Forcellini, glutine conjungere, ed in italiano, In¬ collare. L’esempio proposto, cavato dai Saggi di naturali sperienze, abbenché di¬ ca,// bagnamento ricevuto da tutta la superficie interna del cannellino servisse come di glutine al cilindro d'acgua, omVcgli per appiccamento vi si reggesse , non ò sufficiente a far credere potersi adoprarc Appiccamento per Conglutinazione ; anzi vi riesce sfavorevole, in quanto l’usato modo, semplicemente approssimativo, servisse come di glutine, esclude che si abbia voluto esprimere per conglutinazione, giacché quando ciò fosse, avrebbe dovuto dirsi a modo di conglutinazione . os¬ sia di cosa attaccata mediante glu¬ tine , e non come si scrisse, « omVcgli (il cilindro d’acqua) per appiccamento vi si reggesse. » Ne consegue da ciò che Appicca¬ meli lo in tal caso, fu usato come Attac¬ camento per sospensione; infatti Aji- piccare ne’Vocabolarii, si dice di quelle cose che con qualche sospensione si at¬ taccano. Niente più giusto che agginngc- reparagrafoebuon esempio alla voce Ap- piccamcnto , in questo senso; sembra- rebbe però fosse stato bastevole il dire, Appiccamento nel significato di Attac¬ camento per sospensione. Il primitivo speciale valore della pa¬ rola Appiccare venne dall’uso tradotto ad esprimere» Attaccare , unire . con¬ giungere una cosa coll*altra, senza riguardo al mezzo, come avviene, benché non spesso, delle voci Agglutinare e Conglutinare. Non conviene confondere l’origine di Appiccare per Congiungere con Ap¬ piccare in senso di Sospendere, poiché sembra essere differente. Secondo il dott. Bolza sarebbe deri¬ vata la parola Appiccare, da Pacca, Bolla , ed equivalerebhe a congiungere AP ima cosa nicchiando ; la stessa deriva¬ zione avreobe Appiccare per Sospen¬ dere, e Strangolare per sospensione. — Se alcun documento storico lo con¬ fermasse, la voce Appiccare in questo ultimo senso, potrebbe aver origine da Sospendere alla Pica , noto strumento da guerra. Forse anche direbbe al¬ cuno, Appiccare nel puro senso di Sospendere, aver origine da Apice o Cima. APPULSO, s. m. Impulso , Spinta, Urto. Es . Galil. Op. IH, G2. « L’udito con » noja riceve gli appulsi intemperati de’ » tremori dell’aria, che senza ordine e » senza regola vanno a ferire sul tim- » pano. » Osserv. La voce Appulso trovasi nei Vocabolari, soltanto come di uso astro¬ nomico, per indicare il moto di un pianeta già vicino alla sua con¬ giunzione col Sole. In tal caso vedesi derivata dal latino appulsus , adpulsus in significato di accessione , di accosta¬ mento a luogo , ma in questo senso non arrebbe essersi usata nell’esempio in- icatò, giacché riuscirebbe forse meno proprio sostituire in esso ad Appulso, le voci Accostamento, accessione, e dire gli accostamenti, o le accessioni in¬ temperate dei tremori dell aria. Piut¬ tosto può credersi derivata nel caso nò¬ stro, la parola Appulso, da Pulsus in significato di Spingi mento, coll’aggiun¬ ta della particella prepositiva ad, che ha valore di direzione a luogo, come a dire Spingmento a luogo, locchò meglio starebbe nell’esempio stesso. Non si po¬ trebbero però allora, propriamente par¬ lando, dare come equivalenti di essa le voci Impulso,spinta, urto le quali suo¬ nano piuttosto come effetto di Spingi¬ meli lo. Infatti é lo spingimelo che ef¬ fettua tetspinta, è la spinta che dà im¬ pulso, è Yimpulso che imprime fu rio, ed è per tal modo che gli spingimenti in¬ temperati dei tremori dell’aria vanno ad urtare ossia ferire sul timpano. In AR 5 conseguenza di ciò, volendosi riporta¬ re come merita, ne’Vocabolarii, la pa¬ rola Appulso, parrebbe doversi fare di¬ cendo : Appulso, s. ni. V. f ,. usata per Ac¬ cessione^ accostamento, ovvero per Spingimento a luogo. $ (Astr.) Per indicare il moto d*un pianeta già vicino alla sua con¬ giunzione col Sole. A PREDOMINIO, posto avveri). Di preferenza. Es. Gal. Op. 204. « Se sieno terrei » od aerei a predominio. » Osserv. 11 modo avverbiale A predo¬ minio non sembra usato in tal caso come Di preferenza, ma in senso tras¬ lato, onde esprimere Superiorità di quantità, vale a dire, se predomini in essi corpi, la terra o l’aria. Anche il Vo¬ cabolario del Manuzzi nota questo vo¬ cabolo* erme In modo predominante, citando esempio del Nardi. Se si fosse detto neircsempio, in luogo di A pre¬ dominio, A preponderanza , si avreb¬ be espresso Superiorità di peso, se A maggioranza , Superiorità di nume¬ ro, se A prevalenza, Superiorità di valore o di azione; il modo A predo¬ minio, traslatamentc usato, può espri¬ mer quindi generalmente parlando, in più casi, meglio che altri modi, ogni sor¬ ta di superiorità. ARMENTIERE, s. m. lo stesso che Armentiero. Osserv . Venne già riportata questa voce, con esempio, dal Manuzzi, nelle giunte al suo Vocabolario, dando ad essa per sinonimo Armentario. * ARRIVARE, v. n. p., § da aggiun¬ gersi in senso di Accostarsi così da toccare. Es. Saggi nat. Esp. 121 «... ac- » ciocché rigonfiate le fibre per in- » zuppamento s’arrivino l’una all’altra, » Osserv. Il significato proprio e pri¬ mitivo della voce Arrivare è Giungere alla riva. — Condurre ed accostare alla riva, come definiscono i Vocabo- G ÀR larii la voce Arrivare, sarebbe invece l’atto-intermedio fra il dipartirsi da un luogo, ed il giungere alla riva. Gli altri sensi dati a questa parola, sono tutti traslati. Dice il citato esempio, le fibre ri¬ gonfiate si arrivino l'ima all'altra; in tal caso si arrivino non suona come si fosse detto si avvicinino , si appres¬ sino l’una coll’altra : si accostino vale di più, poiché accostarsi indica mettersi in coerenza, in vicinanza grande o in con latto. (Tommas. Sin.) Come poi si può esser \icino ed accostato e tut¬ tavia non toccare, pereiò fu ottimamente spiegata la voce Arrivare nel citato c- sernpio in senso di Accostarsi così da toccare. 11 $ \, del Vocabolario di Napoli Ar¬ rivare, detto di cosa. Arrivare una cosa , si spiega per Pigliare una co¬ sa, essendoci alquanto lontana, onde ci convenga allungare il braccio, e si ap¬ poggia al seguente esempio dell’Alle¬ gri: « Quegli adunque i quali spasi- » man di doglia che gli altri arrivan in » questo caso i fichi in vetta. » Ma chi non vede come il Pig tiare in tal caso è supposto, giacché si possono arri¬ vare i fieni in vetta e tuttavia non pi¬ gliarli? H § 9. Arrivare ad una cosa, si spiega per essere tanto grande che ella si raggiunga e possa pigliarsi, e si ap¬ poggia ad esempio del Morgante 19, 77.... « ma perché io non v’arrivo col- » la scala, morgante, e tu v’arrivi senza * zoccolile converrà che sta sera tu » smoccoli. » In tal caso non sembra avervi diffe¬ renza nel tema dei due citati paragrafi, stando agli esernpii con cui s’accompa¬ gnano, ma e l’uno e l’altro indicare usa¬ tosi il verbo Arrivare nel senso di Es¬ ser al caso o Potersi mettere al ca¬ so di accostarsi così da toccare; converrebbe quindi venissero fusi in un solo. Nota. Il sig.Gherardini nelle sue Nuo- AR vo giunte ai Vocabolari Italiani, voc e Arrivare, aggiunge $ 11. Arri¬ varsi, reciprocamente e in significato ellittico, per arrivare a toccarsi, loc- ché corrisponde al ■§ dalle Giunte pro¬ posto, cccone l’esempio: « Acconciando » i grappoli in modo che l’uno non toc- » chi l’altro e legandoli per fa punta del » grappolo* perchè s’allarghino i gra- » nel li e non si arrivino l’un l’altro. » Soder. Tratt. Vili, 179. * ARROVESCIATURA, s. f. Tìivolla dell'imboccatura di un vaso. Es . Sago. nat. esp. 50. « Il vaso di » cristallo la cui bocca sporge in fuori » con arrovesciatura piana. » Osserv. I due Vocabolarii nel rappor¬ tare questo esempio non si spiegano con esattezza dando Arrovesciatura per Arrovcsciamenlo . Se Arrovescia- mento per la sua desinenza (atto pro¬ ducente un effetto) vien detto Yatto di arrovesciare , allo Arrovesciare , non può corrispondere Arrovesciatu¬ ra , che per sua desinenza (effetto di azione) indica stato di cosa già ar¬ rovesciata. In tal senso, sta Arrovesciatura non solo per Rivolta dell 9 imboccatura di un vaso, ma di oggetto qualunque in analoga condizione od altrimenti arrove¬ sciato ARROZITO, add. Fatto scuro dal sole e mutato dal naturale, e diccsi del colore. f Es. Montig. Diosc. 12. « Il colore » come dal sole arrozito fa tornare na- » turale. E. 20. Fa morvide le carni ru- » vide, e lo arrozito colore per farlo » tornare naturale. » Osserv. 11 secondo di tali esernpii non trovasi nel testo quale venne riferito, ma leggesi invece Fa tornar naturale il colore arrozito come del Sole. Si può quindi ommctterlo essendo lieve va¬ riante dell’esempio primo. 11 valore della voce Arrozito nel citato esempio equi¬ vale propriamente a fallo rozzo, ossia imbrunito, ovvero irruginito od ab- AT 1 bronzalo per abbrustolito ; sicché co¬ lore arrozito dal sole significu colore fatto rozzo od abbronzato dal sole* come ne* rustici si osserva. Dice anche Firenzuola Op. i. 8. E perchè sono staio assai al sole io sono arroz¬ zito. _ In tal senso quindi dovendosi citare li esempii tratti dal Montigiano e quello el Firenzuola da me citato, può aggiun¬ gersi g alla voce Arrozzito dei'Voca¬ bolari!, dicendo, per fatto rozzo dal sole , o figuratamente arruginito, ab¬ bronzato' ossia imbrunito* parlando del colore delle carni. V. Rozzo. ASPETTO, s. m. Guardameli lo. Es. Reno. Pini. 84. « Esso (Dio) ha » una forma, ma la sua propria forma, » conciossiacchè ella fuga lo aspetto » delli occhi, è incorporea. » Osserv. Aspetto in tal caso deriva dal latino aspecius* nel senso di vista* sguardo* occhiala; devesi però scri¬ vere, italianamente parlando, Alleilo degli occhi* come nell’esempio citato, se si vuole significhi Guardameli lo; in¬ fatti se si avesse detto Conciossiacchè ella fuga lo aspetto* è incorporea , avrcbbesi lasciato luogo ad equivoci, co¬ me ciascuno s’accorge distinguendo i va¬ ri significati della voce Aspetto. ATTACCARE, v. a. Cogliere , V. aL- laccato. “ ATTACCATO, add. di col podi mar¬ tello o simile che coglie , (che) ha il suo effetto. Es. « 11 colpo non è attaccato. » Osserv. Scrivendo il Galilei: siccome non di rado si vede che volendosi continuare di cacciare un chiodo in un legno durissimo il martello rim¬ balza indietro senza punto cacciare innanzi il chiodo* ed in questo caso si dice il colpo non è attaccato , pud credersi suonare in tal esempio il verbo Attaccare per Cogliere* aver effètto. 11 vedere poi scritto non è attaccato , in¬ vece di non ha attaccalo* metterebbe dubbio potesse esservi qualche errore AH di amanuense o tipografico, riuscendo o- scuro ed improprio dire il colpo non è attaccato* giacche Attaccare nel senso di Cogliere* aver effètto* non suona conveniente unito al verbo essere, non potendo dirsi il colpo di martello Essere attaccato , ossia colto* ma bensì Aver attaccato* aver colto* aver prodotto il suo effetto. Che se un tal modo si considerasse da taluno, come vezzo di lingua nello scambio de* verbi ausiliarii, essendo tal vezzo., nel caso presente, alquanto oltre limite, non credo sia da proporsi, nè che siavi chi voglia imitarlo. Se invece di spiegare come si fece, Attaccare ed Attaccalo* si avesse det¬ to Attaccato per Appiccato nel senso di Appiccare il colpo per Percuote¬ re con effètto* allora potrebbe stare figuratamente il colpo non è attac¬ cato* come può stare nel senso stesso il colpo non è appiccato. Altro è dare un colpo ed altro che appicchi od allaclii* cioè fucci a effetto; nel citato esempio del Galilei vedesi chiaro esser stato dato il colpo, ma non essersi appiccalo cioè non aver avuto il suo cITetto. Anche nel veneto dialetto ab¬ biamo il modo volgare Questo no tac¬ ca , cioè Non fa effetto; Sta volta la gha tacca , cioè Questa volta fece presa , ebbe effètto. La voce Attaccato nel proposto e- sempio, non suonarebbe por come ad- dicttivo di colpo, ma come participio di Attaccare. * AUD1ENZA, s. f. Per significare Ma¬ gistrati radunati* c nell'allo di e- se rei tare il proprio uffizio. Es. Gian. ttep. Fior. Ili, 156. a Ba- » sta loro avere le prime dignità, e po- » ter venire in piazza, e innanzi si ridu- » chino ali’audienze, farsi ben vedere, e » rispondere privatamente a chi ha bi- • sogno del Magistrato, e consumare » più tempo fuori della pubblica au- » dienza, che in essa poi consumino. — » Ivi 111, 155. E finalmente raunati nelle 8 AU » audienze, quando si ragionavo di qual- » che cosa tutti dicevano che essendo » l’ora tarda sarebbero brievi, e non » erano si tosto arrivati in quelle au- » dienze che pareva l°ro ogni ora mille » anni per desiderio di partirsi. » Osserv. Stando ai citati escmpii, sem¬ bra non suonare in essi la voce Judien¬ za fuori del consueto, cioè indicare il luogo ove si dà audienza, in relazione al g 4 del Vocabolario di Napoli e del $ 3 di quello del Manuzzi. Infatto quale dif¬ ferenza vi ha fra il suono degli esempii citati e quello del Buonarotti ove dice » Dall’ampie logge che fanno ringhiera » nelle stesse audienze ed al palazzo? » — Ove dice il Giannotti, si ri duchi no all 9 audienze, intendcsi al luogo del- l’audienze; ove fuori della pubblica audienza , fuori del luogo delle pubbli¬ che audienze E tanto più ciò rilevasi nell’èsempio secondo ove dice, rannali nelle audienze , poiché se si trattasse di significare Magistrati raunati nell’atto di esercitare l’ufficio di audienza, avreb- besi scritto Magistrati raunati ad au¬ dienza o per dare audienza. Nell’altro luogo di questo secondo esempio ov’è scritto arrivati in quelle audienze , sembrami significare parimenti, arriva¬ ti in quelle sale di audienza. Non è con ciò che io voglia contrad¬ dire che A udienza, voce dell’uso, pos¬ sa significare Magistrati radunati per ascoltare e decidere , ma in que¬ sto caso non valgono a persuaderne i citati esempii, e ve ne vorrebbe uno di autorevole il quale dicesse: Ciò venne riferito in pubblica audienza : Tan¬ to venne deciso nell 9 ultima audien¬ za , e consimili. Nota. Nel Giornale I’Etruria, luglio 1852, si parla delle Giunte ai Voca¬ bolari italiani , e si opina relativa¬ mente a questa voce nel medesimo mo¬ do, aggiungendo che la figura di pren¬ dere il luogo per l’uffizio che vi si eser¬ cita è comunissima, e se n'c citano gli esempii. B1 AUGNARE,v. n. p. Essere congiunto insieme; congiungersi insieme in¬ ternandosi , e qui propriamente delle ossa. Es. Bart. Bicr. 100. « Sonvi delle » ossa commesse di più insieme con » maniere d’ammirabile ingegno; si bc- » ne combacciano e augnano...» Osserv. Trattandosi di vocabolo poco usato, è bene far conoscere che augnare deriva dal latino in unguem commit- tere, e dicesi propriamente delle ossa del capo, suturae capitis , in unguem commtttuntur, tocche equivale a con¬ nettere a perfezione , sicché l’ugna passandovi sopra, non si accorga del punto dove combaciano. B ** BARCHEGGIARE, v. n. p. Andare in barca. Es. Bart. lìicr. 97. « Perciò secon- » do il consiglio di Plutarco conviene o » passeggiare lungo il mare o barchcg- » giare lungo le spiaggie. » Osserv. Se Barcheggio è d’uso per significare VAndirivieni d’una barca dall*uno all' alUo luogo della spiag¬ gia, onde scaricare le mercanzie , parrebbe più naturale che Barcheg - giare lungo la spiaggia , dovesse esprimere, associato a passeggiare , come nell’ esempio citato, Andar su e giù (per diporto) in barca lungo la spiaggia. L’andare in barca esprime tanto im¬ barcarsi, ossia andare nella barca, quan¬ to andare colla barca, ma non andar su e giù colla barca, poiché uno potrebbe essere in barca per rimanervi, andar colla barca fino a luogo determinato e non perciò barcheggiare, ossia andare su e giù colla barca. Se poi altro andato in barca camminasse su e giù nella barca, egli certo non barcheggierebbe ma pas¬ seggierebbe in barca. BISCONTORTO, add. Contorto. Es. Sod. Agr. 134. « 11 moro ed il ( B R » cedro di fermezza di legname non so- h no differenti dal loto, per la più parte » biscontorti. » Osservi Biscontorto e contorto non sono sinonimi. Biscontorto vuol dire contorto doppiamente od in due modi. Attorto , biscontorto, bistorto, contorto , distorto, intorto, ritorto c stòrto, sono vocaboli di differente si¬ gnificato. Ciò indica in parte, anche il Vocabolario di Napoli alla voce torto , ma le definizioni che ne dà sono quasi tutte inesatte e da rifarsi. BOZZAUL(),s. ni. Uccello detto an¬ che Mugnajo della specie de* Gab¬ biani. Es. Sod. Agr. 31. » 1 Nibii e i Boz- » zauli, o Mugnai col loro volare a- » dagio.- » Osserv. ^Nello stato attuale della scienza, dòvrebbesi dire non della spe¬ cie, ma del genere dei Gabbiani. Un tal nome non può d’altra parte esser accet¬ to nel Vocabolario, poiché non,ò d’uso comune e poiché non si sa v u quale spe¬ cie veramente appartenga. BRANCICATO, add. Aggiungi esem¬ pio che manca. Es. Sagg. Nat. Esp. 08. » LafPar- » falla avesse patito nel venir brancica- » ta colle mani. Osserv. Avendovi esompio all’articolo Brancicare dei Vocabolari^ capace di far conoscere il valore di questo voca¬ bolo, parrebbe non fosse necessario ag¬ giungerne uno alla voce brancicalo, tanto più che questa suona non già co¬ me addiettivo, ma evidentemente come participio passivo di Brancicare. BRUSCO, s. in. Sorta di fungo che nasce nell’acero e nel carpino. Es. Sod. Agr. 1^5. « Il brusco è » nell’acero e nel carpino come negli » altri il fungo detto tubero ; ma quello » passa questo di bellezza ed eccellenza, » che si chiama mollusco. » Osserv. I nomi Brusco , Mollusco e Tubero sono di origine latina ed af¬ fatto inusitati nella nostra,lingua. Fu CÀ 9 grossolano errore del Soderini il pren¬ dere la voce Tubero per Fungo, men¬ tre leggendo i vari passi di Plinio scor- gesi indicare Groppo nodoso o nodo¬ sità deg li alberi. E ciò che dicesi di Tu¬ bero, devesi ripetere di Brusco e Mol¬ lusco , che non sono funghi che nascano nell’acero e nel carpino, ma nodosità o groppi di tali alberi, che si segano dai legnaiuoli ad oggetto di arte. Devonsi perciò eliminare dalle proposte Giunte ai Vaca boia rii italiani, siffatte voci in un al citato esempio, ovvero diffmir- le a seconda del loro giusto valore, co¬ me voci di origine latina usate per in¬ dicare, che il Brusco , secondo Plinio, ò groppo dell’acero, il quale segato pre¬ senta' la venatura internamente crespa e serve a formar mense nericcio, e che il Mollusco è altro groppo dell’ ace¬ ro, la cui venatura corre per distesa e serve ad opere minori, come impugnatu¬ re od altro. C CALCIO, s. m. Piede di monte. Es. Son. Agr. 75. » Acqua sorta da » limpidissimi fonti naturali, la qua- » le sopra tutto fra pietre, massi, o » pulita terra dalle cime de’monti più » che da coste o calcio loro scatu- » risce. » Osserv. Dal Citato esempio non può dedursi che Calcio significhi Piede di monte, ma vuol dire Piede soltanto, co¬ me è d’uso, e trovasi già registrato ne’ Vocabolarii. Può applicarsi in più modi, cioè dirsi Piede o Calcio di monte , Piede, Calce o Calcio d’asta, di ar¬ chibugi Oì ecc. CAMERAZZO, s. m. Peggiorativo di Cameriere. Es. Sod. Agr. 170. » l fattori, i ser- » vitori dai ministri più nobili sien se- » parati, sia clic per le qualità dell’ulìi- » ciò sieno convenienti le loro abitazioni: » le sue abbiano i Camerazzi. » Osserv. Un cosi detto peggiorativo 2 10 CA di conio così male composto, non è d’uso in alcuna provincia italiana e non sa- prebbesi trovar ragione di esso nell’e¬ sempio citato. Camcrazzo per errore di scrittura potrebbe essere in luogo di Camerario. —Nel Giornale VEtruria, 1852, p. 398, dicesi chiamarsi Carne- razzi in Toscana, alcuni che nellT. R. Corte esercitano uffizio onorevolissimo. Sarebbe stato Riportante pei non To¬ scani, accennare qual è tal uffizio. CAPITALE DI UN MURO, s. m. Fon¬ damento o resto solido del piede di una muraglia crollata. Es. Vino. Viv. » Intorno al Difend. » 102_Se si fossero costrutti qqe- » gli antemurali stabilissimi che da più » anni in qua ho atteso a proporre in » carta, ad effetto di stabilire le operazio- » ni suddette sul capitale di quel gros- » gissimo e fermissimo muro antico di » pescaja, o di gualchiera, o di altro edi- » tizio che vi si era scoperto di nuo- » vo, ecc. Osserv. Capitale di un muro, se non vuol dire, come sarebbe più naturale, Testata , pare doversi interpretare, stan¬ do al citato esempio, in senso traslato, siccome Corpo, Fondo, Potenza, ossia per la grossezza del muro stesso. Dice¬ si parimenti, secondo il Grassi, Linea capitale di costruzione quella che si immagina condotta dall’angolo del po¬ ligono interno all’ angolo difeso di un bastione, e segna essa pure la grossez¬ za, ossia il corpo del bastione medesimo. CARATTERE, s. m. per Quelle lette¬ re di cui si servono gli stampatori. Osserv. Nel Vocabolario di Napoli tro¬ vasi questa voce sostenuta da esempio, benché fra quelle che non ne abbiso¬ gnano. CARNALE, add. di carne. Es. Benc. Pim. 25. « Ed ogni ani- » ma velata dal corpo carnale. » Osserv. Corpo carnale significa in tal esempio più propriamente, corpo soggetto alle imperfezioni della carne. CATENELLO, s. m. per Que travi- CE celli che Si usano a riunire i pali di una palafitta. — In questo senso non trovasi nel Vocabolario, essendovi solo Catenella diminutivo di Catena. Osserv. Non manca questa voce te¬ cnica nel Vocabolario, essa trovasi in quello di Napoli, subito dopo Catenella. CAVATA, s. m. per Latto del vuo¬ tare. Es. Sagg. nat. Est». 59. « Cominciam- » mo a votar l’aria della scatoletta, » chiudendo a ogni cavata. » Osserv. Cavata, nell’ esempio propo¬ sto, non equivale meglio all’ atto del vuotare , di quello apparisca negli e- sempi citati nel Vocabolario di Napoli § 3. Cavata di sangue. Da essi uen chiaro rilevasi non trattarsi del sem¬ plice Atto di bucare la vena , ma di vera sottrazione di sang ue. Come poi Cavare e Vuotare sono due còse di¬ verse, cosi non sarebbe ben detto Cava¬ ta Yatto del Vuotare , ma, se fosse pro¬ prio, dovrebbe dirsi Yatto del Cavare: * CENTRICO, add. Tutto ciò che passa pel centro di una qualun¬ que figura piana o solida. Es. Cos. Bart. Pitt. I. 8. « De’ rag- » gi.... si può chiamare raggio cen- » trico o dal centro per ciò ch’egli sta » di maniera nella superficie, che causa » da ogni banda intorno a.sé angoli u- » guali. » Osserv. Se può chiamarsi centrico tuttociò che ha rapporti stabili col cen¬ tro, non si potrebbe far lo stesso di ciò che passa per un centro. Una ruota, ad esempio, che percorre il diametro d’un area circolare, può dessa chiamarsi ruo¬ ta centrica? ciò potrà farsi solo nel ca¬ so che sia stabile uffizio di uuesta ruo¬ ta passare pel centro. Parla l’esem¬ pio citato di un raggio che sta di ma¬ niera nella superfìcie, ecc. c stare non è passare; dicasi quindi Centrico tuttociò che ha stabili rapporti col centro, e distinguasi da Centrale, che esprime meglio tuttociò che appar¬ tiene al centro. Gl * CENTRICA LINEA, assolutamente per Diametro. Es. Cos. Bart. Piti. I. 4. « La li- » linea diritta che taglierà due volte la » circonferenzd e passerà per il cèntro, » si chiama appresso i Matematici il » diametro del cerchio. Noi chiameremo » questa medesima centrica. » Osserv. È questo neologismo del Bar- toli, che potrà ripetersi in qualche cir¬ costanza, non però sempre, come Dia¬ metro , poiché vi sono linee centriche che non sono diametri. CERCARE, v. a. coll* accus* di per¬ sona per Affezionarsi , Cattivarsi t'a¬ nimo altrui. Es. Nard. Istor. Fior. W172. « 11 » Duca .... dopo l’abbattimento della » fazione del frate, cominciò a deside- » rare e cercare ( i Fir catini ). » — Manca quest’uso del verbo suddetto nei Vocabolarii del Manuzzi e del Tra- mater. Osserv. Cercare in tale caso sembra equivalere a Cercar affetto , Far tea - | lativo di affezionarsi o di catti¬ varsi V animo altrui. CIRCEO, s. m. Nume di vento che soffia dal Promontorio Circeo , così detto da Circe. Es. Sou. Agr. 63. « Circeo simil- » mente freddo e secco aggira i venti » e dà una gran neve. » Osserv. Qui deve esservi errore di scritturazione, poiché non Circeo , ma Circio è il vento, del quale parla il Soderini. Circio infatti trovasi nel Vo¬ cabolario con esempio di Dante. Circius dicevano i latini. Nè gli antichi nè i moderni d’altronde conoscono vento speciale che solili dal Promontorio Cir¬ ceo , e che porti tal nome. ~ CIRCOSCRIZIONE, s. f. Voce tec¬ nica dei Pittori. Es. Cos. Bart. Pitt. II. 45. « Prin- » cipalmente quando noi squadriamo » qualche cosa essere un certo che, » che occupa luogo. E il pittore circo- » scriverà lo spazio di questo luogo, e CI il » questo modo di tirare i dintorni con * vocabolo conveniente, chiamerà circo- » scrizione. >» 11 Manuzzi, scrive il proponente tal voce, registra questo vocabolo in due modi: \.° nel senso di Terminare , Limitare ; 2.° nel senso della Descri¬ zione di che che sia con più parole. Ora si veda a quale operazione il Bartoli assegni la voce Circoscrizione. Osserv. Ogni vocabolo, quando il comporti, può farsi tecnico, e quando non altera’ il proprio significato, sem¬ bra non abbia d’uopo di occupare un posto distinto nel Vocabolario, special- mente se non è d’uso comune. Il ci¬ tato esempio corrisponde al modo pri¬ mo indicatò dal Manuzzi ; che se fosse d’uopo segnare, come voce d’arte, Cir¬ coscrizione , parrebbe doversi dire, In¬ dicazione dello spazio occupato da un oggetto , fatta mediante segna- mento de'suoi dintorni. * CITTADINANZA, s. f. Per l’ Insie¬ me de'cittadini che hanno diritto di suffragio nella cosa pubblica. Es. Pitt. Isl. Fior. 5. « La cittadi- » nanza tutta ristretta insieme corro- » borò la nuova libertà con ottime leg- » gi. *— E. 38. Biasimava agramente » l’universale della cittadinanza l’una e » l’altra di quelle fazioni. — E. 66. 11 » valore, l’integrità, la potenza di una » cittadinanza unita insieme al benefizio » comune. » Osserv. Cittadinanza negli esempi citati, esprime Ordine , Celo de'cittadi¬ ni, cioè di quegli abitatori d’una città che han diritto di suffragio nella cosa pubblica ; chi non ha tal diritto o non può averlo, non è cittadino, ma è soltan¬ to abitante; se confondonsi talvolta queste voci, nel comune linguaggio, ciò avviene per abuso o per errore. Di¬ cendosi quindi cittadinanza, devesi in¬ tendere benissimo, Ceto , Insieme dei cittadini ; non fa d’uopo però Ira questi distinguer quelli che hanno diritto di cittadino, poiché chi non ha tale dirit- co * \ 12 Cl to, nello cittadinanza non può esser compreso. Negli esempi citati, ottimamente ap¬ parisce usata la voce Cittadinanza per Insieme di cittadini ; se il primo di tali esempi dice Cittadinanza ri¬ stretta insieme , ed il terzo Cittadi¬ nanza imita insieme , locché equiva- lerebbe all’insieme de’ cittadini unito o ristretto insieme, ciò non sa di pleo¬ nasmo, poiché in tal caso Cittadinan¬ za unita e ristretta insieme , significa Cittadinanza od insieme di cittadi¬ ni adunati non tanto in numero quan¬ to in sentimento. — 1 Vocabolarii si esprimono male dicendo equivalere Cit¬ tadinanza a Radunanza di cittadi¬ ni, e deve credersi usata la Voce Radu¬ nanza , per Insieme, per Classe. In¬ fatti può esservi in una città cittadinanza e cittadini non radunati, né vi sarebbe cittadinanza quando i cittadini radunati non fossero. Un tal modo di definire que¬ sto vocabolo non ò poi sostenuto dagli c- sempi che si riportano. — Es. Dant. Pa r. 15,131, a così fida cittadinanza , a così dolce ostello. Dante non intese certo qui dire, a così fida radunanza di cittadini , ma bensì Classe , Insie¬ me di cittadini. — Es. 2.° Àmet. 72. Da quali non abbandonalo giamma i ad essi per merito dopo le acquistale vittorie , colla cittadinanza , luoghi nobili diede in Roma. Chi non vede usato in tal caso Cittadinanza come grado di cittadino, inveceché Radu¬ nanza di cittadini ,— Es. 3.° Cron. Morell. 271. Invita la cittadinan¬ za degli uomini e de giovani da be¬ ne e fa loro onore. E nemmeno qui Cittadinanza venne usata per Radu¬ nanza di citladini,'V ml vuol esprimere - tal esempio, invita gli uomini e gio¬ vani da bene fra la classe de' cit¬ tadini, ossia invita Vinsieme degli uomini e de*giovani da bene aven¬ ti il grado di cittadini. E d’uopo adunque sostituire al § 1 de’Vocabolarii, altro esprimente 'Cittadi¬ nanza per Insieme de cittadini, cor¬ redandolo degli opportuni esempi. Se si fosse usato il vocabolo cittadinanza anche per Radunanza di cittadini , si dovrebbe aggiungere un secondo §, e cercar per esso ne’buoni scrittori eserri- pii, i quali suonassero come i seguen¬ ti — Ciò venne deliberato in cittadi¬ nanza .— Si recò subito in cittadi¬ nanza ond{} manifestare il proprio parere, cioè si recò nell*adunanza, ossia nell*assemblea de*cittadini. * CODA DI GOLPE, s. f. Specie d'erba tintoria detta ancora Àncu- sa, Alcanna, Anchusa tinct. Linn. Es. Mont. Diosc. 23. « Certi che » per dargli [all*olio rosato) bel colo- » ré vi mettono lancusa,’ cioè la coda » di golpe. » Osserv. Un tale vocabolo non é di uso volgare italiano, ne può introdur¬ si in un Vocabolario di lingua, poiché adoperato da un solo scrittore. E ciò tanto più dovrebbe evitarsi, avendosi Coda di volpe nel Vocabolario e ne' libri Botanici, come nome volgare dal Melampirum arvense. L. Volpe c Gol¬ pe suonanlo stesso. UÀricusa e VAl¬ canna non si possono poi confondere insieme, spettando a due vegetabili ben distinti, come ne' Vocabolarii stessi vien indicato; che se YAncusa porta in qual¬ che parte d’Italia il nome di Alcanna, vien distinta col dire Alcanna spuria , mentre l’altra Alcanna vera vien detta. * COGNATO, add. Per congiunto di cognazióne. Es. Bene. Pivi. 44. '« Certamente » queste sono interissime parti di Dio, di » lui proprie cognate inseparabili, c » specialmente dirette* — Qui figura¬ tamente. » Osserv. Non vale questo vocabolo, nell’esempio citato, per congiunto di cognazione, ma venne usato alla lati¬ na per simile, conveniente , proprio, come fece Cicerone (Univers. 5.) par¬ lando di Dio: Deus mundo formam maxime sibi cogitatavi et decoravi 13 CO dedii, ovvero per connesso , congiun¬ to, ovvero in senso d’innato, connato, connaturale,}nsicmcnato, inerente', devesi quindi in tal senso aggiurigc- re ai Vocabòlarii un § che manca. COLORITA’, s. f. Qualità di ciò che ha colore. Es. Vino. Dant. Prop. 60. « E se » la durezza e la colorita é il fine a » che è fatta la pietra, ogni volta che » più dure e colorite/stanno, meglio con- » seguiranno il fine loro nella specie » che si trovano. » Osservi Non può dirsi qualità di ciò che ha colore, poiché ciò che ha co¬ lore può aver qualità differenti e dal colore distinte. Si dirà più propria¬ mente qualità del colore, o che distin¬ gue il colore, o meglio, modo astratto d’indicare un Coloramento. Una tal vo¬ ce è fuor d’uso, e se non é da abbando¬ narsi come inutile, ò almeno da usarsi as¬ sai parcamente. COMANDARE UN ESERCITO, MI¬ LIZIE, v. a. Levare, fare un eserci¬ to o milizie. Es. 1 Nard. lst. Fior. IV. 241. « Ma » se dai nostri Commessarii.... fos- » se stato conceduto ai nostri fanti, » comandati così tumultuariamente ... » senza dubbio avrebbon rotto gli ini- » mici nostri — E. Vili. 209. A questa » tale sua fortificazione fu dato poco » impedimento dalle nostre genti, an- » zi quasi come in una tacita triegua » erano lasciati senza offesa lavorare, » con una grandissima moltitudine di » contadini che si pote/vano facilmente » in ogni parte comandare. » — I dite Vocabolari citano Comandare un e- sercito per governarlo, ma non nel¬ l’uso chiarito coi due citati esempi. Osserv. Sembra debbasi interpreta¬ re piuttosto nel senso di commettere la unione d’individui all’oggetto di for¬ mare un esercito, o milizie; l’origine di tal modo di dire sarebbe, cum man¬ dare , dar mandato in compagnia od unitamente a più individui. CO v 9 Per le ragióni esposte dal Gherar- dini, andrebbe scritto con doppia m. Avendo Comandare un esercito altro significato d'uso comune e chiaro, fa d’uopo usare il nuovo modo, se pure la nostra lingua di esso abbisogna, con molta circospezione, onde non dar luo¬ go ad equivoci. Gli stessi esempi ci¬ tati non sono chiari abbastanza.—V. COMANDATO ove meglio apparisce il valore di questo vocabolo in tal senso. COMANDATO, add. dato a Ile mi¬ lizie, levale per ordinanza in ser¬ vigio dello Stalo , a differenza del¬ le condotte dall’estero o mercena¬ rie', add. usato anche sostantivamente. Es. Nard. Ist. Fior. IV. 240. « Fra » le quali provvisioni fu gran numero » di fanti comandati.... Una parte di » tali comandati si trassero dal Casen- » tino. » —E qui mi sembrano da cor¬ reggere i due Vocabolario che definiscono Comandato per Ordine, Bando, con questo esempio del Macchiavclli: pure con comandati od altre simili prov¬ visioni alla città di Pisa Soccorse¬ ro. L’errore mi pare manifesto. Osserv. L’uso di tale vocabolo può tornare più opportuno del precedente nel senso in cui venne esibito; tuttavia é sempre da adoperarsi con circo¬ spezione. COMMISURAZIONE, s. f. Commen- surazione; misura di più cose in¬ sieme. Es. Vino. Dant. Prop . 18. « Faccia » un composto d’una commisurazione di » parti con il tutto e del tutto colle » parti : il che è proprio dell’ordine. —- » E. 45. e questa commisurazione può » essere con la parità e similmente » con la disparità. « Osserv. Una tal voce ha più dirit¬ to d’essere introdotta nel Vocabolario di quello ne ebbe Commensurazione che sa di latinismo ; non significa però negli esempi citati, Misurare più cose insieme, ma indica Misurare cercan¬ do il rapporto di confronto esistente 14 CO fra gli oggetti misurati , ossia la proporzione di essi uno rispetto al¬ l’altro comparandoli , il che equivale a misura comparativa. V. COMPOSTO. COMODAMENTE, aw. Tre signifi¬ cati applica il Vocabolario del Manuz- zi a questa voce e sono: « con como- » diià, agevolmente , mediocremen- » te. » Il Bartoli usolla in senso di con- » venientemente , adattamente. Es. Cos. Bart. Piti. II. 71. «Ma » quella tanto celebrata figliuola d’Ina- » co che fu convertita in vacca, dipin- » geremo forse noi comodamente co- » me che ella corre colla testa alta, con » i piedi alzati e conia coda torta? — » Nel testo latino perapte . » Osserv. Comodamente sembra usa¬ to nel citato esempio, in luogo dcll’av- verbio a modo , cioè a proposito , op¬ portunamente , acconciamente. La voce latina perapte suonerebbe molto a proposito , molto opportunemente y ed il Bartoli quindi non avrebbe tradotto alla lettera COMPAGINATO, pari, del verbo compaginare o tenere in compage. Con¬ catenato. Aggiungi esempio. Es. Sod. Agr. 147. « Fabbricando » d'asse d'albero, o d’altra ' materia » grossa quattro dita, e ben compagi- » nate insieme da imo a sommo, secon- » do la grossezza del muro che si vo- » glia fare. » Osserv. Non può darsi Concatenare come equivalente a Compaginare , poi¬ ché concatenare esprime una speciale maniera di compaginazione. COMPLETO, add. Compiuto. Ag¬ giungi esempio all’unico del Magalotti. Es. Sod. Agr. 186. « Alcuni hanno » giudicato che sia meglio, e così han » tatto, di tirare il procanto della mu- » raglia in foggia di completa forti- » ficazione. » Osserv. Vien detto per abbaglio che il Vocabolario alla voce Completo ha un solo esempio del Magalotti, men¬ tre se nc riportano tre del Cocchi. CO L'esempio del Magalotti riguarda il g 2 (Milit.) riferibile ad altro significato. * COMPONIMENTO, s. m. Voce tecni¬ ca dei Pittori. Es. Cos. Bart. Piti. II. 45. «Nel » guardare noi consideriamo in che » modo si congiunghino insieme le di- » verse superfizie del veduto corpo in- » fra di loro, e disegnando il pittore » questi congiungimenti della super- » fizie a lor luoghi , potrò e bene,chia- » marlo componimento. E poco prima. » Tutta questa regola del dividere il » pavimento si aspetta a nuella parte » della pittura che noi al suo luogo chia- » meremo componimento. » Fa osservare il proponente tal voce non essersi notato, nè dal Manuzzi, nè dal Tramater. il significato di essa presso i pittori, poiché il componimen¬ to che essi chiamano dei pittori riguar¬ da la distribuzione armonica degli oggetti che un pittore dispone nel quadro , locché generalmente si addi- manda composizione. Osserv. Se si tratta soltanto di con¬ giungimento delle superficie a' loro luo¬ ghi, che si formano dal pittore dise¬ gnando, qual differenza vi ha fra l’azio¬ ne del comporre, detta dal Bartoli com- onjmento, e la distribuzione armonica egli oggetti che un, pittore dispo¬ ne nel suo quadro, distinta pure dal Manuzzi e dal Tramater colla mede¬ sima voce ? Tale differenza starà so¬ lo come una parte ad un tutto, poi¬ ché un pittore distribuendo armonica¬ mente degli oggetti nel suo quadro, a- vrà certo considerazione al congiungi¬ mento delle superficie a' loro luoghi ; e nel ciò eseguire non farà altro che adempiere alla distribuzione armonica degli oggetti del sue quadro, cioè a quanto dicono i Vocabolarii, Componi¬ mento. Che se comunemente dicesi Com¬ posizione una tale distribuzione armo¬ nica, senza che ciò sia notato nc’ Voca¬ bolarii, lo si fa pii per esprimere il componimento già seguito, ossia la già co seguita distribuzione armonica, di quel¬ lo sia l’atto di eseguirla, a cui pro¬ priamente compete la voce Componi¬ mento , appoggiando anche sui proposti esempii del BartoJL - COMPOSTO, s. ni. g da aggiunger¬ si. L'insieme, il lutto. Es. Sagg. nat. Esr. 166. « Si pre- » se una palla di piombo e si aggra- » vò esteriormente con altro piombo ; » c posato ( pesato ) tutto il compo- » sto .... » Osserv. Se questa voce esprime in tal caso, unione , insieme di cose , il tutto , essa equivale a composizione in genere, ossia ad unione di sostanze o di parti accomodate od aggiustate conve¬ nevolmente, e sta in relazione colle voci latine cura posxtus , siimi l posi- tus, ed a conjunctus e construclus , come dice il Forcellini. Non è mondi necessario proporre per essa nel Vo¬ cabolario un g speciale, quando la vo¬ ce Composto ha per sinonimo Com¬ posizione e non'suona differente da quello che esprime il citato esempio. — Sembra piuttosto doversi destinare g distinto alla voce Composto nel senso che trovasi avere nell’esempio del Dan¬ ti, citato alla voce Commisurazione delle Giunte ai Vocabolarii italia¬ ni , — « faceva un composto di una com- » misurazione di parti con il tutto, ecc., » il qual senso sarebbe quello di Compo- sizioite di rari ione dei Matematici, registrato nel Vocabolario di Napoli al g 6, della voce Composizione , senza ci¬ tazione di esempio. * CONCAVO, s. m. Mi par degno di nota il seguente uso metaforico di que¬ sta voce; e però stimerei di aggiun¬ gere il seguente g. Es. Bart. GUiacc. II. XXVII. 670 «... dai metafìsici, che ne filosofan per » astrazioni speculate nel concavo ael- » le idee. » Osserv . La voce Concavo sembra usata in tal caso, come si fosse detto nella nicchia delle idee , nel luogo CO 45 ove stanno concentrate le idee, nel¬ la miniera, nella officina delle t- dee. Parrebbe doversi pronunciare al- i la maniera latina Concavo. Concavo delle idee potrebbe stare in tal caso, anche per Yinterno del capo, essendo esso Concavo la nicchia, la miniera, per cosi dire, delle idee. Infatti non potendo riferirsi il valore della voce Concavo, nemmeno astrattamente, all* idea, ma bensì al luogo, ove le idee si formano, deve credersi appunto che ab¬ biasi voluto dire nel luogo, ove le idee si formano o stanne! unite , il qual luogo e l’interno del capo. In tal caso la composizione sarebbe cum e cavaea , cioè luogo ove stanno più cose insie¬ me unite. CONCIARE, v. a. Dicesi anche del legname. Es. Vino. Viv. Intorno al difend. 75. « — ne’ boschi a tagliare, a con- » ciarc, a far fascine. — E 86 .... » che se faranno bene i lor conti, as- » sai più vale quel legname clic sciu- » pano in atterrarlo, conciarlo, ficcarlo, » e formarlo in opera di breve du- » rata, ecc.» Osserv . Questa voce, nei citati esem¬ pi, equivale ad Acconciare , vocabolo già registrato ne" Vocabolarii, come in¬ dicante riquadrare le travi colla scure. CONFERIRE, v. n. p. Per trasfe¬ rirsi. Es. Benc. Pim. 43. » Essi anco- » ra si conferiscono neh numero delle » pofestali, c fatti potestati fruiscono » Dio. » Osserv. Conferire sembra derivare dal latino conferve, portarsi insieme, locchè darebbe a tale vocabolo valore differente di quello, che ha Trasferir¬ si, cioè portarsi altrove. CONFISCATO, add. Offuscato, in¬ torbidito. Es. Benc. Pim. 405. « In verità, » o padre mio, eh’ io già imparo, c » conciossiachè per te sperassi diventar 16 CO » savio, pensando a questo, veggio con- » fuscati tutti i miei sensi. » Osscrv. Confusecelo non può dar¬ si come corrispondente ad Offusca¬ to, giacché cuoi fuscatns equivale ad offuscato insieme, e può meglio ser¬ barsi ad uso x plurale, come nell’esem¬ pio citato. È sarebbe didatti meno proprio il dire, lio un occhio confu- scalo. CONGREGATO, add. Per compila¬ to, composto. Es. Benc. Pim. 56. » Alcuni più » congregati ed alcuni più semplici, » quelli gravi e questi liberi. » Osserv. Credo che i più non segui¬ ranno questo esempio e che useranno la voce Gong recare nel suo antico e comune significato. CONSUMARE, v. a. Disertare di vettovaglie. Es. Nard. Ist, Fior, 183. » Aven- » do (Paolo Vitelli) consumato tutto » quel paese, di sua natura poco ab- » bondarite di biade. » Osserv. La voce Consumare ha gene¬ rale significato e può applicarsi in mil¬ le maniere, le quali sarebbe superfluo tutte registrare nel Vocabolario. Nel¬ l’esempio proposto, è vero che la voce Consumare è relativa a biade, ma lo è come poteVa esserlo a vino, a legna ed altro. Consumare potrà quindi equi¬ valere indeterminatamente a Disertare, ad E mungere, come trovasi detto nel Vocabolario di Napoli § 6, ma non mai a Disertare di biade. CONTENZIONE, s. f. Forza d' a- nimo , di volontà, ecc. Es. Davil. Istor. 111. 109. » A que- » sto era intenta con ogni contenzione » dr spirito la regina. » Osserv. Gontcntio, significa Sforzo, Tensione in generale, e può applicarsi tanto a co,se corporee quanto allo spi¬ rito ; non potrebbe dirsi però stando al citato esempio Contenzione per For¬ za d'animo, di volontà, ma bensì Contenzione di spirito , per Forza d J CO animo, di volontà. Sì modifichi quindi il § nel modo seguente : Contenzione, s. f. per Tensione o Sforzo. Voce derivante dal latino Con- lentia, nel citato esempio .applicata specialmente allo spirito. — 11 Voca¬ bolario di Napoli ha Tensione d ’ a- nimo. CONTEZZA, s. f. Idea acquistata , concetto relativo a scienza , a sa¬ pere, ciò che dicosi comunemente co¬ gnizione. Es. Bart. Coag. Vili. 717. » Ho det- » to schiudere con particolar riguar¬ do all’uovo; perciocché questa é, » infra le altre, una delle nuove eontez- » ze, che dobbiamo alla non più ma- » teriale e meccanica, ma del tutto ii- » losofica notomia del nostro tempo. * Osserv. È detto anche ne’Vocabo¬ lari equivalere la voce Contezza a Co¬ gnizione, e si vuole derivata dal verbo gnosco e più prossimamente da conto, sincope di conosciuto, come accenna il Rolza (Vocab. genetico della ling. ital.). Nel caso del citato esempio gli equiva¬ lenti di Contezza sarebbero, Trova¬ to, Scoperta. per cui apparirebbe forse più verisimile l’orìgine di tal voce da Comporto, che vuol dire Scoprire, Trovare di certo. COPERCHIO DEGLI OCCHI, s. m. Palpebra. Es. Montig. Diosc. 23. » Ungon- » si con esso (olio rosato) i coperchi » degli occhi indurati. — E GT. Con » queste (foglie di fico) si fregano an- » cora i coperchi degli occhi arrovc- » sciati, rossi.e carnosi. » Osserv. Si‘ osserva non esser que¬ sto nuovo modo di dire, ma brève e già usata definizione di palpebra. **COPERTATO, part. da coperture o coprire . Es. « L’ontano e l’olmo vogliono cs- » sere copertati dal terreno. » Osserv. Caper tare non trovasi ne’ Vocabolarii, bensì Cover tare , da cui covertato in luogo di copertalo , che CO nonè d’uso; sarebbero forse, Covertale e Coperture , da adoperarsi più propria¬ mente per esprimere Coprire con co¬ perta, come dice il Vocabolario di Napoli. COIilvl'ANO, s. ito. Vento di Coro , eh’ è tra ponente e maestro. Es. Sud. Agr. 18. «Quando si sen- » tiranno spirar venti australi, garbino, » carotano c ostro. » Osserr. Cor etano, invece di Canro o Coro , è voce mal confezionata, che non ha esempio in altri scrittori. Càurus sembra derivare da cantra Enrum, e Corus é sincope di Caurus. Il dire Core- lano per vento di Coro, sarebbe incon¬ veniente, poiché esprimerebbe vento di Corda. Forse vi ha errore nel testo, e l'autore scrisse Cannino. La voce Ca.ti¬ rino sarebbe più propria, come figlia della latina Caurinus. COHPOlENZA, s. f. g Densità dei corpi rispetto alla materia di che son composti, in quanto è più o meno rara, o densa e stipata. E*. Gal. ()p. Ili, -ILO. « Snido, v. g. » la sottilità dell’aria venti volte più ec- » dente, o men resistente della corpu- » lenza e crassizie dell’acqua. » E poco appresso l. c. « Siccome decupla é la »» corpulenza dell’acqua dell’aria. » Osserr. L ista modificare U secondo g del Vocabolario di Napoli, Natura e qualità di corpo , dicendo, relativa¬ mente a misura e densità. Le parti- celle desinenziali, lenza e lento , danno espressione di abbondanza. Luna in mo¬ do astratto, 1* altra positivo. COTTO, s. ni. Scottatura. Es. Montig. Diose . 22. « È buono » ai cotto, al lattiate e tigna, — E 24. » L '(olio di fieno greco) Termo con la * cera è buono cotto ed ai pedi- » grumi. (Il Rueliio traduce : prodesl * ambustiis iyne). E 40. Colla loro » cocitura (delle fog lie di llovistico) » si fa fomentazione al còtto. » Osserv. Ne’ Vocabolari trovasi Cot¬ to per Scottato dal sole e v’ha Col¬ to per Coltura, e Cottura per Scol- DA 17 tatura con citazione di esempi). Aven¬ do però tali voci speciale significato, giova meglio usarle nel senso loro pro¬ prio, giacché sa ognuno che da L'otto a Scottato vi ha grande differenza. Nel secondo dei citati esempli trat¬ ti dai Montigiano, cioè (l’olio di fieno greco) fermo con la cera è buono al Collo ed ai pedignoni, pare, stan¬ do al testo greco, non equivalere la voce Cotto a Scottatura da fuoco, ma invece a bruciore urente, ad in¬ fiammazione ne’piedi, causata da spe¬ ciale eruzione cutanea. Infatti il Baci¬ llo traduce in questo luogo, conforme* al testo originale, clic l’olio di fieno gre¬ co ambnslis et pernioni bus, addi¬ ta cri a , /troficit, non già/; ridisi uw- Intslis igne, come fu detto. Negli al¬ tri due esejnpii invece vedesi usato evi¬ dentemente Collo per Scottatura di fuoco, giacché ciò rilevasi tanto dal tosto greco come dalla traduzione la¬ tina. CRIMINALE, s. m. Tribunale. Es. Bart. lìicr. 180. «Poi laccu- » sarono d’incantatore e ne andò la » querela al criminale del popolo.» Osserv. Sembra doversi intendere alla Giustizia criminale del popolo, Tribunale riguardante i crimini, come al g 2 del Vocali, del Manuzzi. D DAL SI’ AL NO* mod. avv., cioè Tra il chiedere ed il negare. Mudo non avvertito dal Vucab, del Tramater, nò dai Manuzzi. Es. Nard. Islor. Fir. HI, 170. « Con » le quali tutti; forze da più parti ccrca- » vano (/' Viuiziani) di passare a’dan- » ni de* Fiorentini, e prima per la via » di Siena. Del die, tlal si al no, fu- * ron fatte molte, dispute fra Pandulfo » Petruzzi e l’orator vimziano. » Osserv. Invece d’interpretare il si per Chiedere , sembra meglio lo si do¬ vesse per A/fermare , Accordare u 2 m 18 n \ Concedere; il sì all’erma, il no nega, come il sì concede, accorda, od il no ri¬ fiuta. Il chiedere é bensì modo affermar tivo opposto al negare, ma altro é chie¬ dere e negare, altro é affermare e ne¬ gare, altro concedere c rifiutare. Ycdesi adunque che il njòdo avverbiale Dal sì al no può essere in quell'esempio più largamente dichiarato. • DARE LICENZA, v. a. L'alio dei preposti ad una pubblica assembleila col quale se ne accomiatano i com¬ ponenti. Éjti Gian. Fot. lìep. Fir. I. 19. « Se » il debito numero non vi era, la Signo- » ria aspettava tanto che fossero com- » parsi tutti, o veramente differiva tut- i> lo quello che si aveva a fare alla » prossima tornata, e faceva dare li- » cenza a quelli che si erano nella sàia n ridotti, ed ella se nc tornava alte site » stanze. » — Ùssero, del proponente tal voce. Alla voce Licenza, al ver¬ bo Licenziare , definiti dai Vocabolari per Commiato e Àccommiatare , la giunta di questa locuzióne, die si po¬ trebbe corredare di molti esempii, e utile per liberarci dal gallicismo: l’as¬ soni ò/ea è sciolta , sciogliere 1' as¬ semblea. Ùssero. Dare licenza per Accom¬ miatare, come trovasi gm registrato ne' Vocabolari con citazione di esèmpii, può usarsi anche ad esprimere Fatto con cui chi rappresenta la Presidenza di un’as¬ semblea avvisa i componenti clic sono in libertà di andarsene. Dicendo però il proposto esempio, la signoria faceva dare licenza, non parrebbe esprimere questo modo di dire, ratto dei prepo¬ sti ad una pubblica assemblea^ \un- clfe far dare licenza è atto differente dal darla; dovrebbe quindi sostituirsi, Vallo col quale s'accommiatano i Co m po n e ni i u n 'a sse in b le a . 11 dire poi V assemblea è sciolta, sciogliere Vassemblea, confò d’uso, h** n panfimproprio, ma naturalissimo modo, poiché sciogliere ò P oppósto dcl- DE F unire, presso di ogni nazione, e quindi italiani, francesi ed alternarmi possono manifestarsi alla stessa maniera, senza togliere alla proprietà della loro fa¬ vella. DECOZIONE, s.f. Errore, inganno. , Es . Bknu. Firn. 107. « Invoco la ve- « rilà, e subito la defezione si fogge e « la verità e presente. » Ùssero. 11 Vocabolario di Napoli c quello del Manuzzi danno già, come voce latina, Decozione per ingannarnealo ed errore, e citano esempii. DEFLXitORE, s. in. Strumento usa¬ to dagli scultori per determinare le parli più salienti d'una statua. Es. Cos. Bakt. Slai. 124. « E tutto » questo Istromento, fatto dell'orizzónte, » della linda c del piombo, io lo chiamo » definitore. » Ùssero. Una tal voce non passò nel- i' uso ; non può quindi registrarsi ne' Vocaholarii della lingua parlata. DF1NARIO, add. m. Che ha relazio¬ ne cgl dieci. Es. Benc. Pini. 109. « Imperò che, » o figliuolo, il (tenario (numero) è geni- >» toro delFanimà. E poco dopo. Adunque » la unità secondo la ragione contiene il » (tenario c anciepa il (tenario l’unità. » ùssero. Se una tal voce é da re¬ gistrarsi nel Vocab., deve esserlo come latinismo Tuor cf uso. Abbiamo Dccen- nario che esprime lo stesso. Decinario sarebbe più italiano. •• DEPOSIZIONE, s. f. L'azione c V alto del depositare. Es. Gian. Via. II. 137. « Avendo » prima depositato quella quantità di dc- » nari che si dà all’Auditore .... senza » quella deposizione, c dopo i detti » quo mesh non-si può ottener nulla. » ùssero. Abbiamo Deposizione ne’Vo- cabolarii, come equivalente a Deposila- zione ; qnesta ultima voce però sarebbe da preferirsi, poiché di significato più esclusivo, valendo anche Deposizione in senso legalo, per quella dichiarazione clic fa il testimonio davanti il giudice. DI ‘ DEPREDATORI^, add. ni. Pregante per ai tonta nave il male. Es. Nard. Ist. Fir. I. 38. « Si clic ii » frale (Savonarola) .... usasse mpl- » te parole deprecatorie e comminatorie » da parte di Dio, questa ambasceria fu » di poco momento. » Osserv. Deprecatorio in tal caso non vale veramente mne pregante per allontanare il male , ma devesi inter*- pretare alla maniera Ialina in senso d’/w- tercessorio, cioè che è destinato ed ha efficacia d’intercedere. Deriva diretta- mente da depreca tor, intercessore. Po- trebbesi, nell* esempio citato, sostituire alla dizione molte parole deprecato- rie , molte parole intercessone , non però molte parole preganti per allonta¬ nare il male. DESCRIVERE, v. a. Registrare^ correlazione alV estimo calle pub¬ bliche gravezze. Es. Pitt. Ist. Fior. 15. « Si vinse » una provvisione, che si stimassero tutr » ti quanti li beni per descriversi a’libici » pubblici. E 158. Dckris'sonsi adunque » tutti i cittadini-sopportanti gravezze. » Osserv. Parrebbe forse meglio dover¬ si dire in questo senso, Descrive re a li¬ bro pubblico , e quindi Registrare a libro pubblico , come nel primo esem¬ pio ; tuttavia può star anche il solo De¬ scrivere in base all’ antico valore della voce latina describere , in senso di tas¬ sare, imporre. * DIAMETRO, s. ni. Linea che divi¬ de a metà qualunque figura circo- lare o quadri luterà. Es. Cos. Bart. Pili. 32. « Se una » medesima continuata linea dir itta sarà » nel pavimento diametro de’ quadran- » goli congiunti insieme. » Osserv. Gli Euclidiani chiamano Dia¬ metro h diagonale, ed il citato esem¬ pio, meglio l'intiero periodo di cui fa parte, dimostra usata nel senso stesso la voce Diametro. Non si può quindi defi¬ nire tal voce per quella linea che di¬ vide a mela qualunque figura tir- DI 10 colare quadrilatera, giacché vi hanno dei quadrilateri non equilateri, che non possono dividersi per metà, ossia in par¬ ti eguali, mediante una linea equivalente a diametro, cioè retta e passante pel centro della figura ; ed un nuadrilatero rettangolare, od altrimenti ad angoli op¬ posti eguali, può dividersi in due parti eguali, anche mediante linea non diago¬ nale. DIASPRIF1CATO, part. da diasprifi- care, ridotto a similitudine di dia¬ spro. Es. Sov.Agr. 13G. « Si ò veduto lui » pezzo di noce diasprìficato tutto per la »-lorza di quel sugo atto a farsi pietra. » Osserv. Nel Vocabolario di Napoli non trovasi I)i aspri ficare, nò Diaspri- ficaio, ma bensì Diasprato. 11 verbo ed il participio proposti sono di buon conio c quindi accettatili, in basc.anchc'aì cita¬ to esempio. Invecchierò di spiegare il vo¬ cabolo Diasprificaio per ridotto a si¬ militudine di diaspro, sostitulscasi'per ridotto a diaspro , ossia alla natura del diaspro , alla tessitura ed alla compattezza del dhisprò. Giacché simi¬ litudine, simiglianza, valgono più spesso ad esprimere l’appivnmzaesterna che non le intrinseche qualità fisiche dei corpi. *’ DIGROSSATAMENE, avv. Al mo¬ do che si fanno gli abbozzi. Es. Vino. Pitt. 20. « Lo studio dei » componimenti delle Istorie deve ossc- » di porre le figure digrossatamcn- » te, cioè abbozzate, eco, » Osserv. Si spiegherebbe meglio un tale vocabolo coll’apporvi ppr sinonimi', invecccbé al modo elle' si l’anno gli ab¬ bozzi, alla grossolana , alla grossa , i n di g rosso , g rosso la un me n lo, e ciò a toglimento di equivoci, dacché si può abbozzare digrossalainenle, e'd, in mo¬ do opposto, cioè diligenle mente, ed al¬ tro è fare un abbozzo alla grossa,, al¬ tro digrossare un abbozzo digròssata- n;cnte eseguito. Abbozzare e Digrossare don posso¬ no esser sinonimi. 11 primo vocabolo si- ni 20 111 gnifica dare una prima forma spe¬ ciale, come asseriscono i Vocaboìarii ; esso lia la sua radice nella vece boz¬ za, elio vuol (lire prima forma non an¬ cor ripulita e condotta a perfezione, ciò A non ancor digrossata. Digrossa¬ re significa, levare il grosso o trar¬ re dal grosso, ed in questo caso si use¬ rebbe più propriamente parlando di og¬ getto di scultura (V. Tommaseo Sin.). In pittura Digrossare s’usa più spesso per depurare un disegno da quel che di grossolano può avere nella sua origine. 11 dóppio senfco che acquistarono nel¬ l’uso le voci Abbozzare e Digrossare, lascia sovente luogo ad equivoci; sic- oliò giova chiarire tale argomento meglio clic noi facciano i Vocaboìarii. Digrossare vien usato in pittura per disegnare alla grossa od in di grosso. Digrossare vien usato in pittura per depurare un disegno da quel che di grossolano può avere nella sua ori¬ gine. Digrossare vieti usato in iscultura per Informare levando dal grosso. — Quello che dicesi in pittura digros¬ sare, in iscultura chiamasi, con nome più proprio, sbozzare, cioè levar 1* ul¬ tima corteccia, 1’ultima buccia. Abbozzare in pittura si usò per Co¬ minciare dalla bozza, cioè in senso (T informare (primis lineis designa¬ re, adhumbrare) ed in t 1 caso è si¬ nonimo di Schizzare. Abbozzare in pittura si usò per co¬ minciare a dar forma all’ opera schizzata , ossia allo schizzo, alla boz¬ za, c si fa ciò tanto sbozzando o digros¬ sando, cioè levando ogni clic di grossola¬ no e difettoso e ripulendo, quanto aggiun¬ gendo c perfezionando lo schizzo o la bozza, quando fosse imperfetta e man¬ cante, ma non grossolana c difettosa. * DILUVIARE, v. n. Questo verbo, nel Vocabolario manca d’esempio nel signi¬ ficato di piovere strabocchevolmente, ©Vé il suo proprio, e quindi il principale. Es. Vas. Fantas. e hi zzar r. 102«... » ... e quando diluviava il cielo di acqua » aveva piacere di veder rovinarla a » piombo da tetti. » Ossere. Nelle giunte al Vocabolario del islamizzi trovasi tal voce con e- sempio. DIMUOVERE, v. n. p. Vacillare. Es. Bvut. Dior. 161 « Sottratta che » sia dal cuore di un uomo questa pie- » tra fondamentale, tutta la fede nostra »» clic su lei immollile si sostiene, di- » muovesi e rovina. » Osserv. Tal voce deriva dal latino de¬ mo veo, smuoversi. All’articolo Smuo¬ vere del Vocabolario di Napoli si da Di¬ muovere come sinonimo. Non pare inoltre nel citato esempio,, che il Dimuo¬ versi corrisponda esattamente al Va¬ cillare, ma più propriamente allo Smuo¬ versi per rovinare. * DlPOhTARE o PORTARE LAPAR- TEyV. a. Rappresentare'sul teatro od altrove un personàggio. Es. Baldi xutx. Vi tu Sale. Rosa 63_« Ecco fra di loro Luigi Ccc- » chcrelli cerusico, il quale nella parte » buffonesca col nome di Parasacco, e ta- » lorti diportando quella di un cieco » Biante, cantando sul liuto certe sue » ridicolose canzoni, faccvasi sentire con » gusto e meraviglia. » Osserv. Sembra che Di portare la parte nel citato esempio, non equival¬ ga a Portare la parte per Sostene¬ re la parte , ma invece a Rappresen¬ tare una parie, ossia un personaggio, per diporto , cioè nel senso dèi $ 3 del Vocabolario di Napoli, clic dice, Far checché sia per passatempo e di¬ letto. Se ciò fosse, non potrebbe dirsi Ri¬ portare la parte r parlando di chi non sostiene una parte per diporto, ma agi¬ sce per mestiere. DIRENARE, v. n. p. Lo stesso clic A re nave, Es. Gai. Op. Ut. 3. « Rispose ciò » farsi per evitare il pericolo di dire- ni » n’arsi* oppressa dal peso gravissimo * tlella sita vasta mole { parla di una Galeazza). » Osserv. Direnare, in tal caso, ven¬ ne usato dal Galilei" figuratamente per similitudine al direnarsi di chi porta gran peso. Solo in tale significato pud quindi proporsene fuso. DIRITTO (A), modo avv. Dicesi a di¬ vino nel significato di in piano, l’oppo- sto clic m co Ile Ilo. Es. Gell. Ori fio. 131. «Awegnn- » ché molti usino di metterli in opera » per coltello_ son fatto accorto » che .... . fanno migliore operazione » mettendoli a diritto elio in nessun altro » modo. » Osserv. Modo poco usato, da seguirsi soltanto di rado ed in ispcciali circostan¬ ze, ove non pud darsi luogo ad equivoci. DISEGNATOJO, s. m. Matita. Es. Gos. Bàri. Pitt. 111. 92. « Che » talmente bisogni congiungofc la dili- » genza colla prestezza che il pittore * non levi mai o il pennello o il disegna- » tojo dal lavoro sino a tanto ccc.» Osserv. Invcccché Matita, voce che esprime speciale Di segna lajo , dicasi Arnese ohe serre a disegnare, di qua¬ lunque specie egli sia, come Matita , Pio m hi no, G esso, cCc. DISSOLVIMENTO, s. m. Dissolu¬ zione. Es . Benc. Phn. 50. « Ma il reinte- » gramento della composizione de’ corpi » terreni, ed esso dissolvimento si rc- » stituisce ne’‘corpi indissolubili cioè im- » mortali. » Osserv. Aggiungasi Di sciogli mento come sinonimo proprio e più italiano. Notisi poi che Di scingi mento potreb¬ be meglio esprimere [Atto del di scio¬ gliersi, e Dissoluzione lo Disciog Pi¬ mento già seguito. D1TERELLE, s. f. pi. Piccole dita. Es. Bart. liicr. 72. « E quelle dite- » rcllc delle mani, lavoro si delicato e si » ben compartito. »> Osserv. Essendo Dila c non Dite il E S li plurale di Dito , sarebbe preferibile dire Di larvile in luogo di Di torvi le, che potrebbe d’altra parte essere nel testo facile errore di scritturazione. DUODENARIO, add. Che ha rispet¬ to al dodici. Es. Benc. Pivi. 109. « Questo taber- » nacolo e fatto del cerchi») del Zodiaco, » il quale consiste del numero duode- » nario. » Osserv. Voce latina, già registrata nel Vocabolario di Napoli con citazione di esempii. E “ ELATÈRE, s. m. Quella intrinse¬ ca forza di cui sono dotali princi¬ palmente alcuni corpi, delti quindi a preferenza elastici, mediante la quale contrastano contro ciò che ha alterala in qualunque siasi modo la loro forma naturale od accidentale, affine di riprenderla. Es. Bart. Tens. c Press. XIX. 756. « Si accennano le due forze clic la prcs- » sionc ha per operare, l’una il peso e » 1’ altra 1’ elatère. — Ed ivi XX. 757. » Adunque cosi ben l’acqua, come l’aria, » benché non tanto, è capcvolc di com- » pressione e di elatère. — Ed ivi » XXXVll. 776. Nè dia pensiero il vede- » re adoperato il peso dell’ aria dove ra- » gioniamo dell’ elatère. » Osserv. Giova sapersi usata questa voce da buono scrittore in senso diverso da quello dato ad essa dai Botanici, e son ottimi gli esempii citati. Dcvcsi avvertire pero aver essa per sinonimo Elaterio , vocabolo d’ùso tra* fisici, benché non re¬ gistrato in questo senso in tutti i Voca¬ bolari!. Elasticità suonerebbe lo stesso per chi non crede doversi distinguere le due voci, riguardando 1* Elatère come causa de \X Elasticità. Alla proposta de¬ finizione della voce Elatère è d’ uopo sostituirne altra. ESSERE A UNA COSA, v. n. p. Pro¬ porzionarsi ad essa. 22 FA Es. Vino, danti Pro/). 64. « E perù » si può dire che gli alberi sicno in.su- » premo grado alFerbe; siccome sono • nel genere loro i corpi trasparenti ai » solidi. » Osserv. In dal caso non può dirsi Pro¬ porzionarsi ad una cosa , ma bensì Trovarsi una cosa in rapporto di confronto o paragone coli ’ altra ; giacché il sono suona nel citato esempio come stanno. Anche Proporzionare vale mettere in rapporto di confron¬ to , ma tale confronto é piti relativo a mi¬ sura o peso. ETESIE. s. f. pi Nome di venti. Es. Son. Agr. G9. « Le Etesic So¬ ft no alcuni venti che a certo tempo del- » l’anno sempre si levano, i quali spirano » per lo più girando il sole sotto il càn- » ero da tramontana per le nevi die si » dileguano. » Osserv. Il Vocabolario di Napoli nota tal voce con esempio e definizione! L esani- pio che vorrebnesi proporre e una defi¬ nizione soltanto. F FALDA, s. f. Lamina sottile di qualsivoglia materia od anche as¬ sicella. Es. Gal. Op. 1. 229. « Una falda lar- » ga c sottile di ferro o di pionìbo. E 1. » 217.la falda di ebano o di altra » materia. » Osserv. Nel Vocabolario di Napoli trovasi scritto, esser Falba una mate¬ ria distesa che facilmente ad altre si soprappoiiCy ed al 2 4 si dice usarsi anche per fella. Tale è il senso nel quale usò quella voce il Galilei. FALERA, s. f Nome di pianta , dal greci \>*Upòi, albtis, menzionata da Plinio; Hist. Nat. lib. 27, 12, 102. Es. Sod. Agr. 103. « E bianchcg- » giante il susino, il pioppo, l’albero, l’al- » loro, il salice, la falera c ’l tiglio, w Osserv. La Falera , citata in tal’e- sempio, non sembra essere la Phallu - ris di Plinio, che ò una graminacea, ma la Philijra o Philura , pianta altra vol¬ ta confusa colla Pitia, c che oggi distin- gucsi dai Botanici col nome di FU Urea, su cui veggasi il Vocabolario di Napoli, correggendo l’ortografia del nome latino. Essendo Falera voce d’incerto significa¬ to e fuor d’ uso, non sarebbe da regi¬ strarsi nel Vocabolario. • FAR CORPO DEL CAPITALE E DE¬ GLI INTERESSI, v. a. Crescere il ca¬ pitale cumulandovi gli interessi sca¬ duti e insoluti. Es. Gian. Vin. 11. 163. «E fecero » corpo del capitale e degli interessi clic » insino a quel tempo erano corsi c non d erano pagati. » Osserv. Far corpo suona nei Vocabo- larii mettere in massa , ed una tale di¬ zione può applicarsi in jnillc maniere, come v’ hanno esempli in tanti scrittori. Sarebbe quindi fuori di luogo di un Vo¬ cabolario tutti quegli esempii riferire. Il passo (lei Giannotti è però sempre appli¬ cabile alla voce Far corpo de’Vocabola- rii, poiché mancano per essa di esempio. ’ FAR GETTO, v. n. per iscaricare il ventre. Es. Svi',. Nat. ESP. 09. « Per le nar- » ti d’abbasso c per bocca aveva mito » getto. » Osserv. Quando Far getto crcdevasi usabile soltanto per Vomere , potevnsi adoperare isolato; ora, in base al citato esempio, è d’uopo sempre distinguere Far getto per bocca da Far getto per le parti dabbasso, come appunto leg- gesi distinto nell’esempio proposto. FATTRICE, s. f, di Fattore, nel scu¬ so di operatore. Osserv. Trovasi già ne’Vocabolarii una tal voce, che non ha d’altra parte biso¬ gno di essere sostenuta da esempli. FERMO, add. Per rassodato , reso solido da fluido che era. Es. Mont. Di ose. 28. «(L’olio di » Hooihlicó) giova al mal di petto, all’os- » sa rotte, da se c fermo colla cera. E » 24. (L'olio di fien greco) fona » colia FI »> cera è buono al cotto ed ai pedi- » lenoni. » Osserv . Rassodalo può stare come equivalente a Fermo , non però a /teso solido) inveceche so/*(io dicasi saldo . 1/ olio unito alla cera non si consolida, ma viene ad esso impedito di scorrere, mediante la cera commista. FILO, s. m. Lo stesso che Fili - grami . £.*. Cfxl. Orif . 30. « Contenendo » elle {le arti soggette al disegno) ot- * io modi diversi di lavorare, siccome so- » no il gioiellare, il lavorar di niello, di » lilo, di cesello, ccc. E 21. Piero di » Nino Tu anche orefice, quantunque egli » non lavorasse mai d’altro che di Ilio ; »> F 26. Servi varisi già alcuni dell’arte di » lavorare di filo in ornar puntali e fibbie » per cinture, a far crocette, pendenti, » scatolini, bottoni ed altro. » Osserv. Lavoro di filo in genere non è lo stesso come Lavoro di filo a gra¬ na o /iligrana . Lavoratasi a filo prima che si lavorasse a filigrana. Il Baldinucci posteriore a B. Celimi, nel suo Dizionario del disegno, dopo aver detto, che rorefice'ha otto modi di lavo¬ rare , che sonò giojellare, lavorare di niello, di filo, ccc., soggiunge: « À* tempi » nostri e sorta altra bella invenzione di » lavoro che chiamano di filo in grana, « colla quale si fanno non solo tazze, » punte c manichi drspade ccc., ma ecc. » Pare quindi che al tempo del Cellini non si conoscesse tal arte. * FISSARE, v. a. In senso chimico per contrario di sublimare. Fs. Bari \Cuag. Vili. 721. .. «diver- » samente lavora, e distilla, e rettifica, c « dissolve, e coagula, e fermenta, e preci- » pita, c mischia, e incorpora, e sublima, » e fissa....» In questo senso usasi pure il verbo affissare , c se ne può fare g distinto in significato neutro. Fs. Bvrt. (j hiacc. XXXIV. 607. «... » Dunque la giunta, di miei nuovo peso » non potersi dir altro clic un peso uella FO 23 » fiamma penetrata in quel vaso ed aflìs- » satasi a que metalli. » Osserv. Fissare suona, non v’ha dub¬ bio, nel citato esempio, come l’opposto di Sublimare; e non trovasi nei Vocabola¬ ri}, che hanno invece, in senso chimico, i suoi derivati fissato , fissazione e fisso. Affissare però non può sostituirsi a Fis¬ sare , ma, per raggiunta della particella ad acquista significato proprio, come dall’esempio stesso rilevasi. Infatti Fissa¬ re , come opposto di Sublimare , è il pas¬ saggio di una sostanza, che ò capace di volatilizzarsi, dallo stato volatile allo sta¬ to fisso c concreto, mentre A ffissare signi¬ fica meglio il fissarsi o combinarsi di una sostanza ad un’altra, come p. e. l’os¬ sigeno, che affissato ad un corpo metal¬ lico o metalinideo produce ossidi cd aci¬ di. L’ossigeno isolato non si fissa cioè non sj riduce a stato di condensazione, ma bensì si affissa ossia si combina ad altro corpo. Nell' esempio citato parlasi di ossida¬ zione col linguaggio antico, poiché crede- yasi da taluno che la fiamma affissandosi a* metalli ne accrescesse il peso. Si so¬ stituisca alla voce fiamma la parola os¬ sigeno , e reggerà la spiegazione anche a’ tempi nostri. * FORMALIZZARE, v. a. Dar modo ad un concetto , porlo fra certi ter¬ mini\ ciò che alcuni moderni inten¬ dono esprìmere col neologismo for¬ mulare. Ks. Bart. Suon. III. m. 513. « E » questo è il materiale del tremore ar- » monico. Venendo ora ul formalizzarlo, » dico, tremore armonico in un corpo »> esser quello clic co’ suoi numeri si » confà solamente a’numeri del moto di » un altro corpo, seco armonicamente b attemperato. » Osserv. Se Formulare o Formolare , come piò comunemente vien detto, è neo¬ logismo, Formalizzare in tal senso non lo ò meno, colla differenza che non è di uso c non esprime meglio di Formulare. Forinola infatti suona esclusivamente 24 F U fin dall’antica latinità, maniera di locu¬ zione fatta entro termini stabiliti, ed ò naturalissimo che fare formule debba dirsi in italiano Formulare o non mai Formalizzare , modo clic può dar occa¬ sione ad equivoci, avendo altri significati ed altra ragione 'filologica, per cui cqui- valerebbe a ridurre formale. Nel caso poi del citato esempio par¬ rebbe si trattasse di Definizione , piutto- stochè di Forinola , sicché potrebbesi credere usato dal Darteli Formalizzare nel senso di Definire , cioè determinare il valore di un concetto in relazione alla sua propria essenza ed a’ suoi rapporti. II tremore armonico, in tale esempio, sa¬ rebbe definito solo in relazione a’ suoi rapporti. Potrebbe essere che il Barto- li avesse scritto Fot;molizzare o Formu - lizzare invcccchè Formalizzare. Allo¬ ra avrebbesi per base della voce Forino¬ la o formula , e starebbe assai meglio. FORMARE, v. a. T. de’gettatori. Fa¬ re le forme per gettare. Es. Cell. Orif. 00. « La detta rc- » na__ adoperandola in guisa delle al- » tre terre da formare, nelle stufe non oc- » corre rasciugarla. » Osserv. Trovasi tal voce in questo senso già registrata nel Vocabolario di Napoli ed in quello del Manuzzi con ci¬ tazione di esempii dello stesso Gellini e di altri. FREGA, s. f. $ per Foga , impeto. Es. Gal. Op. 111. 409. « Continuando » gli impulsi a tempo proporzionato a’ » ritorni, piglierà a guisa di campana, » frega ed impeto tale, che sarà bastan- » te a sollevare, eco. » Osserv. Vedendosi scritto nel citato esempio, Frega ed impeto, non può darsi Impeto come sinonimo di Frega. Se sia poi Frega equivalente a Foga piuttosto- chè a Fregarnento , lascio al giudizio de’ filologi. FUOCO, s. m. g usasi nello stesso si¬ gnificato di caldo per esposizione al fuoco. Es. Cell. Orif. 50. « In questa guisa GE » in quattro fuochi veniva a saldare o- » gni cosa...» Osserv. hi quattro fuochi equiva¬ le, in taf caso, ad in quattro esposi¬ zioni al calore del fnoco\ ossia in quattro riscaldamenti. Avrebbesi dun¬ que meglio defto, usa to nel senso di calore o nscaldaménto per esposi¬ zione al fuoco. Da calore a caldo vi ha differenza. FUSO DELLA BILANCIA, s. m. per l'Asta orizzontale dai capi della quale pendono i piatiteli ini. Es. Gos. B.tiVr. Diti. 11. 08 « Impc- » rocchtV noi vóggiamo il medesimo quan- » do qualcuno distésa la mano sostiene » qualche peso che con l’altro piede, còme » che si sia fermo il fuso delta bilancia, ». si ferma all’incontro coll'altra parte » del corpo per contrappesar il peso.» Osserv. Una tal’asta orizzontale di-» cesi Fusto da’ Bilanciaj. La parola Fuso viene soltanto usata per idiotismo, e non sempre, dal volgo che scambia una parola colf altra. Potrebbe essere che per errore del testo, stasse scritto nel Darteli Fuso per Fusto Ad ogni modo non sembra improprio chiamar Fu¬ so l’asta in discorso, poiché ne ha tal¬ volta la forma. Cosi si lascierebbe al vo¬ cabolo Fusto un* espressione più lata, e Fuso sarebbe allora una parte del Fusto. FU&TELLO, s. ni. Nome di un al¬ bero , detto anche Scotano. Es. Sod. Agr. 129. « Appo gli Al- » lobrogi nasce un arbore detto fustcl- » lo, attissimo a tingere. » Osserv. Voce di origine Celto-Gallica, che dicesi in francese Fustet o Fustec , da altri Fusici o Fustik c Fustoli. Si tradusse in latino barbaro Fust&lus , quindi in italiano Fuslcllo. È voce po¬ co usata comunemente. G GETTO (NEL PRIMO), modo avv. cioè a prima giuilta 9 sul principio. Es. Pitt. lst fior. 77. «Avendo con- » siderato molti quello, clic nel primo Gl » getto, per la letizia e poca cura non » videro. » Osserv. Nel citato esempio, Primo getto equivale a Primo sguardo c pre¬ cisamente al primo intuito, fai latini, cioè, nel primo getto d'occhio , corri¬ spondendo Gettare l'occhio, a Guar¬ dare. GIRELLO; s. ni. § per Dischetto. Es - Sago. nat. esp. 38. » Sigillata » la bocca con un girello tagliato alla » sua misura e forato nel" mezzo sot- » tilmente col trapano. » Osserv. La parola Dischetto non tro¬ vasi ne’Vocabolari^ avvi bensì Dischet¬ tino c Deschetto diminutivi di Desco, che valgono differentemente di Disco. Abbenchè Dischetto abbia tutto il diritto di suonare come piccolo disco , tuttavia correggasi, dicendo Gire Ilo per piccolo disco. Girello sta eccellentemente nel citato esempio, come cosa tagliata a si¬ militudine di Girella, tanto più clic fo¬ rato nel mezzo come la Girella o Rotei¬ la, Loccliò de’ Dischi non è proprio. GETTARE LA CREATURA, v. a. per Abortire. Es. Monìig. Diosc. 67. (6. tergo). «... Fa gettare la creatura quando in- » tinte neL mele (le barbe del giglio » pagotiazzo) se ne fa sopposta. E 12. » Con la mirra sopposta la purgare le » donne, gittare la creatura. » Osserv. Partns peliti, od extrahit , traduce Ruellio ; provoca il parto , di¬ ce Matt ioli, loccliò non è abortire. GIUCATORE, s. in. Per Atleta. Es. Cos. Bart. Piti. 11. 58. « 0 se » a Ganimede si facesse una fronte pie- » na di crespe o le gambe di un giu- » catorc di braccia. » — Qui giocatore di braccia vale Atleta. Nel testo: crura Athletae. Osserv. Non Giucatore ma Giucato¬ re di ùracmdovrebbeesscrela propo¬ sta. Notasi poi che può esservi un gio¬ catore di braccia non atleta nel vero sen¬ so della parola C che quindi la traduzio¬ ne del Bartoli non è la più esatta c non G R 25 può seguirsi che dentro un limite l’uso del modo di dire proposto. GLOBULENTO, add. Per Globuloso. Es. Vino. Piti. 4. « Le superficie glo- « bidente sono di tante varie oscurità e » chiarezze. » Osserv. La voce globulento non sem¬ bra in tal caso aver lo stesso significato di g lo bilioso, che vuol dire sparso di g lo - betti o globuli. Globulento equivale a g loboso, o sparso di g lobi, o meglio pie¬ no di g lobi; giacché la desinenza lento aggiongesi per indicare abbondanza, come esprimesi dalle voci corpulento, sonnolento e simili. GRANATINO, s. m. Nome di albero indiano. Es. Son. Agr. 117. « L’aspalato, ch’é j» legname odorosissimo c solidissimo e » rarissimo dell’ Indie, ed anteriore al- » l’ebano ed al granatino e sandalo e a » tutti gli altri legnami preziosi di quel » paese. » GRANELLINO, s. m. Nome di albe¬ ro indiano , forse lo stesso di Gra¬ natino. Es. Sod. Agr. 133. « L’ebano, il gua- » iato, il granellino dell’India e il sanda- » lo assai tempo si conservano. » Osserv. Se non v’ha errore nel testo, non possono esprimere tali nomi (d’altra parte fuor d’uso, e quindi da oimnet- tersi in un Vocabolario di lingua viva), clic il sandalo rosso, non avendosi in commercio altri legni tf India ih tal colore. Dove nell’esemplò è scritti) Gra¬ natino e sandalo, forse che dovesse es¬ ser detto, Granatino o sandalo, c d o- ve leggesi Granellino dell'Indie ed il sandalo potrebbe essere errore di scrit¬ tura e doversi leggere, il granellino dell'india o il sandalo. GRANELLO, s. m. Sorta di peso per le gioje, che ù circa un quinto di carato. Es. Gkll. Orif. 4. « Un rubino che » pesi un carato, clic sono cinque gra- » nella di grano circa. » Osserv. Sembra doversi intendere 2G IM Granella ili grana (seme ), poiché al¬ trimenti non si starebbe in relazione, al carato de'g&jellieri, che equivale a 4 grani. Ciò confermasi dall* esser scritto cinque granella di grano circa. GRANIRE, v. n. Far grano o seme e ma turarlo. Es. Montig. Diosc. 429. « Di questa » erba ancor se ne cava il sugo, c co- » gliasi per questo affare quando ella » comincia a granire. » Osserv. Granire ò sinonimo di Gra- nare , cioè far il granello , il.seme. Non rilevasi però dal citato esempio; co¬ nte •'nemmeno dagli altri riportati nel Vocabolario, che vogliasi coll* indicato verbo, dir anche maturare il seme. GR1NZATO, add. Increspato , ru¬ goso. Es. Montig. Diosc. 27G. «Ella (la » terra Ghia) ritira la pelle grinzata. » Osserv. È detto per sincope in luogo di aggrinzato e raggrinzato, voci di commi uso. Avrebbe per sinonimi grinza , grinzoso c grinznto. GRUPPOLOSO, add. Lo stesso clic gropposo , pieno di gruppi o nodi. Es. Gal. Op. 11. 75. « altro non aves- » simo clic uno smalto per dir così grup- » poioso. » Osserv. Se Gruppo Iosa avesse come sembra, un senso diminutivo in confron¬ to di gropposo; non potrebbero sosti¬ tuirsi Tuna all’altra, questo due voci. * IMBECCATOIO, s. ni. Arnese o luogo ove si dà a beccare agli uc¬ celli. Es. Sòd. Agr. 177. « Se dentro dcl- » la Colombaia tu terrai del sale sul- » rimbeccatolo. » Osserv. Abbiamo nel Vocabolario s Beccatoioy clic equivale all 1 arnese ove si dà a beccare agli uccelli, anche xon citazione di esempio. Siccome però Im¬ beccare signilica metter il cibo nel becco degli uccelli , Imbeccatolo* scm- 1M beerebbe essere un arnese col quale mettesi il cibo nel becco degli uccelli. Non è quindi Imbeccatolo , nel senso accennato, voce preferibile a Becca¬ toio. IMPEDITONE, s. f. Impedimento. Es. Sod. Agr. 1G1. « Conviene av- » vertire di assegnar alle sede luogo » proprio, principalmente acciocché non » diano impedizionc agli altri luoghi. » Osserv. Una tal voce è già registrata nel Vocabolario del Manuzzi con cita¬ zione di esempio in senso morale ; giova quindi 1* esempio del Soderini, poiché mostra usatosi lo stesso vocabolo anche in senso tisico. Se debba però in forza della desinenza, riservarsi P uso della Voce Impedizionc per esprimere la co¬ sa che impedisce o Patto dell’impedire, lo giudichino i filologi. IMPERGOLATO, part. dal verbo Im¬ pegolare, ridurre a foggia di per¬ gola. Es. Sod. Agr. 174. «Oggi si yeggo- » no nei giardini principali i viali rive- » siiti di viti a mezza botte, impergolati » e scoperti nel mezzo, c sfogati al- » l’aere. » Osserv. Voce di buon acquisto, che può spesso tornar meglio in acconcio di pergolato che usasi per fatto a foggia di pergola. 1MPETR1RE, v. n. ass. Lo stesso clic Impietrare. Es. lUrrr. Ricr. 201. « Facciam su- » bRo come alcuni credono d(‘i coralli, » eh’ cran sptt’ acqua morbidi, c in li¬ ft scirne all’ aria impctriscono. » Osserv . Una tal voce manca nel Vo¬ cabolario ; v’hanno però Impietrire ed Impelricarc, voci che devonsi riguar¬ dare come sinonimo, significando, dive¬ nir duro come pietra. Differiscono da Impietrare , vocabolo, il quale suona piò propriamente diventar pietra. IMPIASTRATO, s. m. Impiastro. Es. Montig. Diosc. 93. r (Il seme » ili lino) risolve gli iuliati dietro .gli « orecchi... e le materie dare, fattone im- 27 IN » piastrato con ranno di cenere di fico. » E 188. E per questo (la grana) si » tiene nell’aceto per farne impiastrati. » Osscrv. Nei Vocabolario del Manuzzi trovasi Impiastrato con citazione di esempio. Negli csempii proposti sembra avere il valore A' ImpiastraggioneJ\o- ce che suonerebbe un poco differente¬ mente da Impiastro. INCARICO, s. m» Per Biasimo , ac¬ cusa . Es. Nard. Ist. Fir ; « Nella guerra » del Casentino gli era stato dato qual- » che incarico di negligenza. » Osserv. Non ai §. 3, ma al 7 dalla vo¬ ce Incarico trovasi nel Tramater spie¬ gato Incarico in senso di Biasimo, Di* sonore , non però di Accusa; mandasi noi alla voce In carco $3. ove si reca l’esempio dell’Ariosto, clic il suo star fuor non era senza incarco. In nes¬ suno dei citati escmpii, a mio credere, suona la voce Incarico come Biasimo od Accusa ; ma sembra meglio equiva¬ lere ad Incolpamcnto od Incolpazio¬ ne , cioè addossamento o imputazio¬ ne di colpa. INCARNARE LE PIAGHE, v. a. Per rincarnarle o far loro rimettere carne nuova , come nel § IV. del Voc. del Manuzzi e 3. di quello di Napoli, ai quali si aggiunga l’esempio che manca ad entrambi. Es. Montig, Diosc. 84» « Tutti i mi- » dolli ràimiiorvidano, aprono, riscalda- » no cd incarnano le piaghe. » Osserv . Non manca esempio a tal modo di dire. Nel Vocabolario di Napoli § 11, si cita il Redi, ove scrive {Redi nel Dizionario del Pasta) la piaga cominciò ad incarnare. La vocq, In¬ carnare non e poi sinonimo di Bilicar- nave, che suona Incarnare di nuovo. 1NCENDITQ, s. m. Bruciore di sto¬ maco. Es. Montig. Diosc. 15. « La sua » barba (deirAloe) rasciugal’umi- » diti dello stomaco e fallo, gagliardo, e » mitiga gli incenditi suoi. — E 23. IN » L’olio rosato. .... spegne gli incenditi » dello stomaco. » Osserv. Volendo usare questo voca¬ bolo, devesi, come vien comprovato dai citati esempii, dire Incendilo di sto¬ maco , ossia accompagnarlo col geniti¬ vo. Si aggiunga clic non basta la defini¬ zione datane dai Vocabolari!, cioè Ri- bollimento dello stomaco cagionalo da indigestione , poiché può essere tale ribollimento senza incendilo c vice¬ versa, come vi ha anche Ribollimento con morsicamcnto o morso di sto¬ maco , che equivale al nostro modo volgare, Magnamcnto de stomego. Si definisca quindi Incenditi Quella con¬ dizione insolita dello stomaco * cau¬ sata per lo più da mala digestione delia da medici pirosi , la quale con¬ siste in un ribollimento di materie acri ed irritanti il quale promuo¬ ve certa sensazione ingrata , che indicasi da chi vi è soggetto , come bruciore di stomaco. INCOLTEZZA, s. f. Mancanza di coltura , selvatichezza. Es. Bart. Bicr. G4. « 11 bello della » vite è dove ella getta e spande i traici » o scapigliati con ima certa maestosa » incoltezza, o intrecciati, ccc. » Osserv. D’ottimo acquisto é la voce Incoltezza per mancanza di coltu¬ ra; non sembrerebbe però potersi usare sempre come sinonimo di Selvatichez¬ za. Questo ultimo vocabolo csprjmc certa più speciale Incoltezza. Altro è natura incolta cd altro natura selvag¬ gia, l’una desta un sentimento estetico dall'altra distinto. INCORDATO, s.m.per Incordatura o tensione morbosa de muscoli del collo. Es. Montig. Diosc. 28. « (I/olio di » rovisti co) mettcsi negli impiastri da » rintcrtcrire, e giova all’incordato, alla » squinanzia. — E 30. (L'olio Melo- » pio) giova al freddo della remission » della febbre ed all’incordato. » Osscrv. Sembra clic la voce Incor- 28 1N rfo/o siasi usata in tali esempi! non per Incordatura, ma per esprimere che giova a chi è incordato , ossia alletto da incordatura. Infatti traduce dal greco il Ruellio nel primo esempio, (Gap. 53, p. 56, opistholonicis) e nell’esempio secondo (Cap. 69, lib. 1 ), qui bus cervix in scapulas dejecta et rctrorsum contrada est , utile fiabe tur. INCORDATO, add, per malato d’in¬ cordatura. Es. Montig. Diosc. 155. « Dàssene » un denajo {dell'asso, fetida) in pii- » Iole a chi è incordato e a chi non può » piegare il collo nè indietro né’nnanzi.» Osserv. Trovasi questa voce ne’Vo¬ cabolari! del Tramater e del Manuzzi con citazione di esempio. INDISPOSTO, add. Per infermiccio. Es. Nard. Ist. Fir. Ili, 189. « Fu » creduto piuttosto clic fingesse di es- » sere indisposto della sanità. » Osserv. Nel citato esempio dicesi in¬ disposto della sanità c tale dovrebbe essere il tema del avvertasi però che non sempre Indisposto della sanità, può usarsi per Infermiccio , giacché Infermiccio esprime più specialmen¬ te una indisposizione di sanità abi¬ tuale, mentre indisposto della sani¬ tà può accennare ad una indisposizio¬ ne accidentale. Mal fermo di sani¬ tà o di salute sono modi preferibili per esprimere Infermiccio. Disposi¬ zione ed indisposizione equivalgono, in senso medico, alle voci latine tem- peries et intemperies corporis, ed in molti casi a firma vel infirma , bona vel mala corporis constitutio,con¬ dilo, dispositio. L’accompagnatura del genitivo alle voci Indisposizione ed in¬ disposto ò sempre necessaria, ovvero è d’uopo usare tali vocaboli in relazióne al precedente indizio dell’opposto stato, come negli esempii citati nel Tramater alla voce indisposto § 3. « Questo ca- » none non è per le persone sane ma » per le indisposte. » — a La vita sc- » dentaria fa ammalare le persone sano IN » e conduce le indisposte in labirinti di » nuove ed imbrogliatissime malattie. » INFASTIDITO, add. di stomaco scom¬ posto, turbato. Es. Montig. Diosc. 14. (per.errore 13. ) « La barba (dello Squillatilo) » ristrigne più, e per questo dassi a chi » ha infastidito lo stomaco. » Osserv. Turbato potrà usarsi in ca¬ so analogo figuratamente, in luogo d’t«- fastidito , ma non gi {{ scomposto. Ciò facendo si confonderebbe la causa col¬ l’effetto, essendo la scomposizione os¬ sia Io sconcerto che ingenera turba¬ mento e fastidio. Avvertasi qui pu¬ re che la voce Infastidito non può proporsi senza indicare il viscere, la cui alterata funzione è causa del fa¬ stidio. INFLUIRE, v. n. L’articolo dei Voca¬ bolari dovrebbe correggersi nel modo seguente. Influire, v. n. Fluerc, scorrer den¬ tro. Es. Mann. ecc. « Quantità d’acque » che v’influiscono. » § 1. Per traslato si dice particolar¬ mente (\c\Yoperazione de’corpi celesti negli inferiori. — Tralt. del gov. fam. « Il cielo influisce nel corpo, e » secondo tale influsso il corpo inclina » l’anima a certa passione. » §2. Generalmente d’or/ ni cosa che eserciti sua potenza sopra di un’al¬ tra — Bart. Suono. Ili, Vili, 546. « Chi non dirà essersi dimostrato per » evidenza che il tremore armonico » dell’ottava non solamente interviene » in quest’opera, ma ch’egli è il tutto » di essa, in quanto dove egli non fosse » e non influisse, non seguirebbe l’eflet- » to? » § 3. In significato attivo. — Bart. Suon. 1, V, 467. « Dammi poi questa » medesima funicella ondeggiante tirato » nella considerazione di quel meravi- » gliosO' adattare che l’impeto fa la sua » forza alla condizione dc’corpi, a’quali » influisce e imprime la qualità. » IN Osserv. Nell’esposto modo è miglio¬ rato non v’ha dubbio l'articolo del Voca¬ bolario di Napoli. Se male non mi appon¬ go però, crederei potesse forse ancora più corrispondere modificandolo come segue. Influire, v. n. lat. influere, scor¬ rer dentro, detto de’fluidi. Mann. es. succit . « quantità d’acque che v’in- » fluiscono, ec. » g 2. detto per traslato de corpi cele¬ sti e di ogni cosa che esercita sua po¬ tenza sopra di un'altra .— Trai, del gov. fam.fi IlCielo influisce sul corpo» — Bart. Suon. es. succit. « Chi non » dirà ecc. » g 3. detto in sign. attivo, nel senso di in fondere * partecipare. Bart. Suon. esemp. succit. « Ham- » mi poi questa medesima ecc. » g 4. detto in significato att.ncl senso di versare, trasmettere. Magal. Lett. « Più meraviglioso è il » volo, col quale si conduce Saturno a » influire gli splendori della sua stella » sulla testa dell'Eroe. » INFUSO, add. Aggiungasi al g I dei Vocab., tanto più che mostra questo esempio potersi usar col dativo. Es. Benc. Pim. 89. « Certamente » l’anima infusa al corpo continuamente » ò depravata dalla voluttà e dal dolore. « Osserv. Non al g 1 de’ Vocabolari dee aggiungersi infuso nel senso del¬ l’esempio citato, ma conviene fare un g separato, come si fece nel Vocabolario di Napoli alla voce Infusione, 3 3, ove ripctesi esempio, che sta in perfetta consonanza col sopraindicato. * * INGEGNO, s. m. Nè il Vocabolario del Manuzzi nè quello del Tramater ci fanno sapere che questa voce fu usata per Sesto, Compasso. Il Bartoli più volte l’ha adoperata in questo significa¬ to. E questo Ira i molti un esempio. Es. Cos. Bart. Pitt. Il, 53. «... c » dipoi tirò mediante l’ingegno la cir- » conferenza od ambito del circolo. » Osserv. È manifesto nel citato csem- 1N 29 pio, essersi usata una tal voce per indi¬ care il Sesto o Compasso ; devesi credere però che il Bartoli abbia con essa inteso esprimere Ordigno , voce avente come Ingegno e Congegno , si¬ gnificato generico, cioè d’ Islromento ingegnoso, come trovasi ne'Vocabolarii nel senso di Ordigno. INGBAVIRE, v. a. Mutisi a questo modo l’articolo del Vocabolario Napole¬ tano. Ingravire, v. a. Render grave — Gal. Oper. Ili, 42,... « non solamente » Hngravirla (parladi una pallottola » di cera) colla mistione di qualche » materia più grave di lei induce tanto » notabile differenza. — E 52.... Tacu- » tozza del qual sibilo si va ingravendo. » g. In sens. fig. Prender ariu di gravità — Salyini, Cas. IO. « La grandezza della tragedia cc. » Osserv. Una tal voce, benché non molto usata, può tornare in acconcio in più casi, avendo significato proprio, ed è opportuna. la proposta applicazione dell articolo del Vocabolario, ad essa ri¬ feribile ; conviene però separare dal g In- gravite , per render grave, in senso di pesante, l’esempio che dice... «l’acu- » tozza del qual sibilo si va ingravendo,» c formare con esso un g nuovo riferibile a gravezza di suono, modo, ec. in senso acustico. * INMELATO, add. Unto con inde. Es. Mjdntig. Diosc. 74.—«La cenere » delle rondini e di rondini arsi in una » pentola di terra inmelata. » — C’è irn- mclato, ma con un .solo esempio c que¬ sto in senso metaforico : manca in senso proprio. Osserv. Il passo di Dioscoride riferi¬ bile al citato esempio, venne male tra¬ dotto tanto dal Montigiano quanto dal Mattioli. Nella traduzione del Monti¬ giano sembra, che sia buona a rischia¬ rare la vista la cenere delle rondin i, arse in una pentola di terra inme- lala, a chi si ugno con essa. Nella traduzione del Mattioli sta scritti), che m i n giova a rischiarare la vista , /a ce¬ nere delle rondini unta con mele. Nel testo latino invece (trad. Ruellio) si trova— tam pullorum guani ma - trum in pelili ola cremalorum cinis cum mellc oblitus , ocnlis clarita- tem ad ferì; tocche significa in italiano, clic l’ unzione attorno gli occhi colla cenere di" rondini, bruciate in pi- guata di terra , commista al mele , giova a rischiarare la vista. Vedesi da tutto ciò r inopportunità della voce 1 limolato nel senso proposto e doversi in diverso modo interpretare il cita¬ to esempio. — Se nella traduzione del Mattioli non è scritto pqr errore unta con ni e le, iirluogo di unita con mele, la voce unta ha in allora significato di impiastrata ossia applicata a modo di unzione. INONDARE, v. n. Far onde , pren¬ der forma ondeggiante — In questo significato non si trova il verbo Inon¬ dare nel Vocabolario del Tramater, nò in quello del Manuzzi ; e se si trova, non e comprovato il valore da sicuro esem¬ pio. Questo del Darteli ò degno d essere notato. Es. Cos. Bart. Stal. 11 , 72: « 1 panni » agitati dal vento faranno pieghe, inon- » dando all’aria, bellissime. » Osscrv . In tal caso il tema del § deve essere per maggiore precisione, Inonda¬ re ali'aria, parlanao di panni, per on¬ deggiare o prender forma ondeg¬ giante. poiché senza tale dichiarazione, Inondare non potrà mai equivalere a far onde , nò a prender forma ondeg¬ giante. * INSCURIRE, v. a. Rendere oscuro , oscurare. Es. Gal. Op. II, 110. «Eper vedere » le macchie, (del sole) distintissime e » terminate, è bene inscurire la stanza » serrando ogni finestra.—E appresso, » L c.... almeno iitscuriscasi più che si » può. » Osscrv. Abbiamo Scurire, per ren¬ der oscuro con esempio del Salvini, e IN Scurare per divenir oscuro , obscu - rum peri. Inoltre ò registrata ne/Voca- boìarii Iscurilà, per Oscurità. K mani¬ festo però che la i, aggiunta a scurità fu posta, come d’uso, per raddolcire in¬ nanzi la s. La particella in, aggiunta a scurire nella voce proposta, potrebbe esservi in luogo della i , come in iscu- - rire in t scurità, ovvero anche per esprimere inlus obscurare , ciò che ri¬ levasi benissimo nell’esempio citato. * * INSEGCARSI, v. n. Divenir sec¬ co , seccarsi. Es. Soder. Agr. 9. « La cipolla so- » lo allora si rinverdisce clic la luna si » manca in parte, c per contrario s^in- » secca se, va crescendo. » Ossèrv. Diseccarsi sarebbe piu con¬ venientemente usabile per dar nel sec¬ co od in secco , parlando di barca. 01- trccchò non è sancita dall’uso, tal voce non ha appoggio filologico. Nel latino infatti il verho insicco manca, e gli addettivi in s'iccabi lis ed t nsiccatus si¬ gnificano al contrario dell’ inseccarsi, rjoò non seccabile e non seccalo. Per in seccar* un vece adoprasi il verbo exsi- cesto. La parola italiana Insecchire non Sarebbe sinonimo di Diseccare , poiché nell’uso significa render secco, e colla voce Diseccarsi , vorrebbesi di¬ re divenir secco. INTARLATURA, s. f. Quella polve¬ re che fa il tarlo rodendo il legno. Es. Monti o. Diosc. 33. « Lo storace » si falsa con. la intarlatura Ad suo al- » boro. — E 44 La intarlatura clic » si raccoglie dai legnami vecchi intar- » lati. »■—11 Mattioli Diosc . e.l. Va jgr. 1568 i). 163, traduce tarlatura , voce clic il Vocab. Napol. registra, ma senza esempio. Però aggiungasi questo del Mattioli, toc. cit. La tarlatura che si ricoglie dai legni e dai tronchi vecchi , cc. Osserv. Riesce più proprio dire eri Mattioli, Tarlai uro,, potendo forse la vo¬ ce Intarlatura usarsi meglio per espri¬ mere l’effètto dell’ intarlamene relativo I N alla modificazione che soffre il legno che intarla, di quello sia le particelle clic da esso si staccano in conseguenza dell’in- tarlamento stesso. INTASATO, s. ni. Per Intasamento, e particolarmente del naso intasalo da mucosità . Ks. Montig Di ose. 311 « La storace... » è buona alla tossa, alla scesa, ed alla » scesa che si purga nel naso, allo in- » tasato, al fioco, ed alla voce perduta. » Osserv . La voce Intasalo non sareb¬ be mai preferibile ad Intasamento ed Intasatura; avvertesi però che anche usando tali voci convien farlo colf ac¬ compagnatura del genitivo, cioè dire in¬ tasamento di naso, d’uretra , deca¬ nati del fegato , ccc. Intasato poi non nuò esprimere Intasamento partico¬ larmente del naso , giacche il tester la¬ tino dice gravedini , che dal Mattioli vien tradotto alla gravezza del respi¬ rare, locchò non è certamente Intasa¬ mento di naso. INTENTO, add. Diritto , o che si muove in linea retta. 11 Vocabolario del Manuzzi spiega quésta voce in due modi: l.° attento, 2° Pronto, appa¬ recchialo, e del pari quello del Trama- ter. A tali 'significazioni * vuoisi aggiun¬ gere quella del Bàrtoli. Ks. Cos. Bart. Piti. 1, 7. « Impe- » rocche questi medesimi raggi fra l’oc- » cliió e la superficie veduta intenti, per » loro propria natura e per una certa » mirabile sottigliezza loro concorrono » splendidissima mente, penetrando Paria » cd altri simili corpi diafani. » Osserv. Sembra la voce Intento es¬ sersi usata in tal caso per teso, derivan¬ do dal latino inlentus, ossia teso, tira¬ to. Può aggiungersi al Vocabolario co¬ me latinismo, ma col suo naturale va¬ lore. INTERFOGLIO, s. m. Quel foglio di carta che s interpone a cosa qual¬ siasi, Ks. Vino. Piti. G. « A questo lume » di notte non sia interposto il telaio o I IN 31 » carta lucida, ma solo un interfoglio di » carta sottile. » Osserv. Interfoglio è voce di buon acquisto ; ma parrebbemeglio usata per signiticare un foglio di carta che fu già interposto a cosa qualsiasi, sembrando non potersi distinguere un oggetto per un dato ullizio, se non lo ho ancora prestato, a meno che non sia già composto per uso particolare co¬ stante. Nell’esempio citato, invece di non sia interposto il telaio, ma solo un interfoglio di carta sotti le, avreb- besi detto piò propria mente, non sia ec„ ma solo un foglio di carta sot¬ tile. INTERRARE, v. a.'g per Otturare con terra. Ks. Nard. Ist. Fir. I, 77. « Sbarra- » re c interrare alcune delle porte (del- » la città,) » Osserv, NelPoscmpio citato sembra che Interrare non equivalga propria¬ mente ad otturare con terra. È detto Sbarrare e Interrare. La voce Sbar¬ rare significa chiuder l’entrata con i- sbarre, cd è tal chiusura che s'interra, ossia si copre di terra. Clic se Interra¬ re fosse detto, per Riempire di terra lo spazio interno del fabbricalo, dello porla della città , dovrebhesi dire Interrare per Colmare o Riem¬ pire di terra, o ridurre a terrapie¬ no od interrato. 1NTERR1RE, v. a. Sotterrare , o an¬ che rinvolgere nella terra. Ks. Montig. Diosc. 118. « Se, levata » la pasta o la terra, la cipolla non fussi » si cotta ch’ella si disfacessi, rimpastisi » e la s’interrisca di nuovo.» — Manca ;:i Vocabolarii: v’é però Interrimento, ma in senso diverso. Osserv. L’esempio citato non auto¬ rizza a dar Sotterrare per sinonimo à'interrire, voce che, equivale ad In¬ ternare od Interrare , e elio suona Involgere con terra, quale appunto è il significato del verbo Interrirò nel¬ l’esempio stesso. La voce Sotterrare 52 4 N venne usata dal Montigiano in pros¬ simità al luogo ove fu tolto V esempio suindicato, in altro senso, cioè di Metter sotto. Seppellire;scrìve infatti. « Epe- » rò (la Cipolla) si rinvolge nella pa- » sta, o nella terra molle, e mettesi nel » forno ovvero si sotterra ne* carboni, » fin che la pasta, o la terra sien ben a cnppllP A INTERZARE, v. n. § per Alter¬ nare. Es. Vinc. Dant. Prop . 67. « Quasi » sempre si vide che la natura é andata » componendo o ramo o foglia che sia, » interzando, cioè che sia Turi si e l’ai- » tro nò. » Osserv. Non è da consigliarsi l'uso della voce Interzare per Alternare, giacché riesce improprio, lasciando luo¬ go ad equivoci, ed avendo bisogno di spiegazione, come, per meglio farsi in¬ tendere, la diede anche lo stesso autore nel citato esempio, dicendo Interzando, cioè che sia Vun sì e l’altro nò. INTERZARE, v. a. Per Frammette¬ re, Interpórre. Es. Gal. Op. II, 78. « Uno de’nostri » più celebri architetti, se avesse avuto » a compartire nella gran volta del Cie- » lo la moltitudine di tutte le stelle fis- » se, credo io che distribuite le avrebbe » con bei partimenti di quadrati, csa- » goni ed ottangoli, interzando le mag- » giori fra le mezzane e le piccole. » Osserv. Una tal voce non sembra suonare nel citato esempio, in modo differente dal consueto, cioè &d\YInter¬ porre tra*due, ossia collocare inter¬ zo posto; infatti dice chiaramente in¬ terzando le mangiari fra le mezza¬ ne e le piccole. INZUPPARE, v. n. p. Assorbire trat¬ tandosi anche di cose non liquide. — Questo verbo s’interpreta così dal Vo¬ cabolario del Manuzzi e da quello del Tramater: Intingere nelle cose liqui¬ de materie che possono incorporar¬ si. Cosimo Bartoli adopera il verbo In¬ zuppare parlando dei corpi che rice* J A vono luce o per la luce acquistano un dato colore. Es. Cos. Bart. Pitt. 1 . 12. « Quel » lume stesso e quel colore di cui si » sono inzuppati. — Nel testo latino » inhuustum lumen. » Osserv. 1 Vocabolari del Manuzzi c del Tramater non si spiegano esatta¬ mente dicendo, Intinger* nelle cose liquide materie che possono incor¬ porarsi, a meno che non s’intenda per incorporarsi, parlare di cose liquide che possono entrare in un corpo. Ognun vede che si può incorporare senza in¬ zuppare, cioè per semplice mescolan¬ za. Dovrebbesi dire quindi : materie che possono imbeversi , ossia venir penetrate da un liquido. 11 Bartoli si esprime bene dicendo: inzuppare di luce, parlando di corpi che ricevono luce e per la luce acqui¬ stano un dato colore; non si può per altro determinare il senso, nel quale usa detto autore siffatta parola, dicendo assorbire trattandosi anche di cose non liquide. Anche i solidi, sono cose non liquide, le quali possono incorpo¬ rarsi con altri solidi e con liquidi. E dunque necessario dire di qual sorta di non liquidi si tratta, e sostituire al so¬ praccennato modo di spiegazione l’al¬ tro: INZUPPARE per assorbire trat¬ tandosi anche di fluidi impondera¬ bili. J JAPIGE, s. ni. Nome di vento. Es. Sod. Agr. 52. « Altri lo chiamali » Argeste, altri Japige, perché a quelli » che vanno in Egitto spira da Japigio » promontorio d’Italia. » Osserv. E voce latina che indica un vento detto da alcuni anche Zeffiro e da altri Cauro. Euuivale a Japicc, voce già registrata nel Vocabolario di Napoli. LA L LAGR1MAT0JA, s. f. Canto fra il naso e la guancia sotto l'angolo interno dell’occhio, per cui colano le lagrime. Es. Montig. Diosc. 36. «_e alle » lagrimatojc róse e rosse, e quando e* » lagrimano. » Osserv. Abbiamo come equivalente ne* Vocabolarii Lacrimatojo, voce da preferirsi in significato maschile, per in¬ dicare il canto interno dell’occhio da dove colano le lagrime. Lagrimaloja invece esprimerebbe più propriamente quell’apparecchio che vien detto dagli anatomici Caruncola lacrimale , per¬ chè da esso escono espresse le lacri¬ me. Il Monticano intese certamente parlare delle Caruncole lacrimali, e non del Canto fra il naso e la guancia sotto l’angolo dell’occhio per cui colano le lagrime. Di ciùè prova evi¬ dente la continuazione del di Jui con¬ cetto, espressa colle parole e quando e lagrimano. LAMQU1TIDA, s. f. (V. CiNCiMroTOLA). Cingallegra. Es. Son. Agr. 46. « Le Lamquitide » dette Cincimpotole. » Osserv. Non essendo vocabolo d’uso e di sicura significazione, non può, esser introdotto nel Vocabolario. Infatti l’esem¬ pio stesso non autorizza a credere che LamquitidaeCincimpotola sia la co¬ sa stessa ; ma parrebbe invece che le Lamquitide dette Cincimpotole fos¬ sero differenti, altrimenti avrehbesi scritto le Lamquitide dette anche Cincimpotole. LANO, add. Tela o panno di lana. Tutti gli esempii addotti dai Vocabolarii sono del genere mascolino, per cui si potrebbe aggiungere questo che è fem¬ minino. — Es. Montig. Diosc. 287. « La quale » così fatta (erba) si mette su’ n una » pezza lana per porla sulle nare del » naso. » LE 33 Osserv. Parrebbe meglio fosse fatto speciale g alla voce Lana del Vocabo¬ lario, dicendo. Lana o Pezza lana per Tela o Panno di lana. LATTICCIO, s. m. Per Lattificcio o latte di fico. Es. Montig. Diosc. 287.«I1 che, son » buoni i fichi non maturi ma pieni di » latticelo. » Osserv. La voce Latticcio parrebbe distinta dalla voce Latti ficcio; l’una esprimerebbe quel succo lattiginoso che mandano fuori più piante in genere, e l’altra più propriamente quel succo lat¬ tiginoso, che mandan fuori le foglie ed il frutto acerbo del fico. Ottimamente quindi si sarebbe espresso il Monti- giano nell’esempio citato dicendo : fichi non maturi , ma pieni di latticcio ; poiché sarebbe stato men proprio lo scrivere, ma pieni di lattificcio ossia di latte di fico. LATTIFICCIO, s. m. Latte o succo lattiginoso che geme da pile specie di piante. — Agli esempii addotti dai Vocabolarii che riguardano al solo latte del fico, aggiungi i seguenti, ed estendi¬ ne la definizione. Es. Montig. Diosc. 105. tergo. « La » Lattuga, tallita ch'eli’è, ha qualche » somiglianza colla salvatica nel sugo c » nel lattificcio. — E poco appresso. » 11 perché alcuni mescolano il suo lat- » tificcio con l’oppio de'papaveri. » Osserv. Il Monticano in tal caso per le ragioni antecedentemente espres¬ se, avrebbe dovuto scrivere latticcio e non lattificcio. Se però lattificcio suo¬ nasse altrimenti che latte di fico c vo¬ lesse dire, come Lanificio vuol dir la¬ voro laneo o di lana , lavoro latteo o di latte , dovrebbe andare scritto con un solo c. In tale maniera dovrebbe scriver¬ si, secondo il Gherardini, anche signifi¬ cando latte di fico. LECCARE, v. a. g. Adoperato figu¬ ratamente per Lambire. Es. So d. Agr . 92. a Si genera un » certo verderame, che venendo poi 34 LU » quando vi ritorna, leccato dall’acqua, » e beendone corrompe gli intestini. » Osserv. Il verbo leccare venne già ri¬ ferito con citazione di esempii nel Voca¬ bolario di Napoli, come usabile per simi¬ litudine nel senso di toccar poco e leg¬ germente, senso simile a quello suona nel citato esempio del Sodcrini. LINDA, s. f. Parte dello strumento detto dagli scultori De finitore. — Questa voce manca in tutti i Vocabolarii. Es. Cos. Bart. Stat. 122. « Per sa- » pere adunque far questa cosa bene, » abbiamo bisogno di un {strumento, il » quale istrurtiento è di tre parti, o » membra, cioè egli è fatto di un oriz- » zonte, (Luna linda e d'un piombo. » La linda è un regolo diritto, clic con » una delle sue teste sta fermo nel cen- » tro di dotto cerchio {orizzonte), c l’al- » tra si gira intorno a voglia tua, tal- » mente ch'ella si può trasferire a cia- » scuna delle divisioni fatte nel cer- » chio. » Osserv. Non manca questa voce nei Vocabolarii, ma in tutti si trova. Essa è sinonimo di Alidada, che dicesi quel regolo imperniato nel centro di un istru¬ mento, che serve a pigliar la misura de¬ gli angoli e fa uffizio di Diottra, cioè di un traguardo, che si adopera nel mi¬ surar angoli, distanze eé. in campo, co¬ me la definisce il Galilei. LUSTREZZA, s. f. Qualità di ciò che è lustro. Es. Vinc. Dant. Prop. 62. « La qual » bontà nasce dalla sua perfetta mistio- » ne di chiarezza, lustrezza e bìan- » chezza. » Osserv. Vocabolo di buon acquisto, che potrebbe suonare diversamente di Lucentezza. Lustrezza sarebbe pro¬ prietà de’corpi lisci di ricever luce e rimandarla. Lucentezza proprietà di alcuni corpi di mandar luce propria. LUSTRO, s. m. Punto lucido , lu¬ cente. Es. Cell. Orif. 157. « — Questi, » (marmi) avere una grana grossissima ME * con certi lustri accanto l’uno all’altro » unitamente. » Osserv. Nel Vocabolario di Napoli tro¬ vasi riportata questa voce nel senso indi¬ cato e si cita il medesimo esempio. Sem¬ bra d’altra parte Lustro e Lucente non essere sinonimi. I corpi lucenti (V. Lu¬ strezza) mandano luce propria, i lustri riflessa ; i primi si direbbero splenden¬ ti ,i secondi risplendenti. 11 Sole splen¬ de, ossia è lucente, la Luna risplen¬ de ossia è rilucente. Vinc. Dant. prop. 60, dice: Il Lustro ovvero rispon¬ denza. Ciò s’accorda colla distinzione qui proposta. M MACCHINARE, v. a. Comporre, costruir macchine. Es. Bart. Suon. IV. I. 558. « Iddio ‘ » che ha macchinato d'invenzione que- » sto sensibile e sensitivo, che è T ani- » male, tanti sensi gli ha dati.» Osserv. Sembra potersi applicare un tal verbo non solo nel senso di com¬ porre e costruir macchine ma di fab¬ bricare e comporre ingegnosamente ed inventare checchessia di mate¬ riale. I latini aveano già in tal senso questo vocabolo; trovasi in Cicerone (2, Nat. Dccr. 59) quanta opera machi¬ nata natura sit. Il Battoli nel citato esempio dice, ha macchinato d'inven¬ zione, locché secondo la marniera latina saprebbe di pleonasmo, ft a credersi ab¬ bia queirautorc voluto distinguere Mac¬ chinare d'invenzione dal Macchina¬ re d'imitazione. MANDARE, v. a. Per mandar via, allontanare, cessare. Es. Montig. Diosc. 18, tergo—«Das- » sene nove onde.... per mandarne le » doglie del corpo. » Osserv. In tal caso corrisponderebbe al $ 82. 3. Mandare del Vocabolario di Napoli, cioè più propriamente per Di- * MERIFICATO, add. Reso puro, li - boro, sciolto, cc. MI Es. Bakt. Tens y c Press. XV. 753. » ..... e ciò senza apparirne veruna* » sensibile mutazione dell’aria merifica- » ta da straordinario calore e fred- » dezza. » Osserv. Meri ficaia in tal esempio equivale a purificata ossia resa pura) non potrebbesi però sostituire in esso, resa libera , resa sciolta , ec. poiché il concetto cangierebbe significato. METTER CARNE, v. a. Per Ingras¬ sare. Es. Montig. Diosc. 117, tergo. « Gli » scalogni nutriscono assai, fanno met- » ter.carne, ma gonfiano. » Osserv. Propriamente parlando Met¬ ter carne non è Ingrassare come Met¬ ter grasso non é Metter carne. Tali maniere di dire hanno significato pro¬ prio distintissimo tanto più che Metter carne ò sempre effetto di salute ed Ingrassare può essere effetto di ma¬ lattia. MINA, s. f. Condotto sotterraneo attraverso al letto di un fiume per condurre Vacqua e sottopassare al fiume stesso. Sinonimo di Botte. Es. Vinc. Viv. Intorno al difend. 46. « 11 quale (Arno) si é cosi alzato » che dentro al tempo di cinquantanni » da che fu fabbricata la mina sotto Mu- » gnone per mandar l'acqua d’Arno dalle » mulina del Barco a quelle di Petrio- » lo, ecc. » Osserv. Deriva tal voce dal latino barbarico, Mino , as... y Menare, con¬ durre. ‘ MISCHIATO, s« m. Miscuglio. Es. Bart. Suon. IV. I. 559. « Le » altre consonanze meno perfette, terza » e sesta, maggiori e minori, sono cia- » scuna un particolar mischiato a tal » misura di acuto e di grave, che ne » proviene in ciascuna la sua individuale » proprietà. » Questo nome manca co¬ me sostantivo. Osserv. Trovasi questa voce come sostantivo tanto nel Vocabolario di Na¬ poli quanto in quello del Manuzzi, con MU 35 citazione di esempii. Essa equivale a mi¬ schiamento, Mescolanza , Mischiali - za, e non a Miscuglio, vocabolo che vien usato più propriamente per Mesco¬ lanza confusa , locchè non vuol espri¬ mersi nel concetto citato ad esempio. MOLLUSCO, s. m. Nome di una specie di funghi. Osserv. Si veda Brusco. MONDATURA, s. f. Mondiglia, parte inutile c cattiva che imbratta c guasta checchessia e si gitta nel mondare. Es. Montig. Diosc. 147, tergo. * Quello (seme) che è ben netto e senza » mondatura è il migliore. » — Simile g. Per Buccia o scorza . E vi si aggiunga l’esempio addotto dai Vocabolario Osserv. La voce Mondatura use- rebbesiimpropriamente per Mondiglia. Il Vocabolario di' Napoli nel definire Mondatura , il mondare , non intende accennare la Mondiglia , ma l’opera¬ zione del mondare Mundatio de’Latini. Nè vale a provare altrimenti l’esempio del Montigiano, che dice quel seme che è ben netto e senza mondatura , do¬ vendo interpretarsi in questo caso, quel seme che non fu sottomesso a mon¬ datura. MUC1DAGLIA, s. f. Mucosità , dal la¬ tino Mucidus. Es. Sod. Agr. 104. « Pascendosi i » pesciolini deH’acque dolci, della muci- « daglia dell’acqua. » Osserv. Questa voce ha per sinonimo Moccicaglia , e piuttostoché dall’ ad- diettivo latino mucidus , che vuol dire muffalo, la qual cosa non può esser dell’acqua, deriva dal sostantivo Mucus , che vuol dire Moccio. MUCIDO, s. m. per Muffa. Es. Montig. Diosc. 6, tergo. « Quel- » lo (giglio) che ha la radice più serra- » ta, corta come se mozza fosse.... di » odor schietto, senza muffa o mucido, » e che pestandola fa starnutire, é piu » che l’altro lodato. » Osserv. Nel citato esempio Mucido OR 36 MU non vale per Muffa poiché dicendosi senza muffa o mucido, i due vocaboli figurano uno dall’altro distinti. Infatti la Muffa è visibile, il Mucido è una Muffa imperfettamente sviluppata, la quale si manifesta più all’odorato che alla vista, ovvero per una speciale mucosità. MUCIDO (saper di). Render cattivo odore. Es. Montig. Diosc. 48. « Seccansi » ancora le foglie (delle rose) all’ombra » rivoltandole spesso, acciocché elle non » muffino o sappiano di mucido. » Osserv. Saper di mucido non signi¬ fica nell’esempio citato, render cattivo odore, ma equivale, a saper di muffa, ossia rendere quell’odore speciale che mandano certe sostanze ammuffendo. MURICCIOLO, s. m. Es. Nard. Ist. Fir. I. 175. « I pove- » ri... cadevano morti sopra i muric- p duoli appresso le porte delle case. » ~ Si aggiunga, scrive il proponente questa voce, al Vocabolario del Tramater un g 3., e si noti che a Firenze molti pa¬ lagi c case hanno alla base una specie di zoccolo molto sporgente dal muro, alto circa due o tre piedi, forse per di¬ fesa delle case stesse dall’urto dei carri: ai quali muricciuolf allude il Malmantile, ove chiama i ciechi E nemici mortai de'muricciuoli. A questo nuovo g for¬ se appartengono i due esempii del Sac¬ chetti e del libro dei Sonetti citati dal Vocabolario del Manuzzi nell’unico suo g di questa voce. Osserv . Non a Muricciolo ma a Mu- vietinolo, che pur suona lo stesso, è riferibile l’esempio citato. Ha per sino¬ nimo Murello, voce riferita nel Vocabo¬ lario di Napoli, come, Piccolo muro che sporta in fuori appiè della facciata della casa 9 fatto per uso di sedere o per fortezza delia parete, ove, al § Muricciuolo dice il Vocabolario stesso, si vendono libri o cose vecchie . N NATTA, s. m. per Sorta di Bitume, lat. Naphtha . Es. Montig. Diosc. 40. « Della Natta » specie di Bitume. Ed ivi. Un altra » specie di Bitume si chiama natta. » Osserv. Avendo la voce Natta altre significazioni di comun uso, sarebbe im¬ proprio adoprarla per Nafta, vocabolo già passato nella lingua scritta e parlata, e di fdologica composizione migliore, poi¬ ché ricorda la propria origine. 0 OCCUPATO, add. coll’ablativo. Es. Benc. Pini. Dedic. « Ma esso da » maggiori studii occupato. Osserv. Non mancano esempii nei Vocabolarii comprovanti l’uso, frequen¬ tissimo, di questa voce coll’ablativo. OMOLOGO, add. g Per Di eg naie in¬ dole o natura. Es. Gal. Op. H. 75. «Ponendo l’etere » omologo alla nostra aria. » Osserv. Omologo nell’esempio citato sembra non aver valore diverso dal con¬ sueto, cioè, equivalere a corrispon - den te OPERATIVA, s. f. Pratica. Es. Vrv. Vit. Gal. 50. « Questi con- » giunse alla perfezione della teorica » l’operativa ancora, toccando a mera- » viglia ogni sorta di strumenti. » Osserv. Una tal voce venne già regi¬ strata dal Manuzzi con citazione del me¬ desimo esempio; oltre di che Operativa pofrebhe esprimere Varte operativa o fattiva come al g 3 del Vocabolario di Napoli, ed allora sarebbe addiettivo so¬ stantivato di speciale significazione. *OREZZARE,v.n. Spirare il rezzo. Es. Sod. Agr. 68. « Le aure nei » grandi caldi si muovono, massime ne’ » luoghi copiosi di selve e lungo le rive » de’fiumi sogliono orezzare soave- » mente. » ' OH Osserv. Un tal verbo avrebbe per de¬ rivati Orezza, Orezzo , Orezzamento, Oreggio , voci le Cui radici sono Ao, au¬ ra, e Rhigos , freddo, ed indicano Aura fredda o fresca. 1 Vocabolari le spie¬ gano male come piccola Aura ; basta¬ va dicessero Aura o Venticello fresco e piacevole. Non conviene confondere Orezzo con /fesso che equivale a /^rai- do, gelo c fresco d’ombra, come dagli stessi Vocabolari viene indicato. Dicen¬ do l’esempio sopracitato : Le aure lun¬ go le rive de’fiumi sogliono orezza - re soavemente , parrebbe usata la voce orezzare per esprimere che le aure lungo le rive de*fiumi portano fresco soave , ed anche potrebbe credersi usato per il costeggiare del Rezzo lungo le rive (ora), ovvero finalmente potrebbe dir meglio chi credesse usatosi orezzo per olezzo, e che Vorezzare soa vemen¬ te voglia esprimere ole z za re soavemen¬ te. Ciò sarebbe convalidato dall’esempio stesso che dice, le aure ne’grandi caldi si muovono, massime ne’luo¬ ghi copiosi di selve , ed e in tali luo¬ ghi dove le aure di olezzi s’impregnano per poi trasportarne la fragranza. OK1GO, s. m. Specie di animale. Es. Sod. Agr. 6. « L’origo animale, » che gli sta di contro, e par l’adori. » Osserv. È YOrige degli antichi, per cui vedansi i Vocabolari ORIZZONTE, s. m. Parte di quello stromento di cui si servono gii scul¬ tori per determinare le parti sa¬ lienti di una statua. Es. Bart. Stat. 122. « L’Orizzonte è » un piano disegnatovi sopra un cerchio » diviso in tre parti eguali e contrasse- » gnate con i loro numeri. » Osserv. Orizzonte in questo caso equivale a piano orizzontale, che forma parte d’uno Stromento detto dal Bartoli De finitore (Vedasi questa voce). Non es¬ sendo la detta voce De finitore, registra¬ bile ne’ Vocabolari della lingua parlata, perché non passata nell’uso, non può es¬ serlo nemmeno la parola Orizzonte col- PA 37 la proposta significazione. Che se d’altra 1 parte si volesse ammettere questa voce nell* accennato senso, ogni piano oriz¬ zontale dovrebbe per lo stesso motivo esser chiamato 0/ izzonte. ORNITI, s. ni. pi Nome di venti . Es. Sod. Agr . G2. « Gli orniti son » venti delicati, opposti alle Etesie, e » spirano dopo il solstizio brumale. » — 11 Vocabolario di Napoli riferisce questa voce traendola da Ornis, Ornithus, uc¬ cello, e non ne riporta esempio neppure sotto questo significato. Osserv. Il Vocabolario di Napoli ri¬ porta questa voce con i finale doppia, cioè scrive: Orniti!. Eilol. Aggiunto di venti di Marzo, così delti perchè indicano il tempo nel quale molti uccelli entrano in amore. — Rife¬ rendo poi Ornito. Mitol . è là dove ac¬ cenna derivare dal greco Ornis. Non hanno però a che fare Luna coll’altra le accennate due voci, benché di eguale de¬ rivazione. P PANNO, s. m. Per certe macchie della pelle. Es. Montig. Diosc. 88, tergo. « Ed » ugnendosi il viso con esso (mele) lo » netta da tutti i panni. — Firenz. Di al. » bell, dotiti. 400. L’acque e i lisci fu- » ron trovati per levare i panni, le len- » tiggmi e cotali altre macchie. — MoiNT. » Diosc. 90, tergo .Questa (farina di » mochi) mescolata col mele... leva i » panni del viso detti dai greci sptlos. — Nel Vocabolario, del Manuzzi manca in questo senso : c é in quello di Napoli in senso di Certe macchie larghe del¬ la pelle che si tenevano per indizii di lebbra , che differisce da quello pro¬ posto, e manca pure di esempio. Osserv. U dire Certe macchie della pelle non determina veramente cosa debbasi intendere per Panno nel me¬ dico linguaggio. Questa voce introdot¬ ta nel medio evo vien usata talvolta per indicare alcune alterazioni cutanee :J8 1» a superficiali, piuttosto ampie, di forma irregolare e di colore uilferente, clic 1 appariscono sul volto ed in altre parti del corpo di alcuni individui, e posso¬ no esser prodotte tanto da interne co¬ me da esterne cagioni. Se dipende da vi¬ zio del fegato il Panno diresi comune¬ mente macchia epatica , se da scorbu¬ to, macchia o Panno scorbutico, se dal Sole Panno o scottatura o cottura di Sole. Panno chiamasi pure quella macchia della cornea, od opacamento generale della cornea che accompagna l’ottalmia scrofolosa detta albugine: in tal caso Panno equivale ad appan¬ namento (V. Pelluzza). Si usa pure la voce Panno per indicare il Pterigio incipiente, ed anche il molteplice, se¬ condo Scarpa. PANNO, s. m. § T. di anatomia. Per Membrana. Es. Monto. Diosc. 34 »... ferma » tutti e’ frussi del sangue, e quello an- » cora ch’esce de’panni del Cervello, d Osserv. In tal caso non equivale que¬ sta voce a membrana in genere, ma a Tonaca del Cervello, come già trovasi registrato nel Vocabolario di Napoli, con citazione di esempio. Diconsi anche in anatomia Pannicoli del Cervello, le membrane di esso. * PASSONATA, s. f. Palafitta irre¬ golare ad uso di fondar fabbriche, ed anco a riparo dalle ripe dei fiumi. Es . Vino. Viv. Intorno al difend. 114. « Siccome per quei modi c con » miei ripari di passonate od altro, ecc. » È 115. Dipoi per due o trecento » braccia sopra le suddette passonatc » verso Pisa in continuazione di esse, » far alle ripe lavori opportuni e stabili » di steccate, ecc. » Osserv. Passonata trovasi nc’Voca- bolarii per esprimere specie di Pala¬ fitta senza leghe, propria per fonda¬ menti di fabbriche, mentre dicesi che le Palafitte per fiumi hanno bisogno d leghe. Mostrasi perciò coi citati escm- pii potersi usare questa voce anche per PE Palafitta propriamente detta , non rilevasi per altro da essi che tale Pala¬ fitta debba essere irregolare. Se la dif¬ ferenza fra Palafitta e Passonata é sancita dall'uso, venne adoprata impro¬ priamente l’una per 1* altra voce, ed il Viviani non è in ciò da seguirsi. PEDAGNOLO, s. m. Picciuolo delle foglie. Es. Monto. Diosc. 2 19, tergo. « La » felce son foglie senza gambo, senza » fiore c senza seme, d’un pedagnoli al- » to tre quarti di braccio. » Osserv. Pedagnolo ha la stessa ra¬ dice di Peduncolo, colla differenza che quest’ultima voce si "applica specialmente per indicare il sostegno del bore. Pic¬ ciuolo invece sincope di Pedicciuolo derivante da Petiolus, adoprasi per in¬ dicare il sostegno delle foglie. Trattan¬ dosi d’un sostegno alto tre quarti di braccio, si è sostituita più propriamente la voce Pedagnolo. PELLDZZA, s. f. Pellicina e più pro¬ priamente per quel Panno o membra¬ nella morbosa che cresce sull*occhio e dicesi pterigio o unghia. Es. Monto. Diosc. 219, tergo. « Ed » è utile all’ugno o petlózze nerbose » cresciute negli occhi, dette dai latini » ungulae. — E 260. E consumano (t » sali) le pelluzze nate negli òcchi che » paiono unghie. » Osserv. Pelluzza non equivale vera¬ mente a Pellicina, ma è diminutivo in¬ termedio fra pelle e pellicina, difatti la cosi detta Ugna dell'occhio non è Pel¬ licina, ma qualche cosa di più. — E poi da osservarsi non riuscire esatta l’esibita definizione di Pelluzza; poiché, dicendo quel panno o membranella, sembra ammettersi come sinonime due voci che in tal caso non lo sono. (Vedasi quanto si è detto alla voce Panno). Notisi inoltre che dicendo, quel panno o membra¬ nella morbosa che cresce nell'occhio, potrebbe confondersi la malattia in di¬ scorso col panno delfocchio detto Pteri¬ gio unghia, e col Panno detto più prò- P E priamente albugine . Aggiungasi pure che dando a membranella l’epiteto mor¬ bosa , non si si esprimerebbe come la scienza richiede. Si ritiene quindi più proprio, e qualora fosse veramente utile registrare una tal voce nei Vocabolarii, doversi dire Pelluzza chiamò il Monti- giano, quel prodotto deH’infiammazione della congiuntiva dell’ occhio, detto dai chirurghi Plerigio , volgarmente Ugna od unguis dei Latini. (V. Forcellini). PENNOSO, add. m. Ordinato a guisa delle barbe di una penna. Es. Montig. Diche. 184. « (Quest'Iter- » ha) ha più talli sottili, e da ogni lato » piccole foglie pennose e nere vanno » scemando quanto elle s’accostano alla » cima.» —11 Mattinoli traduce pennate , parola che manca pure in questo senso, ed è termine di Botanica, perciò da aggiun¬ gersi coll’esempio seguente.., Mattii. Diosc. 1049, » Da ogni parte di quelle sono alcune frondicelle aperte, pennate, rosseggiano. In quello di Napoli c’è in senso di pennato o vestito di penne che è ben diverso. Osserv. Il Monticano scrisse impro¬ priamente, foglie pennose, che equivale a foglie vestite di pènne, in luogo di fo¬ glie pennate, cioè (manierade'Dotani- coordinate a guisa di penna, come trovasi nel Ruellio è come ben tradusse il Mat¬ tinoli. Non credo quindi che in quel suo modo sia da seguirsi. Quanto poi alla vo¬ ce pennato , è da osservarsi che nel Vo¬ cabolario di Napoli g 3 è già riportato in senso Botanico, con la relativa defini¬ zione. PERFINO A QUI’, m. aw. Fino a qui, Es, Montig. Diosc . 229, tergo. « Io » ho trattato perfino a qui,.... di tutti » gli olii. » Osserv, In fino a qui trovasi ne’Vo- cabotarli, non però fino a qui; dovreb- besi quindi stando a rigore, sostituire quello a questo modo di dire, siccome equivalente a perfino a qui. Aggiungasi che dicono i Vocabolarii usarsi In fino in luogo di Perfino , e che quindi non sa- P1 39 rebbe nuovo modo avverb. bisognevole di esempio lo scrivere Perfino a qui. PER LE MANI, m. aw. Gol mezzo , colla interposizione. Es. Nard. Ist. Fir.X. 495. « Comin- » ciarono ( i Viniziani) a ragionare di » nuovo di qualche accordo ( con Firen- » ze) per le mani del medesimo duca di » Ferrara, come altre volte aveva fatto. » Manca anche nel Vocabolario del Manuzzi. Osserv. Abbiamo ne’Vocabolarii Per mano , con esempii che indicano valere lo stesso che Per le mani ed è modo di uso più comune e più proprio. PIANO, s. m. In senso generale di al¬ tezza. Es. Sagg. Nat. Esp.104. « Cominciò » a risalire agghiacciandosi a luogo a » luogo in diversi piani. » — il Vocabo¬ lario ai Napoli registra questo esempio come appartenente ad architettura; men¬ tre invece si riferisce alle diverse altezze di liquori posti in un cannello di vetro. L’esempio deve perciò essere trasposto a mostrar l’uso della voce piano in sen¬ so generale di altezza; uso non regi¬ strato. E cosi dovrebbe ampliarsi la de¬ finizione del Vocabolario del Manuzzi. Osserv. Agghiacciandosi a luogo a luogo in diversi piani può espri¬ mere nel citato esempio, non soltanto a diverse altezze , ma forse anche me¬ glio potrebbe riferirsi alla maniera di agghiacciamento, cioè a strati piani f a livello e paralleli. PIENO, add. di colore, e significa ca¬ rico e contrario di chiaro. Es. Montig. Diosc. 260. * (Il Cina- » bró) fa un colore molto pieno. — E i) 273. Cognoscesi ancora, chè questo » ha il colore più chiaro, l’Hematite più » pieno e simile al Cinabro. » — I Vo¬ cabolarii non l’hanno in questo senso, ma registrano pieno di colore , parlando di tessuti carichi di colore, ciòcche è ben diverso e manca pure di esempio. Osserv. Modo di cui può farsi buon uso, avente però significato proprio, che non corrisponde a carico in senso di 40 Pi J limititi, ma di forza relativa a qualità ella materia colorante. Non si pud nem¬ meno dire in tal caso, contrario di chia¬ ro, poiché questo epiteto suona altri¬ menti in pittura, ed lia oscuro per con¬ trario : nè vale a persuadere del diverso senso il citato esempio. Alla voce pieno più si avvicinerebbero saturo, denso e spesso, che avrebbero dilavato e di¬ luito per contrarii, vocaboli che posso¬ no meglio contrapporsi a pieno in luogo di chiaro. Mancando nell’uso il vero contrapposto di pieno y parlandosi di co¬ lorito, non sempre essendo usabile vuo¬ to, dee dirsi più o meno pieno, in rela¬ zione a confronto con altra tinta. PINZATO, add. part. dal latino pul¬ sare, pestare, pestato. Es. Sod. Agr. 404. « Il lato della » fossa sopradetta pigiata pinzata e maz- » zapicchiata bene. » Voce riportata dal Vocabolario di Napoli senza addurre esempio. Osserv. Pinsare è vocabolo barbaro, ed in buon latino dicesi Pinsere. Non è ammissibile questa voce nc’Vocabolarii, oichè non usata, e se lo fosse, dovreb- esi scrivere pinsare oltreché per di¬ ritto di derivazione, per non confonderla con pinzare, che vuol dire punzecchiare. Devo ritenere essersi detto per equivoco voce riportala irci Vocabolario di Napoli. In questo senso non fui capace di rinvenirla scritta nè colla s, nè collo z. Potrebbe credersi, dicendo il citato esempio: Il lato della fossa pigiata, pinzata e mazzapicchiata bene, che la voce/Musare avesse in tal caso, signi¬ ficato diverso da pestare, poiché mazza- picchiare equivalendo a pestare con mazza , vi sarebbe ripetizione di con¬ cetto. * PITOCCO, s. m. Una veste gros¬ solana. Es. Bart. Pit li. 59. « E non è con- » veniente fare una Venere o una Mi- * nera vestita di pittocco, nè fare un » Giove o un Marte vestiti di una veste » di donna. » PO Osserv. Nella Edizione di Londra, leg- gesi vestita da Pitocco, non di pit¬ tocco. Se quella fosse la vera lezione, Tesempio proposto non calzerebbe più. È vero che dice il testo latino saga in¬ dù tam, il Sajo o Sajoiie però non sembra abbia a che fare colla veste an¬ tica chiamata Pittocco, sulla cui origine e qualità lasciamo disputare gli eruditi. PIZZARE, v. a. Pungere. Es. Sod. Agr. 13. « Le mosche piz- » zando più dell’usato. » Osserv. Potrebbe essere abbreviativo di Pizzicare , che vuol dir anche Feri¬ re col becco , e corrisponde a beccica- re , da cui Pizzicore e Prurito, ossia quella molestia cutanea detta volgar¬ mente Pizza. Nel citato esempio sem¬ bra avere quest’ultimo valore, se pure meglio non derivasi da Pinzare , Ap¬ pinzare che vuol dire Punzecchiare, e che è qualche cosa meno di Pungere. P0L1NELLA, s. f. Piccolo tumore infiammatorio detto anche forun¬ colo o foroncolo. Es. Montig. Diosc. 266, tergo. « E » mescolato con uve secche e grasso » di porco o mele risolvono le polinellc. » E 276, tergo. LTina c l’altra (terra), » nell’aceto risolvono le nascenze di » dietro agli orecchi dette Parotide, e » gli agni e le Pollinelle e simili. » — Manca ai Vocabolarii. — In quello di Napoli c’è la voce Furoncolo e Foron¬ colo (furunculus lat.) che meglio defi¬ nita per Piccolo tumore infiammato¬ rio della pelle si appoggerà coll’esem¬ pio che manca ed è il seguente: — Matth. Diosc. 1433. « Conferisce (il » sale) con uva passa ovver grascia di » porco ovver mele ai foroncoli. » Osserv. Le Polinelle dette,volgar¬ mente fra noi Puinette e Pninelle, so¬ no piccoli tumori prossimi ai foruncoli, ma di minore grandezza e forza, che appariscono per lo più in compagnia. Una tal voce na forse origine dal latino pullulesco. Avvertasi scritto per er¬ rore tipografico foruncolo per furon - PO colo. Se la definizione di Furoncolo clic dà il Vocabolario di Napoli non è la mi¬ gliore, benché tolta dal Cooper, neanche potrebbe dirsi preferibile quella proposta. Forse meno imperfetta sarebbe fa se¬ guente — Tumore infiammatorio della cute , rosso scuro , appuntito e duro , dal cui centro suppurato esce un fiocco marcioso che non sciog lie - si liquido come il pus. — Si noti in aggiunta che la voce Furunculus è la- tino-barbara c che in italiano qualcuno scrisse Ferruncolo da piccolo ferro, ed altri Chiodo, come i Francesi, per denotare il dolore che accompagna sif¬ fatta malattia. PONDERATORE, s. iti. Che pondera, pesa. Es. Benc. Pim. 111. « Canto il crca- » tore di tutti, distributore delle terre, » ponderatore del Cielo. » Osserv. Trovasi questa voce con esempio nel Vocabolario di Napoli cd in quella del Manuzzi. — Sarebbcsi assai poco poeticamente adoperata dal Bcnci nelFescmpio citato la voce Ponderato- re , se esprimesse soltanto Che ponde¬ ra, pesa. Ponderatore del Cielo sem¬ bra usato in tal caso, in senso figurato per esprimere Chi mantiene dal Ciclo l'equilibrio delle cose, oppure il Giu¬ dice celeste. POPOLO, s. m. Es. Gian. Bep. Fior. I. 156. « 11 » popolo cioè quella moltitudine che è » ih Firenze a gravezza. » (V. nelle Giunte, abitatori a Gravezza). = Splendida definizione recata dall’esem¬ pio di quello sia veramente popolo. Osserv. La voce popolo non ha d’uo¬ po venir sostenuta da nuovi esempii, e l’accennata definizione per quanto si vo¬ glia splendida, potrà ben discutersi e valutarsi in un Dizionario di Economia politica, non però accettarsi nel Voca¬ bolario. PORO, s. m. Per Quella materia che geme dalle ossa rotte e serve a rappiccar le. PO 41 Es. Monto. Di ose. 45, terga. « Le » ossa rotte prestissimo si rappiccano » facendone fomentazione con la coci- » tura delle foglie dell’olmo e della scor- » za delle sue barbe. Perché ella la ve- » nir presto quella gomma che fa Tuffì- * zio delle ossa, la quale chiamano Po- » ro. » — I chirurghi chiamano questa materia Poro sarcoide, il quale epite¬ to é inesatto, poiché in essa nulla vi ha di carnoso. Osserv. La voce Poro deriva dal gre¬ co t incallire, perciò dicesi anche Callo. Non soltanto Poro dicono i chi¬ rurghi, ma Poro sarcoide, per distin¬ guerlo da altri Pori , e ciò fanno a ra¬ gione, poiché veramente può dirsi sar¬ coide quella sostanza clic formasi alla estremità de’ framenti delle ossa rotte e serve ad unirle, valerldo queHcpite- to a significare sostanza formata non già di carne, sibbene a- somiglianza di carne. — Essendo passata nell’ uso fa voce Poro sarcoide , può esser intro¬ dotta nel Vocabolario Italiano e forse nel modo seguente. Poro sarcoide. s. m. (Chir.). Co¬ si chiamasi Quella sostanza rosseg¬ giante, composta di fibre o lamine molli , sotto forma di bottoncini car¬ nei, teneri, vascolari , rossi ed anche sensibili , che trasuda dalle parti fratturate delle ossa, e serve quan¬ do sono a contatto, a stabilire la lo¬ ro adesione mediante un successivo deposito in essa di materia calcarea che la indurisce, ossia la riduce a quello stato che dicono Callo. PORTATIVO, PORTATILE, add. Es. Benc. Pim. 47. « In prima é ne- » cessano spogliarti la veste che intor- » no porti; ch’é vestimento d’ignoranza, » fondamento di pravità, legame di corru- » zione, oscuro velame, viva morte, scn- » sitivo cadavere, sepolcro portativo. » Osserv. Portativo c portatile sono voci ammesse nei Vocabolari. Avendo per desinenza differente valore, giacché esprime la prima alto a portare e la • 6 4 2 PR seconda atto ad esser portato o da potersi portare , non si possono l’una all’altra sostituire. Se il Benci nel citato esempio avesse usato portatilo per portatile , non sarebbe in ciò da seguir¬ si, nò dovrebbe questa voce in tal senso, venire registrata nel Vocabolario. E da credersi però 1* abbia adoprata nel suo naturale significato. POSATÓIO, s. m. Per Qualsivoglia cosa che serva d'appoggio ad altra che vi si adagi. Es. Montig. Diosc. 258. « E si pro- » caccia uri vaso di terra cotta che abbi » gran corpo, e mettevisi dentro aceto » fortissimo, e con una stuoja fatta di » canne alla bocca del vaso se ne fa po- » satojo a una tegola di piombo. » Osserv. Volendosi registrata in tal senso questa voce, giova accennare alle corrispondenti che -trovansi ne’Vocabo- larii, cioè ad Appoggiatolo ed a So¬ stegno. POSTICCIA, s. f. Piantata regolare d’alberi d’ogni specie. Es. Vino. Viv. Intorno al difend. 98. « E sopratutto con la conservazione » delle posticcie e delle piantate, con » somma facilità si potrebbe in questo » paese ancora ritenere Arno entro il suo » letto ec. E 101. Anzi sarebbe anche » in essere tutto l’operato con legname » forte sotto la torre de’Monaci, insie- » me coll’acquisto che con piantate e » posticcie sera fatto davanti al nuovo » muro andante cc. » Osserv. Evidentemente rilevasi negli esempii citati, distinta la Posticcia , dal¬ la Piantala. La prima di tali voci, phe non può quindi definirsi come si ò fatto, suona in essi qual aggiunto di terra in relazione al § 2 Posticcio del Vocabor lario di Napoli. Posticcia poi in senso agricolo, che dicesi anche Posticcio , trovasi ne’Vocabolari coll’appoggio di esempii. * PRECIPIZIO, s. m. Manca in senso chimico : vi è precipitazione; perchè non vi aggiungeremo anche precipizio, se il PR troviamo in si purgato scrittore qual è il Bartoli? Es . Bart. Tens. e Press. XII. 75 J. « In questo rialzamento non intervicn » precipizio dell* argento, non cadute, » non salti. » Osserv. Precipizio nel citato esem¬ pio, sembra usatosi per Precipitamene to , ed in tal senso notrebbesi forse ag¬ giungere g ai Vocabolarii, non tanto ad uso chimico, cui di rado sarebbe ado¬ perabile, quanto ad uso generale, per quando potesse tornare in acconcio. PRIMO (in quel), m. aw. e vale Al primo tratto , sul principio , di pri¬ ma giunta. Es. Sago. Nat. Esp. 124. « — le » quali dilatandosi vengono in quel pri- » mo a ristringere. *> Osserv. In tal caso In quel primo equivale meglio ad In quel primo mo¬ mento. PROCANTO, s. ni. Principio c forse Cantonata delle muraglie, interini¬ ne di architettura. Es. Sod. Agr. 180. «Alcuni altri han- » no giudicato, che sia meglio, (ccosìhan » fatto) di tirare il procanto della mura- » glia in foggia di completa fortificazione. » Osserv. Procanto è voce, in questo senso, affatto sconosciuta e fuor a’ uso, da non registrarsi quindi nel Vocabola¬ rio, tanto più che lo stesso proponente di essa mostrasi incerto sul suo vero si¬ gnificato. È probabile esservi errore nel testo e doversi leggere Precinto o Pro¬ cinto della muraglia. PRODROMO, add. Precursore , pre¬ cedente ; adoperato come addiettivo, di clic non danno esempio i Vocabolaristi; ma bensì usato sostantivamente, addi¬ cendo il Dizionario della Minerva di Pa¬ dova la sola autorità del Magalotti. Es. Sod. Agr. 55. « I prodromi Aqui- » Ioni, c le Etesie soffiano tre di avanti » al nascer della Canicola ai dodici di » Luglio, altri ai ventiquattro si sentono » in Italia, onde son delti prodromi, cioè » precursori. » PR Osscrv. 11 Vocabolario di Napoli, trat¬ tandosi di voce fuor d’uso in tal senso, di origine greco-latina, si limita ad ac¬ cennare 3 3, che Prodromi si dissero Calce e Lete figli di Borea, i quali tra¬ sformati in venti incominciavano a soffia¬ re otto giorni prima dello sorgere della Canicola. Trovasi però anche scritto che Prodromo vai Precursore , foriere , cc. voci le quali usansi spesso addiettiva- mcnte. * PRONTO, add. Es. Vas. Fantas. e lizzar. 93 — « nella chiesa di S. Spirito di Fiorenza » lavorò alla cappella di Gino Capponi » una tavola che v’ò dentro una Visita¬ li zione di Nostra Donna con S. Nicolò e » con S. Antonio che legge con un par » d’occhiali al naso, che è molto pron- » to. » — Scrive il proponente questa voce. Lascierò che altri dia a questo vocabolo il vero suo senso artistico ; io propongo di farne un § a pdrtc c ne re¬ co l’esempio. Osserv. La voce pronto in tal caso, sembrerebbe usata nel senso del g Vili del Vocabolario del Manuzzi, cioè di compito , finito di lutto punto. PROPORZIONATISSIMO, add. superi, di proporzionato. Es. Vinc. Dant. Prop. 90. « Tutte le » forme della natura intenzionali in sé » stesse sono bellissime e proporziona- » tissime. » Osserv. Una tal voce trovasi già con citazione di esempii, nel Vocabolario di Napoli ed in quello del Manuzzi. 1 PROVOCARE, v. a. (lat. Provoca¬ re). Pel Diritto di appellare una sentenza ad un magistrato supe¬ riore. Es. Gian. Rep. Fior. I. 204. « Per- » chè i Magistrati siano costretti ad es- » sere nelle sentenze giusti, hanno posto » freno alla loro autorità, ordinando che » delle loro sentenze si possa provocare » ad una superiore autorità. » Osserv . Provocare per appellare è voce di origine latina c di antico uso nel RA 34 foro, quindi accettabile nel Vocabolario; non devesi però inserire in esso tal ver¬ bo dicendo: pel Diritto di appellare una sentenza, ma per YEsercizio di tale diritto. Q * QUARÉSIMA, s. f. Pel Digiuno del¬ l’Avvento. Es. Nard. lst. Fir. II. 9G. « Quella » presente quaresima dell’Avvento.... » fu celebrata e osservata con maggior » astinenza. » Osserv. Quaresima vuol dire digiu¬ no di giorni quaranta y e l’applicazio¬ ne di questa voce,per esprimere Digiu¬ no soltanto, fu licenza di qualche scrit¬ tore , la quale non venne approvata dall’uso, e potrebbesi solo ripetere in qualche caso speciale. Il dire, p. c. fece quaresima per giorni sei , sarebbe permesso, poiché esprimerebbe come fos¬ se detto, fece per giorni sei quanto è prescritto praticarsi in quaresima . R - RAMMESCOLATO, add. m. Mesco¬ lato, confuso insieme , lo stesso che rimescolato. Es. Bart. Ricr. 51. « Gittava su » d’alto al popolo monete rammcscolate » con ferri acuti, onde i raccoglitori ne » portavano più ferite che denari. » Osserv. Sembra che Rammescolato non possa darsi come sinonimo di Rime¬ scolato, giacché la prima di tali voci corrisponde non così tene a mescolato, confuso insieme , come a framme¬ scolalo di cui é sincope, e la seconda invece serve ad esprimere più propria¬ mente mescolato di nuovo. RAMUZZO, s. m. Per Ramoscello. Es. Montig. Diosc. 18. « Ed intorno » a quei ramuzzi foglie assai. E 124. Fa » più gambi (il guado sabatico) sotti¬ li li, con assai ramuzzi e rossicci. » Osserv . Corrisponde più propriamen- U RE RI te a Hamuccio, voce registrata nel Vocabolario del Manuzzi ed in quello di s. f. Diminutivo di Ranocchia. Es. Sod. Agr. 94. « L’abbondanza » delle Ranocchiellc, dei lombrici, delle » zanzare. » Osserv. Trovasi tal diminutivo nei Vocabolarii del Tramater e del Manuz¬ zi, ed in quest'ultimo se ne citano due esempii. RECIPROCAZIONE, s. f. Per La vi¬ cenda del flusso e riflusso del mare. Es. Viv. Vit. Gal. 64. « E discussi » i gran problemi della costituzione dcl- » r universo e delle reciprocazioni del » mare. » Osserv. Di ottimo e frequente uso è tal voce, di latina provenienza, autoriz¬ zata da Plinio e da quanti scrissero po¬ steriormente sul flusso e riflusso del mare. Abbisogna però sempre, in tal senso, deH’accorapagnatura del genitivo, come nel citato esempio, riportato anche dal Manuzzi, nel suo Vocabolario, alla medesima voce. REVERENZA, s. m. Non trovo nel Vocabolario del Manuzzi, nè in quello del Tramater dato a questa voce il si¬ gnificato di Modestia, decenza. Eppure "se non erro tale ha valore nei testi del Bartoli. Es. Cos. Bart. Pitt. II. 61. « Io vor- » rei che questa abbondanza fosse ador- » na e prestasse di sé una certa varietà » grave e moderata, mediante la dignità » e la reverenza. » (Nel testo dcll’Àlberti si legge : Tum dignilate et vere - cundia gravem atque moderatavi.) — E 11. 62. « Vi sieno parte ignudi e » parte vestiti, ma abbiasi sempre cura » all’onestà ed alla reverenza. » — E li. 63. « Questa modestia e questa reve- » ronza desidero io che in tutta l’istoria » si osservi acciò che le cose oscc- » ne o si lascino da parte o si cmen- » dino. » Osserv. Leggendosi' nel terzo degli Napoli. * RANOCCHIELLA, esempii citati, questa modestia e que¬ sta reverenza , convien dire clic il Bar¬ toli diede a tali due voci differente va¬ lore, e che quindi non può darsi a Re¬ verenza il significato di Modestia. Ve¬ dendosi poi scritto nel testo dell’Àlberti, verecundia , ed essendo Verecondia , la riverenza deiraspetto e del giudizio altrui, riesce chiaro usatasi Reverenza per Verecondia , voci aventi entrambe la radice latina vere ri. RIARDERE, v. n. e n. p. § Abbru¬ ciare. Es. Cell. Orif. 63. « Si può gettarvi » dentro l'argento benissimo strutto, e, » perchè non riarda, gettarvisi dissopra » un poco di borrace, e sopra la detta » borrace un pugnaletto di gruma di » botte ben macinata. »— E 79. « Volen- » do che l’argento non si riarda e che » meglio si liquefacela. » Osserv. Non può credersi usata negli esempii citati la voce Riardere per Ab¬ bruciare, poiché l’argento non abbrucia. Riardere , in tal caso significa Ardere di nuovo , cioè, parlandosi di metallo. Ritornare incandescente. 11 Borrace e la Gruma di botte formano nel lique¬ farsi, sulla massa argentea, come una veste la quale impedisce il contatto del¬ l’aria c rende per propria natura più concentrato il calore, sicché Targento si liquefò con maggiore prontezza lungi dal tornar ardente, occorrendo per quel me¬ tallo grado minore di calorico per ar¬ dere di quello occorra per liquelarsi. RINTENERIRE, v. n. Per Ammolire di nuovo. All’esempio unico del Vasari si aggiunga questo. Es. Montig. Diosc. 7. « Lessasi (il 9 Ghiazziuolo) per impiastrarlo in su » le gangole od altre dure nascenze in- » vecchiate, per rintenerirle. » Osserv. 1 Vocabolari danno Rinte- nerire per Intenerire di nuovo , e ciò va l)ene; il proponente l’aggiunta di nuovo esempio (lice Rinlenerire per ammolire di nuovo. Si osserva non potersi fare tale sostituzione, poiché a m- RI molliteli ammollare esprimono in uso proprio differente modo Intene¬ rire. R1NTENERIRE IL CORPO, v. a. Per Muovere o sciogliere il corpo. Es. Montig. Diosc. Gl. a (Le man - » darle) mangiate alleeeriscono lo do- » glie, rinteneriscono il corpo ec. » •— Il Rnellio traduce: alvum emolliunt. Osserv. Rintenerirc il corpo non suona propriamente nel citato esempio, muovere o sciogliere il corpo , modi che hanno più comune significato, ma vuol dire invece Mollificare il ventre (emol lire duri tieni ventri s^ come tra¬ dussero .il Ruellio in latino e in italiano il Mattinoli, cioè togliere gli indurimenti del corpo disoppilando i visceri in esso contenuti. RINVINCID1RE. V. WVINCIDIRE. * # RISCONTRO, -s. m. Uno dei due lati della moneta. Es. Nard. Si. Fir. III. 200. « Una » moneta che da una banda aveva un » vaso d’acqua e al riscontro un altro » di fuoco. » Manca in questo significato ne’due Vocabolarii. Osserv . Non mi pare clic la voce iìi- scontro nell’esempio citato, suoni come sostantivo maschile e significhi Uno dei due lati di una moneta , ma credo trattarsi in tal caso di un medesimo la¬ to, ed esser pasta, come modo avverbiale in luogo di a rincontro , a riscontro , di contro. Per persuadersi di ciò gio¬ va leggere nel suo vero senso il periodo delle Storie Fiorentine del Nardi, dal eguale venue tratto V esempio succitato. Ecco come si esprime: « Aveva anche » per giattanzia della sua prudenza fat- » ta battere una moneta d'argento che » da una banda aveva un vaso d’acqua » ed al riscóntro un altro di fuoco et al » di sopra due mani che si tenevano » l’ima coll’altra insieme congiunte aua- » si volendo inferire che la sua pruucn- » za era atta a partorire e causare a.sua p posta e la pace e la guerra. *> — Fi¬ nora riuscirono vane le mie ricerche sul- RI 45 l’indicata moneta d’argento, che non tro¬ vo negli indici de’Numismatici, c con- vien dire siasi perduta. RISERRARE, v. a. Aggiungasi g Comprimere e calcare una cosa so¬ vra se stessa. Es. Cell. Orif. 63. « Tenendo in- » nanzi quella prima forma di gesso, la » quale è in cavo, con ceselli, bulini e » ciappole si va riserrando l’argento e *> finendo la storia del detto suggello. » Osserv . Una tal voce, nel senso indi¬ cato, trovasi registrata nel Vocabolario del Manuzzi g 2, con citazione di esem¬ pio tratto dalla vita di Benvenuto Gelli¬ ni. In quello di Napoli non si trova. * RISPLENDENZA, s. f. Aggiungi e- sempio, non avendone la Crusca che un solo del 300. Es. Vino. Dant. Prop. GO. « Perciò » che i colori portano con esso loro va- » gliezza; c le durezze il lustro o vero » rispondenza. » Osserv . Risptendenza, nel citato c- sempio, sembra usata per Risplendore y voce antiquata ancor essa, che ha per equivalente Rilucentezza, e viene ap¬ plicata in senso fisico, mentre nell’escm- pio recato dalla Crusca vedesi usata in forza di titolo. L’opportunità adunque dell’esempio proposto, da collocarsi al tema di questa voce nel Vocabolario, non consiste nell’esser posteriore al 300, ma nell’avere differente signifi¬ cato. RITIRARE, v. a. Stirare, spianare. Es. Montig. Diosc. 276. « Ella (la » terra chia) ritira la pelle griuzata. E » 226. La barba (della Vitalba) netta » le carni e ritira le grinze. » — Se ne faccia g alla voce Grinza. Osserv. Sembra usata questa voce in senso di Ristirare o Ridistendere, come fosse detto Stira di nuovo o ri- distira la pelle, che ha perduta la na¬ turale stiratura, ossia restituisce la na¬ turale stiratura. * R1T1RATURA, s, f. Luogo appar¬ tato solitario ed anche Ritiratezza. 46 RI Es. Rart. Suon. IV. Vili, 596. « Nel » filosofare dell’occhio si procede tutto » all’aperto e al chiaro, perchè egli è » tutto in ordine alla luce : al contrario » nell’udito tanto gli sono necessarii i » nascondigli, quanto la ritiratura e il » silenzio senza il quale è sordo. * Osserv. La voce Ritiratura , in tal caso sembrerebbe forse meglio usatasi per Solitudine in genere, piuttostoché per Luogo appartato e solitario. Infat¬ ti dicendo l’esempio, sono necessarii i nascondigli guanto la ritiratura , puè credersi che l’idea di luogo stia nella voce Nascondiglio, la quale espri¬ me appunto Luogo appartato; aggiun- gonsi poi le voci ri tiratura e silenzio , giacché può esservi luogo appartato sen¬ za ritiratura , ossia solitudine, e silen¬ zio. Se si volesse la voce Ritiratu¬ ra. equivalente a Luogo appartato c solitario, avrebbe per sinonimo Ritiro. In tal caso però suonerebbe distinta da Ritiratezza y voce che meglio esprime astrattamente Qualità di ciò che è ri¬ tirato, , ed è più relativa a persona di quello sia a luogo. * RITRATTO,add.Per figurato, for¬ mato a quel modo, a somiglianza. Es. Montig. Diosc. 7. tergo. « 11 Ci- » pero ha ritratta la foglia come quella » del Porro. E 40, tergo. 11 suo fiore » è ritratto come quello Cipollone, ma » maggiore, ecc. » Osserv. È registrata ne’Vocabolari la voce Ritrarre nel senso di Imitare c rappresentare al naturale , con cita¬ zione d’esempii, e cosi pure avvi Ritrat¬ to nel medesimo senso, cioè di participio addiettivo. RIVINCID1RE, v. n. Per Divenir molle, vincido. Es. Montig. Diosc. 31, tergo. « La » quale {mirra) stropicciata colle mani » rivincidisce. » RINV1NC1DIRE, n. p. Per Ritornare pieghevole. Es. Matth. Diosc. 36. « Bisogna per » un di avanti bagnati i suoi manipoli RI » (del Nardo celtico) con acqua e ben » nettati dalla terra in qualche umido » pavimento sopra a carta distenderlo... » perché in questo modo si rinvincidisce » e non si rompe. » — In onesto se¬ condo senso l’ha già il Vocabolario di Napoli, ma senza addur le parole del - l’esempio del Mattinoli da lui citato. Osserv. Trovansi nei Vocabolari In¬ vincidire per Far divenir vincido c per Divenir vincido , e Ravvincidire per Divenir vincido, Rinvincidire, è notato invece per esprimere nuovamen¬ te invincidire. Citasi a questa voce il Mattinoli, ma questo autore scrisse Rin- vencidere , come adoprò anche Venco in luogo di Vinco; varianti da regi¬ strarsi nel Vocabolario poiché usate in alcuni luoghi d’Italia nella lingua parla¬ ta. La parola vincido , secondo il Vo¬ cabolario di Napoli, avrebbe provenienza dal tedesco, cioè da weichcn. divenir molle. Senza ricorrere però ad origini straniere, sembra potersi derivare da Vinco cioè dal vimen de’latini definito da Varrone, omne virgultum 9 lentum seu molle, flexile et aplum ad vien- dum idest ligandum. I vinchi infatti, sono rami sottili di salice, che per la loro mollezza e pieghevolezza non solo ser¬ vono a ligare e vincolare, ma prestansi ben anche ad altri analoghi ufuzii. Nes¬ suna improbabilità quindi che siasi usato vincido in analogia a ciò che avviene de*vinchi, i quali posti nell* acqua ria¬ cquistano la pieghevolezza perduta col disseccamento, onde esprimere lo sta¬ to di mollezza, cui riduconsi alcuni cor¬ pi secchi immergendoli nell’acqua. In¬ fatti la composizione della parola vin- ci-do nacque nel modo stesso come nacque mucido , avendo la desinenza do, imitata dalla lingua latina, valore qualitativo. In conseguenza di ciò appa¬ risce naturale la formazione del verbo esprimente l'atto di ammollimento, colla premessa della particella in, che indica in tal caso passaggio di stato. Una tale opinione appoggicrebbesi anche osser- > RO RO 47 vando, che non solo Vincido e Rinvili - cidire dicesi italianamente, ma pure Vencido e Rinvencidire , come si legge nella traduzione di Dioscoride fatta dal Mattinoli, locchè ha relazione colle parole Vinco e Venco } più sopra notate. Ag¬ giungasi, per dimostrar meglio l’uso fat¬ tosi delle parole Vincido e Rinviaci - dire , che negli esempii citati, avvi sem¬ pre relazione a sostanze vegetabili, facili ad esser penetrate dall’acqua, come sono i ramoscelli ed i vinchi, ossia a rinvincidi- rc, cioè a ritornar molli come appunto ne’ vinchi si osserva. — Non trovereb- bcsi poi ragione d’interpretare Rivinci - dire , usato traslatamente nel citato e- scmpio del Moniigìano, yer divenir mol¬ le invece che per ritornar molle o rinverni# , poiché essendo la Mirra mol¬ le in origine,' tale in parte ritorna me¬ diante il calore conseguente allo stropic¬ ciamento di essa colle mani. E però in tal caso trattandosi di sostanza che si fa tenera col mezzo del calore invece- chè coll’acqua, il Mattinoli avrebbe tra¬ dotto più propriamente un tal punto di Dioscoride dicendo, nel maneggiarla ( la Mirra ) s’ arrende, invece di dire: stropicciata colle mani rivincidi- sce: — Ad ogni modo quando anche la voce Rivincidire si credesse ammissi¬ bile ne’ Vocabolarii, benché non ab¬ biavi Vi addire, non potrebbe suonar essa in modo differente di Rinvi addi¬ re cioè Invincidire di nuovo. * ROCCIA, s. f. Sucidume di pol¬ vere ed olio che imbratta le braccia de lottatori. Es. Montig. Di ose. 49, tergo. « La » roccia, che nel giuocare alle braccia si » fa della polvere e dell’ olio insieme » mescolati, giova posta sulle durezze. » 11 Ruellio traduce: strigmenta pale- slrica . Osserv. Non può offrirsi una tal voce per indicare lo speciale Sucidume di polvere ed olio, che imbratta le braccia de lottatori , poiché non vale di più nel citato esempio, di quello in¬ dica la sua significazione, già notata al 3 2 del Vocabolario di Napoli, cioè di Immondezza , di Sucidume , di Lordu¬ ra c di Sporcizia , voci che equivalgono al vocabolo latino Strig mentum , usato dal Ruellio. ROMPERE IL VENTO, v. a. Promuo¬ vere la ventosità , e sciogliere la fla¬ tulenza. Es. Montig. Diosc. 31, tergo. « (Lo » squinanto) fa orinare, purgare le » donne, e rompere il vento, ec. — E 37. » La mastice... buona allo stomaco, e rom- » pere il vento per di sopra. — E 125, tergo. « L’agarico fa purgar le donne, » rompere il vento della matrice. » — 11 Matthioli traduce il primo esempio : dissolvere le ventosità; il secondo: commoverc i rulli. g Romper vento , v. a. Per Ruttare. /&. Montig. Diosc. 125, tergo. « Que- » gli clic i rutti loro sanno d’aceto, rom- » pono vento che sa loro alla bocca di » aceto. » Osserv. Rompere il vento non tro¬ vasi ne’Vocabolarii, ma vi ha Rompere i flati , con citazione d’esempio. Alla vo¬ ce Flato trovasi Vento come sinonimo, dunque il modo di dire Rompere il ven¬ to per Rompere i flati è anche auto¬ rizzato dai Vocabolarii. Che poi Romper vento possa dirsi anche per Ruttare è naturalissimo,poiché Rutto vien definito Vento che dallo stomaco si manda fuori per bocca. Se quindi Rompere vento e Rompere flati è tutt’uno, ed i flati possono aver uscita per di sopra e per di sotto, tale uscita corrisponderà sempre al modo di dire Rompere ven¬ to , come dai citati esempii rilevasi. È però da osservarsi nell’esempio che dice: quegli che i rutti loro sanno d’ace¬ to, rompono vento che sa loro alla bocca d’aceto , esser distinto Rutto dal Romper vento , e non potersi quindi dire in base a quell’esempio, Romper vento per Ruttare. Si noti infine esprimere in tal caso, la voce Rompere , non già di¬ videre, sciogliere, ma come derivata 48 RU dal latino erumpere, equivalere ad uscir fuori con impeto, per cui non si potreb¬ be dire Rompere il vento per promuo¬ vere le ventosità o sciogliere la fla¬ tulenza, tanto più che negli esempli ci¬ tati essendo la voce rompere retta dai verbo fare , il sostituirvi far promuo¬ vere, far sciogliere, riuscirebbe ma¬ niera meno propria. ROZZO, add. Aggiunto di colore mu¬ tato dal Sole. Es. Montig. Diosc . 24, tergo. « (LV » lio di /ien greco) leva il colore rozzo » come dal Sole, e mettesi ne’lisci. » Osserv. Parrebbe non potersi riguar¬ dare, in base al citato esempio, la voce Rozzo esclusivamente come aggiunto di colore mutato dal Sole. Dicendo il Mon- tigiano rozzo come dal Sole, intende offerire un paragone e non più. Infatti il testo latino dice vitia cutis in facie , senza specificare la causa di tal viziatura, ed in modo analogo traduce il Mattinoli. La voce Rozzo in ouesto caso esprime¬ rebbe adunque un’alterazione nel colore della cute c nulla più, ed cqùivalercbbe a vizialo, alterato, mutato, c meglio an¬ cora ad Arrozzito (Vedi tal voce più sopra). Relativamente alla qual ultima voce è da ripetersi, per quanto spetta agli esempii tolti dal Montigiano, ciò che allora si è detto, cioè scrivere sempre tal autore, Arrozzila come dal Sole, ben¬ ché nel testo latino dicesi solamente vi¬ tia cutis. " RUBRICATO, add. NelVocabolario ci è Rubrica in senso traslato, cioè di bre¬ vissimo compendio ecc. con buoni e- sempii; c’è Rubricatone nello stesso senso, cioè di Facitor di rubriche, ar¬ ticolo riportato dal Dizionario di Padova, il quale lo registrò sull’autorità del Ber¬ gamini, che allega il De Luca (Dottor volgare), senza però addurre l’esempio. Ma, né nel senso traslato, nè nel proprio trovansi Rubricatone e rubricato; uantunque in senso proprio vi sia Ru- ricazione . Or in tal senso, ecco l’esem¬ pio di rubricato. RU Es. Burlam. Vit. Sav. 101. « Onde » la mattina seguente salito il pergamo, » con impeto grande di spirito, ricon- » fermò ogni cosa prima da lui pronun- » data, dicendo: io non voglio altro cap- » nello rosso che quello deì martirio ru- » Dricato del mio proprio sangue. » • Osserv. Se la voce Rubricato si fos¬ se usata in luogo di fatto rosso, non lo sarebbe in senso proprio, poiché in que¬ sto senso signiticherenbe tinto con Ru¬ brica, che è sorta di terra rossa. La voce rubricatus però venne usata in latino non solo per tinctus rubrica , ma per tinto anche con altro rosso co¬ lore e collo stesso sangue, come lcggcsi al fine della vita di s. Martino di Vcnant. 2, a addite marthyribus quos ru- » bricat linda cruoris; » in questo caso però l’uso devesi considerare figurato. Nessuno potrebbe metter dubbio che la terra detta Rubrica traesse il nome dal suo colore, che è il rosso ; ma altro è che Rubrica derivi da rosso, altro è che le voci rubricatus, rubricare, ru- bricosus, rubricus, derivino diretta- mente da ruber , invecechè da Rubrica. Vedesi nel Forcellinr essersi usata la voce Rubrica fino dai tempi di Plinio, ed esser le altre voci tutte posteriori c da essa derivate. L’uso metonimico della parola Rubrica qual è distinzione di ti¬ toli o di capitoli di un libro, non ha la sua origine da ruber, comeché tali ti¬ toli o cominciamenti di capitoli si scri¬ vessero in rosso, ma perchè si scrive¬ vano in rosso colla terra detta Rubrica . Nella espressione del Savonarola, rubri¬ calo del m io proprio sang ue y v’ha una mirabile forza esprimente, a mio credere, ben più che la materiale, fa Ito rosso con sangue , e sembra doversi interpretare tal espressione al modo stesso del passo addite martlujribus quos rubricat unda cruoris, cioè non soltanto nel senso di ditto rosso con sangue, ma an¬ che di segnalato, cioè reso più contnr- segnato, più rilevante, più distinto, più spiccante, più illustre, facendo un felice SA traslalo nel scuso che dà alla voce Ru¬ brica la sacra liturgia. S SALDO, add. ni. Per cicatrizzato e propriamente di ferita. Es. Montig. Di ose. 180, tergo. « Le » foglie e’ baccegli tagliati sottili si inct- » tono sulle ferite ancor fresche finch’ » elle sien salde. » Osserv. Saldo , nel citato esempio, suona come sincope di saldalo , ed è participio di saldare, voce provveduta di buoni csempii anche nella sua ap¬ plicazione a ferite e piaghe. * SÀLNITRALE, add. che appartie¬ ne a quella materia che dicesi sal¬ nitro, e però o è salnitro o ne ab¬ bonda. Es. Bart. CUiac . XXXIL G92. « La *» maggior copia degli spiriti che abbiam » detto esser diffusi e penetrati per tut- » to, è senza dubbio quella de'salini, e » fra gli altri de’salnitrali. » * SALN1TROSO, add. che contiene da per sè del salnitro in più o meno quantità. Es. Bart. Ghiac. XXXIV, Gl) k « Gli » spiriti sainitrosi, così quegli che già » sono dentro aH’acque, come quegli che, » per natura o per arte, posson venirle » di fuori, concorrono in gran maniera » al lavoro del giaccio. » Osserv. Fu ottimamente distinto il valore di queste due voci, qual deve fi¬ lologicamente considerarsi in relazione alla voce salnitrato; sembra però es¬ sersi dal Bartoli usalo sainitroso nel senso di sa Ini ir ale, locchè renderebbe meno valido il citatovi esempio. Infatti dire salnitrali, gli spiriti , cioè prin¬ cipi! tenui e volatili del salnitro , starebbe bene per esprimere apparte¬ nenti al salnitro , c non però in tal caso sembrerebbe potersi sostituire g li spiriti contenenti del salnitro. SASSATILE, add Clic sta Ira sassi , c dicesi propriamente di piante. SC i9 Es. Montig. Diosc. 216, tergo. « Con- » ciansi (i vini) ancor col finocchio, » aneto ed appio sassatile. » Osserv. Il Vocabolario di Napoli $ 2, riporta questa voce in senso botanico : Radice sassatile. SCANNAMENTO.s. ni. Lo scannare. Es. Benc. Pini. 53. « Partorisce adul- » terio, stupri, omicidii, patricidii, sa- » crilegii, e dispregio delle cose di Dio, » scannamenti, disfacimenti di cittadicc. » Osserv. Trovasi questa voce, con ci¬ tazione di esempio tratto dal Diodati, nel Vocabolario di Napoli? SCARDASSATORE, s. m. Colui che raffina la lana cogli scardassi. . Es. Nard. Ist. Fir. I, il. « Un certo » Michele di Landò pettinatore, o vero » scardassatore di lana. » Osserv. Voce meritevole di esser re¬ gistrata ne’Vocabolarii, poiché indica Chi scardassa , meglio della parola Scar¬ dassare, la quale forse esprimerebbe più propriamente il Fabbricatore ov¬ vero il Venditore di Scardassi. SCARDARE, v. a. e Scarpato, pari. Ridurre a scarpa o a pendio. Es. Vino. Viv. Intorno al difend. 91. «_ in forma di argini scarpati a » gradi. » Osserv. Dare la scarpa è di uso più frequente c trovasi registrato nel Vocabolario di Napoli, con esempio dello stesso Viviani ; tuttavia Scarpare può in molti casi tornar più opportuno. • SCHIODATURA, s. f. Nel Vocabolario questa voce manca di esempio; si defi¬ nisce per L’atto dello schiodare , e La cosa schiodata , c si registra come vo¬ ce dell’uso. Eccola in iscrittore classico. Es. Vasar. Fant. e Bizzarr. 71. »_si accomodava alcuna volta, se- » condo che pareva, un altro cielo sopra » la tribuna maggiore, nel qual erano » alcune ruote grandi, fatte a guisa d’ar- » colai, che dal centro alla superficie » movevano con bellissimo ordine dieci » giri per dieci cieli, tutti pieni di lu- » micini rappresentanti le stelle, acco- 50 S C SE » modati in lucernine di rame con una | » schiodatura che, sempre che la ruota » girava, restavano in piombo nella rna- » mera che certe lanterne fanno, che » oggi si usano comunemente da o- » gnuno. » Osset'V. Nell’iftdicato esempio, il vo¬ cabolo Schiodatura , non sembra vale¬ re L'atto dello Schiodare o La cosa schiodata , ma aver significazione tut¬ ta propria, cioè indicare lo Stato di cosa connessa ad altra in maniera , che mentre sta attaccala liberamen¬ te , si muove nel proprio centro di connessione. Se però sia da accettarsi questa voce nel senso indicato, o deb- basi oinmettere come impropria, lascio ai Filologi il giudicarlo. Come vocabolo tecnologico si avvicinerebbe a quanto dicesi Snodatura. SCHIZZARE, v. a. Per Iscoppicttare e detto propriamente di alcuni sali allorché sien posti sul fuoco. Es. Montig. Diosc. 267. «....I sali » .... mettonsi in un vaso di terra e » ben coperto s’ardono rimestandogli » continuamente finché non schizzino » più. » Osserv. In tal caso Schizzare , non può considerarsi come equivalente ad Iscoppiettare , ma devesi interpretarlo a seconda della propria significazione, poiché i sali posti al fuoco, non solo i- % scoppiettano, ma schizzano insieme a schegge, la loro acqua di cristallizza¬ zione iscoppiettando, ossia, per meglio dire, crepitando. SCIÀMITELLO, s. ni. Specie di erba detta anche Agerato [Achillea ageratum di Lin.). Es. Montig. Diosc. i90. « Il Sciami- » tello è uno sterpo ramoso. » Osserv. Un tal nome, presentemente di poco uso, non sarebbe da introdursi nel Vocabolario, poiché essendo diminu¬ tivo di Sciamiti >, altra specie di pianta, potrebbero nascerne equivoci. L'Agera¬ to d’altra parte ha nomi volgari che ba¬ stano. SC1APICA. s. f. Manca nel Vocabola¬ rio. Dall'esempio seguente pare che si¬ gnifichi: SciAPlCA, s. i*. Islrumento da pi¬ gliar pesce. Es. Bart. Ghiac. XVII. 656. « Te- » stimonie ne sono le sciapiche dc’pc- *> scatori che talvolta si abbattono a » prendere e trar fuori di que’volumi » di rondini avviticchiate. » Osserv. Trovandosi Sciabica nel Vo¬ cabolario come nome di arnese da Pesca, potrebbe, forse per errore di stampa o per vezzo, essersi nel citato esempio, scambiata la b in p. Dacché sembra pe¬ rò equivalere la Sciabica alla Tragù la de’Latini, ed alla Ciapega de’Pescatori de’nostri fiumi, voce derivante da Chiap¬ pare , ossia prendere, il dire Sciapica sarebbe forse preferibile, perchè espri¬ merebbe meglio che Sciabica , l'origine della voce. SCONTRO, s. m. g Per Relazione fra una cosa e l'altra , riscontro. Es. Vinc. Piti. 6. « Usa di tenere in » mano un filo con piombo pendente » per poter vedere gli scontri delle » cose. » Osserv. In tal caso Scontro , sembra forse meglio equivalere a Corrispon¬ denza di paro , come al g 3, voce Ri¬ scontro del Vocabolario di Napoli. Si osservi poi come alla voc e Riscontrare si dà generalmente come sinonimo, Scon¬ trare; e si avverta che Riscontrare suonerebbe più propriamente, Scontra¬ re di nuovo. * SECCARE, v. n. ass. Per Seccarsi o diseccarsi. — Aggiungi esempii di prosa allTinico di Dante. Osserv. Tale aggiunta è riferibile al solo Vocabolario di Napoli, giacché quello del Manuzzi porta due esempii, nel medesimo senso e di prosa. * SECCHICCIO, add. A Iquanlo secco. Es. Montig. Diosc. 189, tergo. «Fa » una ciocca tonda col fior giallo d'oro » ed una rota come di coccole secchiccie » appassite. » SE Osserì\ È voce da introdursi nel Vo¬ cabolario, poiché può usarsi meglio di Seccaticcio e di Secchericcio e Sec¬ chereccio, vocaboli che potrebbero an¬ che esprimere facile a seccarsi. SEDIG1TO, add. Detto d’uomo che ha sei dita. Es. Nard. Ist. Fir. 1. 54. « 11 quale » (il re) si diceva essere sedigito cioè « per avere un altro dito nel piede alla- » to al dito mignolo. » Osserv. Voce latina, la quale solo po¬ trebbe tradursi in buon italiano dicendo Sedi tu. SEGNAMENTO; s. m. Manca nel Vo¬ cabolario del Manuzzi ed in quello del Tramater, e si usa per Notare che che sia con molti e spessi segni. Es. Cos. Bart. Piti. II. 55. « Fino a » tanto che con un numeroso segna- » mento di punti si continuerebbe il » dintorno del cerchio. » zz li testo ha : numerosapunctorum consi gnatione. Osserv. Una tal voce relativa al g 44. Segnare del Vocabolario di Napoli, ha ogni diritto di essere accettata, non però per Notare che che sia con molli e spessi seguii ma per indicare l'Atto di marcare o distinguere con segni che che sia. Né abbisogna che tali segni sie- no molli e spessi, giacché non direbbe l’esempio, numeroso segnamento di punti , se nella voce Segnamento s’in¬ cludesse che i segni debbano esser molti. SENSIBILE, add. d’ogni gen. Per no¬ tabile od importante. Es. Sagg. Nat. Esp. 64. «_Ka¬ rt equa fermossi senza far altra sensibile » variazione : » — Manca nel Vocabola¬ rio del Manuzzi : quello di Napoli gli at¬ tribuisce anche questo significato, ma senza produrre esempio. Osserv . La voce Sensibile altro non significa nel citato esempio, se non per¬ cettibile ai sensi. E può darvisi in quel caso come equivalente la voce notabile , per ciò solo, che ogni cosa percettibile può venire dai sensinotata.il credersi pe¬ rò che la voce importante corrisponda S F 54 alle due predette, non regge, qualora si consideri potersi dare moti e variazioni sensibili elle non riescano per importan¬ za notabili. Sostituendo infatti alla vo¬ ce sensibile la parola importante , nel passo citato, si altererebbe il signilicato dell’esempio, poiché si escluderebbe l’e¬ spressavi negazione di ogni moto, am¬ mettendo al contrario, che uno ne fosse avvenuto, ma non importante. SERENATORE, s. m. Che serena. Es. Sod. Agr. 56. « I venti levantini » da molti sono chiamati sereni o sere- » natori. » Osserv. Dovendosi necessariamente nel citato esempio, riferire l’epiteto se¬ renatovi a venti, non può offrirsi come sostantivo. SERPATO Di LISTRE, add. Chiaz¬ zato di più colori come la serpe. Es. Montig. Diosc. 115, tergo. « Il » gambo (della Serpentario) serpato ® d’alcune listre pagonazze. » Osserv. Serpaio di listre equivale soltanto a Segnato di liste di anda¬ mento tortuoso a guisa della serpere non già a Chiazzato di più colori co¬ me la serpe , tanto è vero che dice l’e¬ sempio, serpaio di alcune listre pa¬ gonazze. La parola serpato deriva dal latino serpo, serpeggiare. Ne’Vocabolari del Tramater e del Manuzzi si dà per e- quivalente di essa, Di più colori a gui¬ sa della serpe , e poi si aggiunge come sinonimo latino, variegutus , cioè mac¬ chiato a più colori. In tal caso sembra si avesse dovuto dire, Di più colori di¬ sposti a macchie o segnature di for¬ ma serpentina , giacché lo aggiungere a guisa delle serpi, dà una imperfetta j idea, facendo credere esclusivo caratte¬ re di quegli animali l’essere macchiati di più colori ; la qual cosa non é, essendo¬ ne fra essi di non variegati, ed avendovi molti fra gli animali, come pure molti fra’ vegetabili, dipinti a colori svariatis¬ simi. * SFERICO, add. Per convesso. L’Al- berti e ’l Bartoli, suo traduttore, usare- 5 3 S F no la voce sferico nel senso di conves¬ so, in quanto che ogni corpo convesso ò lina sezione di sfera, come si rileva dal- l’Alberti stesso: sphacrica superficies dorsum sphaerae imitatur. Il Vocabo¬ lario del Manuzzi e quello del Tramater, citando gli stessi eserapii, non danno al¬ tra significazione a sferico che globoso. Avviserei che a questa voce si aggiun¬ gesse un g col significato di convesso citando l’esempio seguente. Es. Cos. Bart. Pitt. I. 5. « Impcroc- » chò alcune superficie sono piane ed » uniformi, altre sono sferiche e gonfia- » te altre sono incave e concave. » Osserv. Sferico non può esser usato per convesso, giacché se una superficie sierica è sempre convessa, ogni super¬ fìcie convessa non è sempre sferica. Non é d’altra parte geometricamente vero che ogni corpo convesso sia una sezione di sfera; nè ciò può dedursi certamente da quanto scrisse l’Alberti: sphaerica sti¬ pe r/icies dorsum sphaerae imitaiur, giacché egli dice chiaramente che lina superficie sferica imita il dorso della sfe¬ ra, non già che sia una sezione di essa. Non sembra poi potersi credere che il Cartoli, nel citato esempio, abbia fatto uso di sferico per convesso, e quindi non parrebbe che in base di esso potes¬ sero introdursi nel Vocabolario come sinonimo, due voci che non sempre suo¬ nano tali. SFIACCOLANTE, s. m. Da Sfiacco¬ lare, Mandar fiaccole, scoppietti lu¬ cidi. Es. Sod. Aqr. 13. « Quando nc’lumi » si aggruppano ed accozzano assieme » gli sfiaccolanti. » Osserv. Avrebbe per equivalente Sfa¬ villante, voce usabile con maggior pro¬ prietà, per indicare Qae corpicciuoli che staccatisi accesi dai lumi e scop¬ piettano sfavillando. La voce Sfiac¬ colante, può adoprarsi nulladimeno in qualche caso, per indicare i corpicciuoli medesimi, ancorché partano da altra sor¬ te di lume che dalla fiaccola. SI SFILATO, s. m. Scolazione di seme- Si aggiunga esempio che manca. Es. Montig. Diosc. 288. « Son qual- » che volta molestati dal singhiozzo e » dallo sfilato, il quale ancorché non vo- » lessino tuttavia scolano. » Osserv. La voce Sfilato origina da popolare credenza che la scolazione dalle parti genitali derivi da disordine al filo della schiena, ossia delle vertebre, per cui dicesi anche volgarmente Debolezza di schiena. Non devesi quindi usare co¬ me fiore di lingua. 1 Vocabolarii danno per equivalente, Gonorrea, Scolazione di seme , loccliè starebbe col testo la¬ tino, che dice geniturae prof usto. 11 vo¬ cabolo Gonorrea però non essendo ac¬ cettato nell’uso nel suo vero significato, devesi lasciare in tal caso, e sostituirvi Polluzione, se trattasi di vera scolazio¬ ne di seme, ovvero dire Blennorragiu , se si tratta di scolazione di materie mu¬ cose o linfatiche. Potrebbe stare Gonor¬ rea, come voce di generale significato, se lungi da derivarsi da yovos seme, si derivasse da yei'vo^a», generare per es¬ primere Scolo dalle parti genitali. SFREDDARE, v. n. Per Raffreddare. Es. Montig. Diosc. 83. « E levata la » pentola dal fuoco lasciata star cosi un » dì e una notte, e le cose che ci son » dentro vi si sfreddino. » Osserv. Si può citare tal voce,per far conoscer» essersi usata, non però come di buon acquisto. Oltrecchè non abbia¬ mo bisogno di essa, avendo anche In¬ freddare, potrebbe in certi casi venir interpretata in senso contrario, cioè per perdere il freddo. Trovasi ne’Vocabo- larii Sfreddimcnto per Raffreddore; non é però da preferirsi il primo al se¬ condo vocabolo. SIGILLARE ALLA FIAMMA, v. a. Es. Sagg. Nat. Esp. 16 . « Palline di »> cristallo, dentro vuote, alla fiamma si- » gillate. » — Da aggiungersi in Sigil¬ lare , perché indica modo speciale di tu¬ rare, ch’é tanto in uso nelle arti. Osserv. Equivale a Serrare colla SM fiamma o sigillare col sigillo d'Er - mele, cioè phiudere i vasi o cane Hi di vetro, col vetro medesimo alla fiamma liquefatto. 11 Vocabolario di Napoli porta esempio di tal maniera di dire, citando il Rìcet. Fior, c gli stessi Sagg. di Nat. Esp. * SITO, add. Situato. È aggiunto dal Cesari con un esempio del Cavalca. Es. Benc. Pini. 78. « La terra sita » nel mezzo del mondo. » Osserv . 11 Vocabolario di Napoli re¬ gistrando questa voce la chiama antica e riprovevole. Sembra pero non rilevarsi in essa che un latinismo passato nel¬ l’uso, il quale devesi solo adoprare con parsimonia, ed in poesia piuttostochè in prosa. SMALTO, s. m. e suoi derivati in sen¬ so di Strato. Es. Nard. lst. Fir. 146. « 11 quale » (palco) era tutto coperto di un suol » di terra, e smaltato di sopra di mat- » toni crudi e di tanta grossezza che » tale smalto poteva facilmente durare » per assai lungo tempo. » Osserv. In tal caso invece che nel senso di Strato, meglio forse direbbesi usata questa voce in senso di Lastrico, o di Coperta . Devesi però adoprar sempre, anche nell’indicato senso, con moderazione, avendone altro suo pro¬ prio, applicabile traslatamente soltanto in poesia. ' SMONTARE, v. n. Es. Sago. nat. Esp. «.... lume che » smontando s’intorbida e muta colore. » — Da aggiungersi agli usi del verbo Smontare nel § 4 del Vocabolario di Napoli, e § VII di quello del Manuzzi, ove trovasi applica^.al colore, ma non alla luce. Osserv. Per farsi più chiara idea di ciò che vien espresso nel passo citato, è d’uopo riferirlo con maggiore estensione, « .... è tuttoché oppresso (/'uomo, vesti - » to di penne che la natura non voi - * le dargli) del peso del material corpo, » facendo forza in sull’ali, per innalzarsi SO 53 » più alto che non conduce la scala delle » sensibili cose, tentò quivi di fissarsi in » un lume, che ricevuto negli occhi non » è più quello, ma smontando s’intorbida » c muta colore. * Dalla lettura di un tal passo rilevasi, non trattarsi di lume propriamente detto, ma di uso figurato di questa voce, quasi si fosse espresso, tentò quivi di fissarsi in un' imagi - ne, in un'idea , in un pensiero, in un intendimento, che sottomesso alla prova de*sensi non resiste, ma vien alterato da essi, e non è più quale appariva da prima, (smontando) cioè diventando meno efficace. Apparireb¬ be adunque non potersi nel citato esem¬ pio, aver tutto il fondamento per cre¬ dere esser la voce Smonlare, applica¬ ta alla luce materialmente presa, come 10 é al colorito negli indicati $ 4 e VII de’due Vocabolari^ ma conservar essa 11 suo naturale significato. SMUSSO, s. m. Per Punta smussata di un cuneo o corpo qualunque. Es. Vino. Viv. Intorno al difend. 45 «.sopra di essa seconda bietta » se ne sarà creata una terza rivolta col » grosso alla pcscaja di S. Nicolò, e col- » lo smuzzo terminante alla sommità » dell’altra di sotto. » Osserv. Una tal voce, che equivale a Smozzatura , Stroncatura , trovasi già come sostantivo nei Vocabolarii, ma senza esempio. Essa è sincope di Smussato e devesi riguardare come addicttivo so¬ stantivato; la sua derivazione é da il/u- tilus. * SOFFREGATO, s. m. Scorticatura della pelle per isfregamento. Es. Montig. Diosc. 35. « E fattane » polvere (della scorza) si mette sul sof- » fregato e sulle piaghe superficiali. (I *> traduttori latini hanno intertrigo.) — » E 28. La polvere delle rose è buona » a metter sul soffregato. » Osserv. Soff regare suona ne’Voca¬ bolarii, leggermente fregare,e d il sen¬ so medesimo aver devono i suoi derivati. Le scorticature della pelle sono ben 54 S 0 iù di leggero sfregamento. Il voca- olo usato dal Montigiano è auindi im¬ proprio, e meglio fece il Mattinoli scri¬ vendo Intertrigine, che è più speciale scorticatura della pelle. SOLEG1NA, s. i. Specie d'uccello. Es. Sod. Agr. 14. « Le solegine svo- » lazzando.... danno segni di tempesta. » Osserv. Non essendo questo nome di uso comune, né conoscendosi a quale spe¬ cie di uccello appartenga, non conviene di aggiungerlo al Vocabolario senza i necessarii maggiori indizii. SUPPOSTA, s. f. Per Sopposta o pessario. Si levi dal Vocabolario il pri¬ mo esempio che è metaforico, ed al se¬ condo del Ricett. fior, si soggiunga questo Es. Montig. Diosc. 7. « Mescolasi » oltre a questo nelle sopposte da ma- » trice. » Osserv. Sopposta e Pessario sono la stessa cosa, non però Supposta , che equivale a Cura ; ea adoprasi per altro sito del corpo. L’una voce deriva da so¬ praporre e l’altra da sottoporre. 11 Ri¬ cettario Fior, dice bene,- le cure , i pezzi o sopposte , c dice pur bene il Re¬ di la cura o supposta. SOPRAFARE, v. a. Aggiungi esempio per Sovrastare. Es. Cell. Orif. 79. « Tant’alto sia » il detto fornello che egli soprafaccia » il coreggiuolo di quattro dita. » Osserv. In tal esempio Soprafare meglio equivale a Sorpassare , Sopra- vanzare , voci il cui uso é da preferirsi in caso analogo. SOPRAFATTO DI COLORE, add. Per coperto. Es. Montig. Diosc. 31, tergo. « Co¬ li me le cose soprafatte di color nero. » Osserv. Nel Ruellio Lib. I, cap. 66, leg- gesi, parlando della Mirra: Alia Cau- calis cognominatur praetermodum exoleta, nigra et retorrida. — Tra¬ duce il Mattinoli Lib. I, cap. 64., Enne un altra chiamata Gaucalia, fuor di modo svanita , nera come si fosse SO arrostita. — Nel Montigiano leggesi invece; Trovasene un altra anchora chiamala Caucalis , secchiccia come le cose sopra fatte di color nero , et come dal fuoco abbronzita. Dal con¬ fronto di tali traduzioni é facile accor¬ gersi non doversi leggere nel Montigia¬ no, secchiccia come le cose sopra fat¬ te di color net'o , ma come le cose so¬ prafatte , dopo cui star deve una virgo¬ la, senza dubbio per errore tipografico ommessa. Vedesi quindi suonar altri¬ menti la voce proposta dalla datagli in¬ terpretazione, e corrispondere invece in relazione alla voce latina exoleta , da exoleo , che, come scrive il Forcellini, dicitur de iis que , non soluti} cre¬ scere desinatit et deficiunt etiam et evanescunt, e doversi quindi preferire la miglior traduzione che ne fece il Mat¬ tinoli, dicendo svanita. Se sia poi da introdursi in questo senso, nei Vocabola- rii, la voce soprafatto , lo giudichino i lessicografi. Ciò che devesi dichiarare come cosa di fatto, è trovarsi la tradu¬ zione di Dioscoride fatta da Montigiano, inferiore di gran lunga a quella del Mat¬ tinoli, c riuscire sovente oscura ed ine¬ satta, dimodoché fa d’uopo stare in guardia continuamente sul valore delle voci da quell’autore adopratc. SOPRAFATTO,add.Per pitiche fatto. Es. Montig. Diosc. 48. « E si piglia- » no cinque once di rose già soprafatte, » e quando esse cominciano a seccarsi. » Osserv. Non sarebbe nuova in questo senso siffatta voce, ma troverebbesi con esempio nel Vocabolario di Napoli ed in quello del Manuzzi, ed avrebbe per equi¬ valente strafatto. Nel citato esempio però corrisponde ad appassito , giacché dice il testo latino: Rosarum viridium quae nullo ante a umore modefaclue, extabuerint ;ed il Matthioli così tra¬ duce: Rose fresche et asciutte d'ogni umore , come cominciano a slangui- dirc. Vedesi quindi che il vocabolo so¬ prafatto sta in relazione al valore di¬ chiarato nel precedente articolo. SP SOPRANATO, add. ni. Sopravenuto. Es. Montig. Diosc. 290. « La quale » disposizione fa ch’egli (il corpo urna - » no) sdrucciola agevolmente c dal bene » al male per la qualità sopranata in » quei corpi. » Osscrv. Questa voce non trovasi nei Vocabolari colla n semplice» ma bensì colla doppia e con esempio. Nel passo citato del Montigiano, Per la qualità sopranata in que'corpi, corrisponde¬ rebbe meglio a Per la qualità svilup¬ patasi. in que’corpi , dicendo il Rucl- lio oh vini corruptricern quae cor - poribus nostris incubit. Sopraveni- rc è più riferibile a venir sopra dal - Vesterno, di quello sia a svilupparsi, os¬ sia nascere nel corpo stesso . SOPRAVIVO, s. ni. Specie d’erba det¬ ta anche Semprevivo. Es. Montig. Diosc. 200. « Il sopra- » vivo maggiore si chiama così perché » ha sempre le foglie verdi. — E 200 » tergo. La vermicolare ovvero sopra- » vivo minore nasce ne’muri. » Osserv. Un idiotismo di questa specie non deve essere registrato ne’Vocabola¬ ri, tanto più che non é d’uso comune e non abbiamo bisogno di questo nome. SPARGOLA, s. f. Specie d'erba del¬ ta anche Raglio ( Galium veruni di Lin.) Es. Montig. Diosc. 202. « Della Spar- » gola. Questa si chiama Gaglio per usar- » si in luogo di Gaglio a rappigliare il » latte. » Osserv. 11 nome Spargo la venne ac¬ cettato dall’uso come aggiunto di Saggi¬ na , e si dà anche allo Spartium jun- ceum 3 detto dai Francesi Spargelle. Po¬ trebbe essere che il Montigiano lo avesse applicato per equivoco, perchè dato for¬ se, ai suoi tempi, al \'Asperella, che è pianta prossima al Gaglio ed ha, come esso, virtù di cagliare il latte. Nessun libro botanico d’altra parte, nota la voce Spargola onde esprimere il Gallio; non può quindi introdursi nel Vocabola¬ rio, perchè fuori di uso in tal senso, e perchè darebbe luogo ad equivoci. Pres- SP 95 so i Botanici Spargala é genere di piante della famiglia delle Cario fi lee. SPIANARE, v. n. ass. § Discorrere , girare , stendersi. Es. Bart. Pier. 11. a Che direm di » quelle (ehiocciole) a cui sulle giunture » spiana una cornice di- meraviglioso » intaglio. » 05seru.ll vocabolo Spianare equivale a Stendersi inpiano. Se il citato esem¬ pio invece di spiana una cornice, dices¬ se discorre o gira una corniceli l signi¬ ficato sarebbe differente; é quindi d’uo¬ po riformare la proposta dicendo : Spia¬ nare per Discorrere, ovvero Stender¬ si, in piano. SPICCIARE, v. a. Per Isfogliare, staccare le foglioline o i petali di un fiore. Es. Montig. Diosc. 2G. « Spiccia mil- » le gigli a novero, e metti le foglie in » un vaso. » Osserv. Spicciare ha in tal caso si¬ gnificato generale di Spiccare , stacca¬ re, e non può darsi come specialmente indicante Staccare le foglioline o i pelali di un fiore. Nel Vocabolario di Napoli è già indicato Spicciare per Staccare c spiccare. Potrebbe Spic¬ ciare esser sincope di Spicciolare os¬ sia staccare dal picciuolo, come al §2 del Vocabolario stesso. SPICCICATO, add. da Spiciccare. Es. Soder. Agr. 144*. «L’arena con » i polpastrelli delle dita stropicciata, » stretta insieme e spiccicata striderà.» — Il Vocabolario di Napoli riporta que¬ sta voce, ma in senso diverso dal pre¬ sente. Osserv. Si può credere errore di scrit¬ tura il trovarsi spiccicata in luogo di spizzicata , avendo tal voce per radice Pizzicare nel senso del g 3 del Voca¬ bolario di Napoli, coll’aggiunta della $ ac¬ crescitiva. Piuttostocché addiettivo par¬ rebbe suonare come participio. SPICCINARE, v. n. p. Ridurre pic¬ cino. Es. Sod. Agr. 138. « I Galestri sono i m 50 S P » una sorta di pietre in Toscana ed al- » trove, che si spiccinano in piccolissimi » pezzetti. » Osserv. Non essendo di uso, nè molto propria la voce Spiccinare per Ridur¬ re piccino, coll’ aggiunta specialmente, in piccolissimi pezzetti, può forse cre¬ dersi che il Soderini abbia scritto Si spicciolano o spiccano, in senso di Separare , disgiungere, come avviene in fatto de’ Galestri, che si disgiungono in piccoli frammenti. SPINETTA, s. f. Specie di pietra preziosa. Es. Vinc. Dant. Prop. 61. « lBalasci, » i granati e le spinette che sono del » medesimo genere che il rubino. » — Forse lo stesso che Spinella di cui vedi il Vocabolario. Osserv . Spinetta per Spinella non è voce d’uso, quindi da non registrarsi ne’Vocabolarii, poiché inutile ed impro¬ pria per aver altri significati. Forse per tipografico errore si misero i due tt in¬ vece dei due II. * SPRONE, s. m. Opera di legname e di sassi che si avanza nel fiume a protegger le rive. Es. Vinc. Viv. Intorno al difend . 77. « Del qual sasso con pruni e frasche in- » sierne formatine a rosa diversi sproni » .... E più sotto. Feci porre in opera » di quell’Arno (sasso sciolto) rincal- » zato e coperto con quello di cava, col p formarne più sproni davanti alla ripa » contro alle Cascine. » Osserv. Sprone o Sperone è nome d’uso in Àrcliit. ed Idraul. per indicare Un opera di fortificazione fatta a so¬ stegno di mura, di fondamenti, ar¬ gini ec.; nè per esser fatta tal opera, in un modo piuttostochè nell’altro* nè per la differente sua destinazione, cangia di valore il vocabolo. SPUNTARE 1 GOMITI DI UN FIUME, loc; v. a. Per rotondare la convessità delle svolle. Es.X INC. Viv. Intorno al difend. 57. «.compresovi lo spuntare e il SQ » tagliare i gomiti clic impediscono il » corso delle acque. » Osserv. Una tale locuzione non ha in se nulla di singolare per dover essere accolta ne’Vocabolarii. In essa il verbo Spuntare è usato attivamente nel sen¬ so di levar via la punta , e può ap¬ plicarsi come ai gomiti di un fiume,.a cento altri siti. Con eguale ragione po¬ trebbe proporsi in base al citato esem¬ pio, altra locuzione quale, sarebbe, Ta¬ gliare i gomiti di un fiume. SPURGAMENTO, s. m. È notato al g 4. del Vocabolario delTramater e di quel¬ lo del Manuzzi nel senso di Spurgare in genere — Esso usasi anche per Nettare il naso, e quindi si aggiunga 3 3 col seguente esempio. Es. Nard. Ist. Fir. 1.190. « Alla fine » delle quali parole nacque subitamente » tanto e tale tumulto e romore nella » sala del Consiglio, per la frequenza » degli spurgamenti e del battere delle p mani, e stropicciare per terra i piedi, » che ecc. » Osserv. Non rilevasi dal citato esem¬ pio, essersi usata la voce Spurgamento per indicare esclusivamente Spurga - mento,ossì&Nettamento di naso,e\ uol credersi invece adoperata nel suo gene¬ rale significato, e comprender quindi non solo gli spurgamenti di naso, ma quelli di bocca ancora, cioè le sputa, sovente non meno romorosi e sonori dei primi. * SQUADRO,s.m.Per II semplice at¬ to di vedere. — Il Vocabolario del Ma¬ nuzzi, e si dica lo stesso di quello del Tramater, traducono questa voce; ag¬ giustato colla squadra, e quando lo riferiscono al vedere, intendono che val¬ ga una osservazione attenta e mi¬ nuta. Cosimo Bartoli usolla pel sem¬ plice atto di vedere o come noi diciamo a colpo d'occhio: Ecco il testo. Es. Cos. Bart. Piti. 1. 7. « Le quali • cose tutte sono quelle che noi misu- » riamo o discorriamo collo squadro; e » come questo squadro o veduta si fac- » eia andiamo investigando. » — L’ori- ST ginale latino: quas rcs omnes intuita me tinnir. Osserv. Non sembrerebbe che il Bar- toli avesse usata la voce Squadro pel semplice Atto del vedere , ma bensì nel senso del g &viel verbo Squadrare del Vocabolario di Napoli, cioè di Guardare con attenzione una cosa dal capo al piede. Infatti per misurare e discorrere, come dicesi nell’esempio citato, sopra un oggetto, v’ha d’uopo non soltanto di guardare, ma di guardare con attenzio¬ ne. E nemmeno potrebbesi dire equiva¬ lente a Colpo d'occhio, posando alla es¬ pressione latina intuita , giacché intuì - tus significa semplicemente lo sguar¬ do, il guardare , e quando si vuol dire a colpo d'occhio scrivesi primo in¬ tuì tu. STANZIOLINO, s. m. diminutivo di Stanzuola. Es. Soder. Agr. 178. « Per simili » uccelletti canori siano gli stanziolini » ed i nidi posti in luoghi caldi. » Osserv. Come diminutivo di Stan¬ zuola, trovasi già ne’Vocabolarii Stan¬ ziai ina e come mascolino Stanzino e Stanzinuccio. ** STÀTUA, s. f. Altezza di una fi¬ gura dipinta. 1 Vocabolarii del Manuz- zi e del Tramater spiegano cosi questa voce: Figura di rilievo sia scolpita o di getto. Tale versione non garba, per¬ chè non comprende i rilievi in plastica, in gesso, ecc. Pure avendola anche per buona, si avverte che i due Vocabolarii non fanno conoscere un particolare si¬ gnificato cjie nell’arte pittorica assume la voce Statua. Es. Cos. Bart. Piti. I. 30. « Laddove » il punto del centro fosse posto più alto » o più basso della statua dell’uora di- » pinto. * — Nel testo latino : centri - cus punctus aut supra a ut infra pioti liominis altitudinem adstaret. Osserv. Dove è scritto Statua del- Vuom dipinto deve dire Statura, co¬ inè leggesi nell’edizione di Londra, ciò che sta in relazione al testo latino, (hi m- S T 57 do anche pero questo non fosse tipografi¬ co errore, sarebbe da proscriversi una voce cosi stranamente adoprata da un so¬ lo scrittore c non ammessa dall* uso. STECCOSO, add. Duro come stecchi. Es. Montig. Diosc. VAI . • La Buli- » maca fa ramoscelli lunghi un terzo di » braccio... steccosi, nodosi, ecc. E 100. » 11 Policnemo è uno Sterpo steccoso. » Osserv. La traduzione del Ruellio par¬ lando della lìulimaca dice, ramos /la¬ bel fruticosos, c quella del Mattinoli rami folti. Parlandoci Policnemo di¬ ce il Ruellio, frwiex est sureulosus, cd il Mattinoli, è un a pianta sarmentosu; vedasi quindi clic il Montigiano adoprò impropriamente, la voce steccoso in luo¬ go di avente molli germogli, e clic non può interpretarsi per duro come stec¬ chi. Ad ogni maniera se la voce stecco¬ so fosse pure da registrarsi nel Vocabo¬ lario, dovrebbe esserlo, come esprimente fornito di piu stecchi. STECCUTQ, à&LDuro come stecchi. Es. Monto. Diosc. 130. « Ed è un’ » erba con assai rami sfcccuti, con le » ciocche simili al timo. » Osserv. 11 Ruellio traduce llerba te- n ni bus surcu/is, il Mattinoli Erba con ramoscelli sottili, vedesi quindi come male scrivesse il Montigiano anche in que¬ sto passo, dicendo: con assai rami stec¬ cati in vece che con germogli, e come impropriamente confondesse stecculo con steccoso , vocaboli, che per la loro de¬ sinenza esprimerebbero l’uno in modo di¬ verso dall’altro. Anche questa voce per¬ tanto, se fosse da registrarsi nel Vocabo¬ lario, dovrebbe esserlo,stando al citato esempio, in senso di avente molti stec¬ chi, e non già dr duro come stecchi. STERPO,Sv m. Pianta umile e fron¬ zuta. Es. Montig. Diosc. 45, tergo, « Lo » alimo è uno sterpo da far siepe, come » la spina marruca, ma senza spine. E » i vi. (dee dirsi 46). Il rosijo selvatico è » uno sterpo assai maggior che il pruno. » E 108. La veccia é un piccolo sterpo. » s 58 ST — In nessuno di auesti esempi! Sterpo ha il significato di Rimelliticcio stenta¬ to, datogli dal Vocabolario del Tramater e da quello del Minuzzi, si invece di Arbusto od anche di Erba con molli rami. Osserv. Il Montigiano nei due primi esenipii, usò la voce Sterpo in luogo di Frutice od Arboscello , e nel terzo in luogo di Pianta; vedesi quindi non essersi applicato da esso tale vocabolo, in senso preciso c costante, locché ri¬ levasi in altri luoghi della di lui tradu¬ zione, ed anche dai confronti col testo gre¬ co, colla traduzione del Ruellio, e con quella del Mattinoli. Non può quindi ac¬ cettarsi Sterpo nei Vocabolarii, per Pian¬ ta umile e fronzuta, tanto più che non é d’uso questa voce in tal senso, nemme¬ no presso i Botanici, e non riesce neces¬ saria l'introduzione di essa, che dovreb- besi riguardare come derivata da Stirps nel significato di pianta in genere. STERPOSO, add. Aggiunto di Pianta, simigliatile a sterpo fronzuto. Es. Montig. Di ose. 45. « La quale » (Erice) e un altiero sterposo simile al- » la Tamarizia. E 50. L’Acazia nasce » in Egitto, ed è una spina che diventa » albero, sterposa e va su torta. » — Il Ruellio traduce fruticosus , il Mat¬ tinoli rainuscoloso. 11 Vocabolario del Tramater non l’ha che in senso di ab¬ bondante di sterpi, ben diverso da questo. Osserv. Non si può in tal caso defi¬ nire questo addiettivo per somigliante a sterpo fronzuto, ma per la sua de¬ sinenza, significa che ha Sterpi, ossia Rametti o Ri mot litici. Perciò il Ruel¬ lio ed il Mattinoli tradussero convenien¬ temente dicendo fruticosus furio, e ra- muscoloso l’altro^ed é questo il solo senso in cui è da interpretarsi la voce Sterposo, usata dal Montigian ). STRETTEZZA DI PETTO, s. f. Per Difficoltà di respiro. Si aggiunga c- sempio clic manca al Vocabolario del Manuzzi. ST Es. Montig. Diosc. 15. « (L’olio di » balsamo) è alla strettezza di petto ac- » comodato rimedio. » Osserv. Ora scriverebbesi impropria¬ mente Strettezza di pe tinger Difficoltà di respiro, specialmente dai medici che sanno potervi essere Strettezza di pet¬ to senza difficoltà di respiro, e Difficol¬ tà di respiro senza strettezza di petto. # STRINGER L’ARIA, v. a. Es. Sagg. nat. esp. 51. « Stringcn- » do l’aria con introduzione d’aria no- » velia. » — Quest’uso del verbo Strin¬ gere in significato di Condensare non ò registrato ne*Vocabolarii. Osserv. Sembrerebbe che il verbo Stringere nel citato esempio, avesse meglio il significato suo naturale di Com¬ pri mere , e non già quello di Condensare. Compressibilità dicono i fìsici: Quella proprietà de’corpi, per cui possono venir diminuiti di volume, median¬ te la pressione, che ravvicina le mo¬ lecole. Chiamano invece Condensabi¬ lità: Quella proprietà che hanno i corpi di scemar di volume , sen¬ za minorare di massa,qualora sieno esposti a temperatura più fredda della loro naturale. Nel caso nostro, trattasi di aria che vien compressa da nuova aria, introdotta nel vaso mediante schizzatojo, e non già di aria resa piò densa mediante sottrazione di calore. STUMIA, s. f. Schiuma. Nel Voca¬ bolario del Manuzzi, c’é la voce, manca l’esempio, perchè s’aggiungano i se¬ guenti. Es. Montig. Diosc. 79. « E posata » che sarà la stumia. Ed ivi _con » tanto impeto che facci la Stumia. » Osserv. Il Vocabolario di Napoli ri¬ porta Stumia , Stimi alo e Stimi are tanto colla doppia m, che colla semplice, dichiarando tali voci come idiotismo fio¬ rentino. E di fatto che Stumia non è da preferirsi a Spuma e d a Schi u ma, quan¬ do anche si volesse riguardare come voce di barbarica origine, derivata cioè, dal latino Tumore, gonfiarsi, colla s an- 50 SU tepostavi, come indicante il pronto sgon¬ fiarsi delle bolle la spuma costituenti,ov¬ vero si credesse variante di Sii urna, voce più corretta e più in uso. * SUPEREMINENZA, s. f. Soprastan¬ za, primazia. Es. Pitt. lst. E ir. 3. « Avendo cgli- » no avuto sempre nel cuore un certo » che di supereminenza agli altri per » una opinione di essere di maggior » qualità. • Osserv. Non trovasi Supereminenza nel Vocabolario di Napoli; vi ha bensì accompagnata da buoni esempli, la voce Sopraeminenza, che ne beve variante, ma più italiana e suona figuratamente, Eccellenza superiore. Superiorità , Supremi là) voci che pure possono equi¬ valere a Soprastanza , a Primazia. Il citato esempio ha perù valore speciale e merita esser inserito nel Vocabolario. SUPERFLUITÀ’, s. f. Materia e- slranea. Es. Montig. Diosc. 248. « Lavasi au¬ lì cora nel mortaio (la Cuciniiu) mutan- » dogli l’acqua finché non vi rimanga » alcuna superfluità. » Osserv. Il Montigiano adoprù, è vero. Superfluità , per materia estronea, al¬ la Cadmia; ma non sarebbe da seguirsi, perchè avendo una tal voce significato proprio e generale, potrebbe darsi occa¬ sione ad equivoci. Il § 3 del Vocabolario di Napoli la riporta in analogo senso, cioè di cose inutili e vane, ma non in senso fìsico o materiale. * SUZZARE, v. a. Rasciugare a poco a poco. Es. Som. Agr. 150. « fili embrici, i » tegoli ed altro che si fa di terra è me¬ li glio che si suzzino a tutt'ojnribra. » — Il Dizionario della Minerva di Padova ed il Vocabolario di Napoli non allegano al¬ cun esempio di questo vocabolo. Osserv. 11 Vocabolario di Napoli g 2, cita questa voce in senso neutro passivo per Rasciugarsi, Disseccarsi, ed olire un esempio del T arcioni Viaggi , il (fiude 'dice: « Si stendono le ulive in ter- T A # razzo, che dicono solaio, alììnclié si • suzzino. » Non sembrando, l’esempio tolto dal Sederini, suonare differente¬ mente da quello del Targioni, non può esibirsi come prova dell’essersi usata in esso attivamente la voce Suzzare. T TAGLIO, s. m. Reticella di cui valgonsi i pittori per trasportare in disegno ciò clic hanno dinnanzi gli occhi. — Tra i tanti significati che il Vocabolario del Manuzzi ed il Cartoli (?) danno a questa voce, il sopradetto non danno. Es. Cos. Bart. Pitt. II, 46. « Diasi » dunque opera al disegno, e ad imparar » benissimo questo non credo elio si » possa trovar cosa alcuna più accomo- * data che quel velo che io infra gli » amici miei soglio chiamare il taglio; » il modo dell’usare il quale sono stato » io il primo che lo abbi trovato ed è » cosi fatto. Io tolgo un velo di fila sot- » Diissime ecc. — E pili sotto « Ser- • vinsi di questo taglio cioè di questa » rete quelli che si affaticano di far pro¬ ti fitto. » Osserv. Una tal voce non è passata nell’uso, ed il Bartoli stesso scrive che egli Tadoperava fra’suoi amici; non si può quindi inserire nel Vocabolario della linguaparlata, ma bensì può farsene men¬ zione iu un Dizionario di Pittura come si¬ nonimo di Rete, proposto dal Bartoli. (Ve¬ di il Vocabolario di Napoli Rete § 3, Pili.) TALLIRE, v. Fare il tallo ossia il gambo de'fiori, o anche mettere il fu¬ sto. Si aggiunga l’esempio che manca ai Vocabolario Es. Montig. Diosc. 6. « 1 sughi del- » Torbe e delle fogli e (s'hanno a corre) n quand’elle cominciano a tallire. » Osserv. Non manca di esempio questa voce nel Vocabolario di Napoli; rilevasi anzi da esso, dirsi Tallire della Latin- ca, quando s’innalza per far il seme, locché non è certamente inesatto. Notisi poi die GO T E Tallire equivale a Germinare , e che fare il gambo (del fiore) non è che un processo intermedio della germinazione, ossia lo sviluppo di parti che devono servire alla produzione ed a sostegno dei-seme. Mettere il fusto per Tallire direbbesi impropriamente, giacché da¬ rebbe in tal caso una idea incompleta, potendo metter fusto una pianta senza tallire. TALLO, s. ni. Si correggano a questa voce i Vocabolari cosi : ^ - Tallo, s. m. Fusto di pianta od an¬ che gambo del fiore ; lai. Caulis. Es. Montig. Diosc. 1 07, terg o. « L’Or- » nitogalo éun tallo piccolo, tenero, sot- » tile, bianco, alto quasi un sommesso, » con tre o quattro tallazzi teneri anche » loro. » % Per Parte di fusto o di legno. Es. Montig. Diosc. 12, (per err. 11). «... legno della Cannella... coralli più » lunghi e mix duri e di poco odore. » Osserv. Precisato il valore della voce Tallire , è facile determinare in che ve¬ ramente il Tallo consista. Non trovasi quindi inesatto e bisognoso di correzione l'articolo Tallo del Vocabolario di Na¬ poli. Che se il Montigiano ha usata in altro senso una tal voce, é chiaro che egli ciò fece traducendo impropriamente, come rilevasi dal confronto del testo gre¬ co e della traduzione latina del Ruellio, c che non é quindi da seguirsi; imperocché Tallo si potrà dire Gambo del fiore non però Fusto di pianta o Caule , che è cosa diversa. TALLUZZO, s. m. Damo di un tallo o gambo parziale di un fiore. E&Montig. Diosc .107, tergo. «L'Or- » nitogalo è un tallo piccolo tenero, » ecc...., con tre o quattro talluzzi te- » neri anche loro. » Osserv. Tali uzzo é soltanto dimi¬ nutivo di Tallo , da non usarsi se non nel suo naturale significato, in relazione a quanto si é detto più sopra. TESTO DI RAME, s. ni. Coperchio. Es. Montig. Diosc. 3T, tergo. « Al- T1 » cuni mentre clic l’incenso arde copro- » no quel vaso di terra con un testo di » rame ben cupo. » — 11 Vocabolario di Napoli al § 2, definisce Testo per Quella stoviglia di terra cotta . colla quale si copre la pentola. Si definisca più largamente per Coperchio di un vaso fatto di terra cotta o di metallo, e vi si aggiunga l’esetflpio. Osserv. Il tema del § dev’ essere Testo e non Testo di rame , per Co¬ perchio, non soltanto di terra cotta o metallo, ma di qualunque materia egli sia, giacché derivando in tal caso la voce Testo da tegere , coprire, deve avere generale significato. Testa o testo per Stoviglia di terra cotta ec. ha diffe¬ rente derivazione, cioè da torreo , quasi fosse detto Tosta. Vedi il Vocabolario del Forcellini, Testa. # TIRARE, § v. ri. as& Per Contearsi . Es. Montig. Diosc. 6, tergo. « Dàn- » nosi a bere (le barbe) a chi ha la » milza grossa, nerbi che tirino, ec. E1. » Barba d’acoro. buona... a nerbi » che tirano, ecc. » Osserv. La traduzione latina del Ruel¬ lio dice convulsis, e vulsis; la tradu¬ zione italiana del Mattinoli spasimati ; sembra quindi inesatto il modo di tra¬ durre del Montigiano, giacché in tal caso trattasi di Spasmo {li lendini , che sa¬ rebbe improprio chiamare al di d’oggi col volgo, Tiramento di nervi. TIRARE ALLO SDRUCCIOLO, v. a. Trarre a mal fare. Es. Bart. Dicr. 88. « Il sa Giuseppe, » quel non men bello di anima che di » volto, che non potendo fare altrui cie- » co, nè sé iavisioile o travisato, ciò che » sol gli rimaneva era starsi doppiamen- » te guardingo e per non isdrucciolar » egli, e per non tirare altri allo sdruc- » ciolo. » Ossèrv. Questo modo di dire è degno di essere registrato. Sembrerebbe però che figuratamente usato, non suouassc Trar¬ re a malfare , ma invece Trarre in pericolo o sulla via del malfare, os- TR sia come nel citato esempio fosse detto: Per non cader egli e per non espor altri alla caduta , ovvero Per non ti¬ rar altri in situazione di pericolo; Per non recar tentazione; Per non metter a risico o sulla via del mal fare. TORNICOLO,s.m Attrezzo navale. Es. Sod. Agr. 124. « lì moro ò ga- » gl iarde nelle opere e facile in quei la- » veri che slhanno a piegare, ne’ouali se » gli da il pondo : se no fanno alle navi » i torniceli e le orecchie, ed alle caro- » velie le svolte ed i posamenti. » Osserv. Una tal voce pare sia andata fuori d’uso, nò trovasi in alcun Diziona¬ rio di marineria o di architettura navale. Essa non sembra esprimere un attrezzo, ma forse ciò che dicesi Ghirlande o Gole od Incollature , vale a dire Quei grossi pezzi di legno curvi o centi - nati, che mcttonsi ridosso ad altri pezzi , cui possonsi adattare per le¬ garli insieme. * TRALIGNARE, v. n. Es. Benc. Pitti . 71 ( corr . 70). « Non » quale o figliuolo, forse tu e alcuni al- » tri si pensano, a quali pare l’anima » nostra, dappoi ch’ella ha spogliata » fumana figura, tralignare ne’corni » degli.animali bruti. » — Esempio da potersi aggiungere per sua propria efli- crcia. Osserv. Ne’Vocabolarii trovasi Tra¬ lignare in senso di Degenerare , Uscir di linea, Imbastardire. Nel proposto esempio ha significato speciale compo¬ sto, cioè di Passare o Trasmigrare in un altro sito , degenerando rap¬ porto a condizione. Tal modo di usare questa voce meriterebbe quindi essere registrato nel Vocabolario con § spe¬ ciale, notando il suo costrutto colla in invece che col da. TRASCOLATO, part. da trascolare* Scolare lentamente. Es. Sod. Agr. 82. « Clic accaggia » pure che l’acqua piovana o simile a- » equa di fonte si vada mescolando, non TR Gl » si fa che trascolata, e per quelli pie” » colissimi ncrtuggi quasi rarificata. » Osserv. Nel Tramater trovasi Tra¬ scolare e trascolalo nel senso di Sco¬ lare passando per sottilissime fessu¬ re^ si dà come sinonimo di Trapelare. Questa parola deriva da intra e colo. Anche il Gherardini l’addita per Scolare trapassando. Nel citato esempio delSo- derini sembra avere lo stesso valore e non già quello di Scolare lentamente. .TRASFERIRE, v. a. figur. per Tra¬ durre. Es. Benc. Pini. Arg. « Egli compose » questo libro in lettere Egizie, ed egli » medesimo perito della greca lingua, » di quelle trasferendolo, comunicò ai » Greci li misteri degli Egizi. » Osserv. Trasferire e Trasportare sono voci sinoniine, sicché alla prima di esse nc’Vocabolarii, si rimanda alla se¬ conda. In nuesta poi al g 5, trovasi la locuzione Trasportare da una lingua in un a lira, ossia Tradurre da IT una all’altra lingua,con citazione di esem¬ pio, Franai cosa dimostra potersi usare un vocabolo ncr l’altro. Trasferire però sente meno uell’ltaliano. TRESA, s. f. Specie di tarlo clic rode il legno; voce forse derivata dal latino toro, tritare , logorare, da cui deriva anche tignuola. Es. Sod. Agr. 134. « Tignuolc son » le terrestri, le trese son simili che » rodono il legno. » Osserv. Nome fuori d’uso e di appli¬ cazione non bene determinata, quindi da non registrarsi nei Vocabolari della lin¬ gua comune. La sua derivazione più na¬ turale sarebbe dal greco trypao, io foro e corrisponderebbe alla voce Tarlo. Della quale dev'esser corretta la defi¬ nizione data dal Vocabolario di Napoi, poicliò dice Sorta di verme, mentre dovrebbe dire Sorta di Bruco. TROFEI, s. ni. pi. Nome di venti. Es. Sod'. Agr . 09. « Tropei si addo- » mandano que’vcnti clic nascono nelle # Valli. » — Il Vocabolario di Napoli ri- G2 T 11 ferisce questa voce spiegandola Venti di mare che sconvolqono le piante, traendola da Aquilino Bonavilla, senza ci¬ tarne esempio. Osserv. Né dal citato esempio, né da quanto dice il Vocabolario di Napoli può formarsi idea esatta di ciò che sono i venti Tropei. Essi vanno definiti come segue : / Tropei sono venti soislizia- /», reciproci, che diconsi A piagai quando dalla terra al mare si por¬ tano, ed Altani quando dal mare al continente ritornano. TROSCIA o Stroscia, s. f. Il Voca¬ bolario di Napoli definisce questa voce per Quella riga che fanno i liquori correndo per checche sia.L ’Alberti per La riga che fa Vacqua in terra, o in cliecchesia. Il primo riporta l’esempio del Novellino n. 6u: Questo filosofo era un giorno bagnato in una troscia d'a¬ cqua e slavasi in una grotta al sole a asciugare. 11 secondo riferisce il se¬ guente senza indicarne l’autore : Faceva giù pel suo petto una stroscia di la¬ grime; aggiungendo: qui per iperbole. 11 primo esempio non calza alla defini¬ zione data dal Vocabolario, perciocché in esso evidentemente Troscia significa Fossa, Vasca od altra cavità, nella quale si contenga delT acqua, o, se si voglia anche, Ruscello, Rigagnolo pel quale discorre l’acqua. Il secon¬ do, quadra colla definizione datane, per¬ ciocché le lagrime cadendo giù per lo petto facevano troscia, o, come suole an¬ che dirsi, rigagnolo. —11 Galilei adopera la voce Troscia per indicare Quell’a- cqua, la quale sgorgando da un va¬ so forato nel fondo cade dall’allo, e fino a che trovasi sospesa in aria fra il foro o la terra od altro corpo, sul quale balle , sta raccolta in for¬ ma di cilindro o colonna e corri¬ sponde a quello che in foronomia dicesi Vena del liquido, e volgarmente anche filo del liquido." Per la qual* cosa, stando all’esempio del Novellino di sopra citato, parrebbe ST che Troscia significasse Fossa o ri¬ gagnolo dì acqua, e stando agli esempli del Galilei avrebbe la significazione di Vena o filo di un liquido qualunque che sgorghi da un foro, in quel vero senso nel quale i fisici lo adoperano. Aggiunge il Vocabolario di Napoli al n.° 2 (Art. mest.) T. de’Conciatori. Pic¬ cola fossa in cui si tengono le pelli ammontate per assavorirle, ma non ne reca esempio. Laonde si dovrebbe ri¬ formare l’articolo riguardante cotal voce nella maniera che segue: Troscia o Stroscia, $. f. T. d’idro¬ metria. Vena o filo dell’acqua o di al¬ tro liquido, il quale sgorghi da un apertura. — Gal. Op. Ili, 190. « Laonde » ne segue che tutta l’acqua (parte del- » Tacqua che sgorgava da un foro » fatto nel fondo ii un vaso) contenuta » nella troscia è come se non fosse in bi- » lancia. » E poco appresso : l.c. « Con- • fermasi anche puntualissimamente que- » sto, perchè se noisiimmaginaremo tut- » taquell’acijua repentinamente agghìac- » darsi, già la troscia, fatta un solido di » ghiaccio, pesarebbe con tutto il resto » della macchina. » $ Per Fossa od altro, che contiene acqua od altro fluido. Es. Novell. Ani. 60. <* Questo filo- » sofo era un giorno bagnato in una tro- * scia d’acqua, e stavasi in una grotta » al sole a asciugare. » $ (Arti e mestieri, T. de’Conciatori. Piccola fossa nella quale si tengono le pelli ammontate per assavorirle. \ Per Quella riga che fa Tacqua od altro liquido scorrendo sulla su¬ perficie della terra o di chicchessia. Rigagnolo. Alb. Uiz. « Faceva giù pel » suo petto una stroscia di lagrime. » Ossei o. Sembrerebbe forse più op¬ portuno ridurre gli articoli de’ Vocabo- larii nel modo seguente. Stroscia, s. f. (ldrom.) altrimenti Tro¬ scia. Quella Riga che fa l’acqua, od altro liquido, scorrendo sulla su¬ perficie della terra, o di cliecchesia. l’M Derivante forse da strisciare per scor¬ rere semplicemente come fanno i picco¬ li ruscelli, o dal Gelto-gall. ed Irlandese Strioc che ora gli Inglesi dicono Slreak, gli Svedesi Streck, gli Olandesi Slreek e Strook, i Sassoni Sirice. In armeno lerscise, inspergere terrae acquane — CirilT. Calv. 3, 80. « Faceva giù pel suo » petto una stroscia di lagrime. » Tiioscia, s. f. lo stesso che Stroscia. V. $ 4. Per Stroscia o riga ingrossa¬ ta quasi rigagnolo. — Nove e. ant. 00. « Onesto filosofo si era un giorno ba¬ li guato in una troscia d'acqua, ecc. » $ 2. Da Strosciare per Cadere as¬ solutamente, lat. fiuere, cadere. Diccsi di quell’vici/«a la quale sgorgando da.un recipiente cadde dall’alto. Gli Illirici dicono Stroscino allo Stillicidio. — Gai.il. Op. HI, 199. « Laonde ne » segue che tutta l’acqua contenuta ncl- » la Troscia, cc. # (J 3. (A. M.) Termine de’Conciatori. Piccola fossa nella quale si tengono le pelli ammontate per assavorirle. Ha forse origine dal Cello-gallico Tras, Raunare, raccogliere. TRUTINA, s. f. Sostegno della sta¬ dera. Es. Gal. Op. I, 058. « Se inteodere- » mo la stadera A B. il cui sostegno, al- » trinienti detto Trotina, sia nel punto » C. — E 1. 558. Si. potrà nulladimcno » discostar tanto dalla trotina C. » Osserv. Una tal voce è pretta latina c fuori di uso nella lingua comune. Essa presso i latini non esprimeva veramente il sostegno della stadera, ma, come dice il Forcellini, foramen intra gnod est ligula sive examen in libra aut staterà. TUBERO, s. m. Specie di fungo che nasce negli alberi. Osserv. Vedasi quanto si è detto alla voce Brusco. U UMEFATTO, add. Inumidito, umet¬ talo. V I 63 Es. Vinc. Dant. Prop. 33. « Con- » ciossiiicosaché il grasso, essendo di » materia umida ed untuosa, tiene ume- » fatti continuamente i muscoli. » Osserv. Una tal voce, nel citato esem¬ pio, sarebbesi impropriamente sostitui¬ ta ad umettato, giacché il dire urne- fatto, cioè fatto umido, ammetterebbe ne’muscoli una precedente mancanza di umidità che di essi non è propria. Umet¬ tare inveep esclude tale mancanza espri¬ mendo mantener umido, ossia mor¬ bido od ammorbidito, locché fa il grasso, composto di materia umida cd untuosa. Se fosse accettabile questa voce, lo sarebbe nel caso di doversi usare in so¬ stituzione di inumidito, cioè volendo dire, che l’aria o la carta o la tela ecc. si è fatta umida. USCIRE, v. n. g. Per Cadere parlan¬ dosi di capelli. Es. Montig. Diosc, 48, tergo. « Fer- » ma i capelli che uscirebbono. » E 3 1, » tergo. « Rafferma i capegli che esco- » no. » (Il Ruellio traduce: de/luentes capillos firmai.) E 39. « E con la fa¬ ll l'ina di orzo si tigne la Cotenna dove » non sono capelli usciti per quel male, » che i greci chiamano Alopecia, e fagli » rimettere. » Osserv. Uscire nel citato esempio, non ha il valore di Cadere, ma veramente quel¬ lo di Staccarsi, Escire dal luogo, per poi cadere. Ciò notasi per precisa¬ re il miglior uso di questa voce nel sen¬ so indicato. V Y1RIONE, s. m. Specie dì uccello. Cuculo. Es. SÓd. Àgr. 5. « Il Virione o Cu¬ li culo, uccello, esce fuori lo stesso di » del Solstizio. » Osserv. Lieve essere per equivoco che il Sodcrini chiama anche Cucirlo un tal uccello. Il Vireone di Plinio detto in ita¬ liano Verdone c della famiglia dc'Frin- jf t m ne aa a utfK'J i i a w m'm ww» mmmmmmm 64 VI ZO gillini, detto dal Bonaparte Clorospiza cliloris, quindi dal Cuculo ben differente. * VISIVO, add. Ctò che produce la visto. I due significati che il Vocabolario del Manuzzi e quello del Tramater danno a questa voce. Ciò che ha virtù di ve¬ dere , oppure nel Vocabolario del Manuz¬ zi visibile, non hanno che fare col visi¬ vo del Bartoli. È l’occhio che ha virtù di vedere, ed è visibile qualunque oggetto illuminato. Ma la virtù dell’occhio é vana, e gli og¬ getti non divengono visibili se da questi non partono raggi luminosi, i quali en¬ trando pel foro della pupilla non vadano a posarsi sulla retina. Ora questi raggi riflettuti dal corpo visibile, e che allet¬ tano l’organo veggente, non hanno nome nella nostra lingua, «e stiamo ai Voca¬ bolari!. La scienza ottica reclama questo nome e glielo dà cortesemente il Bartoli. Es . Cos. Bart. Piti. I. 7. «Raggi mi- » nistri della veduta che perciò gli chia- » mano visivi, cioè clic per essi s’impri- » mino i simulacri delle cose nel sen- » so. » — Relativamente a tali raggi abbiamo nel Bartoli anche Yangolo vi¬ sivo ed il triangolo visivo. Osserv. La voce visivo nei Vocabola¬ ri, vale al dire che ha virtù o potenza di vedere , e la voce visibile, che può vedersi ed è atto ad essere veduto; non possono adunque sostituirsi una al¬ l’altra tali due voci; nè può accettarsi nel Vocabolario la parola visivo nel sen¬ so ad essa attribuito coll’appoggio del Bartoli, cioè che produce la vista. Im¬ perocché ciò che produce la vista non è un solo elemento di essa, come sono i raggi luminosi, ma un complesso di eie-, menti e di azioni ; e pertanto non pos¬ sono dirsi tali raggi producenti la vi¬ sta , ma bensì aventi parte nella pro¬ duzione della vista , ossia spettanti a tale funzione. Ad esprimere il quale concetto non è vero che la scienza re¬ clami urrnòme,poiché usa dire Raggi lu¬ minosi , né mancano di nome adattato i Vocabolari, giacché riportano la voce visuale , che ad esprimer ciò si presta eccellentemente. I tre esempli citati dal Vocabolario di Napoli, dicono tutti Rag¬ gi visuali, e lo dicono nel senso accen¬ nato, non già per indicar Raggi pro¬ ducenti la vista. Z ZANA (A), m. avv. Dicesi di un’ opera d’arte che é più bassa nel mezzo che alle testate. E$.\isc. Viv. Intorno al difend. 65. « La forma di queste serre per lo più » dovrebbe essere in angolo o arcuata » col convesso vólto in dentro alla ve- » nuta dell’acqua, ed a zana, cioè al- » quanto più basse nel mezzo che alle » testate da fermamente incassarsi tjen- » tro le ripe. » Osserv. Quando vieti detto dai Voca¬ bolari che A usasi ir* luogo di A modo , pare basti ad indicare che non solo A zana può dirsi, ma A gronda, A scar¬ pa, A fuso , A martello, ecc. ecc. per far conoscere che un oggetto è fatto a similitudine di altro. Tanti ne abbiamo di tali modi avverbiali negli autori, e tanti possiamo comporne, che sarebbe quanto lungo altrettanto inutile lavoro tutti re¬ gistrarli nel Vocabolario.. ZOLFETTATO, part. da zolfettare, solforato. Es. Sod. Agr. 91. « Massi di qualun- » que mala qualità impressi o metallici, » o di miniere, o bagni zolfettati e si- » mili. » Osserv. Una tal voce non è della lin¬ gua parlata, né venne usata in tal senso, ch’io sappia, da altri scrittori. Il verbo Zolfettare non esiste,e se esistesse,non sarebbe sinonimo di Zolforare. Abbiamo Zolfa tura, che esprime. Fumo di zolfo che arde. Bagni Zolfettati sarebbero acque impregnate di vapori sulfurei, quin¬ di esalanti fetore di zolfo. Cosi la voce zolfettato avrebbe speciale valore e po¬ trebbe adottarsi, scritta però con un t solo. > •'"V AGGIUNTE ED EMENDAZIONI. ACGONDENSATO. 'Aggiungi: Accoltile usare parrebbe anche valere nel citato esempio, per Accumulare, Ammassare, Ammontare. Chi voles¬ se sostenere T identità di significazione delle due voci Accende aliato e Conden¬ sato, potrebbe dire trovarsi aggiùnta- a particella ac come semplice intensi- tivo, o come vezzo ma in tal caso ere- aerei ciò non ammissibile, per le ragio¬ ni indicate. 5 ; ADOMBRATONE, s. f. Il Vocabo lano ha il tema della voce, ma non ree v esempio alcuno. Es. Reno. Pini. 6., « Dio per grand » amore verso di quella (Natura) sor » rise, quasi come se egli ragguardassi » la forma della umana bellezza nelPa » equa come in ispecchio, e vedesse ir ■ terra di quella qualche adombrazione.. Osserv. I Vocabolari danno Adom¬ bramento come equivalente di Adoni- Orazione, benché abbiano tali due voci, per efficacia -di loro desinenza, un diffe¬ rente significato. Come derivate da A doni Ora re, potrebbero, anche senza so¬ stegno di esempii, adoperarsi nei sensi di¬ versi nei quali venne fatto uso di questo verbo Volendo però applicare un esem¬ pio alla voce Adombrazione, è neces¬ sario precisare il senso nel quale in es¬ so esempio venne adoprata. Dicasi-onin- di intuì caso usata per Immanine , l( J ura - c °me al § 3 della voce Adoni- orare del Vocabolario di Napoli. ALBOROTTARE. Aggiungi: Lina tal voce trovasi fra le additat da Gherardini, (Voci e Maniere di di re), con citazione del medesimo esem pio, e con filologiche illustrazioni. ÀLQUANTETTO. Aggiungi: j provasi nel Gherardini, con citazioni del_ medesimo esempio. * AGIRE. Aggiungi : H Gherardini riporta più esempli a so stegno di questa, voce nel senso di One rare. 1 ALTAURI. Aggiungi: li Gherardini, che additò anche e°li questa vóce, con citazione del medesimo esempio, avverte che lo stampato dei Godermi invece di Alluni legge per errore Altauri, e che da riscontri che si hanno dal Porcellini, il Soderini mal dichiarò tali venti. ( V. Gher. Apogeo., p. 744). ‘ alteratore. Osserv. Venne già additato dal Ghe- i ardirli, in base al medesimo esempio del Bart. Pili; I. \ 7 ;v facendone $ per Chi o che muta tanto o quanto una data cosa dal suo stato naturale. , v ‘ n ’ Aggiungi esempio al g XIV del Manuzzi. Ls. Sagg. Nat. Esp. 07., « Si mutò » onvolo, pigliandosene uno, del (/nule » andavano appunto 60 vibrazioni al mi- mito primo. » v Osserv. Il Gherardini al § XIX di qué¬ sta voce, porta 4 esempii nel medesimo 9 66 AS senso, e tre ne porta il Tommaseo nella sua Nuova proposta. • ARRIVARE. , Ove dice nella Nota. Il sig. Gherar¬ dini nelle sue Nuove Giunto, eco., leg¬ gasi,..^ sig. Gherardini tanto nelle Vo¬ ci e maniere di dire, quanto nelle Nuove Giunte, ec. ARROZZITO. Aggiungi : Il Gherardini riportò già questa voce pel medesimo senso, con citazione di er sempii ed illustrazioni. ' A SQUADRA, SOPRA SQUADRA, SOTTO SQUADRA, mod. avverti. Denth minazioni degli angoli retto , ottu¬ so, acuto. — Nè alla voce angolo, nè alla voce squadrali Vocabolario del Ma- nuzzi e quello del Traroater accennano questo modo di specificare gli angoli- Es. Cos. Bart. Pili. 1.5., « Tre sono » le sorta degli angoli, a squadra, sotto » squadra e sopra squadra. » — Nel te¬ sto dell’Alberti si legge Angulorum tri sani genera, rectum, oblusum {itque acutum. Osserv. llTrauater ed il Manuzi man¬ cano, è vero, di questi modi avverbiali d’uso comune ed accettabilissimi. L Al¬ berti però nel suo Dizionario Enciclope¬ dico, alla voce Angoli, li riferisce, e casi pure il Gherardini alla voce Squadra, ad¬ ditando esempio tratto della medesima traduzione dell’opera àell’ALBERTi, L. B. Ardui. \ 5., id. Piti. 5. * ASSITO, s. m. Nel Dizionario questa voce è registrata con buoni esempii in senso di Tramezzo di asse commesse insieme, fatto alle stanze in cambio di muro ; ed anche come Pavimento , Solajo, Piano di tavole, ma per questo secondo significato è allegata la nuda autorità della Crusca, senza esempio. Ec¬ colo ; . 0 . Es . Yasar. Vita di Buonam. 31, u.... e poco appresso il bertuccione sa- » lire sopra Passito, e in un baleno fatte p le mestiche,veggiono il nuovo maestro » mettersi a lavorare sopra i santi di » Buonamico. » AT Osserv. Assito nell’esempio citato non sembrerebbe equivalere propriamente a Pavimento e Solajo, ma bensì in ge¬ nere a Pia no di asse insieme con¬ nesse ed in ispecie al tavolato di quel palco che adoprano ì pittori per la¬ vorare ne*grandi quadri ad altezze differenti. Essendo Assito e Tavola to "voci sinonime, devono avere eguale definizione, e questa deve essere gene¬ rale, cioè applicabile senza distinzione ad ogni uso di esse. Dicasi quindi As-. sito o Tavolato: Piano di assi o ta- 1 vote insieme connesse ad uso di pa-. reti, pavimenti , solaj ed altro. * ATTUAZIONE, s. f. Aggiungaci i seguenti esempii a maggior chiarezza del significato di questa voce. — L'a tluare, mettere in atto; l’esecuzione di qual¬ che cosa , ^ ^ Es. Galil. Op. IH, 433,, « Ne forse » ancora voi potreste mostrarmi le parti »» divisibili separate t ut temperò conviene » trovare qualche altra maniera di at- » tuazione. » E poco apjiressd. 1. c.. v a Ditemi pertanto se voi chiamareste at- » tuate a vostra soddisfazione le sopra- p dette quattro linee, quando senza stac- » carne luna dall’altra si piegassero ad » angoli e se ne formasse un quadrato, » confido che tale attuazione vi baste* » rebbe. » Osserv. Come fu detto alla voc e Adoni -, brazione, è conveniente che ogni deri¬ vato di un verbo, potendo esser usabile nei diversi sensi ne’quali venne adoprato il verbo stesso, abbia dichiarazione del vero significato suo,-nell’esempio col qua¬ le si crede, quando occorra, accom¬ pagnarlo ne’Vocabolurii. Egli è perciò che riferendo ad attuazione i citati e- sempii, riesce opportuno notare che tal voce suona nel primo di essi come Ef¬ fettuazione ,Es$c u zio ne, Form a zi one , pel senso dell Atto di condurre ad ef¬ fetto J di eseguire, di dar forma; e nel setfondo nel senso di Cosa già effet¬ tuata, eseguita, formala. Attri¬ buendo alla desinenza in mento 1/ eG At ficacia di esprimere Yatto di esecuzio- ne, ed alla ilesinenza in azione quella di esprimere lo stato di cosa già esegui¬ la, avrebbesi dovuto-dire nel primo caso Attuamento , e nel secondo Attuazio¬ ne. Il Vocabolario di Napoli manca del¬ la voce Attuazione» ma trovasi essa in quello del Manuzzi, e l’esempio, col qua¬ le si sostiene, sembra esprimere tanto Vatluare cioéTal/o di esecuzione , il mettere, in atto, quanto lo stato di co¬ sa attuala (Attualità): « In ciò dun- » que (leggesi) dirsi puote esser posta » l’attuazione (cioè 1 effettuazione) del- » l’atto infinito, (cioè del pensiero della » mente infinita) che in quanto egli è » atto, si manifesta nella proporzione e » nell’ordine di tutte còse create. « —'Nel § in cui vien riferita tal voce yer Attua¬ lità, coll’appoggio dell’esempio che dice: « Reso insensibile il corno nelle estasi, * come l’anima ne fosse uà lungi, riman- » gono senza attuazione i sensi, e le po- » tenze inferiori senza i ministeri della » natura » vedesi chiaro potersi inter¬ pretare Attuazione anche per Attività, cioè Attualità di azione. —.11 Voca¬ bolario di Napoli aggiunge Attivare co¬ me voce dell’uso e sinonimo di Attuare. Ognuno vede però potersi bensì in molti casi, sostituire 1’ una all’ altra queste voci, con pari efficacia, ma propriamente parlando, Ridurre allatto e Ridur¬ re attivo avere ben diverso valore. Nel Vocabolario medesimo non trovasi At¬ tuazione, ma vi è Attivazione , co¬ me voce dell’uso* è questa vien defini¬ ta l-Atto dell attuare: parrebbe avreb¬ besi dovuto dire, l Atto dell at/i u vare. Il § 2 della voce Attuare attivamente usata, si spiega per Ridurre una cosa allo stato cui vuol esser condotta o Alterare come che sia. L’esempio con cui si sostiene.tale spiegazione, tratto dai Consulti dei Redi, dice : « Quelle pietre » preziose del lattudro jacintino non so- * no abili ad èssere attuate dallo sto- * mac<>, quando ne anco la stessa acqua AV Gì » forte non le attua, e lo stesso fuocò » di fornace e lo stesso zolfo ardente non » le attua. » In questo esempio però vede- si chiaro usato il verbo Attuare per Sot¬ tomettere una cosa allattività d r un attrai come fosse detto* ad esser sotto¬ messe allattività dello stomaco; in- vccechè ad essere attuate dallo sto- macOi ed invecéchè lo stesso fuoco di fornace,e lo stesso zolfo ardente non le attua, come fosse detto-, lo slessò fuoco ec., non è capace di sottomet¬ terle alla propria attività. Il Ghcrardini riferendo il citato esem¬ pio del Redi ad Attuare per Smaltire, • Digerirei, Dissolvere, Concuocere, di¬ chiara di non vedere' come il verbo At¬ tuare possa aver tale significato senza fargli fare un lungo viaggio, sicché, dice a ragione, innanzi che io l’usassi con tal valore, ne vorrei qualche altro esempio. * AVVENTIZIO, add. Non ha esempi! che nello stretto significato legale e del 300, e un solo di poesia per avveni¬ ticcio. Es. Benc. Pini. 83., « Il mondo clic » ha tutte le forme, di certo non riceve » di nuove forme avventizie e peregrine.» Osserv. Abbiamo nc’Vocabolarii ad- venHiio, adventiccio, avveniticcio; uliveti itizio e veni liccio, che sono voci pure varianti l’una dell’altra, ed hannò pal i significata sostenuto da bastevole numero di esempli, senza aver d’uopo se ne aggiungano di nuovi. Guai a noi se volessimo applicar esempio ad ogni va¬ riante di Vocabolo èd anche ih doppio, cioè di prosa e di poesia Quando la voce non è applicata a significar differente¬ mente dal consueto* può starserie in pace accompagnata dalle sue sole consorelle* e basta pegli esempli marìdare alla capo voce. Avviene poi qui di avvertire* doversi aver somma attenzione nella scelta degli esémpii, perchè questi non riescano oscu¬ ri* ambigui, o riori contengano un’idea fal¬ sa od arrischiata* ed il vocabolo per cuUi propongono, apparisca in essi chiaramen¬ te nel suo vero senso. Nell’esempio so- 68 BR precitato del Benci devesi credere usata la parola Avventizio, non già per Avve¬ ni tizio, ma per E venti zio, Eventuale, in senso di Casuale, giacché, sC altrimen¬ ti fosse, riuscirebbe meno esatto il pen¬ siero che sembra destinata ad esprimere. Trovasi nel Vocabolario di Napoli notato Eventizio per Avventizio; ciò deve es¬ sere errore, avendo tali due voci differeti- te significato, e non potendo che per equi¬ voco usarsi l’una per altra, come si os¬ servò nell’esempio del Benci: BOZZAULO. Si aggiunga: Forse é la cosa stessa che Abuzzago, * Bozzagoo Bozzag ra , nomi che voglion- si equivalenti al Buteo de’latini (Falco luteo. L.). Non é confondibile tale specie col Mugnajo , che, secondo il prof. Savi, (OrniloL tose.) sarebbe il Larus fus- cus. L. — Spieghino altri perchè tanto il Redi quanto il Soderim dicano alla stessa maniera, 1’ uno i Gabbiani, o Mugnaj, e 1* altro i Bozzauli, o Mti- gnaj. BRANCICATO. Aggiung i : Il sig. P. Pantani nelie Osservazioni da esso fatte alle Giunte ai Vocabolarii italiani , (Vedi, Etruria, Anno li, luglio 1852, p. 397), rimarca giustamente che i proponenti le Giunte medesime, hanno fuggito in più luoghi l’errore della Cru¬ sca, che tutti i participii dà per addet¬ tivi, ma che alcuna volta eobero a se¬ guirlo, e reca a prova la voce Branci¬ calo. Non é la sola Crusca, ma sono anche gli altri Vocabolaristi che fanno ciò; la qual cosa, se non ò del tutto conforme ai principii grammaticali, non devesi se¬ guire come già il Gherardini ne ha da¬ to il buon esèmpio. Quando un partici¬ pio non presenta più idea di tempo, e diventa esclusivamente qualitativo, allora soltanto p-uò riguardarsi come di efficacia àddiettiva, ma anche in tal caso .non ces¬ sa di essere verhale, poiché da verbo deriva, e dicesi part icipio,, comeognun sa, appunto per questo. Ad ogni modo é ne- ' cessano determinarsi ad una sola manie- CO ra d’indicazione,onde non mettere incer¬ tezza nei meno pratici. Ed infatti se nelle citate Giunte vedonsi proposte come Par¬ ticipii le voci Compaginato, Connume¬ ralo, Copertalo, Cozzato, Diaspri fi¬ ca to, Impegolato, Necessitato , Pin¬ zalo, Bicotto, Riti tener ilo, Spicciato, Transitò, Trascolato, Triquadrupli - calo, Zolfeltalo, perchè si dichiararono come addiettive le voci Accostato, Ad¬ diritto, Affezionato, Aggravezzato , Allibrato, Attaccato, Brancicato, Co¬ mandalo, Disossato, Fermo, Meri fica- to, Barn inesco lato. Bitratto, Sito , So¬ so premuto, Spiccicato , Congregato, Griazato,Misvenuto. Stagionato, Li¬ me fatto, che lo sono tanto, dal più al¬ meno, quanto le prime? CAMERAZZO. Si aggiunga: 11 chiarissimo ab. Manuzzi mi scrive cortesemente : ? Camerazzi di Cor- » le in Toscana sono, poco più poco » meno, quello che sono nelle case no- » bili i Camerieri, cioè fanno a Principi » quel servizio in camera, tenendola pu- » lita, vestendoli ec., che fanno i came- rieri ai loro padroni. » CERCARE. Si aggiunga nel fine delle Osserv: - altrui, quando vo¬ gliasi attribuire ad esso la significazione accennata, locché forse, non a tutti pia¬ cerà. Sembrerebbe meglio corrisponde¬ re in tal caso, la voce Cercare a Ri-, cercare, Richiedere, nel senso di Cer¬ car ajuto. Postulare, petere, obsecrare. COMPLETO. Aggiungi: Il citato esempio del Soderini venne già additato dal Gherardini in unione a buon numero di altri cavati da buoni scrittori. CONCAVO. Si ripari all’ommis- sione aggiungendo, dopo ove dice il seguente § :... Coivcavo, s. m., da ag¬ giungersi in senso figurato. Si aggiunga poi infine alle Os¬ servazioni :*— Potrebbe anche credersi usata la voce concavo in luogo di pro¬ fondo, essendo più proprio non meno che più esprimente il dire Speculata DE nei profondo delle idee. Se così fosse, j il Bartoìi non si sarebbe espresso colla maggior proprietà, e non sarebbe quin¬ di da imitarsi. DECEZIONE. Si aggiunga: Decezione può stare per Inganno, non però per Errore. Questa voce, se¬ condo il dott. Bolza, ha per radice, erro, errare, traslatamente usato, cioè Sco¬ starsi dal vero, dal giusto. Invece In¬ ganno, secondo lo stesso filologo, deriva da ìnqènium , donde, ai tempi della bassa latinità,credè siasi fatto Ingannimi,ver Mal ingegno. Mal arte. Frode. — For¬ se parrebbe più naturale derivasse In¬ gannare da Ganea, cui premessa la In equivale ad In ganeam atlraherc cioè Inganeare. Àd ogni modo senza nuche ricorrere all* etimologie , riesce evidente esservi fra Errore ed Ingan¬ no notevole differenza. Errore può es¬ sere Un veder male le cose, una ina¬ la credenza, conseguente ad imperi¬ zia propria ; invece Inganno è una mala credenza, conseguente ad in¬ fluenza deir altrui malizia, lu tal modo Essere in errore, sarebbe cosa diversa dal VEssere in inganno, e Con¬ durre altri in errore sarebbe tngan- no, allora soltanto, ciò fosse fatto,con malizia. Ingannare sarebbe quindi in tal caso azione malvagia, c Trarre in errore sarebbe azione non colpevole, giacché qualora fosse tale, dovrebbe- si riguardare come Inganno. DESCHI VERE. Si aggiunga: È da osservarsi però che la voce De¬ scrivere , nellesempio secondo, non è ri¬ feribile al senso del primo*, riguardando Descrizione d'armati nella città; sic¬ ché può meglio riportarsi al § 5 del Vo¬ cabolario di Napoli (Milit.), che di esempli è mancante. — L’uso di questa voce in senso militare, trovasi ripetutamente nel¬ le Istorie del Pitti, p. e. p. 158- « che si »> descrivesse Gonfalone per Gonfalone, e p 159*... * era fatta orazione per uno » dei descritti.... E poco dappresso _ « deputavano doni eziandio ai descritti ' G U 69 i » che nel maneggiar Tarmi ec.... erano » dai capitani sopra gli altri lodati. * D1ASPR1FICATO. Ove è scritto lin. 15, per ridotto a diaspro, sostituiscasi: per trasmutato in diaspro. FISSARE, ove é scritto pag. 23, lin. 11. Infatti Fissare come opposto di Su¬ blimare, è il passaggio ec.. ,. leg¬ gasi: indica.il passaggio. GETTO (nel primo). Si aggiunga all ’ Osservazione: Usato cosi, riferibilmente all’occhio dell’intelletto, ha speciale efficacia molto maggiore à\À prima giunta,sul prin¬ cipio, poiché comprende non soltanto, come que’modi, l’idea di tempo, ma be¬ nanche l’uso di esso fatto dall’organo del¬ la mente. GLOBULENTO. Ove é scrìtto lin. 8, equivale a g lo boso, o sparso di g lobi , o meglio pieno di globi , leggasi: equiva¬ le a sparso di globosità o meglio a pieno di globosità. * GUSTO, s. m. Per Piacere, diletto. Es. Pitt. Isl. Fior. 157., — « Con- » chiuse che si pigliasse fina via di mez- » zo ; clic senza mettere la repubblica » in pericolo veruno per qualunque in- » novazione, si desse qualche gusto di » cerimonie a Clemente (Papa). » — Questo significato del vocabolo gusto, molto frequente nel linguaggio comune, non è convalidato che da un solo esem¬ pio del Lippi, allegato del Vocab lario del Manuzzi al $ V, e dal Vocabolario di Napoli al § 3. Perciò non mi sembra di¬ sutile aggiungere l’autorità del Pitti. Osserv s Non sembrerebbe che il Vo¬ cabolo Gusto si Cosse dal. Pitti nel pro¬ posto esempio, usato veramente nel sen¬ so di Piacere, Diletto, ma parrebbe forse lo si facesse nel significato di Soddisfa¬ zione, h n.ual cosa meglio risale dalla lettura dell’intiero brano di storia al- lesempio medesimo riferibile. Il Gherar- dini additò, al £ XI, Dare g usto, un buon esempio tratto dalle Lettere del Redi; e ! questo nel vero senso di llecar piacere. 70 IN * IL DA DESTRA, IL DA SINISTRA, IL DA PRESSO,IL DA LONTANO,mod. sost.— Di aucsti modi sostantivi non tro* vo che né il Vocabolario del Manuzzi nò quello del Tramater abbiano tenuto con¬ to. Vedano i compilatori di vocabolari, se gioverebbe tenerne sull’autorità del Bar- toli. — Es. Cos. Bart. Piti. I. 9., « Noi » riconosciamo la larghezza median- »» te il da destra o da sinistra ; la gros- » sezza mediante il da presso o da lon- » tano. » Osserv. 11 Vocabolaristi non parrebbe dovessero tener conto di tali modi e di con¬ simili altri moltissimi. Quando si è detto ' una volta che la costruzione figurata per¬ mette la*loro formazione, tacendo per el¬ lissi or lTma or V altra delle parti del di¬ re, tale avvertenza è sufficiente. Il (la destra , come ognun vede, significa nel citato esempio, Il lato da parte destra, Il da presso significa II lato da pres¬ so. limitatissima é tale figura nel parlar famigliare toscano ed incontrasi assai di frequente nelle scritture de nostri anti¬ chi maestri. “ INCENDITI). Ove è scritto p. 27. lin.21,...// quale promuove certa sen¬ sazione ingrata i leggasi : promuo¬ vente certa sensazione ingrata . • INTRODUR LEGGI E PARERI, v. a. Diritto ed atto del proporre leggi e pareri alle deliberazioni delle as¬ semblee legislative. Es . Gian. For. Rep. Fir. 1. 57., « 11 » modo d’introdurrele leggi era questo: » —Gian. Vin II 91., Ma che solamen- » te i savii e gli altri detti possano intro- » durre pareri è ordinato* » — Bella lo¬ cuzione già viva in Firenze, e spiega quel¬ lo comunalmente ora detto Diritto d'in z- ziativu. Osserv. La voce Introdurre , consi¬ derata isolatamente negli esempii citati, equivale a Proporre, Iniziare , ed ha grande rapporto col § 3 del'Vocabolario di Napoli,Dare incominciamento,met¬ tere in uso; può quindi applicarsi a leg- RO gi, a pareri , e ad altro , come sovente vien fatto. Se però la dizione Introdur leggi e pareri , può riferirsi allago del propor leggi o pareri alia delibera¬ zione delle assemblee legislative, non ne consegue comprender essa anche il diritto di compiere un tal atto , e ciò provasi col secondo dei citati esempii che dice : « possano introdurre pareri è or- » dinato. » La concessione del diritto d’introdurre stà nel possano , auindi per esprimere tale diritto sarebbe a uopo di¬ re, Potere d*ìntrodur leggi e pareri, ossia Facoltà d'introdur leggi e pa¬ reri. Che poi la dizione, Introdurre leggi e pareri, in base degli addotti esempii, non possa definirsi come sopra, lo provali primo esempio che dice : « 11 modo d‘introdurre le leggi era questo »; sicché Introdurre per proporre una legge od un parere alle deliberazio¬ ni delle assemblee legislative, espri¬ me la condizione , ossia il modo col quale iniziavasi V introduzione di una legge, perchè fosse poi messa ncU’uso, e non già il diritto ed atto di proposizione. LACRIMATOLA. Ove è scritto, lui. 9, Abbiamo come equivalente ne’Vocabo¬ lari! , leggasi ì Abbiamo ne Vocabo¬ lari!. MINA. Si aggiunga all*Osserva¬ zione: Può usarsi per qualunque specie di condotto sotterraneo* ancorché non attraversi il letto d’un fiume, avendo ge¬ nerale significazione. MONDATURA. Ove è scritto, Osserv . lin. 10*... quel seme che non fu sotto¬ messo a mondatura, leggasi: quel se¬ me che è senza mondiglia e senza buccia i cioè che fu sottomesso a mondatura. PRONTO. Si aggiunga in fine al- l’Osserva ovvero di franco nel senso del $ 7 del Vocabolario di Napoli. * ROCCIA. Aggiungi in fine al- /’ Osserv.: Volendosi distinta questa spe¬ cie di Roccia ne’Vocabolari, come vein ne distinta la Roccia del taccio e quel-* SP la dei denti , dovrebbesi additare dicen¬ do Roccia de*lottatori. SENSIBILE. Aggiungi in fine del - V Osservazioni: Veggansi i molti escmpii citati dal Gherardini, additando questa voce nel medesimo senso § V, SP1CC1NAUE. Aggiungi in fine al - 1* Osservazioni: Che se fosse da accettarsi la voce Spintonare, non lo sarebbe nel senso di Ridurre piccolo, bensì di Spiccinarsi , v. n. ass.,ossia Disgiungersi o Ridursi in frammenti. In tal modo avressimo Impiccolire v. n.,pcr Divenir piccolo, e lo-stesso, usato attivamente, per F ardi¬ temi' piccolo , sinonimo d’ impiccioli¬ re, e Spiccinare avrebbe allora; signi¬ ficato suo proprio. Not\ relativa alle voci Arrovesciar tura , Cavala , Componimento, Dis¬ solvimento, lmpedizione, Intarla - /ura, ec. Nei Vocabolari non viene tenuto il debito conto di certe desinenze, per no¬ tare il valore che per loro acquistano alcune voci sostantive verbali, e special¬ mente delle desinenze in amento,imen- lo. e di quelle in azione, izione , ione , e di quelle in attira, itura ed ala ; perlocchè vediamo Lutazione, Lava- meato e Lavatura , definiti II la¬ vare; Fregaggione, Fregamento e fregatura, definiti II fregare, ecc. e posi pure Arrovesci amento ed Arro - vesciatura sono defeniti Lo arrove¬ sciare .; Induramento ed Indoratura, \jO indorare ec., Cavala, Cavarnenlo, SP 71 Cavallone , Cavatura, L'atto del ca¬ vare, e secondo alcuni L'azione del ca¬ vare (1). Ne feci distinzione alle voci Arrove- scialava , Cavata, Componimento , Dissolvimento, lmpedizione, Intar¬ latura, ec., parendomi che in base al¬ l’analogia si potesse lasciare, come sem¬ bra anche sentire il Tommaseo, alla de¬ sinenza in mento, l’esprimere Y Alto producentc un effetto (azione), alla desinenza in ione, l’esprimere Vallo già consumato , (passione) ed alla de¬ sinenza in ara, \effetto dalla consu¬ mazione di un tal alto f Leggendosi però quanto scrisse il Ro¬ mani nella sua Teorica della Lingua italiana p. 74. V. I, De Nomi Poten¬ ziali, trovasi che quel sagace auto¬ re attribuisce alla desinenza in azione, il potere d’indicare Y azione, alla desi¬ nenza in mento, il potere d’indicare passione, ed a quella in ura, il potere d’indicare effetto dell'azione. Se sia però da seguisi piuttosto Luna che l’altra maniera di distinguere, avu¬ to riguardo all’uso più comune- ed al- ranalogia, lo giudicheranno li Filologi. A me basta aver notata di nuovo 1* oppor¬ tunità di fare, quando che sia, le distin¬ zioni accennate. (i) I Vqcabolarii confondono Alto con Azione , c danno l’una voce per Pallra. 11 Tommaseo definisce Atto, il punto in cui dazione si fa. (Vedi Nuova proposta.) Altri vorrebbero si dicesse Affo, fattualità det¬ razione ovvero Inazione compiuta , ossia il risultamelo di essa. 11 Bolza definisce l’Azione, Serie di atti diretti allo stessa 1 fine. In ogni maniera si prenda la distinzione . c necessaria. APPENDICE 9 /fila osservazioni sulle proposte Giunte ai Voqabolarii italiani, stimo cosa forse non inutile lo aggiungere alcuni cenni anali¬ tici su di altre voci , le quali, appoggiate come sono a valevoli esempli, possano aneli’esse più o meno degnamente accrescere la ricca suppellettile della nostra favella . Voci Sostantive , Trovasi fra queste, con esempio del Vivi ani, Intorno al difend. 116., una delle tante applicazioni della voce Ala, per indicare Una specie di riparo che dalla sponda di un fiume si avanza nell'alveo, restringendosi con dolce pendio. Si dà seguendo l’autorità del Giam¬ bia. Vegez. 28, BARBARI A, per lleg io¬ ne abitata dai barbari , voce già ac¬ cettata dall’uso per indicare Gli stati barbareschi. CALCATA, Rosa SaL pili. 210., si offre con incertezza, per Affollamento di gente , e non dire Obesi che di vile, ma stando all’esempio che dice « a di- » pinoci* vignate, carri, calcate, osterie, » parrebbe essersi usata una tal voce in luogo di Calca , per Sito di gran pas¬ saggio o di folla, cioè Strada cal¬ cata di gente. CAPEZZATA, Viv. Intorno al di - fend. 37., equivalerebbe a Corona o Capello con cui si termina la som¬ mità di un'opera, ed avrebbe signifi¬ cazione piu propria. CONCAGIONE, Babt. Suon. IH. V. 532, ha tanto diritto di essere ben accet¬ to quanto Concansa. CONJETTURA, Monto. Diosc. 24,, per Segno od indizio fisico, non è di uso comune, coinè non lo é conjeltura- lo nel senso medesimo, benché sostenu¬ to dal Redi noU’csempio che cita il Vo¬ cabolario di Napoli. È quindi voce o da lasciarsi perché non occorre, o da ado¬ perarsi con assai parsimonia. FÀZIQN1ERE, Piti. Ist. fior. 86., è voce che può tornare opportuna; non sembrerebbe però clic lo fosse per espri¬ mere ad un tempo Fautore di una fa¬ zione e Aderente a quella, ma soltanto Chi agisce per formarvi aderenti , od a favore di una fazione. Faziovario, esprimerebbe forse meglio Aderente a fa zinne, ed agente a seconda dei pria - ci pii di quella. F0D1NA, Gal. Op. 111. 111., per Mi¬ niera o Cava di pietre ec., può usarsi come, latinismo in qualche caso speciale, ma piò nel parlare scientifico clic nel volgare. INCAVALCATURA, Bart. Ghiacc. XII, 640 , esprime ottimamente lo spe¬ ciale soprapponimento o sonnonla¬ mento delle spire di una vite fra loro , ossia lo adattarsi del cavo di una spirale , al convesso dell'altra i é però d’uopo dir sempre Incavalca¬ tura della vile. . Chiamare INCENSO, col Montig. Diosc. 34., f Albero che produce la gomma resina di questo nome, non è improprio poiché sostenuto dall’analo¬ gia, e può seguirsi. Usare INTELLIGENZA, Cell. Orif. 127., per Artifizio, Avvertenza, Cau¬ tela, ossia sostituire a quel vocabolo tali voci, non può essere indifferente. Ciascu¬ na di esse é intelligenza, ma lo è di specie troppo distinta. Si può adoprare L1CNO, Son. Agr. \ 14 ,, come voce stòrica latina per indi- > o PR care Yantica lucerna di questo nome , ma non per Lucerna in genere. NEVIERA, Bart. Ghiac, 650., per e- sprimere Luogo ove si conserva la ne¬ ve , è voce opportunissima e foggiata se¬ condo l’analogia, adoprandosi la desinen¬ za in iera, anche per indicare località. NOMINATORE, Gian. Far. Rep. Fir . I. 20., per Chi vien sciclto da un as¬ semblea perchè proponga alle sue deliberazioni quelli che meritano di essere eletti ad un pubblico uffizio, e voce che, quantunque sostenuta da qual¬ che riputato scrittore nel senso indicato, non sarebbe mai da preferirsi a Propo¬ nente, essendo due azioni diverse il proporre ed il nominare. NUGOLATA, Gal. Op. II. 404., per Nago lato é variante di poco conto fatta a voce che non può competere con Nu¬ volaglia e Nuvolosità, poiché sà trop¬ po doiraiMiettivo. Potrà valer per la rima. OGGETTO, Bart. Cóag.V li. 714., per Cosa in generale , è talmente sancito dall’uso, clic non avrebbe bisogno di e- sempii per essere accettato nel Vocabo¬ lario. PASSEGGIATOJO, Sod. Agr. 173., per Luogo da passeggiare , é vocabolo accettabilissimo, però ristretto a specia¬ le significazione, avendone in tal senso piò ampia nell’uso comune, la voce Pas- seggio. POPOLARITÀ’, Gian. Gov. Fir. \. 5., per Governo di popolo , benché poco nell'uso, potrà adoprarsi talvolta ma con qualche riserva. POSTIME. Sod. Agr. 173., se fosse dell’uso, parrebbe potersi meglio ado- prare, per II di dietro o la parie po¬ steriore , piuttosto che per Posticcio. Vedi questa voce. PRÀTIZIA, Sod. Agr. 93., per Ter¬ reno a prato, non sarà mai preferibile a Prateria , voce piò italiana e piò so¬ stantiva. Il dire PRIMIZIE, Gal. Op. J. 141., per Le prime nozioni di una scien¬ za, può passarsi al Galileo, non però a S P 73 moderno scrittore, avendo voci piò ita¬ lianamente e piò propriamente usabili, com e Elementi,Principii,Pritììordii. PRONUNCIAMONE, Vinc. Piti. 18., come termine d’arte, per esprimere II rilevare con certa forza le parti di cosa disegnata o scolpita , non può trovare opposizione-,poiché dell'uso, a me¬ no che non si credesse dir meglio Pro¬ nunciamento, per latto del ri levare,e Pronunci azione,perì’alto di già com¬ piuto », o per Teffetlo di esso. PROVOCAZIONE. Gian. Rep. Fir. I. 204., per Appellazione , é voce di uso antico, frequente nel foro; non può quin¬ di farsi ad essa mal viso. RENONE, Sod. Agr. 146., per Gros¬ sa arena, voce additata dal Tommaseo, esprime cosi bene quanto Renella per indicare Arena ìninuta. R1POSATOJO, Sod. Agr. 162., per Luogo da riposare , vale tanto quanto vale Posatojo, detto per Luogo su cui posare. SALDATURA DI QUINTO., Cell. Orif. 96., per Saldatura di argento che contiene una quarta parte di ra¬ me, ha diritto di essere ben accetta quan¬ to lo ebbero le sue consorelle Salda¬ tura di terzo e Saldatura di ottavo , modi già ne’Vocabolarii registrati. SAVENA, Sod. Agr., se fosse d'uso come Savina e Sabina , potrebbe ac¬ cettarsi nel Vocabolario, avvertendo pe¬ rò, doversi usare nello scrivere il nome più conosciuto e piò scientifico insieme. SDRUCITO, Sagg.Nat. Esp. 163., in¬ teso per Scissura in genere, ében pre¬ feribile alla significazione di Taglio grande, indicata nel Vocabolario di Na¬ poli. SOLLEVAMENTO, Sago. Nat. Esp. 56., per Innalzamento, è voce alla cui introduzione nel Vocabolario non potreb- besi opporre ostacolo, tostochè Solle¬ vare cd Innalzare si volessero parole sinonime. SPINA, Montig, Diosc. 119, tergo, per Pianta spinosa in genere , é voce io 74 V 0 già accettala dall’uso e come tale ne’Vo¬ cabolari! registrata. SQUITTINANTE, Pitt. Ist. Fior. 34., per Quegli che squiltina , sta ottima¬ mente, e può talvolta usarsi meglio che &/tti'tài/iatore l quando specialmente vo¬ glia indicarsi Chi trovasi nell’alto di compiere la propria missione. TALÈNTO, Gal. Op. 1. ‘261., per si- gnilicare Inclinazione, tendenza , par¬ lando di cose inanimate, sembra voce da usarsi con molta riserva. TEMPERA c TEMPERIE, Sago. Nat. Esp. 44., per Temperatura o grado di calore d’un corpo, sono voci da usar¬ si con granilo parsimonia e solo al modo accennato negli eserapii, cioè dicendo A /- la medesima tempera (1) di calore e di freddo; —Esaminata coltermome • Irò la temperie dell’aria ;— Acqua non alterata dal grado di sua tem¬ perie ordinaria. TERMINAZIONE, Pitt. Ist. Fior. 163., per Umiliamento di squillino ossia deliberazione di adunanza , é vo¬ ce sancita dall’uso, che equivale a Deter¬ minazione conseguente a squillino. TERMINI, Vino. Pitt. 8 ., per Con¬ torni del disegno, che meglio direbbesi Termini della figura, riuscirà modo appropriato parlando di pitturo o dise¬ gni ombreggiati, ovo vere linee di con¬ torno non vi hanno, e ciò quando tornas¬ sero meno opportune le voci Or/o, Cir¬ coscrizione, Margine, Limile. TRAGULARIO Giamb. Vegez. 58, per Soldato che portava la Tragu¬ lo , non può trovar opposizione, come voce storica latina. VOLATILE, Bart. Ghiac. XXXIV 603., in senso chimico ed in forza di so¬ stantivo, sarà usabile assai di rado, nello stato attuale della scienza, e suonerà sempre addiettivamente, poiché sempre riferibile a sostanza dotata di tale pro¬ prietà. (t) Tempera in tal caso avrebbe valo¬ re ili Mescolanza proporzionale. SA Addettivi sostantivati, da usarsi sem¬ pre con parsimonia, sono ACCIDEN¬ TALE, Bart. Ghiac. XXXV, 698., — GRAVOSO, Bart. Tens.e Press. XVII, 376., — INTERESSATO, Pitt. Ist. Fior. 44., —LUMINOSO, Bart. Suon. II. 477., — PONENTE, Sago. Nat. Esp. 19., — VIOLENTO, Bart. Tens Press. XXII, 760. Fra i sostantivi diminutivi, alla cui in¬ troduzione nel Vocabolario non può es¬ servi ostacolo, vi hanno: FIDECULA, Sod. Agr. 420., per piccola lira o cetra, adoprata in senso di costellazione, che più italianamente direbbesi Fideco- la ; — LINGUELLA, Montìg. Diosc. 174., per Piccola lingua; — PUN- TONCELLO, Vino. Viv. Intorno al ripar. 116., per Piccolo puntone in senso idraulico; r— RONCIGLIETTO, Bart. Ricr. 91., per Piccolo ronci¬ glio; — TELUZZA,Montig. Diosc. 44., per Piccola tela . Voci Addietlive . BIZZIOSO, Sod. Agr. 77., per Ira¬ condo , si offre come forse derivato da Bissa o Collera. Quando ciò fosse, sa¬ rebbe più pròprio dire Rissoso, voce fra le proposte del Tommaseo. (V. Nuo¬ va proposta. 1841). DISTRATTIVI), BiMLm.Savon. 31., si propone per indicare in generale Cosa che tolga o diminuisca la potenza di un’altra; se cosi valesse nel citato esempio, potrebbe far compagnia a Di¬ straente , questo nel senso di Che di¬ strae, e quello di Che ha capacità di distrarre. ROMANZO, Vasar. Fanlas. e Riz¬ zar. 77., usato come addiettivo, potrà talvolta tornar in acconcio in luogo delle voci romanticoo uomanzesco,n\\e qua¬ li sembra equivalere nell’esempio citato, tanto più che abbiamo romanza, Come addiettivo di lingua. SATOLLO, Sagg. Nat. Esp., 121.,per Saturo nel senso di zuppò e di pregno, C 1 potrà usarsi in molti casi con proprietà, e così pure, SCORREDATO, Pitt. Isl . Fior . 403., per Manchevole degli ar¬ redi opportuni. SUBITO, Montig. Diosc. 24., tergo, se può usarsi per pronto In senso mo¬ rale, nulla si oppone che possu farsi lo stesso in senso fisico, come nulla può opporsi alla voce TEMPERATO, Sagg. Nat. Esp. 64, presa in senso correlativo al calorico, tanto più che è dTiso così fre¬ quente , e già registrata nel Vocabo¬ lario. TRASPICUO, Gali. Op. II. 154., voce latino barbara, avrà la sorte die ebbe Perspicuo , benché voce di pretta lati¬ nità, accettata anche nel Vocabolario nel significato suo proprio, non potendo com¬ peterla colla sua usitatissima consorella Trasparente. TURBATO, Sod. Agr. 436.,in senso di Torbido , oscuro, parlando di colore, parrebbe voce da obbliarsi, poiché non ne¬ cessaria e difficilmente usabile colla do- vutaproprietj. VECCHIO, Cell. Orif. 2 1 ., in senso di prat ico ed esperto , potrà sovente ado- prarsi per sua speciale efficacia. ZUCCIUNO, Montig. Diosc. 8., come aggiunto di vermini intestinali detti da medici cuourbitini y è tanto più italiano quanto Zucca in confronto di Cucur¬ bita, ma non è d’uso. Come però non il verme così detto, ma i frammenti di esso rassomigliano ai semi di zucca, diventa inesatto tale aggiunto, e sarà meglio il dire Tenia , anche di preferenza al nome Venne solitario, poiché racchiude que¬ sto pure lina falsa nozione. NERETTINO, Vino. Pitt . 25, e STI- TICHETTO, Montig. Diosc. 185, sono di¬ minutivi usabili entrambi senza eccezione. Verbi. CIRCOLARE, Bart. Coag. XIII. 730., in significato neutro passivo, puùtornar d’uso, benché di rado. S I 75 GIUOCARE,Bart. Suon. III. VII, 540 , per Valere, Potere , Far forza , Frodar effetto , è voce d’uso più frequente. Può servir ad essa il citato esempio per usar-, la anche nel senso di Reggere , ovvero di Operare , ed Aver a che faro , come al § 4 del Vocabolario di Napoli. In fatti invece di dire Non giuoca in questo fatto la comparazione , potrebbesi so¬ stituire non reggt} non ha a che fa¬ rei 11011 à operante in questo fallo la comparazione. INTENERARE, Sod. AgrA \ 2., suona più attivamente à’Intenerire* ed in que¬ sto modo sarebbe da preferirsi. INTRAPRENDERE, Gai, Op. IL48., er Prender dentro o Comprendere , a buona base filologica e può talvolta usarsi con proprietà. INTROMETTERE, Gian. Vin. H. 132, pel Sospendere che fa il Magistrato mia deliberazione al fine di recar¬ la a superiore giudizio , é voce sancita dall’uso, quindi accettabilissima. Devesi avvertire però aver essa origine dal la¬ tino Interinino , ossia da Intromettere nel senso di Intermettere , Intrala¬ sciare , Sospendere , e non già derivare, come pot rebbe credersi, da In Immillo, che avrebbe altro significato. MEMBRIF1CARE,' Vino. Pili. 3.; per Indicare le membra del corpo nei nudi che il pittore vicn disegnando , è vocabolo d’arte accettabilissimo, poi¬ ché di buon conio e senz’altri di equiva¬ lente espressione. PUBBLICARSI, Bart. Ricr. 4 85, per Prostituirsi andrà usato con riserva, poiché lino può pubblicarsi senza pro¬ stituirsi. RlCONTEMPERARE, Sod. Agr. 90; per Con temperare (li nuovo; — RA¬ SCIUGARE, Montig. Diosc. 24, tergo, in Senso neutro passivo, per Rasciugarsi ; — SIMBOLIZZARE, Bart liicr. 85.-,per Aver somiglianza o natura confor¬ me ; — SOPRÀFONDERE,Bart. Coag X. 722, per Versar sopra., ST1TIG ARE, Sod. Agr. 62.; per Render stàtico , 76 VE sono tali voci, che quantunque poco nel¬ l’uso, possono tuttavia per la loro spe¬ ciale efficacia venir talvolta opportuna¬ mente adoperate, come lo provano gli esempii dai quali sono sostenute. TERMINARSI, Bart. Gkiac . IL 629., per Darsi termini , Configurarsi, po¬ trà qualche volta venire in acconcio; de- vesi però usare con parsimonia,e lo stes¬ so dicasi di TRASCENDERE, Benc. Pim. 10.,per Salire, Passare, che meglio for¬ se esprimerebbe, Passare ascendendo; intendasi però sempre, figuratamente par- lando^ STEMPERARSI, Sago. Nat. Esp. 15., per Cangiare di temperatura , sta in relazione al $ 5 del Vocabolario di Na¬ poli STEMPERAMENTO, Perdila della solila naturale condizione (qui rela¬ tivamente al grado di calorico). Se però non si usa questa voce colla debita cir¬ cospezione, possono avvenirne degli equi¬ voci; è d’uopo quindi, come nel citato c- sempio, riferirla sempre al soggetto pa¬ ziente, e dire Stemperarsi* dell'aria, dell'acqua , ecc. VELARE, Vino. Pili. 26., come voca¬ bolo d’arte pittorica, è certamente meglio dichiarato Coprire con color liquido di poco corpo altro colore già asciut¬ to, affinchè dalle due tinte ne esca una terza trasparente,che non potreb- lesi ottenere dipingendo alla prima e di primo corpo, ed in tal senso si deve adoprare, e non al modo accennato dal Baldinucci e dai due Vocabolarii. Participi i. Fra i participii si propone RICOTTO, Vino. Viv. Intorno al difend . 675., par¬ lando di terreno reso sciolto e friabile per influsso del gelo e del Sole; ma una tal voce, in sostituzione a disfatto è poco usata, e forse a ragione. Lo stesso dicasi del latinismo TRANSITO, Son. Agr. 44., in senso di trasformalo, e del composto TR1QUADRUPL1CÀTO, Sod Agr. 404.,per Quadruplicato tre A V volte , voci che difficilmente entreranno nell’ uso comune. Modi avverbiali. IN CONSERVA, Nard. lst. Fir. Il 107., per Di conserva, è poca cosa, ma non può rifiutarsi, potendosi in qualche caso usare con speciale efficacia. IN MAESTÀ’, Gal. Op. IL 418., per Di prospetto, può stare com’è nell’uso, anche ne’Vocabolarii. IN VOCE, Nard. lst. Fir. 1. 34., per Di nome, può riuscire talvolta d’uso op¬ portuno, meno però per Apparente - mente e forse mai. MINUTISSIMO, Bart. Pier. 76., per minutissimamenle è modo latino (mi¬ nutissime), usabile come eccezione in casi speciali, e da non imitarsi troppo di frequente. STRANAMENTE, VasÀr. Fani, e òmar.103., non può rifiutarsi per Stra¬ namente , quando si ha Si ra t lo per Sira - no e Stranezza per Stravaganza. Locuzioni o modi di dire. Fra le locuzioni e modi dire proposti vie- ’ ne per primo ABITATORI A GRAVEZ¬ ZA, Gian. For. Rep. Fir. 1.17., per in¬ dicare Gli abitatori che possedono beni nel comune o lo sialo, e pa¬ gando le gravezze hanno la qualità e il diritto di cittadini. Sul valore di un tal modo, adoprato dal Gianotti, e sull’uso che potesse farsi presentemente di esso, non faccio parola; osservo solo che equivale ad aggravezzati.allib ra t i accatastati, addecimati , sottoposti a censo, o come noi diciamo censiti, e che di preferenza adopransi ora siffatte voci. AVERE LO STATO, Gian. For. Rep. Fir. 1.15.,per significare Cittadini che avendo lo stato hanno la qualità e il diritto di esser eletti a magistra¬ ti, equivale ad essere Abitatore a gra¬ vezza, ed anche questo modo di 'dire è posato a nozione storica c nulla più. FI P A DARSI UN PIACERE, Bart. RicrAM., per Prostituirsi, non istà bene, poiché uno può darsi in piacere senza prosti¬ tuirsi. Dovrebbesi dire quindi Darsi in piacere ad ognuno , come nel citato esempio, ed allora solo avrebbe il sensi) indicato. FARE IMPRESSIONE, Montig./)/o$c. 280., è modo generico dell’uso, che può adoprarsi tanto in senso morale quan¬ to in senso fisico, e sempre con ef¬ fetto. FILAR SUDORE, Bart. Gliiac. VI. 642., detto per indicare / vapori ad¬ densali sulle superficie marmoree che scorrono come sottili rigagnoli, è modo figurato di speciale efficacia, ben usabile aneli’esso quando può tornare opportuno. FILO D’ACQUA, Sagg.Nat.Esp. 72., e Pelo d’acqua , ossia Superfìcie d* ù- equa , sarebbero modi di cgual valore, se il primo non significasse anche Acqua poca, sottile e lenta nello scorrere, che poi viene a fermarsi, e non si adoprasse eziandio per corrente. PARLARE IN BURLESCO, Bart. Ricr. 427., in luogo di Parlare per baia , per {scherzo , é maniera di spe¬ ciale efficacia, nella quale figura l’Ellissi, equivalendo al dire Pa r lare in modo od in linguaggio burlesco, egualmente come parlare in Italiano significa par¬ lare in modo od in linguaggio italiano. Dire RAGGI DI GELO, Bart. Gliiac. XXIII, 654., per indicare quelle Cristal¬ lizzazioni o primofdii d'agghiac¬ ciamento, i quali formansi nella su¬ perficie dell’acque che gelano , e si mostrano sovente a guisa di raggi , è bella frase, che può ripetersi con molta proprietà. Usare la voce STREGARE riferibil¬ mente ni seminali, Bart .Gh iac. XXXIII. 619., può tornar in acconcio specialmen¬ te in poesia, avendo valore analogo a quel¬ lo della voce Ammaliare, parlando di Alberi. (V. tal voce). Nota. Oltre alle voci e modi di dire indicati nelle Giunte, su cui tenni parola, vennero proposti n. 156 esempii, cavati dagli autori dei quali si trassero le Giunte, stesse. Tali esempii sono relativi a voci già registrate nei Vocabolari che di esem¬ pio mancavano, oppure, benché lo avessero, si credevano bisognevoli di appog¬ gio maggioro. Nell'indice posto in fine al presente lavoro si vedranno distinte tali voci, per esser scritte in carattere corsivo, e quelle fra esse sulle quali m’occorse di fare qualche Osservazione, si distingueranno dalle altre ner la con¬ trapostavi citazione della pagina in luogo della citazione dell’autore dalle cui ope¬ re l’esempio venne scelto. NUOVA AGGIUNTA. J * • BARCHEGGIARE . Aggiungi L’Ab. Brambilla, nel suo Saggio di uno spoglio filologico, additò la medesi¬ ma voce ed il medesimo esempio, nel senso di Andare colla barca per acqua , ed aggiunse: Qui metafori¬ camente. Vedesi però come nemmeno questa dichiarazione ben corrisponda al significato di Barcheggio , e come a vero dire fosse inutile aggiungere ad essa, per acqua , dacché colla barca non si può andar certamente per terra, nè per ariq. Parrebbe poi che invece di Qui metaforicamente , avesse dovuto dire: Qui in senso proprio , giacché Barcheggiare si usa più d’ordinario, ed é registrato nei vocabolari^ nel senso figurato, cioè di Destreggiare , ossia Maneggiar bene le proprie faccende , o Condurre la propria barca de¬ stra mente. COPERTATO : Aggiungi Il verbo Coperture , venne additato dall’abate Brambilla, (l.c.) con esempio tolto dallo stesso Soderixi, Collivaz. delle Viti. Questo vocabolo sembra u- sato sempre da tal autore nel significato di Difendere , Riparare coprendo. CAMERAZZO : Aggiungi Una tal voce trovasi fra le additate . dal Tommaseo nella sua Proposta, e vie¬ ne^ da esso dichiarata come Cameriere di corte. METTER CARNE: Aggiungi L’Ab. Brambilla (1. c.), che additando questo modo di dire da esso tolto da Cola di Rienzo, ed accettato nel Voca¬ bolario di Napoli, lo porge nel senso di Venire in buon essere di carne y ed è questa la dichiarazione più propria. Sog¬ giunge è vero ingrassare , ma come un di più. Avrebbe meglio detto Ingrossare. RENONE : Aggiungi 11 Tommaseo (1. c.) addita questa vo¬ ce come di uso, nel significato di picco¬ la Ghiaja y che sarebbe alquanto più di grossa Arena , ma non cita esempli. ì qS >*— - lì E L E N C « delle principali voci che parrebbe dovessero additarsi come segue y piultostochè nel modo proposto . Accondensato, add. per Demalo insie¬ me all*intorno. Adombrazione, s. f. per Immagine , Fi¬ gura. Affacciato, add. per Ridotto a faccie. Affissare, v. a. pel Fissarsi o combi¬ narsi di una sostanza ali altra. Agire, v. n. per Operare. Agire, per Far effetto. Aggravamento degli occhi, per Op¬ pressione di forza visiva , Impedi¬ mento di azione negli occhi. Alcalizzato, add. sost. per Parte al¬ calina. Appiccamento, s. m. Nel senso di At¬ taccamento per sospensione. Afpulso, s. m. V. L. per Accessione , Ac- costumentQ,oSpingimelo a luogo. A predominio, av. in senso trasl. per Su¬ periorità di quantità. Arrovesciatura, s. f.pcr Stalo di cosa arrovesciata. Arrozzito, add.per Fatto rozzo Jmbru- nilo 3 parlando del color delle carni. Aspetto degli occhi, per Guardamen- to. Assito, s. in. per Tavolalo ossia Pia¬ no di assi o tavole insieme con¬ nesse, ad uso di pavimenti , solaj od altro. Attuazione, s.f. per Atluamenlo ossia Atto di esecuzione o di condurre ad effetto. Attuazione, per Stato di cosa già ese- guita y ossia effettuata. Attuazione, usato per attività. Avventizio, add. per Eventizio , Even¬ tuale in senso di Casuale. Barcheggiare, v. n. p. per Andare e venire con barca da luogo a luogo. Biscontorto, s. ni. per Contorto due volte o doppiamente. Bizzoso, add. (invece di Bizzioso) per Iracondo o serpensoso. Bozzaulo, s. m. forse per Abuzzago , Bozzago o Bozzagra (Falco Bu- teo. L.). Brusco, s. ni. V. L. Groppo dell'acero il quale segato presenta la venatu¬ ra internamente crespa. (V. Foro.) Calcata, add. sost. per Strada calca¬ ta di gente. Calcio, s. m. per Calce o Piede. Camerazzo, s. m. (Voce Toscana) Chi disimpegna presso Principi o no¬ bili famiglie, alcuni uffiziidi Ca¬ meriere. Il Tommaseo nella sua Pro¬ posta, Cameriere di corte. Capitale d’un muro, per Testata di un muro , oppure Corpo o Potenza di esso. Carnale, add. Nel senso di Soggetto alle imperfezioni della carne. Cavata, s. f. per Sottrazione. Centrico, add. per indicare Che a sta¬ bili rapporti col centro. * so Centrale, add. per indicare Che ap * \ paritene al venivo. Cercare, per Ricercare, Richiedere nel senso di Cercare ajuto. Circoscrizione, per Indicazione dello spazio occupato da un vagello fal¬ la mediante sega amento de* suoi dintorni. Cittadinanza, s. f. per Insieme di cit¬ tadini , Classe de*cittadini. Cognato, add. usato alla latina. , Calorita’, s. f. Modo astratto d’indica¬ re un 'Coloramento. Commisurazione , per Misurazione comparala ad altra. Comodamente, avv. per A proposito , opportune mente , acconciamente; lat. a modo. Compaginato, part. Tenuto in com- page. Composto, s. ni. per Unione, Insieme di cose, cioè Composizione. Composto. Nel senso di Composizione di ragione , Vocali, di Nap. § G. Concavo delle idee, per Profonde del- Videe . Conciare, v. a. per Acconciare , par¬ lando di legname. Conferire, v. n. p. per Portarsi in¬ sieme. Conficcato, add. part. per Offuscalo insieme. Consumare, v. a.per Disertare,Emun- gere . Contenzione, per Tensione o Sfor¬ zo. Contezza, s.f. per Trovato , Scoperta dal lat. Comperio. Caurino, add. (in luogo di Cordano), per Vento di Coro. Dal sì al nò, m. avv. Tra il concede¬ re ed il rifiutare. Darsi in piacere ad ognuno, per Pro¬ stituirsi. Deprecatorio, add. nel senso ^Inter¬ cesso rio. Diasprificato, pors. per Trasmutalo in diaspro. Digrossatamente, avv. Alla grossola¬ na, Alla g rossa o Indi grosso, Gros¬ solanamente. Dimuovere, v. n. p. per Smuoversi di luogo. Disegnàtojo, s. ni. per Arnese che serve a disegnare , come Matita , Piombino , Gesso ec. Dissolvimento, s. ni. per Disciogli¬ mento. DiTARELLE,s.f. pi. (invece di Diterelle ) per piccole dita. Elatere, s. m. (Fis.) per Elaterio. Essere a una cosa, v. n. per Trovarsi una cosa in rapporto di confron¬ to o paragone colValtra. Far getto per le parti d'abbasso, per ìscaricare il ventre. Far getto per bocca, per Vomere . Fazionario, s. m. per Aderente a fa¬ zione od agente secondo i princi - pii di quella. Fazioniere, s. m. per Chi agisce per formare aderenti ad una fazio¬ ne od a favore di quella. Fermo, part. in luogo di fermato per Saldo, Rassodato. Fidecola, s. f. V. L. per piccola Lira in senso di costellazione, (in luogo di Fidecu la). Filar sudore, per indicare Lo sgoc¬ ciolare delle superficie marmoree, scorrendo come sottili rigagnoli , quando sovra di esse si addensa¬ no vapori acquosi. Filo, (lavoro di) s. m. (Orif.) Formolizzare o Formulizzare, (in luogo di Formalizzare) yer Formu¬ lare o Formo lare. Getto, (nel primo) m. avv. per A pri¬ mo sguardo. Gettare la creatura, v. n. per Par¬ torire. Girello, s. m. § per Piccolo disco. Giucatore di braccia, s. ni. per Atle¬ ta. Globulento, add. Sparso di globo¬ sità, Pieno di globosità. Granire, v. n. per Granare ossia far grano o seme. ( Grinzato , part. per Aggrinzato , Grimo. Gruppoloso, add. per Pieno di Grop¬ po IL Gusto, s. m. per Soddisfazione. Imbeccatojo, s. m. per Beccatojo. Impetrire, v. n. as. per Impietrire. Impietrare, v. n. per Diventar pietra. Impiastrato, s. m. per Impiastrar )- gione. Incarico, s. ra. per Incolpamene od Imputazione di colpa. Incavalcatura della vite, pel Sopra - ponimento o sorrnontamento del¬ le spire d’una vite fra loro. Ingendito di stomaco, s. ra. Ribolli¬ mento di materie acri ed irritan¬ ti promuoventi sensazione ingra¬ ta, che s’indica come bruciore di stomaco. Incoltezza, s. f per Mancanza di col¬ tura. Incordato, add. per Chi è affetto da incordatura. Indisposto della sanità', per Mal di¬ sposto di salute. Infastidito di stomaco, per Turbato di stomaco. Ingegno, s. m. per Congegno, Or¬ digno. Ingravire, v. a. § riferibile a Gravezza di suono , in senso Acustico. Inmelato, add. per Commistoalmiele. Inondare all’aria, v. n. pel Prender forma ondeggiante , parlando di pan¬ ni sciolti all’aria. Inscurire, v. a. per Scurire. Intarlatura, s. f. Effetto delTintar la¬ mento, o modificazione che soffre il legno che intarla? Intento, add. per Teso , tirato , lat. Intentus. Interfoglio, s. m.per Foglio di carta interposto a cosà qualsiasi. Interiure, v. a. per Internare o Rin- volgere con terra. Inzuppare, v. n. p. per Assorbire, trat¬ tandosi anche di fluidi imponde¬ rabili. 81 Lacrimatola, s. f. per Caruncola la- g rimale. Lana o pezza lana, s. f. § per Tela o panno di Lana. Latticcio, s. m. Succo lattiginoso che geme da più specie di piante. Lattificio, s. m. Succo lattiginoso del fico, o forse meglio Prodotto latteo, Secrezione lattiginosa in genere. Lustrezza, s. f. Proprietà de corpi Uscii di ricever luce e riman¬ darla. Lustro, s. m. Che manda luce ri¬ flessa, ossia Risplendente. Macchinare, v. a. per Fabbricare e comporre ingegnosamente*, ed in¬ ventare che che sia di materiale. Merificato, add. per Reso puro, puri¬ ficato. Metter carne, v. a. Per Nutrirsi , os¬ sia Ottener effetto dal nutrimento. Mina, s. f. per Qualunque specie di condotto sotterraneo. Mollusco, s. ni. V. L. Pira. Groppo del- Vacero, la cui venatura corre per disteso. (V. Forcel.). Mondatura, s. f. usato per Nettatura. Mucidaglia, s. f. per Moccicaglii. Mucido, s. m. per Muffa ne’primordii di suo sviluppo. Mucido (saper di), Mandar Todore che ha la muff a, ne’suoi primordii. Orezzare, v. n. per Olezzare. Origo, s. m. V. L. per Origc. Orniti, s. ra. per Ornitii. Piano, s. ra. per Strato piano. Pinsare, v. a. (invece di Pinzare) per Pestare. Pizzare, v. d. per Appinzare, punzec¬ chiare. Ponderatorb del Cielo, s. ra. per Chi mantiene dal Ciclo Vequilibrio delle cose, oppure il Giudice celeste. Poro c Poro sarcoide, s. m. (chir.) Quella sostanza che trasuda dal¬ le parti fratturato delle ossa, e serve a ristabilire la loro ade¬ sione. Precipizio, s. ra. per Precipitamenlo. u r Si Primo (in quel), in. av. per In quel primo momento. Provocare, v. a. V. L. Esercitare il diritto di appellare una sen¬ tenza. Raggi di gelo, s. m. Per esprimere Quei primordii di agghiaccia¬ mento che si fanno a guisi di raggi nella superficie dell'acqua. Rammescolato, add. per Frammesco¬ lato. Ramuzzo, s. m per Ramuccio. Reverenza, s. i. per Verecondia. Riardere, v. n, e n. p. (Metal.) per Àr¬ dere di nuovo, parlando di metallo, Ritornare incandescente. Rintenerire il corpo, v. a. per Molli¬ ficate il ventre. Risplendenza, s. f. per Risplendore , Rilucentezza. Ritirare, v. a. per Ristirare, e Ridi¬ stendere. Ritiratura, s. f. per Solitudine. Rivincidire, v. n. per Ritornar molle o rinvenire. Roccia de’lottatori, per quel Succi- duine che imbratta le braccia de* lottatori. Rozzo, add. per alterato, mutato, vi¬ ziato , parlandosi del colore della cute. Rubricato, part. (in senso trasl.) Per Segnalato,Reso più rilevante , più distinto, più illustre. Schiodatura, s. f. Per Stato di cosa connessa ad altra in maniera , che mentre sta attaccata , libera¬ mente si muove nel proprio cen¬ tro di connessione. Prossimo di Sno¬ datura. Sciapica, s. f. per Sciabica. Sedita, add. (invece di Sedigito). Detto d'uomo che ha sei dita. Serpàto di Listre, add. per Segnato di liste di andamento tortuoso o serpentino. Sfiaccolante, s. m. per Sfavillante , detto di Que 9 cor picciuoli che stac¬ catisi accesi dai lumi, e scoppiet* ♦ tano sfavillando. Smalto, s. m. nel senso di Lastrico o di Ammattonato. Smusso, add. sost. Sincope di Smussato per Smozzatura , Stroncatura. Soprafare, v. a. per Sorpassare , So¬ pravanzare. Soprafatto, add. per Svanito , lat. exo- letus. Soprafatto, add. per appassito. Spianare, v. n. ass. per Discorrere in piano , Stendersi in piano. Spiccinare, v. n. a. per Spicciarsi ossia Disgiungersi , o Ridursi in frammenti. Sterposo, add. Che ha sterpi , ossia Rametti o Rimettiticii. Tirare allo sdrucciolo, per Trarre in pericolo o sulla via del mal fare. Tralignare, v. n. In senso di Passare o Trasmigrare in un altro sito , degenerando rapporto a condi¬ zione. Trascendere, v. n. per Passare ascen¬ dendo. Tropei, s. m. V. L. Venti solstisiali, reciproci , che diconsi Aptagei, quando dalla terra al mare si portano , ed Altani, quando dal mare al continente ritornano. Tubero, s. m. V. L. Secondo Plinio, No¬ dosità, o Groppo nodoso degli al¬ beri. (V. Forc.) Umefatto, add. Per Inumidito. Uscire, v. n. Per staccarsi, uscire di luogo . ALTRA AGGIUNTA AFFACCIATO. Aggiungi: Nel nuovo Vocabolario dell’Accade- mia della Crusca si dichiara tal voce nel senso di affaccettato , sfaccettato , citando il medesimo esempio. Ma non parrebbe cosi la intendesse il Viviani quando preferì scrivere A /faccialo in luogo di affaccettato , poiohè questa vo¬ ce esprime a facce , ed affaccettato si¬ gnifica invece a faccette , ciò che è co¬ sa ben differente. Faccette infatti posso¬ no chiamarsi quelle che si fanno a dia¬ manti e ad altre pietre preziose perchè brillino, ma non potrebbesi usare la me¬ desima voce parlando dei grossi corpi solidi componenti il riparo di un fiume, la forma dei quali conviene meglio sia affacciata e ruspa piuttostochc rotonda. Il Gherardini (Voc. e Man. di dire ec.) indica « Affacciato, Add. partic. di Affacciare §. Ed in forza di aggettivo per.— E sopra¬ tutto varia li panni nelle storie, come è nel fare in alcuni le pieghe con rotture affacciate; e questo è ne’panni densi; ed alcun panno abbia li piegamenti molli e le loro volte non laterate ma curve. Lion. Vino. 264. Ediz. Rom. 1817. (L’Ediz. milan. dei Class, ital. ha con rotture a facciate). — E se egli (il panno) è di mediocre grossezza e den¬ so farà le pieghe affacciate e di piccoli angoli. Id. 265. — (Forse Affacciato equivale ad affaccettato ; ma s’appar¬ tiene a pittori e scultori il determinarne la vera e precisa significazione). » Parrebbe che negli esempii citati si fosse usata la voce affacciato non già per esprimere affaccettato , ma nel sen¬ so che è suo proprio, cioè a facce , a superfìcie piane. Sono poi da considerarsi in tali esem¬ pii le locuzioni: pieghe con rotture affacciate ; volte delle pieghe non laterate ma curve. La voce rottura , parlando di pieghe d’abito, equivale ad interruzione di andamento , e la voce laterata, corrisponde ad a lati , ed ha relazione con affacciata. Sono questi modi di esprimersi andati luor d’uso, ma è d’uopo notarli per intelligenza del¬ l’antico linguaggio artistico. AFFEZIONATO. Aggiungi: 11 nuovo Vocabolario della Crusca § V. additava nel senso stesso la mede¬ sima voce ed il medesimo esempio. AFFISSARE. Aggiungi : 11 nuovo Vocabolario della Crusca in¬ dica, § V., la voce Affissare per Fis¬ sare ,, attaccare , qoiì giungere, addu- cendo esempio del medesimo Bart. Ghiacc . 119, il quale suona allo stes¬ so modo. o INDICE DI TUTTE LE VOCI ADDITATE NELLE GIUNTE AI VOCABOLARI! ITALIANI. (I) Abitatori a gravezza, s. ni. pi. p. 76. Accidentale, s. p. 74. Accidente, s. m. Sag. Nat. Esp.91. Accondensato, add. p. 1.65. Accortalo, add. p. 68. Acquatile, add. p. 1. Addirritto, add. p. 1.68. Addirizzare, v. a. p. 1. * Adombrazione, s. f. p. 65. Affacciato, add. p. 1. 83. Affezionato, add. p. 2. 68. 83. * Affissare, v. a. p. 2. 83. * Agire, v. n. p. 2. Aggravamento, s. m. p. 2. Aggravezzato, add. p. 68. Ala, s. f. p. 72. * * Alborottarc, v. a. p. 3. 65. Alcalizzato, add. p. 3. * Alcalizzato, in f. di s. p. 3. Allegazione, s. f. p. 3. Allibrato, add. p. 68. Alquantctto, avv. p. 3.65. Aitano, s. m. p. 3. Altauri, s. m. pi. p. 3. . * Alteratore, s. ni. p. 65. Aitino, s. m. p. 3. * Ammaliare, v. a. p. 3. * Andare, v. n: p. 65. Andare in foraggio, v. n. p. 4. * * Appiccamelo, s. m. p. 4. Appulso, s. in. p. 5. A Predominio, ni. avv. p. 5. Arcobalcstro, s. m. Giamb. Ve- gcz. 58. Argeste, s. ni. Sod. Agr. p. 54. Armentierc, s. ni. p. 5. * Arrivare, v. n. p. 5.66. * Arrovesciatura, s. f. p. 5, 71. Arrozirc, p. 6. Arrozito, add. p. 6.66. Aspetto, s. in. p. 7. * A squadra, sopra squadra, sot¬ to squadra, m. avv. p. 66. (t) Si veda l’Avvertenza p. XXV e la Nota p. 77, alle quali va aggiunto, che lo poche voci registrate in questo ìndice, scritte in carattere rotondo ed aventi l’indi¬ cazione dell’autore dal quale vennero scelte, sono quelle di cui nei presenti studii non è fatta parola. Ricorra alle Giunte succitate chi desidera averne nozione maggiore. N 86 * Assito, s. in. p. 66. A tocca e non tocca , in. avv. Sagg. Nat. Esp. p. 422. Attaccare, v. a. p. 7. * Attaccato, add, p. 7.68. Attrazione . (V. Fare attrazione) * Attuazione, s. f. p. 66. * Audienza o Udienza, s. f. p. 7. Augnare, v. n. p. 7. Avere lo stato, v. a. p. 76. * * Avventizio, add. p. 67. Avvento , s. in. Bene . Pira. Arg. B Barbaria, s. f. p. 72. * * Barcheggiare, v. n. p. 8.78. Biscontorto, add. p. 8. Bizzioso, add. p. 74. Bozzaulo, s. in. p. 9.68. Brancicato, add. p. 9.68. Brusco, s. f. p. 9. C Calcata, s. f. p. 72. Calcio, s. m. p. 9. Calieino, s. m. Moni. Diosc. 10. Camerazzo, s. m. p. 9.68.78. Capezzata, s. f. p. 72. Capitale di un muro, p. 10. Carattere , s. in. p. 10. Carnale, add. p. 10. Catenello, s. m. p. 10. Cauro, s. ni. Sod. Agr. 50. Cavata, s. in. p. 71. Cecia, s. m. Sod . Agr. 51. * Centrico , add. p. 10. * Centrica (linea), add. p. 11. Cercare, v. a. p. 11.68. Chiavardare, v. a. Vas . Vit. Bru- nell. 60. Cimentare, v. a. Pit . Ist.Fior.80. Cinquefoglie, s. m. Mont . Dio¬ sc. 5. Circeo, s. ni. p. 11. Circolare, v. a. Bari. Coag. III. 706. Circolare, sign. n. p. 75. * * Circoscrizione, s. f. p. 41 ? * Cittadinanza, s. f. p. 44. * Coda di Golpe, s. f. p. 42. * Cognato, add. p. 12. Colorita, s. f. p. 43. Comandare un esercito, milizie, v. a. p. 43. Comandato, add. *p. 13.68. Commisurazione, s. f. p. 43. Comodamente, avv. p. 14. Compaginato, pari. p. 14. Completo, add. p. 14.68. * Componimento, s. m. p. 14. 71. * * Composto, s. in. p. 45. Concagione, s. f. p. 72. * Concavo, s. m. p. 45.68. Conciare, v. a. p. 45. Concordare , v. a. Nard. Ist. Fir. III. 166. Conditore, s. m. Bene. Pira. 37. Conferire, v. n. p. 15. Conforme, avv. Nard . Ist. Fir. I. 8. Confiscato, add. p. 15, Conglobalo, add. Sod . Agr. 70. Congregato, add. p. 16.68. Conjettura, s. f. p. 72. Connumerato, part. Fine. Piti. 22. Consorte, s. ni. Nard . Ist. Fir. III. 180. Consumare, v. a. p. 16. Contemplatore j s. in. Bene. Pini. 27. Contenzione, s. f. p. 16. > Contezza, s. f. p. 16. Con agnazione, s. f. Bari . Suon. III. II. 508. Coperchio degli occhi, s. m. p. 16. * * Coperlato, part. p. 16.78. Coretano, s. m. p. 17. Corpulenza, s. f. p. 17. Corrimento , s. m. Bene . Pini. 36. * * Cotto, s. m. p. 17. Cozzato, part. §. Percosso o ur¬ tato come che sia. Bart. Ricr. 212 . Criminale, s. ni. p. 17. ✓ / D Dal sì al no, ni. avv. p. 47. * Dare licenza, v. a. p. 48. Darsi in piacere, v. ree. p. 77. Decezione, s. f. p. 18.69. Delinilore, s. ni. p. 48. Denario, add. p. 48. ’ * Deposizione, s. f. p. 48. * Deprecatorio, add. m. p. 4 9 . Descrivere, v. a. p. 49.69. * Diametro, s. ni. p. 49. Diasprificato, part. p. 49.69. * * Digrossalamente, avv. p. 49. * Diluviare , v. n. p. 20 . Dimuovere, v. n. p. 20. * Diportare, v. a. p. 20. Direnare, v. n. p. 20. Diritto (A) m. avv. p. 20. Disciplinabile, add. Nord. Ist. Fir. II. 95. Discrezione ( A ), ni. avv. Nord. Ist. Fir. I. 40. Disegnatojo, s. m. p. 24. Dislogare, v. a. Bart. Suon. IV. VI. 583. Disossato, add. p. 68 . 81 Disposto (mal), add. Hard. Ist. Fir. II. 79. Dissimilare, add. Bart. Gbiacc. XXXIII. 692. Dissolubile, add. Bene. Pino. 440. Dissolvimento, s. ni. p. 74. Distrattilo, add. p. 74. Diterelle, s. f. pi. p. 24. Duodenario, add. p. 24. E Ecnefia, s. f. Sod. Agr. 40. Economia, s. f. Bart. Coag. II. VII. 744. * * Elatere, s. m. p. 24. Elastico, add. Bart.' Tens.e Press. XIV. 752. Elicere, v. a. Bart. Suon. III. V. 225. I Equidiuturno, add. Bart. Suon. IV. IH. 569. Essere a una cosa, v. n. p. 24. Etesie, s. f. pi. Sod. Agr. 69. F Fabbricante, part. add. Bene. Pini. 40. Falda, s. f. p. 22. Fàlera, s. f. p. 22. * F’ar corpo del capitale e degli interessi, v. a. p. 22 . Fare attrazione, v. a. Sagg. Hat. Esp. 34. Fare impressione, v. a. p. 75. Fare ogni forza, v. a. Nard. Ist. Fir. HI. 485. * Far getto, v. n. p. 22. Fattrice, s. f. p. 22. Fazionario, s. ni. p. 72. Fazioniere, s. m. p. 72. 88 Fendibile, add. Bari. Suou. IV. VI». 595. Ferma, add. p. 68. Fidecula, s. f. p. 74. Filare, v. a. p. 77. Filo, s. m. p. 23. Filo d’acqua, s. m. p. 77. * Fissare, v. a. (chiin.) p. 69. Fissazione, s. f. (chiin.) Bart. Ghiac. I. 680. Fisso, s. in. (chim.) Bart. Ghiac. XXXIV. 695. Fodina, s. f. p. 72. Foraggio (V. Andare in) p. 4. * Formalizzare, v. a. p. 24. Formare, v. a. (T. debellatori) Frega, s. f. p. 24. Frequentare, v. a. Nard. Ist. Fir. I. 433. * Fumicazione, s. f. Bart. Tcns. e Press. XVII. 754. Fumido, add. Gal. Op. II. 282. Fuoco, s. in. p. 24. Fuso della bilancia s. in. p. 24. Fustello, s. m. p. 24. G Gabbia, s. f. Mont. Diosc. 20. Galestro, s. m. Sod. Agr. 138. Gelata, s. f. Bart. Ghiac. XXXIII. 690. Genitura, s. f. Bene. Pino. 67. Getto, (V. Far getto) p. 22. Getto (nel primo) m. avv. p. 24. 69. Girello, s. m. p. 25. Gittare la creatura, s. m. p. 25. Giucatore, s. m. p. 25. Giuocare, v. n. p. 75. Globulcnto, add. p. 25.69 Granatino, s. m. p. 25. Granellino, s. m. p. 25. Granello, s. m. p. 25. Granire, v. n. p. 26. Gravezza. (V. Abitai, a gravezza) p. 76. Gravoso, s. m. p. 74. Grinzato, add. p. 26.68 Gruppoloso, add. p. 26. Gusto, s. m. p. 69. I * Il da destra, il da sinistra, il da presso, il da lontano, m. s. p. 70. * Imbcccatojo, s. ui. p. 26. Impedizione, s. f. p. 26.74. Impcrgolato, add. p. 26. Impetrirc, p. 26. Impiastrato, add. p. 26. Incaricare, v. a. Nard. Ist. Fir. II. 455. Incarico , s. m. p. 27. Incarnare le piaghe, v. a. p. 27. Incavalcatura, s. f. p. 72. * * Incendilo, s. m. p. 27.70. Incenso, s. in. p. 72. Incoltezza, s. f. p. 27. In conserva, m. avv. p. 76. Incordato, s. in. p. 27. Incordato, add. p. 28. Indentro. (V. per all’ indentro) Indisposto, add. p. 28. Infastidito, add. di stomaco, p. 28. Infiato, s. m. Mont. Diosc. 48. Influire, v. n. p. 28. Influire, sign. att. p. 28. Infuso, add. p. 29. * * Ingegno, s. m. p. 29. Ingelosire, n. ass. Nard . Ist. Fir. III. 491. 89 Ingravire, v. a. p. 29. In maestà, m. avv. p. 76. * Inmelato, add. p. 29. Inondare , v. n. p. 30. * Inscurire, v. a. p. 30. * * lnseccarsi, v. n. p. 30. Intarlatura , s. f. p. 30.71. Intasalo, s. m. p. 31. Intelligenza, s. m. p. 72. Intenerare, v. a. p. 75. Intento, add. p. 31. Interessato , s. p. 74. Interfoglio, s. m. p. 31. Interlunio , s. ni. Sod. Agr. 7. Interrare, v. a. p. 31. Interrile, v. a. p. 31. Interzare, v. n. p. 32. Interzare, v. a. p. 32. Intraprendere, v. a. anon), p. 75. Intrasmutabile , add. Bene. Pini. 105. * Introdurre leggi e pareri, v. a. p. 70. Introduzione , s. f. Hard. lst. Fir. IH. 193. Introniessione, s. f. p, 75. Intromettere, v. a. p. 75. Inzuppare, v. n. p. 32. Irradiazione, s. f. Bari. Coag. XI. 724. Istoriare^ v. a. Fine. Pitt. 6. Japige, s. m. p. 32. L Lagrimatoja, s. f. p. 33.70. Lamquitida, s. f. p. 33. Lano, add. p. 33. Laniccio, s. m. p. 33. Leltificcio, s. f. p. 33. Lavorare di filo. (V. (ilo). Lavoralo,add. sost. Mont. Diosc. 120 . • Leccare, v. a. p. 33. Lega, s. f. Fine. Fio. Inlor. al difénd. 65. Lettere, s. f. pi. Bene. Pini. 109. Leuconoto , s. in. Sod. Agr. 51. Lczzoso , add. Mont. Diosc. 31. (tergo). Libo, s. ni. Sod. Agr. p. 51. Libonoto , s. ni. Sod. Agr. p. 51. Licno, s. m. p. 72. Linda, s. f. p. 34. Linguella, s. f. p. 74. LividojS.Moiit. Diosc. 88. (tergo). Lividiccio, add. Moni. Diosc. 55. (tergo). Luminoso, s. p. 74. Lusingarsi , v. n. Out. Pref. Pros. fior. 42. Lustrezza, s. f. p. 34. Lustro, s. m. p. 34. j V ; . M .fi / v'vj > 1' yjH Macchinare, v. a. p. 34. « Mandare, v. a. p. 34. Membrificare, v. n. in in. iufin. p. 75. Menare del corpo, v. a. Mont. Diosc. 10 e 20. (tergo). * Merificato, add. p. 34.68. Metter carne, v. a. p. 35.78. Mina, s. f. p. 35.70. Minutissimo, avv. p. 75. * Mischiato, s. ni. p. 35. Misvenuto, add. p. 68. Mole, s. f. Sagg. Nat. Esp. 32, 466. Mollusco, s. m. p. 35. « t 90 i Mondatura, s. f. p. 35.70. Mucidàglia, s. f. p. 35. Mucido , s. ni. p. 35. Mucido, (saper di) p. *56. Muricciolo , s. m. p. 36. N Natta, s. ni. p. 36. Necessitato , part. § Nota costi*. Nard. Ist. Fir. I. 85. Nerettino, add. p. 75. Neviera, s. f. p. 73. Nominatore, s. ni. p. 73. Nugolata, s. f. p. 75. 0 Obbliquare , v. a. Bari. Ricr. 60. Occultazione ,s. f. Bene . Pini. 83. Occupato add. coU’abl. p. 36. Oggetto, s. m. p. 73. Ombrosità , s. f. Pine. Pili. 28. Omologo, add. p. 36. Operativa, s. f. p. 36. Opifìce , s. Bene. Pini. 112. * 0rezzare, v. n. p. 36. Oiganizzare, v. a. Bali Purg. IV. 1. Organizzare, n. p. Bari. Goag. Vili. 717. Organizzare, frasi. Bart. Suon. IV. I. 556. Origo, s. ni. p. 37. Orizzonte, s. m. p. 37. Orniti^ s. ni. pi. p. 57. Ottonario , add. sost. Bene. Pini. 40 . P Fagonazziccio^dd. Monl.Vìosc. 446. . . I Panno, s. m. p. 37. ! Panno, s. ni. (T. anatom.) p. 38. ! Parlare, v. n. Parlare in burle¬ sco, p. 77. Partecipazione , s. f. Bene. Pini. 26. Passegginlo]o, s. ni. p. 73. * Passonata, s. f. p. 38. Patibile • add. Bene. Pini. 42. Patricidio , s. m. Bene. Pini. 53. Pazzeggiare‘ir. n. Bene. Pini. 46. Pecunie , s. f*. pi. Nard. Ist. Fir. IV. 254. Pedagnolo, s. ni. p. 38. Pelluzza, s. f. p. 38. ! * Pennoso, add. in. p. 39. Per alTindenlro, m. prep. Sagg. Nat. Esp. 126. Perdimento , s. ni. Bene. Pim. 25. Perfino , m. avv. prep. p. 39. Perfino a qui, in. avv. Mont. Diosc. 229. (tergo). Perforare , v. a. Bene. Pim. 37. Per le mani, in. avv. p. 39. Piacere (darsi in). V. Darsi in piacere. Piano, s. ni. p. 39. Pieno, add. di colore, p. 39. Pinzacchio , s. in. Sod. Agr. 171. Pinzato , add. part. p. 40. Piovoso , add. § detto di paese, Nard. Ist. Fir. 1. 185. * Pitocco, s. in. p. 40. * * Pizzare, v. a. p. 40. Pleurite , s. f. Moni. Diosc. 15. Pollinella, s. f. p. 40. i Ponderolore, s. in. p. 41. Ponente , add. s. p. 74. Popolo, s. m. p. 41. Popolarità o popolarità, s. f. 73. Poro, p. 41. 91 Porlalivo, portatile, adii. p. 41. Posalojo, s. m. p. 42. Posticcia, s. f. p. 42. Postime, s. m. p. 73. Pratizia, s. f. p. 73. Predominio (a) V. A predomi¬ nio, p. 5. Prec ipita re, v. a. (in senso china.), p. 5. Precipizio, s. m. (in senso chini.), p. 42. Presidente , add. Bene . Pini. 23. Prilliate, add. Pili. tst. Fior. 37. Primizia^ sost. p. 73. Primo (in quel), m. avv. p. 42. Procanlo, s. m. (arcliil.), p. 42. Prodromo , s. m. p. 42. Progresso (far), loc. verb. § Bene. Pini. 26. * Pronto, add. p. 43.70. Pronunziazione, s. f. p. 73. Proporzionatissimo, add. p. 43. Prosternazione , s. f. Piti. Ist. Fior. 73. Provisione o Provvisione, s. f’. Gian. Rep. Fior. Rep. I. 143. * Provocare, v. a. p. 43. Provocazione, s. f. p. 75* Pubblicarsi, n. p. 75. . Puntoncello, s. m. p. 74. Purgarsi , v. n. Nard. Ist. Fir. 1. 205. Purgare , v. a. Moni. Diosc. 20. Q * Quaresima , s. f. p. 45. Ouerela, s. f. Nord. Ist. Fir. I. 4 64. B idello, add. dim. Moni. Diosc. 24. Raggio, s. ni. p. 77. R tqquardatore. s. ni. Piti. Ist. Fior. G5. Rammescolato, add. p. 43. 68. Ramuzzo, s. m. p. 43. * Ranocchiella, s. f. p. 44. Rasciugare, v. n. p. (V. Rompere ed aver rotto). Reciprocazione , s. f. p. 44. Rettone, s. ni. p. 73.78. Reverenza p. 44. Riardere, v. n. p. 44. Ribattere, v. a. §. lig. per Ab¬ battere. Moni. Diosc. 37. 54. Ricevere , v. a. per Contenere Nani. Ist. Fir. Ricomperare una molestia , un male, locuz. Nurd. Ist. Fir. 11.463: | Ricontempcrare, v. a. p. 75. i Ricotto, p. add. p. 76. Riforma, s. f. Piit. Ist. Fior. \ 04, 87. 151. /t in teneri re, v. a. p. 44. Rintenerire il corpo, v. a. p. 45. Rintenerilo, pari, in s. p. Moni. Diosc. 19. Rinvincidire, V. Rivincidiro. p. 46. Rinvoltarci , s. t. Moni. Diosc. Riposatelo, s. ni. p. 73. * * Riscontro, s. m. p. 45. Riseggio , s. ni. Bene. Pini. 78. * Riserrare, v. a. p. 45. Rispondenza , s. 1. p. 45. Ritirare, v. a. p. 45. Ritiratura, s. f. p. 45. * Ritratto,.add. p. 46. Rivincidire, \. n. p. 46. Ri\incidile, >. n. p. p. 46. * Roccia, s. f. p. 47.70. Romanzo, add. p. 74. 92 Rompere il vento, v. n. p. 47. Romper vento, v. a. §. p. 47. Rompere ed aver rotto, v. n. ass. Mont . Diosc. 24. (tergo) Ronciglielto, s. m. p. 74. Rozzo, add. p. 48. * Rubricato, add. p. 48. S Saldatura di quinto, s. f. p. 73. Saldo, add. p. 49. * Salnilrale, add. p. 49. * Sainitroso, add. p. 49. Satollo, add. p. 74. Savena, s. f. p. 73. Scannamento , s. m. p. 49. Scardassatore, s. ni. p. 49. Scarpare, v. a. p. 49. Scarpato, pari. p. 49. Schiappa , s. f. Sod. Agi*. H2. * Schiodatura, s. f. p. 49. Schizzare, v. a. p. 50. *Sciamitello, s. ni. p. 50. Sciapica, s. f. p. 50. Sciare , v. n. Chiabr . Leti. 243. Scontro, s. ni. p. 50. Scorredato^ add. p. 75. Sdegnato , add. agg. di stomaco. Mart. Diosc. 9. Sdrucito, s. m. p. 75. * Seccare , v. n. ass. p. 50. Secchiccio, add. jtfonf. Diosc. 4 89. (tergo). Sedigito, s. m. p. 5t. Segnamento, s. m. p. 54. Seguitare, v. n. ZJene. Pim. Dedie. Sensibile , add. p. 54.74. Serenatore, s. m. p. 54. Serpato di listre, add. p. 54. * Sferico, add. p. 51. Sfiaccolante, s. m. p. 52. Sfilato , s. ni. p. 52. Sfreddare, v. n. p. 52. Sfringuellare , v. n. Ros. Disc. 440. Sguardamento , s. m. J5etic. Pini. 60. Sigillare alla fiamma, v. a. p. 52. Simbolizzare, v. n. p. 75. * Sito , add. p. 53.68. Smalto, s. ni. p. 53. * Smontare, v. n. p. 55. Smusso, s. ni. p. 53. * Soffregato, s. m. p. 53. Solegina, s. f. p. 54. Sollevamento, s. ni. p. 73. Sopposta, s. f. p. 54. Soprafare, v. a. p. 54. Sopralatto di colore, add. p. 54. Soprafalto, add. p. 54. Soprafondere, v. a. Bari. Coag. X. 722. Sopranato, p. 55.68. Sopra vivo maggiore, s. m. p. 55. Sopravivo minore, s. m. p. 55. Sowcrsore, s. m. Piti. Ist. Fior. 48. Spargola, s. f. p. 55. Spaso , add. Gal . Op. I. 229. Spaventare , v. n.ass. Bene . Pini. 87. Spianare, v. n. ass. p. 55. Spicciare, v. a. p. 55. Spicciato, part. Mont. Diosc. 26. tergo. Spiccicato, add. p. 55.68. Spiccinare, v. n. p. 55. 74. Spina, s. f. p. 73. Spinetta, s. f. p. 56. Sprone, s. ni. p. 56. I 1 Spruffare ^ v. a. Mont . Diosc. 9. Spruzzo, s. m. p. Gal. Op. III. 64. Spuntare i gomiti d’un fiume, loc. v. a. p. 56. Spurgamento, s. in. p. 56. * Squadro, s. m. p. 56. Squiltinante, s. m. p. 74. Stagionato, add. p. 68. Slanziolino, s. m. p. 57. Starnazzare, v. n. Ros. Rise. 4 40. * * Statua, s. f. p. 57. Stcccoso, add. p. 57. Steccuto, add. p. 57. Stemperarsi, v. n. p. 76. Sterpo, s. m. p. 57. Sterposo, add. p. 58. Stile, s. m. A’orrf. Ist. Fir. II. 460. Slitieare, v. n. p. 75. Stilichctto, add. p. 75. Stranamente, avv. p. 76. Stregare, v. a. p. 77. Strettezza di petto, s. f. p. 58. * Stringer l’aria, v. a. p. 58. Stumia, s. f. p. 58. Subito, add. p. 75. Sublimare, v. a. (chim.), Bari. Coag. VII. 721. Sublimato, s. in. (chim.), Bari. Ghjacc. XXX. 691. $uggesto, s. in. A ’ard. Ist. Fir. II. 412. * Supereminenza, s. f. p. 59. Superfluità, s. f. p. 59. * Suzzare, v. a. p. 59. t ‘ • T Taglio, s. m. (Piti.), p. 59. Taglione,avv. Giorni). Vegez. 4 9. Talento, s. m. p. 74. Tallire, p. 59. Tallo, s. m. p. 60. Tallo, s. in. §. p. 60. Talluzzo, s. m. p. 60. Tclluzza, s. f. p. 74. Tempera, s. f. p. 74. 93 Temperato, add. Sagg. Nat. Esp. 64. Temperie, s. f. p. 74. Teoria , s. f. Bari. Ghiacc. XXXV. 704. Terminare, v. n. p. 76. Terminazione, s. f. p. 74. Termine, s. m. p. 74. Testo di rame, s. m. p. 60. Tifoideo, add. Sod. Agr. 54. * Tirare, v. n. ass. p. 60. Tirare allo sdrucciolo, v. a. p. 60. Tornicolo, s. m. p. 61. Tragulnrio, s. ni. p. 74. * Tralignare, v. n. p. 61. Transito, pari. p. 76. Trascendere, v. ii. p. 76. ; Trascolnlo, pari. p. 61. Trasferire, ». a. p. 61. Traspirilo, add. p. 75. Trattenere, v. a. Piti. Ist. Fior. 48. i Tresa, s. f. p. 64. i Triquadruplicato, pari. p. 76. I Troclea , s. f. Giorni). Vegez. 416. Tropei, s. in. p). p. 61. I Troscia o stroscia, s. I. p. 62. : Trotina, s. f. p. 63. Tubero, s. ni. p. 63. Turbato, add. p. 75. U Udienza. V. Audicnza, p. 68. Umefalto, add. p. 63. Uscire, v. n. p. 63. V Vecchio, add. p. 75. Velare, v. a. p. 76. 94 Fdettare , v. a. Piti. Fst. Fior. 475. Persa, s. t. Moni. Diosc. 44. (tergo.) ■ v' . Vibrare, n. ass. Pine. Dant. Prep. 80. Violento, sost. p. 74. Vinone, s. m. p. 63. * Visivo, add. p. 63. ' .'j ..fi > r a Voce (in), in. avv. p. 76. Volatile, sost. (chini.), p. Zana (a), ni. avv. p. 64. Zolfeltato, parti p. 64. Zucchino, add. p. 75. h •\0r .ff *»;J r i . ìf , . . tw * ' * I T V '-' ,Ì ifc'r.rT •(' • . | .uhi* . ÌT , r ,Y 1 .1 '. v .i?f i .n w 5 .. .tir, I ^ ‘ilIQi .fri .oirnv* / STU»ll SOPRA VOCI E MANIERE 01 DIRE ’ ' i ' > ADDITATE DAL MONTI, DAL BRAMBILLA, DAL TOMMASEO E DAL FANFANI K SU TALUNA DELLE MOLTE DICHIARAZIONI ERRONEE OD IMPERFETTE CHE TR0VANS1 ANCORA NEI VOCABOLARI ITALIANI. veniam petimusque damusque vicissim OltAT. Continuando i miei studii filologici e lessicografici relativi alla lingua del bel paese , ebbi a fermarmi alquanto sulle varie proposte di correzioni e di aggiunte latte al Vocabolario della Crusca dal Monti, dal Romani, dal Carena, dal brambilla, dal Gherardini, dal Tommaseo e da altri, fino a quelle comparse, non è molto, nel toscano giornale YEtruria, per cura del filologo sig. Fan fani. E nel mentre ammirava la sana critica, il profondo sapere e T acuto ingegno di que’ valenti nello scegliere e nello additare, col sostegno di esempli tolti da classici, nuove voci e nuove maniere di dire nella Crusca non registrate, e nel correggere alcune mende, nelle quali caddero i compilatori di quella celebre opera, nuovo argomento trovava alla convinzione, esser innume¬ revoli le difficoltà di tali lavori, ed avere scritto ben a ragione il Tommaseo, che: Chi più sa più le vede, e più indulgente si mo¬ stra nel giudicare chi non le ha superate. Coneiossiachò nelle questioni di lingua, giova che abbiano i contendenti ognora pre¬ sente l’onesto motto: Veniam pctimusque damusque vicissim. Ne sia ima prova, colleglli onorevolissimi, il breve Saggio, che vi presento (1), di Studii filologici e Lessicografici sopra al - (I) Lessi questo Saggio nella Seduta, 26 Luglio 1864, dell’l. R. Istituto Veneto di Scienze. Lettere ed Arti. 13 cune fra le voci e le maniere di dire proposte dal Monti, dal Brambilla 3 dal Tommaseo, dal Fanfani, e su taluna delle molte dichiarazioni erronee od imperfette che trovami ancora ne’Fo- cabolarii italiani. Qualora sieno riconosciute giuste le mie osservazioni, potrà da esse più fermamente dedursi : non esser mai troppa la circospezione nell’accettare nuove voci e nuove maniere di dire nel Vocabolario ; non bastare l’ombra di un gran nome a garantirne la vera si- gniiìcazione ; non potersi ritenerne l’accettazione ne’Vocabolari! come suggello della vera loro proprietà ; e che soltanto procedendo per tali vie si giungerà a non perpetuare l’errore coll’appoggio dell’autorità, ed a purgare il sa¬ cro deposito dell’Italiana favella dalle tante mende, delle quali tut¬ tora abbonda, ad onta degli sforzi fatti da uomini sommi onde raggiungere tal difficile meta. Studii sopra voci e maniere di dire proposte dal Monti ( 1 ) ed accettate nei vocabolarii. ABBONDARE, per Supplire. Es. « Che dove l’arte manca, abbonda » Dio. » Lor. de Med. st. 12. Osserv . Abbondare , in tal esempio, non ha soltanto significato di Suppli¬ re, ma esprime molto di più. Chi non vede la felice antitesi fra il Mancare e 1’ Abbondare , che forma la bellezza del verso? Si sostituisca supplisce Dio e la poesia sparisce. Usando abbondare nel suo naturale significato in ogni ana¬ logo caso, lo si farà anche con efficacia ben maggiore di quello dicendo Suppli¬ re abbondantemente, largamente , a larga mano, poiché Y Abbondare com¬ prende per suanatura il Supplire , come la voce Operare in se comprende il Fare. ACCENDERSI, per Isdegnarsi . Es. a È punito da Dio, che più s’ac- » cendc Contro chi egli ama più, quan- » do s’offende. » Fur. c. 34, st. 62. Osserv. Perchè la voce Accendersi prenda il significato di Sdegnarsi, con¬ viene sia unita alla preposizione contro; è d’uopo quindi formolare la proposta Accendersi contro, per Isdegnarsi. A CIOCCA A CIOCCA, A brancate, A manate. Es. «.. Cosi dicendo le mani si cac- » eia Ne’capci d’oro, e a ciocca a cioc- » ca straccia. » Fur. c. 10, st. 33. Osserv. A ciocca, a ciocca, può va » lcr anche A manale, a brancate, tosto- ohè l’operazione di stracciare viene ese¬ guita colle mani; sembra però più vero¬ similmente usata una tal voce in rela¬ zione al lombardo Ciuck, che significa Mucchio , massa, ed in relazione al na¬ turale valore di Ciocca riferibilmente a capelli, che altro poi non significa se non una massa di essi. ARDERE, Attivo. Nel significato di Innamorare. Es. « La bella donna che ogni cor » più casto Arder credeva ad un girar » di ciglio. » Tasso, Gcr. c. 5, st. 64. Osserv. Ardere in tal esempio usato attivamente, vale ben più d'Innamora¬ re. Essendo riferibile a cuore, devesi intitolare il § Ardere il cuore, per Ab¬ bruciar lo di amoroso foco. ARTE, per Artefice. Es. « Vero è clic come forma non » s* accorda Molte fiate all’ intenzion » dell’arte, Perchè a risponder la mate- » ria è sorda, » Dant. Par. 1. Osserv. Non parrebbe venisse usata (1) Tali voci c maniere di dire sono fra quelle additale nell’Appendice alla pro¬ posta, ossia, Nelle nuove aggiunte e nuove correzioni dalla lettera \ alla lettera I. 100 A V Arte per Artefice , ma in senso tra¬ slato, come si fosse detto, alle ragioni dell*arte, agli scopi dell'arte , alle leggi delCarte, ec. AVANZARE, Per Sopravvivere. Es. «_0 figlio Io decrepito, io » misero che avanzi Ai di della mia » patria?...» Car. En. 1. 2, v. 1035. Osserv. Perché Avanzare abbia si¬ gnificato di Sopravvivere convien dire Avanzare ai dì, cioè sorpassare l'e¬ sistenza di f ... Vedesi bene come la prep. sopra, in tal caso, corrisponde al- Yavanzare e la locuz. ai dì, al vivere. AVERE, posto assolutamente, per Ri¬ cevere in dono. Es. « Cavalcava un destrier che so- » riano Era di razza, e dalla bella Dido » L’avea per un ricordo e per un pegno » Dell’amor suo.» Caro En. lib. 5, v. 806. Osserv. Che Avere nel citato esem¬ pio, abbia significato di Ricevere non v’ha dubbio; che possa poi attribuirsi ad Avere, in tal caso, anche il valore di Ricevere in dono , non pare. Dice l’c- sempio: Cavea per un ricordo , per un pegno, e ciò vuol dire che avcalo ricevu¬ to per ricordo, per pegno, e nulla più. Pné ben credersi, che un tale ricordo, un tal pegno, fosse dono della bella Dido, ma ciò si rileva dal contesto della storia, non dallo speciale valore della voce Avere, che non é quindi da proporsi so¬ la in tale significato. Parrebbe forse me¬ glio additato il $ Avere da alcuno, per Ricevere ; ovvero: Avere per ricordo, per Ricevere in dono. AVER BISBIGLI, Far bisbiglio. Es. «.E chi per Turno Sen- » tendo e chi per Drauce, avean tra loro » Varii bisbigli-» Car .En. lib. Il, v. 732. Osserv. Sembra che Aver bisbiglio equivalga, in tal esempio, più propria¬ mente, non a far bisbiglio, nel senso ordinario di questa parola, ma ad aver diverbio; infatti conseguendo i bisbigli al disparere di chi sente per Turno e di B U chi sente per Drauce, tali bisbigli non possono essere che diverbi , ossia scam¬ bi di parole, contese. Parrebbe quindi fosse da notarsi la locuzione dicendo: Aver bisbigli con alcuni, per Aver dispareri. AVER VISTA, Per Somigliare. Es. « Il mutar spesso delle piante ha » vista Di corso, e non di chi passeg- » già, o trotta. » Fur. c. 34, st. 45. Osserv. Parrebbe meglio doversi in¬ tendere quel ha vista,ne 1 citato esempio, per ha apparenza, piuttostoché per ha somiglianza. Apparirei Somigliare hanno significato distinto, potendo l’appa¬ renza essere effetto d’illusione, come nel caso del mutar spesso delle piante, e la somiglianza esser effetto dell’ identità nelle note caratteristiche. A VICENDA, Avverbio. Vale anche L'uno dopo Faltrn. Es. w Vanno a vicenda ciascuna al » giudizio. » Dant. Inf. 5, 14. Osserv. Sembra valere A vicenda, in tal esempio, come fosse detto Alla lor volta, cioè or V uno or l*altro, quando tocca. La locuzione l'uno dopo l'altro , cioè successivamente, avreb¬ be significato diverso. BORSA, per metonimia, Liberalità. Es. « Ed io vi giuro (s'io di sopra » vada!) Che vostra gente onrata non » si sfregia Del pregio della borsa e » della spada. » Dant. Purg. c. 8, v. 129. Osserv . Non si può in tal caso, in¬ dicare usata Borsa, metonimicamente, per Liberalità? Se si fosse detto usata Borsa per Dinaro la cosa andrebbe bene. Si intitoli il § Pregio della bor¬ sa, ed allora soltanto potrà spiegarsi anche per Liberalità. BUSTO, Nel significato di Cadavere. Es. « S'odon rammaricare i vecchi » giusti Che s’erano serbati in quegli » affanni E nominar felici i sacri busti » Composti in terra già molti e molti » anni. » àriost. c. 14, st. 101. «Sovra il tuo sacro ed onorato busto C A • Cadde grave a sè stesso il padre an- » tico, Lacero il petto e pien di morte » il volto.» Bembo, Canz. Alma cortese, St. 6. » Nessuna a me col busto esangue e » muto Riman più guerra : egli mori » qual forte. * Tasso Ger. 19, 117. Osserv. Nel proporre il Monti, giu¬ sta i citati csempii, la voce Busto per Cadavere . premette che i latini chia¬ marono Bustum , il luogo dove i Ca¬ daveri si abbruciavano ; che Lucre¬ zio usò questo vocabolo per la combu¬ stione stessa del morto, Cicerone per il Sepolcro , e Virgilio e Stazio per lo stesso Cadavere . (Semustaqueservant Busta). — Tutto ciò va bene;ò da riflet¬ tere però, che giammai pel Cadavere pro¬ priamente detto venne usata la parola Bustum , ma pel Cadavere bruciato, c che il passo citato: Semustaque ser¬ rani Busta , altro non esprime che l’imperfetto abbruciamcnto del Cada¬ vere, il quale pur era sempre Cada¬ vere abbrucialo. Non potrebbesi dun¬ que sull’appoggio dei latini dire Busto per Cadavere non sottomesso a com¬ bustione, ma bensì potrà usarsi in luo¬ go di Ceneri , e quindi dire in luogo di le Ceneri degli antenati , i Busti degli antenati. Ed in tal senso sem¬ bra dovers intendere il passodell’Ario- sto : i sacri busti composti in terra. Il Bembo ed il Tasso pare invece ab¬ biano usata la voce Busto , per Salma , e ciò bene comprovasi dal verso di questo ultimo Poeta, ove dice, busto esangue e muto , modo che potrebbe bensì tra¬ dursi come salma esangue e mula , mi non già come Cadavere esangue e muto, poiché si cadrebbe in un cattivo pleonasmo. CARME, Per Incantamento , Scon¬ giurazione. Es. « E seppi poi come i demonii in- » dustri Da suffumiga tratti e sacri car- » mi Tutto d’acciajo avean cinto il bel » loco. » Fur. c. 2, st. 42. « Ismen che al suon de’ mormorati c h m » carmi, Fin dalla regia sua Pluto spa- * venta. » Tass. Ger. c. 2, st. 1. Osserv . Sappiamo dagli antichi, che certi incantamenti si facevano col reci¬ tare o cantare versi, che si credevano avere virtù di scongiurare i demonii, per cui dicevansi, Incantamenta car - rninum (Plin.). Ora, essendo tali versi o Carmi il mezzo col quale facevansi le Scongiurazioni , ed essendo g XIncan¬ tamenti l’effetto di tali scongiurazio¬ ni , non parrebbe potersi dire metoni¬ micamente, secondo i citati esempii, Car¬ me per Incantamento , Scongiura¬ zione , ma soltanto per Scongiurazio¬ ne. Infatti dice l’Ariosto, che i demonii furono tratti dai suffumigii e sacri car¬ mi, cioè Scongiurazioni ,pcr cui ne av¬ venne, che, tutto d’acciajo avean cinto il bel loco, cioè Vincati lamento. Anche ne’versi del Tasso appare manifestatale distinzione di causa e di effetto, per cui | non si può dire, in virtù di quegli esem¬ pli, usata la voce Carme per Incanta¬ mento. CHIAMARE, Per Orare a Dio, Far Orazione. Es. « Quando sarai di là delle larghe » onde, DI a Giovanna mia che per me * chiami Là dove agli innocenti si ri- » sponde. » Dante Purg. 8, v. 70. Osserv. Parrebbe forse meglio di¬ stinto il § dicendo Chiamare a Dio per Pregare , Invocare Iddio , Orare. L 'Orare a Dio non istà nella v occ Chia¬ mare, ma nella locuzione che dice : per me chiami là dove agli innocenti si risponde , cioè al trono di Dio. Nel citato esempio vale forse meglio per Intercedere. CHIODO, Fra i translati di questa pa¬ rola spiacemi di non trovar nel Voca¬ bolario il seguente in significato di Tra¬ fittura. Es. € Quante lettere son, tanti N son » chiodi Co’quali amore il cor gli punge e » fiede. » Fur. c. 23, st. 103. Osserv. Nell’esempio citato, Chiodo, non equivale a Trafittura , ma è indi- m c u cato come mezzo di Trafittura, con cui amore il cor gli punge e fìedc. Ve- desi quindi il modo translato non essere riferibile a Chiodo , che già per sua na¬ tura trafigge, ma alle lettere che ac¬ quistano V efficacia di fare l’effetto dei chiodi. CONOSCERE, CONOSCERSI CON ALCUNO, Per Provarsi, Sperimen¬ tarsi. Es. « Più volte s’eran già non pur » veduti, Ma al paragon dell’arme co- » nosciuti. » Fur. c. 1, st. 16. Osserv. Non parrebbe che seguendo al citato esempio potesse dirsi Conosce¬ re e Conoscersi con alcuno per Pro¬ varsi, sperimentarsi . Il provarsi c lo sperimentarsi non hanno sempre per conseguenza il conoscersi ; avrebbesi dovuto quindi notare la locuzione dicen¬ do Conoscersi al paragon dell’arme, o d’ altro , per Saper misurare la propria possa al paragon delibarmi ód altrimenti, di confronto ad al¬ tra persona. CONSIGLIO. Per Volontà, oppure Provvidenza . Es. « Ma l’alta carità che ci fa serve » Pronte al consiglio che il mondo go- » verna, Sorteggia qui, siccome tu os- » serve. » Dante Par. c. 21, v. 71. Osserv. Piuttostochè Volontà, Prov¬ videnza, parrebbe forse doversi inten¬ dere, nel citato esempio, usata la voce Consiglio, per Intendimento , Concet¬ to, Legge conseguente a ragione pen¬ sata. Può esservi volontà senza consi¬ glio, e Provvidenza è vocabolo gene¬ rale di minore efficacia. CURA, per Curiosità , Desiderio . Es. Quella medestna voce, che pau- » ra Tolta m’avea del solito (subito) » abbarbaglio, Di ragionare ancor mi » mise in cura. » Dànt. Par. 26, 21. « La donna mia che mi vedeva in cura » Forte sospeso »... Dante Par. 28,40. Osserv. Che la voce Cura esprima Curiosità , nell’esempio primo, noi cre¬ derei ; parrebbe significare meglio Pre- F A mura o Sollecitudine, come spiega il Landino nel suo Commento. Infatti quel¬ la medesima voce, che avea tolto il poeta dalla paura del subito abbarbaglio, (cioè dello smarrimento improvviso, istanta¬ neo), (alcuni testi dicono solito), lo mise in cura, vale a dire in animo, in pre¬ mura, in sollecitudine , di ragionare ulteriormente. Che poi tale premura fos¬ se mossa da curiosità, ossia dal veemente desiderio d’imparare, può ben credersi, ma ciò non autorizza ad interpretare Cura, per Curiosità, Desiderio. Nell’esempio secondo parmi poi usata la voce Cura nel significato di Pensie¬ ro, Travaglio , come fosse detto : che mi vedeva sospeso in forte pensie¬ ro, in travaglio d’animo per non in¬ tendere. DELICATO, aggiunto di colle in sen¬ so di Delizioso. Es. « Colte pianure e delicati colli, » Chiare acque, ombrose rive e prati » molli. » Fur. c. 6, st. 20. Osserv. Delicato parrebbe, in tal luo¬ go non avere il senso di Delizioso, ma suonare come antitesi di Arduo. Le de¬ lizie stanno ovunque nel paese gentile dal Poeta descritto, e non nei colli soltanto. ETADE, per Vita. Es. « E tranquilla e sicura i sacri » Numi Menan l’etade in Ciel.. ...» March 1. 5. Osserv. Piuttostochè per Vita, par¬ rebbe doversi intendere la voce Etade per Tempo. Forse Menar l’etade po¬ trebbe adoprarsi poeticamente per vi¬ vere, cioè Passar il tempo assegnato al vivere. Età, tempo, non danno, cosi come Vita, idea di limite di esistenza, e questa voce sarebbe meno applicabile ai Numi. . : FAR CROCE DELLE BRACCIA, Per Supplicare . Es. « Ond’io allora attento e pauroso » Tremando le fo’ croce delle braccia, E » chieggole perdon del mio fallire; Ma » nulla vai che non mi vuol udire. » Franc. degli Albizzi. Canz. X. F 0 Osserv. 11 modo, Far croce delle braccia, non sembra avere in tal esem¬ pio lo speciale valore di Supplicare , ma bensì quello di Mettersi in atto di umiliazione e di preghiera ; tan¬ to è vero che segue subito e chieggole perdon. Vedesi dunque che il Supplica¬ re non sta solo nel comporre le brac - età, ma nel chieder perdon colle brac¬ cia composte ad umile preghiera. FERIRE, Per Soffiare, Spirare. Es. « Sentiva alcun soave e picciol » venticello venir da quella parte, e fe- » rivale per mezzo la fronte. » Bocc. Filoc 2. » Un’aura dolce, senza mutamento » Avere in sè, mi feria su la fronte, » Non di più colpo che soave vento. » Dant. Purg. 28, v. 7. Osserv. Pe* citati esempii, non può dirsi usato Ferire in senso di Sof¬ fiare, Spirare. Dice il primo di essi che il soave e piccol vento veniva da quella parte, cioè soffiava o spirava da quella parte, e ferivate in mezzo la fronte, cioè col suo soffio, faceasi sentire in mezzo la fronte; il ferire adunque figuratamente usato, non è il soffiare, ma l’effetto di esso. Leggesi nel secondo esempio, che un’ aura dolce feria su la fronte, ed è come fosse scrit¬ to : un soffio dolce feria su la fronte, cioè impressionava la fronte e lo facea lie¬ vemente, vale a dire, non di più colpo che soave vento. FORZA $ II. In senso di Quanti¬ tà, Copia, Abbondanza. All’uso dei La¬ tini, non ha nel Vocabolario che un solo esempio di prosatore. Gli si aggiunga anche il Poetico, e sia del Petrarca, Son. 220. Es. « E ristorar noi può Terra nè » Impero, Nè gemma Orientai, nè forza » d’auro. » Lat. Vis auri. Osserv. Non è buono quell’esempio che può venire interpretato in doppia maniera. Chi può asserire che non abbia ftteso il Petrarca per Forza A’oro, Effi- l N 103 cada, virtù, possanza d’oro, piutto- stochè Quantità , copia, abbondanza di esso? Forse presa nel primo senso questa voce, esprime di più e riesce maggiormente poetica. INCOMMUTABILE, v. 1. Lo stesso che Immutabile. Es. « Che sian d’altri principii in- » commutabili Composti anch’essi.... » March, lib. 6. Osserv. Se Mutare e Commutare non possono dirsi sinonimi, significando il primo, propriamente parlando, Varia¬ re, ed il secondo Cambiare o scambia¬ re una cosa con altra, non potranno nemmeno chiamarsi tali, Incommuta¬ bile ed Immutabile. INFERMARE, v. 1. Infrangere, Re¬ scindere, Guastare dal latino Infir¬ mare. Es. « Scuoti il fecondo petto, e le tue » forze Tutte a quesl’opra accampa: » inferma, annulla Questa lor pace... » Car. Eh. lib. 7, v. 511. Osserv. Infermare è, non v’ha dub¬ bio, usato alla latina, non però per In¬ frangere, Rescindere, che sarebbe e- quivalente ad Annullare, ma per Inde¬ bolire di efficacia , ossia Rendere me¬ no efficace, meno attivo. E che il Caro non intendesse usare il verbo Infermare per Infrange¬ re, rescindere, ma. sibbene per Inde¬ bolire, n'è prova l’avervi egli soggiun¬ to la decisiva significazione del verbo annullare. INFERNO, inteso puramente per Sot¬ terra. Es. « Cile quanto al Ciel la cima alza » felice, Tanto stende alfinferno la ra- » dice. » Anguil. lib. 4, 241. Osserv. In tal caso Inferno, estre¬ mo inferiore, è posto come antitesi di Cielo , estremo superiore, e l’antitesi di tali due estremi è bellissima. Se si fosse detto sotterra sparirebbe la poetica ve¬ nustà. Alzar la cima al Cielo equi¬ vale a verso il Cielo, come Stender la radice all’inferno, equivale a ver- 104 I N so l’inferno. Se fosse scritto : Che al- T aer quanto la cima alza felice Tanto stende sotterra la radice —Chi scambie¬ rebbe tali versi coi primi? INOPEROSO, Ozioso, Non operante. Es. « Signor che fue? Così dell’opre » tue Inoperoso spettator non vedi Già » la sacra del gioco ara disposta? » Par. Vesp. Otserv. Non operante va ottima¬ mente, non però Ozioso. Le ragioni so¬ no evidenti. INSTANTE, Per Imminente. Es. « E questa opera fu del vecchio » Atlante, Di cui non cessa la pietosa » voglia Di trar Rugger dal gran pe- » riglio istante. » Fur. c. 4, st. 45. Osserv. Instante in tal caso parreb¬ be usato per Astante, in senso di pre¬ sente, non già per Imminente, che si¬ gnifica Prossimo , prossimo futuro , cioè Che soprasta, ma che non è an¬ cora presente. Il periglio di Ruggero come periglio, era presente, non pros¬ simo futuro , imminenti erano bensì le conseguenze del periglio. INTESO per Patto, Convenzione. Es. « Se... prolungare i giorni Al già » caduco giovine t’aggrada Per alcun » tempo, e tu con questo inteso L’ac- »> cetti, va tu stessa e dalla pugna Sot- » trailo e dal destino.» Car. En. lib. 10, 993. 1 N Osserv. Parrebbe in tali versi, nei quali é pure da notarsi sottrailo per sottrailo , essersi usato Inteso in luo¬ go d'Intesa, per Intendimento , In¬ tenzione, piuttostoché per Patto, Con¬ venzione. INVOLARE, Per Discoprire, Rica¬ var notizia. Es. « Dove Fovea veduta dimandolle » Zerbino, e quando ; ma nulla ne invola, » Che l’ostinata vecchia mai non volle » A quel che ha detto aggiunger più » parola. » Fur. c. 20, st. 142. Osserv. In tal caso In volare vale Ru¬ bar il secreto, che è ben più di disco¬ prire e ricavar notizia, poiché mettesi in antitesi lo interessamento di chi ri¬ cerca coll’ ostinazione di chi vuo’ tener celata la verità, ed in pari tempo la bra¬ vura dell’uno nell’indagare, e dell’al¬ tro nello ascondere. IN URTA, Lo stesso che In odio, In dispetto. Es. « S ebbero un tempo in urta, in » gran dispetto Per truffaldini che fo- » ra lungo a dire. » Fur. c. 31, st. 4. Osserv. Pare che questo modo suoni in tal caso, Aversi in disgusto , in mal animo, Esser in dissidio, piut¬ tostoché in odio, che sarebbe qualche cosa di più. Se poi In urta valesse anche In dispetto , non avrebbe scritto E Ariosto : in urta , in gran dispetto. Studii sopra voci e sopra maniere di dire additate dall ab. Brambilla (I). ABBOZZATO, Aggiunto a viso, vale Deforme. Es. Gjgant. St. 51. « Grinza ha la » pelle, e per dirla ad un fiato, Più brut- » to assai ch’Esopo e più abbozzato. » Osserv . Dall’esempio citato non ap¬ parisci’ che raggiunto abbozzalo, sia riferibile a viso, nè ciò rilevasi dalla let¬ tura degli altri versi della Gigantea, dal¬ la quale venne tolto l’esempio stesso. Si può quindi credere più facilmente, do¬ versi riferire al corpo di Palestraccio, le cui notate imperfezioni lo facevano più brutto assai a’Esopo, e più mal con¬ formato, c forse meglio come lo spiega il Gherardini, Gibboso , frane. Bòssii . ADUNARSI CON UNO. Unirsi in lega con esso. Es. Caro Eneide lib. 5. « Prendi lui » per compagno al tuo consiglio, E con * lui ti confedera e t’aduna. » Osserv. Con federarsi, secondo i Vo¬ cabolari}, equivale ad Unirsi in lega. Dicendo l’esempio, ti confedera e ti a - duna , parrebbe che il ti aduna signifi¬ casse differentemente dal ti confedera. Sembra che la voc e Adunarsi siasi usata in tal caso, nel senso di formare di due consigli uno solo, cioè, Deri¬ dersi unanime, Unificarsi, locché vale ben più di Confederarsi. AGIO per Distoro, Benefizio. Es. Boccac. Pisi. Pr. S. Ap. « Al » quale (Alessandro), stante la gelida » neve, parve agevole discendere dalla » reale sedia, la quale era presso al foco, » ed in quella avere posto colle pro- » prie mani un soldato de’minori e veo- *> chio, già pel troppo freddo mancante; » acciocché l’agio del foco sentisse. » Osserv. Abbcnché alla voce Agio possa sostituirsi, nel citato esempio, Di¬ storo o Benefizio, potrebbe essere tut¬ tavia che Agio non si fosse usato dal Boccaccio in luogo di uno di questi due vocaboli. Chi pensasse in tal caso, suo¬ nar Agio come aferesi di vantaggio, co¬ glierebbe forse nel vero, comprendendo tale vocabolo il valore delle voci, como¬ dità, conforto, godimento, ristoro, benefizio, ed altro che di simile, abben- ché abbiano esse tuttavia particolare ef¬ ficacia, che le distingue furia dall’altra. Per la qual cosa nello additare una giun¬ ta al Vocabolario, non conviene conten¬ tarsi soltanto nel dichiararla, di proporre altra voce che in qualche mouo possa spstituirla, ma è d* uopo precisare il (1) Saggio di uno Spoglio filologico. Corno, 1831. < li 106 D1 FE valore reale di tal voce, considerata tanto nella sua generale, quanto nella sua speciale significazione. DAR CIBO, Metaforicamente detto degli orecchi, per Cagionar diletto. Es. ÀR. Fur. 32, 82. « Siedono al » fuoco, tv con giocondo e onesto Ragio- » namento dan cibo all’orecchia. » Osserv. L’additato §, Dar cibo y non è figuratamente applicabile soltanto alle orecchie, ma lo e a ciascun altro sen¬ sorio, quindicina dell*occhio, del na¬ so , ecc, e piu traslatamente ancora Ci¬ bo dclVanima o dell intelletto. Non si può poi spiegare per Cagionar dilet¬ to, giacché nel citato esempio l’idea di diletto non comprendesi nella voce cibo, ma nel giocondo ed onesto ragionamen¬ to, che riesce cibo dilettoso all’orecchio. Sarebbe quindi meglio dichiarata, in tal caso, la locuzione dar cibo, per Dar pascolo, con figurata applicazione ai sensi del corpo ed a quelli della mente, ossia per indicare ciò clic serve a de¬ star piacevolmente la loro azione DAR COLORE A UN DISEGNO, Fi¬ guratamente vale anche Condurre a termine una cosa cominciata. Es. Au. Cinq. Cani. 1, 109. « Ado- » pra ogni saper, ogni suo ingegno Per » dar colore a cosi bel disegno. » Osserv. 11 senso figurato d’ima tale locuzione non sembrerebbe l’indicato; ma parrebbe piuttosto potersi credere usata in luogo di Dare apparenza, risalto, effetto , bellezza , pregio , co¬ me molti esempii si leggono ne’ buoni scrittori, alcuni dei quali citati dal Vo- cab. di Napoli. DILEGGIARE, Per Render vano , Privare d*efletlo. Es. Chiabr. Foresi. 2. « Chi prova » il ferro de’dorati usberghi Se lia pos- » sente a dileggiare i colpi Quando più » crudo adirerassi Marte. » Ùsserv. Dileggiare, nel citato esem¬ pio, sembra mantenere il suo naturale significato, cioè, di Deridere, di Farsi beffe di che clic sia . Uno può l'arsi belle c deridere un colpo, per speciale sua forza, e tuttavia il colpo non essere sta¬ to privo di effetto. DIROTTO, Aggiunto a cielo, vale Che manda pioggia o neve straboc¬ chevole. Es. Segner. Pr. 7, 7. «Altri si espo- » nevano ignudi di mezzo verno alle » notturne intemperie di un cielo di- » rotto. » Ùsserv. Dirotto, aggiunto a cielo, va¬ le Disordinato, ed il disordine del cie¬ lo non si manifesta soltanto col mandar pioggia c neve strabocchevole, ma an¬ che col mandare turbini, saette e tem¬ pesta. Nel citato esempio si suppone la pioggia e la neve strabocchevole, non pel valore della parola Dirotto, ma per efficacia dell’intiero concetto, che indica notturna intemperie di mezzo verno, ed esposizione ad essa di uomini ignudi. DISSERRARE, Attivo nel senso di Scagliare con violenza , Avventare. És. Au. Far. 9. 78. « Chi Vide mai » dal ciel cadere il fuoco Che con si » orrendo suon Giove disserra, ecc. » ùsserv. 11 vocabolo Disserrare non ha in tali versi che il semplice signifi¬ cato di Dischiudere. L’idea di Avven¬ tare o di Scagliar con violenza, vien suggerita dall’intiero concetto, cioè dal Giove, dall’orrendo suon, dalla ca¬ duta dal cielo, ec. ec. FERIRE, In senso assol. e metal'., per Lo spirare del vento . Es. Ar. Fur. 22, 9. « Un ventolin » che leggermente all’orsa Ferendo, » avea adescato il legno all’onda. » — Car. En. Lib. 3. « Fu di remi e di armi » Ciascun legno provvisto, e perché il » vento, Che secondo feria non punto in- » damo Spirasse, ordine avea di scior le » vele. * — Molz. iY inf. lib. St. 73. » Quand’ei (il crine), fra Tonde d’ or » ferendo il vento, Ondeggia ed erra sul- » le fresche brine. » ùsserv . Anche per tali esempli si può presso a poco ripetere, quanto relati¬ vamente alla voce Ferire, usata per Spi- IN rare deLventò, fu detto parlando della Proposta del Monti. Nel primo esempio Ferendo all’or¬ sa, equivale a Spingendo all’orsa, azione del vento che spira dalla parte sinistra. Nell’esempio secondo ha mani¬ festamente significato di Spingere, loc- chò viene avvalorato dal vedere scritto : perchè il vento che secondo feria (spin¬ geva), non punto indarno spirasse. Lo Spirare è causa, lo Spingere effetto dello spirare. In modo analogo può spie¬ garsi l’esempio terzo. FLUIRE, per Andare, Riuscire. Es. Bocc. Am. Vis. 15.« Io non crc- » do che al mondo mai pantera Col suo » odor già animai tirasse, Facendoli ve- » nir dovunque fera, Blandi e quieti....® Osserv. In tal caso fera sarebbe sincope di trasfera , detto, invece di trasferisca, per necessità di rima. — Si porti, giunga, apparisca sareb¬ bero presso a poco voci equivalenti ; e se si volesse un interpretazione diver¬ sa potrebbesi dire, dovunque tocchi, in luogo di dovunque fera. INCONTRAMENTO. Lo incontrar- si, Abboccamento. C. B. Es. Bemb. Stor. lib. 2. « Da lui con » non usati incontramenti e altre guise » di onori ricevuto era stato. » Osserv. lncontramento non vale in tale esempio, per lo Incontrarsi o per Abboccamento, ma è manifesto in esso speciale significato, per cui è d’uopo far¬ sene g distinto. g IniTontramento, per Incontro : Specie di cerimonia od onorificen¬ za che si fa ad alti personaggi, recandosi ad essi incontro solenne¬ mente in corporazione, quando so¬ no avviati a compiere qualche uf¬ fizio o ad assumere qualche inca¬ rico. Analogo g potrà farsi alla voce Incontro, riportando ad essa l’esempio tolto dal Buonarotti Fier. 3, 5, 4. « Studiosi in raccontar lauti banchetti, » solenni incontri e quante ebbervi a sei » carrozze. » PA 107 LUME, Figuratamente, per Esem¬ plare, Modello. Es. Car. En. lib. 2. « Cadde Rifeo » ch’era ne’Teucri un lume Di bontà, di » giustizia, e d’equitade. » Osserv. Il vero equivalente di Lume nell’esempio citato, parrebbe Lumina¬ re, Splendore Che poi un luminare, uno splendore di bontà, ec. ec ; possa servi¬ re di esemplare o di modèllo ad altri, questa è un’ idea secondaria. LUME, g metaforicamente, per Fiore di color vivace. Es. Bern. Ori . 33, 21. « Era ap- » punto di maggio; onde noria, (ilgiar- » dina). Di mille vaghi lumi colorito. » Osserv. Di mille vaghi lumi colorito, equivale al dire, riflettente mille vaghi atteggi di luce, ossia, riflettente la luce in vaghi modi e svariatissimi. Chi cono¬ sce la genesi della colorazione meglio può apprezzare la bellezza di questo verso. L’idea di Fiore non viene destata, come ben si vede, dalla voce lume, ma dal fiorire del giardino; e l’altra, di co¬ lor vivace sorge dal concetto : di vaghi lumi colorito. Però vaghezza e vi¬ vacità sono cose distinte, e nella voce lume, nasce l’idea di vaghezza solo per opera dall’aggiunto vaghi, come nell’e¬ sempio citato. MARTELLATURA. Il Percuotere o Colpeggiar col martello. Es. Ótt. Comm. fhf. 29, pr. « Cosi » sarà difettuoso o in getto, o in mar- » tellatura o in colori. » Osserv. In tal caso, Martellatura e- quivale a Lavoro di martello (opus malici), come Cesellatura, li lavoro di Cesello ; l’esempio è ben evidente. Per legge di analogia, il percuotere o col- peggiar col martello , devesi dire Martellamento , c Teffetto di tal azio¬ ne, Martellatura. PAMPINO, Per sineddoche e poetica- mente, Grappolo di uva. Es. Chiabr. Rim. « E bagneran le » mense i vin spumanti Ciii aistillaro i » pampini di Creta. * 108 SD Osserv. Parrebbe che la voce Pam¬ pino venisse usata, non già per Grap¬ polo (V uva, ma per Vite , oppure per 7Ya/eio.*., :/ v ' , ' »> *, 'f ‘v (> ' j » - : * > . . . . •. y . » 1 ' 1- • • \ • *M'i- ■ - V I Studii sopra voci additate da Nicolò Tommaseo (1). ACCENDERE, per lscaldare. Es. Ar. 1. « Óra il caldo m’accende, » Ora il freddo le mie membra ag- » ghiaccia. » Osserv. Accendere, in tale esempio, parrebbe usato piuttosto per In fianima¬ re, voce ben più efficace e meglio espri¬ mente Tantitesi con Agghiacciare. Se accendere fosse lo stesso che iscaldare sarebbe ben detto il caldo m iscalda? ACCOSTARE, per Combaciare, Es¬ sere fortemente attaccato. Es. Creso. 2, L « Le cortecce nelle » piante sono siccome i cuoi degli ani- » mali, salvo che non si accostano tanto » alle piante auanto le pelli ovvero cuoja » negli animali. — ed 8, 7. » Aprirai i » noccioli del pesco, e trarrai i midolli, » e scriverai in ciascheduno di cinabro, »> e legatigli incontanente co’suoi noc- » cidi, gli sotterrai ottimamente acco- » stati. » — Qui ciascun vede che Ac¬ costare significa Stringere e comba¬ ciare il piu possibile. Osserv . Nel primo esempio, la voce Accostare , sembra avere più propria¬ mente il significato di Aderire. Lo cor- teccie delle piante ed i cuoj degli ani¬ mali aderiscono le une e gli altri più o meno, alle parti sottoposte, e non sol¬ tanto combaciano. Non vale poi in tal caso nel senso di Essere fortemente attaccato . Nell’esempio secondo può questa voce valer Combaciare , ma non suona nem¬ meno in questo, Esser fortemente at¬ taccatole ciò fosse, nonsarebbesi scrit¬ to: gli sotterrai ottimamente accostati. I noccioli rotti o divisi in due, onde trar¬ ne i midolli, si riuniscono nuovamente e si tengono ben bene accostati al punto di divisione. In tal modo combaciano, ma non sono attaccati, e nemme¬ no stretti il più possibile, per efficacia della voce Accostare, ma lo sono per virtù dell’avverbio ottimamente, che trovasi ad essa comgiunto. ADOPERARE, per Usare godendo. Es. B. Nov. di Natan. « Io l’ho ado- » perata già, (la mia vita,) ottant’anni, e » nemici diletti e nelle mie consolazioni » usata. Lat. Vita fruì. » Osserv. Non parrebbe che nel citato esempio avesse la voce Adoperare il senso di Usare godendo, giacché la prima parte di esso altro non indica se non l’aver adoprata la vita ottant’anni, Iucche potrebbe aver anche fatto senza godere, e si ha d’uopo della parte se¬ conda, che indichi avere usata la vita, (1) Nuova proposta di correzioni al Vocabol. indiano Yen. -1841. In questo lavoro pregevolissimo, il suo autore dichiara raramente le additate voci e maniere di dire, ed apponendovi invece uno o più esempii, lascia interpretarne il significato. Ito AR ne’suoi diletti e nelle sue consolazioni, dichiarazione la quale riuscirebbe inu¬ tile, qualora Y Usare godendo fosse stato espresso dal vocabolo Adope- vn vp AGNOCASTO. Es. Creso. 5, 35... « Chiamasi agno- » casto perchè, reprimendo la vescica, » rende casto colui che il porta, come t> un agnello. » Osserv. Un esempio per essere ac¬ cettabile nel Vocabolario non deve pro¬ pagare erronee credenze o contenere alcun che di falso. Oltre al non esser vero che l’agnocasto abbia influenza nel mantenere casto l’uomo che il porta, rie¬ sce veramente strana la spiegazione data del come cioè avvenga, cioè repri¬ mendo la vescica. AGOGNARE, Soffrir dolore e qua - si agonia. És. Dante Purg. Canto 13. « Perchè » ^n altrui pietà tosto si pogna, Non » pur per lo sonar delle parole, Ma » per la vista che non meno agogna. » Osserv. Agognare sembra usato in tal esempio, per Commuovere , per Ec¬ citare, Stimolare l'altrui pietà. Il Volpi dà a questo verbo il significato di Chiedere , citando il medesimo pas¬ so di Dante. Ciò venne anche accet¬ tato dal Vocnb. di Napoli, ma mi pare che si darebbe a tal voce un’interpreta¬ zione meno poetica, facendola valere per Oh ìPfl pvp ARRICCIATO, Naso ritto. Es. Prov. « Un naso arricciato è ca- » pdee di rovesciare un impero. » Osserv. Piuttosto che per Naso rit¬ to in senso di rizzato , spieghcrebbesi l’orso meglio Naso arricciato ,per Na¬ so incurvato, rivolto all* insù col¬ ta cima, che dicesi anche Naso torto , Naso arpionato e per similitudine al naso dei cani, Naso rincagnato. 11 proverbio infatti intende parlare di naso torto, ossia colla cima spinta alU insti, che corrisponde a quello che i veneti dicono Naso rehecà , ed hanno pro- AR verbio al toscano corrispondente : Un ìiaso rehecà ; spianta cento cita, de peso ghe ne fa, e stassela là, oppure, Megio aver a che far co una cità, che co un naso rehecà . Arricciare il naso equivale a tor¬ cere il naso; del qual movimento sono varietà, più o meno significative, Incre¬ spare il naso , Aggrinzare il naso, Alzare il naso, il qual ultimo modo sarebbe il vero Erigere il naso, o Riz¬ zare il naso , e corrisponderebbe al Su- pendere naso , dei latini. È vero che i Vocabolarii danno quasi tutti, come voci sinonime, Arricciar eeà Arrizzarc, ma è anche vero essersi scambiata e scambiarsi ben spesso im¬ propriamente, sia per idiotismo, per ma- la abitudine o per raddolcimento di pro¬ nuncia, l’una voce per l’altra, come si ri¬ conosce da più esempii registrati nei Vo¬ cabolarii. 11 Vocabolario di Napoli, seguendo l’Albèrti, avverte a ragione al § 3 della voce A rricciarc, essersi usato impro¬ priamente tal vocabolo per Sollevare, Hizzare, parlando dei peli che si solle¬ vano e s’intirizziscono per subitaneo spa¬ vento di che che sia, o per istizza.Le due voci infatti Arrizzare ed Arricciare , hanno differente radice. La prima di es- • se deriva da Ricci, anagramma di Cirri , o dal Celto-gallico Roc, Roir, che va¬ le lo stesso, ed esprime inanellamento di capelli o di altre materie che ravvolgen¬ dosi a spira, come i capelli, s’inanellano. La seconda deriva da Arrigo od Erigo , Rizzare, Dirizzare, che è l’opposto del rivolgersi a spira, ossia dell’ inanellarsi. La voce italiana Riccio , nome di ani¬ male, corrisponde evidentemente ad Eri- cius latino, che ha per radice Eres, e potrebbe esser sincope di Erinaceus , nomi tutti e tre indicanti la medesima specie, ai quali è da aggiungersi Echinus dal greco Echinos, derivante da echcin, Raccogliersi, così detto poiché tale specie si raccoglie in sé stessa a guisa di palla. E potrebbe forse credersi che Ili B A appunto dal Raccogliersi in sè stesso , ossia Arricciarsi , si dicesse Riccio , e la coincidenza col latino Ericius fosse puramente accidentale. Che se Ericius derivasse da erigi ere, poiché nell’atto di raccogliersi erige questa specie le nu¬ merose spine di cui va fornita nella par¬ te sua superiore, si avrebbe in una tale etimologia la sola base filologica della voce Arricciare o Ricciare, usata per Rizzare , Arrizzare. Nè parrebbe servirvi di puntello la vo¬ ce Arricciare , usata parlando di muro, che significa dargli la seconda incalci¬ natura ruvida, poiché non tanto dalla ruvidezza sembra abbia origine il voca¬ bolo, il quale, in tal caso, sarebbe sino¬ nimo di Irruvidire e non di Arrizzare , quanto dall’uso di premere un tale stra¬ to di calce, con un piolletto reso scabro da una testa di chiodo, in un punto della sua superficie, e di ciò fare girando cir¬ colarmente, di maniera che restano tanti v solchi contorti a guisa di riccio, i quali servono a meglio trattenere aderente l’ultima incalcinatura chedicesi/zifomco. Qualunque però sia per essere V im¬ portanza che voglia darsi a tali mie considerazioni, credo che il maggior numero degli scrittori preferirà dire, che i Capelli ed i peli si rizzano dallo spa¬ vento, piuttostoché si arricciano , do¬ vendosi per buona legge di bello scrive¬ re, fuggir sempre l’uso di voci che han¬ no doppio significato. AUGUMENTARE, più d’ Accrescere, Es. Giambul. Stor . « L’imperio di- » versamento accresciuto ed augumen- » tato. » Osserv. Parrebbe potersi credere usa¬ ti que’due participii, in tal esempio, con significazione distinta; il primo, cioè Ac¬ cresciuto , riferibilmente ad estensione, ed il secondo, cioè Augumentato, rife¬ ribilmente a numero di abitanti. BADIA, Luogo bello. Es. Canz. « Casa mia, casa mia » Benché piccola tu sia » Tu mi sembri una badia. » GR Osserv. Non crederci che in tal caso, si trovi usata la voce Radia in sostitu¬ zione di Luogo bello , ma parrebbe piuttosto stare come imagine di luogo grande c comodo, per far antitesi colla piccola casa. — Passò in proverbio un tal detto, e vuol dire che a tutti piace, comunque piccola la casa sua. V. Giusti, Prov. toscani, p. 61. Firenze 1853. EMPIO, di luogo, per Estensione. Es. Dànt. Inf. 10. « Gli empi giri. » Virg. Impia tartara. Osserv. In buon numero di testi an¬ tichi trovasi scritto ampi giri e non empi giri , locchè mette incertezza, se debbasi preferire piuttosto l’una che l’al¬ tra voce. Ad ogni modo, se intese il poeta indicare estensione di luogo, avrà usata senza dubbio la parola ampi; che se invece scrisse veramente empi , devesi allora interpretare altrimenti questa vo¬ ce, e prenderla nel senso suo proprio, oppure nel senso di infamali , ma¬ laugurosi. DURO, Terra dura. — Nella Crusca è contrario di arata qui d’acqua. Es. 1)ant. Inf. A. « Bel fiumicello... » questo passamo come terra dura. » Osserv. L’aggiunto di dura applicato a terra equivale in tal caso ad asciutta, cioè, vuo’dirc il poeta, aver così facil¬ mente passato il liumicello, come avreb¬ be fatto in terra dura, ossia asciutta. FOCE, qui pare gola in trasl. Es. Dante Inf. 13. « Minos la man- » da (l’anima del suicida) alla settima » foce — (Nel 26, la chiama gola : per » la gola del fosso) — 3,22. I/ajuola » (la terra). Tutta m’apparve dei colli » alle foci. » Osserv. Foce in ogni uno dei citati esempii, fu detto non v'ha dubbio, per Fauce o Gola , voce usata traslatamen- te per indicare Condotto , Passo od In¬ gresso stretto , oppure Ingresso o Sboccatura d^un fiume , di una stra¬ da , ecc. GRANCHIO, Mangiar come i Granchi a due bocche. (Nel prop. e nel trasl.) m se Osserv. Un tal esempio non è accet¬ tabile, poiché contiene un errore popo¬ lare madornale, quale è quello di crede¬ re, stimandosi bocche le loro due Che¬ le o Tanaglie, che igranchi mangino a due bocche. Per la stessa ragione de- vonsi togliere dai Vocabolari gli esempii presi dal Belli yzoni Sonetto 277; e da Frano. Sacchetti, Nov. MORSICATURA, anche di Mignatta. Osserv. Per additare tal voce in Spe¬ ciale g, come applicabile anche al mor¬ dere della Mignatta, converrebbe che que¬ sto animaluccio facesse la sua operazio¬ ne in modo differente dall’ ordinario, cioè, non mordesse propriamente par¬ lando, ma, come credevasi un tempo, suc¬ chiasse il sangue soltanto. Ora però sap¬ piamo che le Mignatte mordono veramen¬ te con tre mascelle denticolate, che stan¬ no nel fondo della ventosa buccale, e so¬ no collocate nelle pieghe simmetriche della loro faringe. L’azione della vento¬ sa, ossia il succhiamento, avviene dopo la morsicatura. RIMPICCINIRE, Divenir piccino. Osserv . Se abbiamo Impiccinire per Divenire piccino , liimpiccinire , po¬ trà esprimere più propriamente Impic¬ cinire dì nuovo. SA LUME, Varie sorte di pesce sa - lato , baccalà , caviale, arringhe. (Def. più chiara). Osserv. Sa lume dicesi og ni com¬ mestibile che si conserva salato, non può quindi limitarsi al pesce la de¬ finizione. È poi da osservarsi che il Baccalà mettesi assai di rado in com¬ mercio salato, ma bensì secco, come ognun sa. SENSIBILE per Senziente. —- Ben disse ilMonti,non essere gallicismo l’add. Sensibile , in senso di persona, o figu¬ ratamente di cosa che sente, e poteva- sene aggiungere qualche ragione. Con¬ venevole per conveniente , usano gli Sfr italiani; penetrabile per penetrante , dis$e il sovrano scrittore delle Georgi¬ che: perché non dunque sensibile per molto senziente ? Osserv. Piuttostoché Sensibile, per senziente, riuscirà più proprio dire, Sen¬ sibile, per Dotato di sensibilità , cioè, di capacità di sentire, ossia invece di sensitiva; giacché uno può essere sen¬ sibile o sensitivo e non essere sen¬ ziente, diventando tale allora soltanto che la di lui sensibilità viene impres¬ sionata d i oggetti capaci di agire sopra di essa. Meno poi potrebbesi usare Sen¬ sibile, per Molto senziente , giacché il grado di sensibilità essendo relativo alla condizione dell’organo che riceve l’im¬ pressione alla forza dell* oggetto im¬ pressionante, un tale grado non può esser espresso che da un aggiunto indicante proporziono di relazione. Perchè gli Ita¬ liani usano Convenevolepev Convenien¬ te , non può dirsi usabile la voce Sensi¬ bile per Senziente essendo ben diversa la ragione filologica dell’uno e dell’altro vocabolo. E nemmeno vale essersi usato Ve ne Ir abile per Penetrante, giacché, se può passarsi una tale licenza ad un poeta, non devesi per questo citare co¬ me esempio nel Vocabolario. Penetra¬ bile, suonerà sempre: Atto ad essere penetrato; e Penetrante significherà sempre: Che Penetra; e dire Penetra¬ bile in luogo di Atto a penetrare, sa¬ rà sempre modo improprio, avendo già la lingua nostra la voce Penelrevole, che meglio esprime un tal atto. , Per quanto sia rispettabile l’autorità de’buoni scrittori, per quanto sia rispet¬ tabile l’uso, sappiamo ormai, non potersi considerare nè l’uno né l’altro come inap¬ pellabili Tribunali, o ritenere come pie¬ tra di paragone, poiché potrebbesi in tal guisa giustificare ogni più strano idio¬ tismo. ( Studii su qualche voce fra quelle proposte come Giunte ai primi sei fascicoli della Crusca novella , dal Fanfani. (I) ABBI’, Alfabeto , Abbiccì. Es. Faz. Dittamondo, 1. 10, 12. « Non è da toso che legge l’abbi, Voler » passar per la profonda Scizia, Ma da » qual più fra noi si fa Rabbi. » Osserv. Abbi è una di quelle voci che possono improvvisarsi quando torna in acconcio, anche senza bisogno di esem- pii e di trovarle registrate nel Vocabo¬ lario. Per la ragione stessa che si dice alla Fiorentina, Abicì, potrebbe dirsi A- bicidì, A bicidie ed Abecedeffe. (2) Se volessimo registrare tutte le voci fuori d’uso nella lingua parlata, le quali per indole d’idioma, furono scritte o possono scriversi, quando lo comporta il verso o la rima lo richiede, nc apparirebbe una lista cosi lunga da su¬ perar quasi lo stesso Vocabolario. ABITARE TERRESTRO, Il mondo. Es. Intellig. Ozan. 389. « Scgnor » di tutto l’abitar terrestro. Come lo » spese dicerovvi e nomi. » Osserv. Abitare terrestre non par¬ rebbe potersi nel citato esempio, di¬ chiarare come equivalente a Mondo, ma a terra soltanto;e se anche si fosse usa¬ to in tal senso, non sarebbe da seguirsi una tale locuzione, nò da registrarsi nel Vocabolario. Sulla voce .4 Mare in senso di abitazione , si veda il Gherardini, 1. c. ACCADENTI UNA COSA, Importar¬ ti, Averci interesse . Es. Cfxcu. Incanì . 30. « Sfu. Già » altra volta tu mela dicesti;mia io ho » tanto buon cervello che io non me ne » ricordo. Fr. Non è gran fatto, non ti » accadendo nulla. » Osserv. Se il non ti accadendo nulla é posto là nel senso di non ^im¬ portando nulla, può credersi facilmen¬ te sostituito per errore di amanuense, a non ti accalcndo nulla. Se Calere in¬ fatto significa Importare , devesi ritene¬ re piu di leggeri aggiunta come intensivo la particella a, alla maniera consueta. (1) Vedasi il Giornale V Etruria, fase, di luglio 4852, p. 399 a p. 410. (2) Per mostrare come queste voci in apparenza strane, cessano di comparir tali usate metricamente, piacemi riferire i seguenti versi : Il buon putto studiava notte e di, E ancora non sapea Pabicidì, Talento avean maggior le figlie mie , Che tutte conoscean Pabicidie, Le superava sol mio figlio Gieffe , Che sapea ben di piu che abecedeffe. t 114 AC ACC1RC0NDAT0, Guarnito , Rica¬ mato. Es. Bocgac. Teseide, 6, 24. « Con » un mantello al collo isvolazzantc, Ac- » circondato di magno lavoro. » — La Crusca novella registra Accircondare V. A. per Circondare, senz’altro. Osscrv. Accircondare , usato più Ita¬ lianamente di Accircumdarèi vale nel ci¬ tato esempio Circondare ,e la particella A vi è aggiunta soltanto come intensivo, senza cangiare ad esso il suo naturale significato. Un tale accircondamento potendo poi essere di differente maniera, dice il Boccaccio, accircondato di ma¬ gno lavoro; e fa stare nel magno la¬ voro la differenza, omettendo di accenna¬ re di quale specie egli sia tale lavoro, se ricamo, frangia od altra specie di guar¬ nizione. Non si può dir quindi usata dal Boccaccio, la voce Accircondato , per Ricamato , e nemmeno si può dire per Guarnito , poiché Guarnire non rac¬ chiude l’idea di Accircondare. Di con¬ seguenza sembrerebbe più opportuno ad¬ ditare questa voce dicendo: Accircon- DAto, per Attorniato. ACCOMODARE, Cucinare. Es. Carlet. Viag. 11, 31. « Né Timo » nè l’altro sono troppo buoni a man- » giare; e credo che venga da non sa- > pere accomodar quella sorta di carne » nel modo che si fa tra noi. » Osserv. Accomodare la vivanda nel citato esempio, vale più del semplice cucinare, per Cuocere vivanda, poiché esprime anche la preparazione rela¬ tiva. ACCOMODARE, Prestare. Es. Prat. Spir. 175. « Aveva di li- » bri grande copia ec., e quelli pronta- » mente e volentieri a chi gli voleva ac- » comodava. Osserv. Accomodare è lo stesso che Comodare , voce, cui sta premessala par¬ ticella intensiva a. Cosi, esprimendo ad comodimi dure , addita meglio il comune significato eli questa parola, che è quello di prestare graziosamente , ossia con - AC cedere l'uso speciale di una cosa senza compenso, riservandosene pe¬ rò il dominio. Talee il prestito co¬ modato de legisti, cosi distinto dal pre¬ stito mutuo , in cui il comodante riceve un prezzo per l’uffizio che presta. Ac¬ comodare adunque non può dichiararsi per Prestare in generale, ma propria¬ mente per Prestare a comodo nella maniera indicata. In tal senso é il § II del Gherardini, cioè di Prestare piace¬ volmente ; Talvolta però vien usata tal voce in significato più ampio, e dicesi accomo¬ dar uno , prestando ad esso una cosa non soltanto coll’idea di compenso, ma con qualche sagrifizio per far il comodo di lui, come al § IV delle Voci e Man. del Gherardini. ACCONFARSI, Esser dicevole, Con¬ venirsi. Es. S. Antonin. Tratt. Pece. Mori. di, 27. « Quando porta vestimenti più » preziosi, ovvero più pomposi, o altri- » menti che s’acconfacci allo stato suo. » Osserv. Acconfarsi in tal caso ven¬ ne usato in luogo di Confarsi , voce che nei vocabolarii ha lo stesso significato. La particella a per ad trovasi aggiunta come intensivo alla maniera ordinaria. Notisi nell’esempio la terminazione di acconfacci , sentenziata erronea dai gramatici; ma qui saviamente adoperata per fuggire l’iato di acconfaccia allo. ACCONSENTIRE, Ubbidire , Dar retta. Es. Imit. Crist. 25. « Se alcuno é » ammonito una o due volte e non ti ac- » consente, non voler contendere con » lui. » Osserv. Acconsentire , in tal caso, non sembrerebbe usato in modo diffe¬ rente dalla sua naturale significazione. D’altra parte è da considerarsi che al¬ cune voci dal generalo al particolare possono esser sostituite da altre senza che sien esse sinonimi, quindi non solo ti acconsente , ti ubbidisce, ti accon¬ discende, ti seconda, ti dà retta, po- A C tfebhe dirsi, ma s'accorda tcco, s/ ri- melte, consente, acconsente, assente al tuo dire. ACCORCIARE IL VEDERE, Render Corta la vista , Sminuire la virtii vi¬ siva. Es. B. Giam. Mis. Don». XX, 81. « La » lussuria consuma le ricchezze, ed ac- » corda il vedere, e guasta la boce. » Osserv. Accorciare il vedere è cer* tainente usato in tal esempio, per Smi¬ nuire la virtù visiva , non potrebbe però accettarsi propriamente parlando, la dichiarazione Render corta la vista> giacché altro è Vista corta, che così chiamasi la Miopia, ad altro Vista debo¬ le o sminuita , che cosidirebbesi YAm- b Uopi a. La lussuria è causa di que- st’ultima condizione morbosa e non del¬ la prima, che è condizione congenita ben diversa. ACCREDERE, preceduto dal verbo Fare , vale Dar ad intendere , Far credere altrui cosa che non è vera. Es. Bemb. Asol. 2, 160. « Dura co- » sa pare a me ec. ch’egli ad alcun di noi, » che pure il pesco dalla mela conoscia- » mo, abbia voluto far accredere cheec.» Nell’additare onesta voce non può ta¬ cersi quanto su ni essa scrisse egregia¬ mente il Gherardini, lett. A superfluo, p. 51, 52, e p. 306. Accredere . È poi da notarsi che in altre edizioni del Bem¬ bo Asol. vedesi scritto a credere e non accredere. ACQUETARE, Nutrire, Saziare , (metaf.). Es. Magai.. Cànsonet . 4. « Sol la » voce é si ardita Che con sereno irn- » perturbabil ciglio Guarda il coniun » periglio E ritien spirto c vita. Nè vita » sol, ma lieta : Lieta sicura, placida e » feconda : E tanto in latte abbonda Che » i suoi bei parti acqueta. » Osserv. Perchè una voce esprima convenientemente in senso metaforico, è d’uopo abbia significato proprio ben chiaro. Acquetare i parti, in senso proprio, AD 115 sarebbe modo ellittico che sottointende- rebbe acquetarli relativamente al biso¬ gno di nutrimento, e perciò corrispon¬ derebbe a Saziare i parti. La voce Nutrire per altro non po¬ trebbe sostituirsi con pari efficacia, giacché si può dar nutrimento senza Saziare, ossia senza acquetare. Le vere equivalenti della voce A- cquetare, nell’esempio indicato, sem¬ brano Soddisfare , Appagare, Con¬ tentare, e queste potrebbersi in esso sostituire senza alterarne il significato, di preferenza alle voci Nutrire e Sa¬ ziare. ACQUOSO (Voce poetica), Che sta nell'acqua. Es. Magal. Canzon. 42. « L’acauo- » se Najadi, Ridotte a vivere Tra sabbia » e ciottoli, Pianger vociano; Nè tanto » hann’umido Per cominciar. » Osserv. L’epiteto acquose dato alle Najadi, sembra riferirsi non tanto al sito loro abituale, per cui direbbersi acqua¬ tiche, quanto alla loro natura acquosa; locchè rilevasi dall’iperbole stessa deì- l’esempio, che maggiormente risale, la¬ sciando all’epiteto stesso il suo naturale significato. ADACQUARE, con altro che con a- cqua. Es. Chiabr. Vend. 2. « Tu fiorito » Giacinto, orna di fiori Quella tedesca » coppa, Ond’io l’arsiccia bocca Adacqui » di buon vino. » Osserv. Adacquare, per scherzevole antitesi, è usato in vece di Bagnare semplicemente , come al § 2 del Yocab. di Napoli. ADD1MANDARE SOTTO NOME DI, Nominare. Es. Galil. Lett. 1, 26. « 11 quale sot- n to nome di stella nuova viene addi- » mandato. » Osserv. Addimandare sotto nome di, per Nominare, non sembra locuzio¬ ne tale da registrarsi nel Vocabolario, giacché per la ragione stessa dovrebbero venire registrate, c» ri ispondendo esse HO AD perfettamente ad addimandare, Indica - re. Accennare, Chiamare sotto nome di. Se di tutte queste c consimili altre locuzioni, che trovansi a migliaia nei li¬ bri, si volesse far nota nei Vocabolarii, riuscirebbe soverchio il volume di questi. Addomandare , s’usa talvolta in senso di nominare, anche senza bisogno di ag¬ giungervi, sotto nome di ; Vedi Ghe- rardini Adpomandato. ADEMPIERE IL LUOGO DI ; Essere quello stesso che, Avere la mede¬ sima virtù. Es. Scal. S. Gio. Clim. 30. « Le qua’ » cose adempiono il luogo delle lagrime «senza pericolo (cioè di vanagloria), AD » quantunque cllino queste cose debbino » reputare niente a rispetto delle la- » grime. » Osserv . Adempiere il luogo di, non parrebbe neH’esempio citato, equivalere ad Essere quello stesso che, e ad Avere la medesima virtù, e ciò provasi dal- 1’ esempio stesso che dice : quelle cose doversi riputare niente a rispetto delle lagrime, locchè non sarebbe se vera¬ mente l’indicata locuzione avesse il si¬ gnificato ad essa attribuito. Devesi cre¬ dere adunque usata soltanto nel senso di Tener luogo. Fare Toffizio , Sup¬ plire. < Sunto del Saggio di Studii (i) filologici e lessicografici. • l Dichiarazione del Monti. Abbondare, per Supplire. Accendersi, per Isdegnarsi. A ciocca a ciocca, per A brancata > A manata. Ardere, per Innamorare. Arte, per Artefice. A vicenda, avv. L'un dopo l'altro. Avere, posto assolutamente, per Rice¬ vere in dono. Aver bisbiglio, per Far bisbiglio. Aver vista, per Assomigliare. Avanzare, per Sopravvivere. Borsa, per metonimia, Liberalità. Busto, nel significato di Cadavere. Carme, per Incantamento , Scongiu¬ razione. Chlamare, per Orare a Dio , Far ora¬ zione. Chiodo, per Trafittura. Conoscere, Conoscersi con alcuno, per Provarsi , Sperimentarsi. v Consiglio, per Volontà , Provvidenza. Cura, per Curiosità , Desiderio. Opinione del Nardo. Abbondare, usato come antitesi di Man¬ care. Accendersi contro, per isdegnarsi. A ciocca a ciocca, per A mucchio , A massa. Ardere il cuore, per Bruciarlo di amoroso fuoco. Arte, per Legge dell'arte. A vicenda, per Alla lor volta. Avere da alcuno, per Ricevere da al¬ cuno. Aver bisbiglio, per Aver diverbio . Aver vista, per Aver apparenza. Avanzare ai dì, per Sopravvivere. Pregio della borsa, per Liberalità. Busto, per Cadavere abbruciato. Busto, per Salma. • Carme, per Scongiurazione. Chiamare, per Pregare , Invocare; In¬ tercedere. Chiodo, traslato ad altra voce per Ap¬ plicare ad essa il potere del chiodo. Conoscersi al paragone delibarmi od altro, per Sapere misurare la pro¬ pria possa alparagon dell'armi od altrimenti di coìifronto con altri. Consiglio, per Intendimento , Con¬ cetto , Legge conseguente a ragio¬ ne pensata. Cura, per Premura , Sollecitudine , Pensiero. (1) Nello estendere il presente Saggio di Studi) filologici e lessicografici, ebbi sol¬ tanto in mira il perfezionamento del patrio Vocabolario, ben lontano dall’idea di farmi censore di uomini rispettabilissimi a* quali professar dobbiamo gratitudine e riverenza. 118 y Delicato, aggiunto di Colle, in senso di Delizioso. Etadb, per Vita. Far croce delle braccia, per Suppli¬ care. Ferire, per Soffiare, Spirare. Forza d’oro, in senso di Quantità, Copia , Abbondanza. Incommutabile, per Immutabile. Infermare, per Infrangere, Rescin¬ dere, Guastare dal latino Infirmare. Inferno, puramente per Sotterra . Inoperoso, per Ozioso, iVou operante. Instante, per Imminente. Inteso, per Patto, Convenzione. In urta, per //* o^io, In dispetto. Involare, per Discoprire , Ricavar notizia. Dichiarazione del Brambilla. Abbozzato, agg. a viso Deforme. Adunarsi con uno. Unirsi in lega con lui. Agio, per Ristoro, Benefizio. Dar cibo, applicato all’orecchio per Cagionar diletto. Dar colore a un disegno, figur. per Condurre a termine una cosa in¬ cominciata. Dileggiare, per Render vano , Pri¬ vare di effetto. Dirotto, aggiunto di ciclo vale Che man¬ da pioggia o neve strabocchevole. Di sserrare, attivo nel senso di Scaglia¬ re con violenza, Avventare. Delicato, come antitesi di Àrduo , par¬ lando di Colle. Etade, per Tempo. Far croce delle braccia, per Met¬ tersi in atto di umile preghiera. Ferire, per Toccare, Impressionare. Forza d’ oro, ncr Efficacia , Virtù Possanza dell*oro. Incommutabile, per Non mutabile con altri. Infermare, per Indebolire, Diminui¬ re di efficacia. Inferno, per Estremo inferiore, an¬ titesi di Cielo o Superno , Estremo superiore. Inoperoso, per Non operante. Instante, per Astante, Presente. Inteso, per Intesa , Intendimento , Intenzione. In urta, per In disgusto, In mal ani¬ mo, In dissidio. Involare, per Rubare il segreto. Opinione del Nardo. Abbozzato, riferibilmente al corpo, in luogo di Gibboso. Adunarsi con uno. nel senso di For¬ mare di due consigli uno solo. Rendersi unanime , Unificarsi con altri. Àgio, aferesi di Vantaggio. in luogo di Comodità per Conforto , Godi¬ mento. Ristoro, Benefìzio. Dar cibo, applicato a tutti i sensi ed al- rintelletto nel senso di Dar pascolo. Dar colore a un disegno, per Dare apparenza , risalto , effetto , bel¬ lezza, pregio ad un disegno. Dileggiare per Deridere , farsi beffe di che che sia. Dirotto, aggiunto di cielo, per Disor¬ dinato. Disserrare, per Dischiudere. 119 Fi nire, in senso assol. e metal., per Lo spirare del vento. Ferire, per Andare , Riuscire. Incontramento, lo Incontrarsi , Ab¬ boccamento. * Li me, fìgur. per Esemplare , Modello. Li me, § ruetaf. per Fiore di color vi¬ vace. Martellatura, il Percuotere o Col¬ peggiar col martello. Pampino , Per sineddoche poeticam., Grappolo di uva. Sdrucciolo. Agg. § Tenersi nello sdrucciolo , figuratali). Vale Vivere nelle occasioni pericolose. Vinoso, Che produce vino, Vinifero. Dichiarazione del Tommaseo. Accendere, per Iscaldare. Accostare, per Combaciare, Esser fortemente attaccato. Arricciato. Naso ritto. Adoperare, per Usare godendo. Agnocasto. Agognare , Soffrir dolore e quasi agonia. Augumentare, più di Accrescere. Badia, Luogo bello Empio, di luogo per Estensione. Duro, Terra dura. Foce, per Gola. Ferire, per Spingere. Ferire, per Trasferirsi , Apparire . Incontramene, § per Incontro : Spe¬ cie di cerimonia che si fa a per¬ sonaggi avviati a compiere qual¬ che uffìzio. Lume, figur. per Luminare , Splen¬ dore. Lume, per Atto, Riflesso di luce. Martellatura, per Lavoro di Mar¬ tello , Opus Mallei. Pampino. Per sined. Vite o Tralcio di vite. Pampino, lat. cauliculus. Tenero ger¬ moglio della vite portante foglio¬ line, viticii e rudimenti di frutta. Sdrucciolo (tenersi nello) per Aver contegno , sostenersi nette occa¬ sioni pericolose, in modo di non sdrucciolare. Vinoso, per Abbondante di vini. Opinione del Nardo. Accendere, per Infiammare. Accostare, per Aderire. Accostare, per Combaciare. Arricciato. Agg. di naso, Incurvato , torto , rivolto aliinsii s per similit., Arpionato , rincagnato. Adoperare, per Usare. Agnocasto, Esempio escluso. Agognare, per Commuovere , Ecci¬ tare, Stimolare. Augumentare, riferibilmente a numero. Accrescere , riferibilmente ad esten¬ sione. Badia, Luogo grande e comodo. Empio, per Infamato, malaugurato, ovvero nel senso suo proprio. Duro, per Asciutto. Foce, per Faune in senso di Passò od Ingresso stretto , Condotto . 120 Granchio. Morsicatura. Rimpiccinire, Divenire piccino. , . * . • *« % * Salume. Sensibile, per Senziente. Granchio, Esempio escluso. Morsicatura, Applicazione corretta. Rimpiccinire, per Impiccinire di nuovo. Salume, Definizione corretta. Sensibile, per Sensitivo. Dichiarazione del Fanfani. Abbì, Alfabeto , Abbici. Abitare terrestro, Il mondo. Accaderti una cosa , Importarli , Averci interesse, Accircondato, per Guarnito , Rica¬ mato. Accomodare, per Prestare. Accomodare, per Cucinare. Acconfarsi, Esser dicevole , Conve¬ nirsi. Acconsentire, Ubbidire, Dar retta. Accorciare il vedere. Render cor¬ ta la vista, Sminuire da virtù visiva. Accredere, preceduta dal verbo fare vale Dare ad intendere , far cre¬ dere altrui cosa che non è vera. Acquetare, Nutrire , Saziare, (me- taf.). Acquoso (voce poetica), Che sta nel- r acqua. Adacquare con altro che con acqua. Addimandare sotto nome di, Nomi¬ nare. Adempiere il luogo di, Esser quel¬ lo stesso che , Avere la medesima virtù. Opinione del Nardo. Abbì, detto per la rima cerne si potreb¬ be dire Abicidì , A bicidie , Abece- deffe. Abitare terrestro, per Terra. Accaderti una cosa, per Accalerti , Calerti. Acciecondato, per Attorniato , Con¬ tornato. Accomodare, invece di Comodare o Prestare a comodo. Accomodare, per Allestire o Prepa¬ rare la vivanda per la cucina- tura. Acconfarsi, per Confarsi. Acconsentire, per Assentire, Con¬ sentire. Accorciare il vedere, per sminuire la virtù visiva. Accredere. Nel senso medesimo, ma rtiaggiormente dichiarato. Acquetare i parti, ellitticamente, per Saziare i parti. Acquoso, Di natura acquosa. Adacquare, per Bagnare. Addimandare per Addomandare. Adempiere il luogo di, per Tener luogo , Fare uffizio, Supplire. Stiulj Filologici e Lessicografici sopra taluna ilelle di¬ chiarazioni erronee od imperfette che trovami ancora in alcuni recenti Vocabolari. In tanto numero di scientifiche e di tecniche definizioni, la filologia sola non è guida sufficientemente sicura ad emendare quelle che per 1* avanza¬ mento degli studj cessarono di esser giuste, e per trasmutare in ottime dichiarazioni di Vocabolario quelle troppo tecniche definizioni che sono ne» trattati speciali. Carena. Osserv. intorno qi Vocabolarj. Aggiungo una breve rivista delle voci registrate sotto le tre prime lettere de’Vocabolarj italiani più recenti e più in uso nelle nostre scuole, e limilo le mie osservazioni a sedici per cadmia lettera, prendendole fra quelle clic spettano a scienza. 11 mio scopo in siffatto lavoro è avvertire di nuovo gli studiosi a non fidare troppo nelle dichiarazioni di alcuni Vocabolaristi,je specialmente ri¬ chiamar questi ad avere in futuro ogni possibile attenzione onde cessare una volta dal farsi banditori di erroneità o d’imperfette nozioni, le quali, se furono sempre riprovevoli, lo sono maggior¬ mente oggidì, chè non mancano le scienze e le arti di buoni Di- zionarj, cui basta ricorrere con criterio e pazienza per non com¬ mettere abbagli nel dichiarare le voci ad esse spettanti. Non è che io voglia in tal guisa diminuire il merito dei Voca¬ bolarj da me scelti ad esame; che anzi devo dichiarare avere tro¬ vato in essi ricchezza e correzione ben maggiori che nel passato, e doversi perciò gratitudine ai loro benemeriti compilatori, i quali se si fossero accorti degli errori, si sarebbero senza dubbio data premura di emendarli. 16 122 E poiché sembrami probabile che non si tarderà molto a fare di alcuno di tali Vocabolarj novella Edizione, ne muovo pa¬ iola, sperando abbiasi in tal caso ad approfittare delle mie osser¬ vazioni. Dico sperando, giacché se non si tenne a mente quan¬ to scrisse il Carena in siffatto argomento con tanta perizia, verità e moderazione, chi si potrà stimar sicuro di ottenere Defletto desidera¬ to ? Non si sarebbe certamente immaginalo quel benemerito autore, che dopo oltre ventanni dalla pubblicazione delle proprie Osserva - zioni intorno ai Focabolarj della lingua Italiana, specialmente per quella parte che riguarda alle definizioni delle cose relative alle sicenze naturali, avessero a riprodursi di nuovo, nella città stessa ove egli scrisse c pubblicò il proprio lavoro, alquanti degli errori da es¬ so notati, c che venissero cosi poco curate le norme da lui traccia¬ te onde impedire tali specie d’inesattezze. Ma quello che finora si è ommesso di fare potrà ottenersi insistendo e richiamando ripetuta- mente l’attenzione altrui; sicché posso credere, con maggiore pro¬ babilità. non isprecato il mio dire. E qui relativamente al modo di far giungere il Vocabolario italiano a maggior grado di perfezione, non posso astenermi dal ripetere un mio desiderio, esposto al Veneto 1. R. Istituto ili Scien¬ ze, Lettere ed Arti, nella seduta 25 giugno 4852. « Bramerei. » diceva, clic la Commissione da noi prescelta allo scopo di atlen- » derc più specialmente allo studio ed al progredimento della liu- » gua e della Letteratura Italiana, avesse ad intraprendere una » rivista di taluno de’più copiosi e riputati Vocabolarj, alfoggctto » di togliere le mende che ancora vi si trovano in latto special- » mente di definizioni, di etimologie, di sinonimi, di modi di dire » e di maniere d’interpretazione e citazione degli esempj, talvolta » errati, presi dagli scrittori, ed altro. E ciò fare si potrebbe, sog- » giungeva, premettendo la compilazione di Vocabolarj parziali, » più completi che fosse possibile, delle voci e de’modi di dire al- » le varie scienze ed alle differenti arti spettanti. Né la Commissio- » ne soltanto dovrebbe attendere a così importante lavoro, ma do- » vreimno applicatisi noi lutti coll’ajuto de’corrispondenli nostri, » e di quanti altri, anche non aggregati al nostro Corpo, stimasse 123 » FIstituto poter invitare allo scopo ? e ciascuno a seconda degli stu- » dj che specialmente coltiva. Oltre di ciò, aggiungeva, opinerei - » fosse cosa di somma importanza che l’Istituto nostro incorag- » giasse, con un programma, alla raccolta ed allo studio di tutte le # » voci e maniere di dire esclusivamente proprie dei varj dialetti » delle nostre Provincie, onde riconoscerne, comparandole, i rap- » porti e le origini storiche, esempio che sarebbe seguito senza » dubbio negli altri luoghi della Penisola e ci procurerebbe dovizia » di cognizioni indispensabili per determinare il giusto valore e » Pimportanza de\ ocaboli e delle forme di dire del nostro ricchis- » simo idioma Italiano. » Per quello poi che riguarda le nuove definizioni da me pro¬ poste, sembreranno troppo lunghe per un semplice Vocabolario di lingua. Trattandosi però di parole e dizioni male spiegate dal maggior numero de’Vocabolaristi, parvenu necessario non andare tanto laconico nel dichiararle, onde meglio appariscano distinte. Se avessimo Vocabolarj parziali, per ogni scienza c per ogni arte, compilati soltanto con iscopo linguistico, ove ciascuna voce fos¬ se definita nel suo vero valore obbiettivo, sarebbe certamente più opportuno rimandar a quelli per le occorrenti particolarità, limi¬ tandosi a riferire soltanto le categorie a cui un essere appartie¬ ne secondo le divisioni e suddivisioni più conformi al progresso scientifico 4 . Ma non avendosi ancora tal sorta di ajuto, mancan¬ dosi, tuttavia, specialmente in fatto di scienza, di un linguaggio bene stabilito, riesce malagevole assicurare l’esattezza di una data dichiarazione, in maniera, che possa resistere anche alla prova delle scoperte future. È sempre d’uopo per altro, onde non incorrere in meritate censure, nel riportare certe voci nel Vocabolario, con¬ formarne la dichiarazione giusta almeno le cognizioni scienti¬ fiche contemporanee, poiché se una volta non era errore additare V Aria come uno de’ quattro elementi, chiamare Pesce una Balena od un’ Ostrica, Ferme il Filugello, c Baco ogni specie di Verme, fa oggidì certamente ribrezzo vedere ripetute siffatte additazioni in qualche recente Vocabolario. m INDICAZIONE DEI VOCABOLARI PRESI AD ESAME. O CONSULTATI. Lexicon totius latinitatis. Edit. tertia. Patavii, 1828-1831. Nuovo Dizionario Italiano-Francese composto sui Dizionarj dell'Accademia di Francia e della Crusca ed arricchito di tutti i termini proprj delle scienze e delle arti, delPAb. F. I). Alberti di Villanova. Nuova Edizione notabilmente corretta, migliorata ed accresciuta ecc., ecc. Milano, 1835. Panlessico italiano, ossia Dizionario universale della lingua italiana, ecc., diretto da Marco Bognolo. Venezia, tip. Tasso, 1839. Vocabolario della lingua Italiana delPab. Giuseppe Manuzzi. Firenze, 1833-40. Vocabolario Universale italiano compilato a cura della Società tipografica Tramater e Comp. Napoli, 1829-1840 e Mantova, 1845 e seguenti. Dizionario Tecnico-Etimologico-Filologico, compilato dall*Ab. Marco Au¬ relio Marchi. Milano, 1828-1841. Voci e Maniere di «lire additate ai futuri Vocabolaristi da G. Gherardini. Milano, 1840-41. Vocabolario degli accademici della Crusca. Quinta impressione T. 1. Firen¬ ze, 1843. Dizionario della lingua italiana arricchito di tutte le giunte che si tro¬ vano in tutti i Dizionarj pubblicati. Napoli e Livorno, 1841-1847. Vocabolario usuale tascabile della lingua italiana compilato da Antonio Razzarmi. Torino, 1847. Nuovo Vocabolario della lingua italiana compilato per cura dei Prof. Achille Lunghi e G. B. Menini. Torino, 1847. Supplimento ai Voeabolarj Italiani proposto da G. Gherardini. Milano, 1851 (in corso di stampa). Vocabolario della lingua italiana compilato sopra quello del Manuzzi, sui Dizionarj di Napoli, di Bologna, di Padova, di Livorno, sulle voci e maniere di dire del Gherardini, sui lavori del Grassi, dello Stratico, del Tommaseo, ec., ec. Seconda edizione. Prato, tipog. David Passigli, 1852. Vocabolario della lingua italiana compilato per cura dei Professori A Longhi e Luigi Toccagni, seconda Edizione corretta specialmente nelle defi¬ nizioni scientifiche (!) ecc..Milano, 1853. Piccola Enciclopedia, ovvero Vocabolario usuale tascabile scientifico, ar¬ tistico, filosofico, ecc., della lingua italiana: compilato da Antonio Bazzarini, (?) ordinato, riveduto ed emendato (!) da Costanzo Ferrari. Voi. 2. Torino, 1854. ' t . V. > , • . 1 ' ■ ‘ - >' A ACQUAFÒRTE. Acqua preparata con sali e materie acri. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Acqua che si fa con sali e simili materie acri a effetto di partir metalli o fare altre operazioni possenti. (Presso i chimici , Aci¬ do nitroso , Spirito di nitro fumante). (Vocab. Nap.). Il Panlessico dà la stessa definizione, ma alla voce Acqua ben sostituisce Liquore. — Acqua che si fa con sali e simili materie acri . (Alb. Nuovo Dizion. Hai. Fr.) — Acqua preparata con acidi fortissimi . (Bazz. Vocab. tasc.) — Fluido fatto di sali e simili materie acri ad effetto di partire metalli . (Vocab. Pass.) — Liquore acido e corrosivo clic si ricava dal sai nitro con ope¬ razioni chimiche. (Crusca nove!.) Osserv. Chi sa di chimica vede con facilità quanto sieno da valutarsi tali definizioni, specialmente quelle che dichiarano acqua ciò che dall’acqua è tanto distante. Il Vocab. di Nap. dice male : Presso i chimici acido nitroso . Doveva dire acido nitrico. La Cru¬ sca novella bastava dicesse : Liquore acido che si ricava dal sai ni¬ tro, poiché l’aggiunto corrosivo accenna un carattere che in tal caso non è distintivo, come non è distintivo ottenersi con chimiche ope¬ razioni. Sarebbe forse preferibile il dire: Acquafòrte. Nome volgare di un fluido acido , che si ottiene decomponendo il nitro coll*acido sol¬ forico , detto perciò dai chimici Acido nitrico. AGUGLIA. Pesce di mare simile alVanguilla. (Voc. Long. Meni- ni e Vocab. Long. Toccag.). — Specie di pesce di colore pendente al verde , col becco simile all'Aghirone, (con un rostro quasi cilindrico , la bocca coperta dalla mascella inferiore , Uno spiraglio alla nuca , il corpo sottile coperto di una corazza ed articolato,senza alette ventrali e colle pettorali pie - ciolissime) Lat. acus , belone Gr. piovvi (Dal lai. aculeius , (sic) aguz¬ zo. V. Agucchia ed acciuga. (Voc. Nap. e Dizion. della ling. Ilal.). Osserv. La definizione data dai Voc. Long. Men. e Long. Toccag. è m falsa, poiché l’Aguglia è pesce lutt’altro che simile all’Anguilla. Quella del Voc. di Napoli va errata, poiché si confondono in essa due pesci di ordine differente e distintissimi, quali sono il Belone acus^ Cuv., ed il Syngnathus acus, L. Il primo brano di definizione che termina: becco simile all* Aghirone, appartiene al gen. Belone ; il rimanente, cioè quanto sla rinchiuso nella parentesi, spetta al genere Syngnathus. Perchè poi si manda ad Acciuga ? Anche il Panlessico confonde due specie in una sola definizione. È d’uopo farne §§ bene distinti nel modQ seguente: Aguglia. Agucchia, Acuglia, Acucella, Agusigola, Ago di mare o Pesce ago. Nome dato a Pesci d* ordine differente e distintissimi , poiché hanno corpo piuttosto sottile in confronto della lunghezza, e muso prolungato ed in punta. § 1. Aguglia maggiore. Genere di pesci spettante all* ordine de’FARiNGOGNATi. Bonap. alla famiglia degli Esocetidi , che è il Be- lone Acus di Risso, unica specie Italiana. Ha mascelle estese in muso lungo ed acuto, guernite di denticini; corpo allungato , con squama¬ rne poco apparenti , tranne una fila longitudinale , a forma di ca¬ rena , poste da ciascun tato; il colore è argenteo ai lati, verde sul dorso ; verdi sono pure le ossa. È buono da mangiare. § 2. Aguglia minore. Falsa agusigola. Genere di pesci spettante all’ordine degli Sclerodermi 3onap. ed alla famiglia c WSihgnatidi , chiamato da Linneo Syngnathus , il quale comprende varie specie non buone da mangiarsi, che facilmente si con¬ fondono insieme. Ha per caratteri : Corpo allungato e sottile , coperto di scudi contigui , di forma e disposizione tali da farlo comparire poligono e quasi articolato ; muso prolungato ì tubulare , e bocca co¬ perta della mascella inferiore; uno spiraglio alla nuca; manca di alette ventrali , e non mostrasi di splendore argentino , come la specie precedente. È riferibile a tale specie il § 26 del Vocab. di Nap. Ago. Specie di pesce marino'detto Àguglia . Il citalo esempio del Redi vale pe¬ rò soltanto nella parte ove dice VAgo di Aristotele , ovvero Ago se¬ condo del medesimo Rondelezio , poiché quanto spetta' zWAgo primo di Rondelezio è riferibile £\VJguglia maggiore. § 5. Aguglia imperiale. » u Genere di pesce dell’ordine degli Sgombri, Bonap. e della famiglia dei Zifeidi o Pesci spada 9 che ha per tipo il Tetrapterurus belone , Ra - finesque , specie che frequenta più di rado che l’Oceano indiano, li Mediterraneo e l’Adriatico. Ha muso prolungato in un rostro ri - 127 stretto, rotondo, compresso , c/ie termina in punta , timo superior¬ mente, ruvido come lima nella faccia opposta; il corpo ha la for¬ ma dell'^guglia maggiore, ed un bello splendore d’argento; ha le alette del ventre a tre raggi molto lunghi , non congiunti da mem¬ brane c/ie si nascondono in una fessura che trovasi lungo il ven¬ tre stesso ; ha cute con squamine contigue sottoposte all’epidermide ; la coda con due creste ad ogni lato. Giunge a più piedi di lun¬ ghezza. È buono da mangiare. L’Ago, Specie di Pesce marino , additalo dal Gherardini con esempio di Serdon . Ist. Ind. 263, ediz. fior. 1589, è riferibile a que¬ sta specie. ALABASTRO. Sorta di fossile compatto traslucido. (Vocab. Long. Toccag.) — Sostanza marmorea leggera e trasparente. (Vocab. tasc.Bazz.) — Sostanza marmorea semi-trasparente, più leggera del mar¬ mo, bianca e per lo più con vene di varj colori. (Vocab. Long. Menini) — Sostanza calcarea della natura del marmo , ma trasparente e più tenera. (Vocab. Pass.) — Pietra o sostanza calcarea della natura del marmo , ma tra¬ sparente e più tenera, di colori diversi , ed è raro trovarlo perfetta¬ mente bianco; acquista pulimento non rilucente ma untuoso. (Vocab. di Nap.). (Lo stesso Ediz. Mantov.) Osserv. Nessuna di tali dichiarazioni può essere soddisfacente, poiché nessuna esprime il preciso valore obbiettivo della voce Ala¬ bastro e fa distinzione fra le differenti pietre che portano que¬ sto nome. Quella del Vocab. Long. Toccag. è troppo generale, quindi anche applicabile a sostanze che non sono Alabastro. L’altra del Vo¬ cab. Bazz. e quella del Vocab. Long. Men. sono inesatte, poiché chia¬ mano leggera tale sostanza, mentre il vero alabastro non differisce per peso specifico dagli altri marmi. Il Vocab. Pass, caratterizzandolo più tenero del marmo, sembra parlare del l'alabastro gessoso, piutlo- stochè del calcareo. Lo stesso è a dirsi del Vocab. di Napoli, il qua¬ le prende abbaglio nel riferire che l’Alabastro acquista pulimento non rilucente ma untuoso; giacché, quantunque meno durevole, se si tratta dell’alabastro gessoso, non riesce inferiore a quello degli altri marmi, quando sia bene eseguito. La voce Alabastro parrebbe doversi dichiarare ne’Vocabolarj con distinti §§; tanto più che un tal nome vien anche dato volgar¬ mente (in Italia) a sostanze di natura diversa. Dicasi quindi: 128 Alabastro (Etim.). Voce derivante, secondo alcuni, da K privativa e da ixp-ò, manico, per indicare quò'vasi senza manico, ne’quali gli an¬ tichi ponevano gli unguenti. Altri la vogliono di origine Egizia (1) e la dicono composta di Alab , bianco, da cui Albus latino, e Ter o Tre pietra, d’onde il Brettone Alabastr , il Basco, il Latino, l’Inglese ed il Tedesco Alabaster, il Francese Albàtre e lo Spagnuolo Alabastro. La città d’Egitto di tal nome sarebbe così chiamata per esser in sito ove questo marmo abbonda e dal quale eslraevasi. Qualunque però siane l’origine, è un fatto che gli antichi dicevano Alabastri i vasi, ed Alabastrile la pietra di cui erano formati, e che di poi venne usato il nome del vaso per la pietra stessa. L’esempio por¬ tato dal % IV del Gherardini, Alabastro, per Vasello d’alabastro, é valevole sì per l’una come per l’altra etimologica interpretazione. § 1. Alabastro calcareo. Alabastrite o Marmo onice degli an¬ tichi: Alabastro orientale de’lavoratori del marmo; Calce carbonata Alabastro , de* Naturalisti. V. Stalattite e Stalagmite. Sostanza marmorea più o men trasparente, che fa effervescenza coll acido nitrico , e col fuoco convertesi in calce viva, abbastanza dura per raschiare il marmo bianco. Varia dal bianco al bianco¬ giallastro e giallo di miele , semplice o venato in differenti manie¬ re. Se ne distinguono più varietà nominate dal colore, quindi Alaba¬ stro cotognino, Alabastro diacciato, Alabastro occhiuto, Alabastro ondulato, Alabastro macchiato, Alabastro venato detto Onice , ed Alabastro bianco-giallastro, detto più specialmente orientale. Se¬ condo la sua provenienza dicesi Alabastro di Toscana, di Andalu- sia , di Sicilia, di Malia , di Corsica , ec. § 2. Alabastro gessoso. Alabastrite bianca degli antichi, Alaba¬ stro di Volterra de’marmorari, Calce solfata compatta de'Natura- listi. V. Gesso. Sostanza gessosa , che non fa effervescenza coll'acido nitrico e che col fuoco convertesi in gesso, più o meno trasparente, che si lascia raschiare dall*unghia, suscettibile di bèlla politura ma poco du¬ révole . Il suo colore è ordinariamente il bianco , per cui è a tale specie che devesi riferire V antico proverbio, Bianco come V Alabastro. Pare che di esso specialmente si servissero gli antichi per formare i loro vasi unguentarii. In Italia trovasi in Sicilia ed a Volterra in Toscana, ove se ne fanno bellissimi lavori di varie forme: è però me¬ no stimata della specie precedente. (1) V. Sablonsk, Opusc. T. I, p. 21, c Toselli, Dizion. Gallo-Celtico, Alabastro . 129 Gli esempj recati alla voce Alabastro dal Vocab. di Napoli sono riferibili ad entrambe le specie. Quelli additati dal Gherardini, § I, § II, § III, sembrano esserlo più specialmente all 'Alabastro cal¬ careo. Altra osserv . Il Vocab. di Napoli citando il Milizia, distingue 1* Alabastrite dal YAlabastro; chiama impropriamente la prima falso Alabastro come fece anche l’Alberti, ed aggiunge la denominazione: Alabastro di Volterra. Il nome Alabastrite però, presso gli antichi significa soltanto pietra con cui si formavano gli Alabastri, ossia va¬ si unguentarli, senza distinzione sulla sua qualità calcare o gessosa. Vedesi adunque che l'applicazione del nome Alabastrite , falla da al¬ cuni autori al solo Alabastro gessoso , è del lutto arbitraria. V. For- cel. Alabastrites ed Alabastrina. § 3. Alabastro, per Vaso di Alabastro. §4. — per Vaso senza manico , come intendevano gli antichi. § 5. Alabastro vetroso. Nome usalo talvolta per indicare una varietà di Calce fittala (Calce combinata coll'acido flttorico ), avente zone di vario colore, come l'alabastro venato. ALBERINO. Pietra calce carbonata dendritica , i» cui il man¬ ganese ed il ferro sono macchiati a forma di alberi. (Vocab. Long. Men., Vocab. Long. Toccag., e Vocab. Pass.). Alberino fiorentino. (Minerai.) Alberile , specie di pietra da calce che trovasi al ponte di Rignano del fiume Arno sul Fio¬ rentino , in cui si vede V effigie di molti alberi. ( Voc. Long. Toccag.) $ Pietra viva macchiata a forma d'alberi. V. Alberese (Vocab. di Nap. e Panles. § 3). — Sorta di calce carbonata dendritica , le cui macchie o vene a forma di alberi, sono cagionate dal ferro e dal manganese. Chiamasi anche Pietra fiorita , alberese del Ponte a Ri¬ gnano. Trovasene in molta copia in Toscana e particolarmente a Ri¬ maggio presso Firenze. (Vocab. di Napoli e Panles. § 4). Osserv. Perchè il Vocab. Long. Tocc. convèrto in due articoli mal composti quello che slava in un solo abbastanza bene dichiarato dal Vocab. di Napoli? Perchè ha riportata ciecamente la dichiarazione del Vallisneri citata dal Gherardini, credendo specifica differenza ciò che sòltanto era indicazione di sito ? È poi bella dichiarazione, dire che il ferro ed il manganese so¬ no macchiati a forma d’ alberi in questa specie di pietra calcare, mentre invece sono essi che macchiano la pietra stessa, perchè vi sono disposte le loro molecole a guisa di macchie arboriformi? Era anche d’uopo alla voce Alberese , mandare ad Alberino come 47 130 sinonimo, e definirla in maniera da non far credere indicar essa una specie distinta. Nel Vocab. di Nap. trovasi Silex come corrispon¬ dente latino della voce Alberese. Anche questo è un errore da cor¬ reggersi non essendo silicea tale pietra, ma calcare. ALBUGINE, Macchia biancastra che si forma sulla pupilla dell’oc¬ chio. (Voc. Long. Men., Vocab. Long. Toccag., e Voc. Bazz.) — Il bianco dell’occhio o cornea . (Voc. Long. Men., e Vocab. Long, e Toccag.) — Male della cornea dell’occhio che le fa perdere la trasparenza o del tutto o in qualche parte . — § 2, La cornea stessa dell’occhio. Fr. Sacch. Op. div. 118. La sesta è l’Albugine o il bianco dell’occhio, ec. Questo bianco dell’oc¬ chio quando comprende per umori o per altro la luce, cioè quello che noi chiamiamo il nero dell’occhio, sicché fa macchia, accieca la luce. (Vocab. di Nap.) Osserv. La definizione del Vocab. di Napoli é la più esatta, e può passare, quando si aggiunga alla voc e cornea l’addiet .trasparente. Quella de’Voc. di Long. Men., di Long. Toccag. e di Bazz., va errata, poiché in¬ dica come pupilla dell’occhio la Cornea trasparente. Sbaglia poi il Yo- cab. di Nap. e con esso quelli di Long. Men. e di^Long. Toccag., lad¬ dove indicano il bianco dell’occhio per la cornea, mentre non è che una parte di essa, della Cornea opaca , ossia Sclerotica . Ed è appunto tal parte che il Sacchetti chiama bianco dell’occhio od albugine , perchè coperta dalla parte di congiuntiva dell’occhio detta albuginea. Non è poi da accettarsi la spiegazione data dal Sacchetti del come av¬ venga Topacamenlo della cornea trasparente, poiché non è del lutto conforme alle cognizioni presenti. ALCIONIO. Escremento o ripurg amento del mare del quale si crede che gli Alcioni facciano il loro nido. (Voc. Nap. e Panles.) — Escremento o ripurgamento del mare del quale gli Alcioni fanno il nido. (Voc. Pass., Voc. Long. Menin., e Voc. Long. Toccag.) Osserv. Una tale definizione, potevasi compatire due secoli ad¬ dietro. Perchè non dare preferenza piuttosto alla seguente indicata dall’Alberti, fino dalla prima Edizione del suo Dizionario Frane. Ilal. 1772, dicendo: Sostanza marina , la quale credevasi da alcuni nido degli alcioni e da altri pianta marina , ma che ora si conobbe essere prodotto di polipi marini? — Al presente copverrebbe scrivere: Alcionio. Nome collettivo^ col quale s’indicavano dagli antichi varie sostanze marine y per essi d’incerta natura , riguardate dal Linneo come prodotto di Polipi, e da esso unite in un solo genere 131 di questo nome ( Halcyonium), il quale venne a poco a poco smem¬ brato, essendosi riconosciuto , alcune specie appartenere alle Ascidie aggregate V., altre agli Spongiati F., altre finalmente alla classe delle Alghe, V., e pochissime soltanto esser veri polipari. — Sta qui bene il seguente esempio del Vallisn. Op. Voi. Ili, p. 369, 570. Alcio¬ nio è una pianta di mare (s'intenda è un prodotto di mare) che ha molta parentela colle spugne ec. Alla voce Alcione il Vocab. di Napoli, seguendo quello della Minerva, reca la definizione generica del Renier, la quale non è più accettabile nello stato attuale della scienza, come non lo sono va¬ rie altre di quel benemerito autore, le quali tuttavia si seguitano a riprodurre nel Vocabolario. Ciò per norma de* futuri Vocabola¬ risti. ALGA. Erba che nasce in mare. (Voc. Long. Men. e Voc. Long. Toccag.) — Alghe (Bot.) nome dato da Linneo ad una famiglia di piante a motivo che crescono nei luoghi acquatici o vicini al mare. (Bazz. Picc. Encicl.) Alga, pi. Alghe , Sincope di Aliga. Pianta che ha gli steli man¬ canti , le foglie integerrime , ottuse , lineari , larghe da quattro in sei linee, lunghe da uno a cinque braccia ed all' estremità delle quali vi ha uno spadice lineare. (Vocab. di Nap.) — Alghe Famiglia di piante della classe degli Acotiledoni, varie nell' aspetto, nella tessitura , nella sostanza, spesso acquati¬ che, alcune di natura filamentosa , o gelatinosa o coriacea o mem¬ branosa , altre erbacee ; organi sessuali assolutamente nascosti in al - cune , in altre più o meno visibili ; dette anche Polimorfe per la varia loro e bizzarra figura. V. Alga (A. 0.) (Vocab. di Nap.) 2. — * Tutte le piante marine che rigettate vengono dai flutti. (A. 0.) (Vocab. di Nap.) — Famiglia di piante della crittogamia di Linneo , le quali tengono il mezzo fra i Funghi ed il musco e tutte crescono in ma¬ re. Vedine le varietà in Bosc. Dict. d’Hist. Nat. (Marchi Dizion. Tecn. Etimo l. Filol.) Osserv. La definizione dei Voc. Long. Men. e Long. Toccag., ol¬ treché non spiega cosa sia Alga, rilevasi errala in doppia maniera : primieramente perchè dichiarando essa la voce Erba, Nome proprio delle piante che nell* inverno perdono il fusto , e scrivendo pure il Vocab. Pass, esser Erba, Pianta tenera con radice e fusto per là più annuale , è ben evidente non poter competere all’alga tali dichiara- 132 zioni; in secondo luogo dicendosi Alca, Erba che nasce in mare , si confonde questa colla Zostera , e si limita il luogo nativo delle alghe al solo mare, quando tali pianticelle nascono anche nell’a¬ cqua dolce. La piccola Enciclopedia non dichiara nemmeno essa cosa sia Alga, e si spiega inesattamente dicendo, che così si chiamano le al¬ ghe, perchè nascono nei luoghi acquatici o vicini al mare. Resta per¬ ciò a domandarsi: Intende essa forse che luoghi acquatici o vicini al mare sieno la cosa stessa ? E non vi sono luoghi acquatici lon¬ tani dal mare? E poi col dire che le alghe nascono vicino al mare vuol’essa escludere che crescano in mare ? Ed inoltre come si può intendere in questa guisa che di tali pianticelle molte sono proprie dell’acqua marina e molte dell’acqua dolce? Il Vocab. di Napoli all’Articolo Alga dichiara la Zostera ed accenna dirsi Alghe in plurale; poi all* articolo Alghe definisce, mandando ad Alga, una classe di piante affatto diversa. Questo mo¬ stra la poca intelligenza, colla quale vennero compilati que’due arti¬ coli, Le Alghe, aggiunge a tale definizione, che apparisce imperfetta sotto molti aspetti, sono spesso acquatiche , dunque è d* uopo con¬ cludere che saranno per ordinario terrestri. In un secondo § dichiara come Alghe tulle le piante marine che rigettate vengono dai flutti. Da ciò avverrebbe che non si dovesse dare il nome di alghe a quelle che restano attaccate agli scogli e non sono rigettate alla spiaggia, ed inoltre che non competesse tal nome a quelle fra tali pianti¬ celle che invece di esser marine sono di acqua dolce, abbenchè si trovano spesso rigettate dai flutti sulla spiaggia. La dichiarazione del Marchi finalmente, oltre di lasciar indietro la scienza di un secolo, comprende l’errore, che tutte le alghe cre¬ scano in mare; la qual cosa dallo stesso Linneo, da esso citato, viene smentita coll’indicare molte specie le quali crescono nell’acqua dolce. La voce Alga parrebbe potersi additare nel Vocabolario alla maniera seguente : Alga. Nome collettivo col quale s’indicavano in antico varie sorta di produzioni marine vegetabili, gettate sulla spiaggia dall onde. Ora i Botanici chiamano Alghe una Classe di piante ucotiledo- ni ed agame , gelatinose , o membranose , o coriacee , talvolta infar¬ cite da sostanza calcarea , filamentose o laminari , continue od ar¬ ticolate , od infine a caule foglioso; di colore purpureo od olivastro; portanti gli sporidii o pericarpi racchiusi o sparsi sopra la loro superficie. Fra le alghe ve ne hanno di commestibili, ed altre pos- 133 sono impiegarsi nelle arti. Contenendo alcune del Bromo e del Jo- dio, servono a medico uso. § 1. Alga, Aliga. V. Zostera e Caulinia. § 2. Alga di Chiana. V. Zanicchelia. AMATISTA. Pietra preziosa di color violetto , diafana , lucentis¬ sima e dura . (Voc. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) Ametista, Ametisto , meglio che Ornatista. Cristallo di monte di color violetto. (Voc. Long. Toccag.) Amatista, Pietra preziosa di color violaceo porporino , dura co¬ me il Diamante . (Voc. tasc. Bazz.) •— Pietra diafana di colore violetto accostante al porporino, con macchie granellose dello stesso colore , ma piii chiare e bianco-su¬ dicie sfumanti. (Vocab. di Nap.) — Cristallo di monte di color violetto ; Pietra preziosa durissima di tale natura e colore. (Voc. Pass.) Osserv. Secondo il Voc. Long. Toccag. Amatista ed Ametista , poi¬ ché differentemente dichiarati, parrebbero due cosediverse.il Bazzarini divulga un grande errore, dicendo essere V ametista dura come il dia¬ mante. Il Vocab. di Nap. aggiunge inutile ed inesatta dichiarazione rela¬ tiva alle macchie che può aver il colore dell’ametista, poiché non sono queste un carattere costante di essa, ma una semplice accidentalità. Il Vocab. Passigli dice bene: Cristallo di monte di colore vio¬ letto, ma mostra imbarazzo aggiungendo : Pietra preziosa durissi¬ ma di tale natura e colore, giacché fa credere, con questa secon¬ da dichiaratone, trattarsi di un’altra specie, mentre analizzandola suona al medesimo modo. Infatti, se la pietra preziosa durissima, è come vien detto, della natura e colore del cristallo di monte, chi non deve concludere essere lo stesso cristallo di monte, tanto più che ancor esso è prezioso e durissimo? Forse si voleva indicare 1* Amatista orientale, ma in tal caso si doveva dire : Pietra dello stesso colore , ma assai più dura e maggiormente preziosa, che è il Corindone violetto dei Mineralogisti , il quale distinguesi dai gioiel¬ lieri col nome di Ametista orientale . L’amalista potrebbe indicarsi nel Vocabolario alla maniera se¬ guente: Amatista V. Ametista. Ametista, Ametisto, Amatista. Pietra dura , trasparente , di co¬ lore violetto, capace di bella politura; quindi annoverata fra le gemme. % 1. Ametista orientale, de’gioiellieri ; Corindone violetto dei ir>4 Mineralogisti. — Pietra mollo preziosa, di colorito e splendore assai vivaci , sorpassata in durezza dal solo Diamante , proveniente dal Pegii e dall’isola di Ceylan. § 2. Ametista ordinaria, de’gioiellieri. Quarzo violetto, de’Mi- neralogisli. Cristallo di monte violetto , volg. — Pietra di durezza , vivacità e prezzo molto minori della pre¬ cedente , sicché dicesi fra le gioje la più trista. V. Cristallo di Mon¬ te o Quarzo . § 3. Ametista falsa, de’giojellieri. Calce fluata violetta o Spato fluore violetto , de’mineralogisti. — Pietra di lucentezza vetrosa , suscettibile di bella politura , c/ie emula la tinta dell'ametista e prende talvolta il nome di gemma , ma poco stimata , rii poco sorpassando la durezza del marmo . Si fanno con essa ornamenti di varie sorta . V. Calce fluata. Ametisto. V. Ametista. AMBRA. Materia di preziosissimo odore , trasparente , mollo elet¬ trica e di consistenza gommosa; ve n*è di gialla e di grigia. (Vocab. Long. Men., e Vocali. Long. Toccag.) — Sostanza trasparente , sommamente elettrica , rii consistenza gommoso , di odore di trementina e di origine ancora non ben cer¬ ta. (Vocab. tase. Bazz. e Vocab. Pass.) • Osserv. Le citale definizioni sono eguali a quella che dà il Vocab. di Napoli, meno V odore preziosissimo ! (Long. Toccag.) di trementina! (Baz'z.) 11 detto Vocabolario napoletano distinguendo l’ambra bianca, (si noti esser questo anlico nome del Bianco di Balena, locchè do¬ vessi indicare), la nera, la grigia e la gialla, diceche la bianca ser¬ ve alla medicina , che la grigia è droga odorifera , e che la gialla bru¬ cia, mandando odore spiacevole , spesse volle diafano ! e sempre omo¬ geneo ! Vedi dunque impaslo indigesto di contraddizioni e di errori, fatto da chi nulla sapeva di tale argomento. Dopo ciò non è meraviglia se alla voce Succino dello stesso Vocabolario, si trova scritto che co¬ munemente il Succino si confonde coll’Ambra gialla ! Anche il Pan- les. dichiara un tale articolo con molla imperfezione. Essendo l’Ambra gialla, la grigia, la nera e la bianca sostanze di natura e di origine ben diversa, è d’uopo sieno separatamente re¬ gistrate nei Vocabolarj e forse nel modo che segue: Ambra. Elettro. Nome generico che gli antichi davano a dif¬ ferenti sostanze manifestanti per isfregamento elettrica proprietà. § I. Ambra gialla, Succino, Carabe V. — Sostanza fossile di origine vegetabile , bituminoso-resinosa , dura , spezzabile ma non friabile , suscettibile di politura , trasparen¬ te e per lo più di color giallo, senza odore e sapore, che si rammolli¬ sce col calore , che brucia con fiamma, esalando odore non disaggra¬ devole. — Ve ne ha una varietà biancastra, che dicesi Ambra bian¬ ca. — Trovasi abbondante sulle coste del mar Baltico ed in Sici¬ lia, ec. Si usa molto nelle arti tanto per fare ornamenti, quanto per comporre vernici . § 2. Ambra grigia, Ambracane, V. — Sostanza consistente come la cera , di apparenza scagliosa, per lo più di color grigio, ina vario, se è alterata da sostanze estranee; senza sapore, che esala odore soave quando sia stropicciata o riscaldata . Contiene un principio particolare chiamato Ambrei- na V. Trovasi nel tubo intestinale di alcuni Fisetteri, e rinviensi galleggiante sul mare nelle coste del Brasile, dell ' Africa, della China, ec, — Entrava in molte composizioni farmaceutiche. Ora si usa soltanto nella profumeria. § o. Ambra nera o Ambra bruciala. Chiamasi impropriamente con tal nome il Gagate, Giajello o Giavazzo: Sorta di Bitume mi¬ nerale solido, nero, suscettibile di politura ed usato nelle arti. § 4. Ambra bianca. Nome usalo impropriamente da qualche an¬ tico autore per indicare il Bianco di Balena V, ANANAS. Ananasse, Ananasso, Pianta e frutto di sapore deli¬ zioso. (Voc. Long. Men. e Voc. Long. Toccag.). — Pianta Peruviana che dà il pregiatissimo frutto che porta lo stesso nome; è ramosa di rami striati, foglie penescenti ; fiori e frutte pendenti . (Voc. Pass.) Osserv. Che sia delizioso il frutto delPAnanasse ciascuno lo sa, che sia poi tale il sapore della pianta, non è a cognizione di alcuno. Nella dichiarazione del Voc. Pass, vedesi confuso il vero Ananas, Bro- melia comunis L., colla pianta detta Physalis pnbesccns, i cui frutti sono chiamali volg. Frutti di Ananas, e ciò per essersi male intesa la distinzione fallane dal Gherardini (Voc. e Man.). Si aggiunse di so- prappiù nella descrizione un grave errore, dicendo foglìe penescenti in luogo di pubescenti . Nè tale rilevantissima svista, come tanl’allrc, vedesi corretta nella vantata seconda Edizione di questo Vocabolario. ANFESJBENA. Specie di Serpente amfibio. (Voc. Long. Men. e Voc. Long. Toccag.) — Specie di Serpente amfibio che ha il tronco e la coda circon¬ data da anelli, i Greci così lo chiamavano credendolo con due teste. (Voc. Pass.) i 30 Osserv. Essendo VAnfesibena amfibio, come ogni altra specie di Serpente, è inutile distinguerla con tale aggiunto. Essa andrebbe dichiarala: Serpente innocuo dell America meridionale, a bocca non dilatabile , col corpo circondato da molti anelli , il quale avendo la coda di grossezza e di forma eguale a quella del capo , si credeva avesse due teste , e tirasse innanzi per l % una e per V altra parte , da cui il nome. Nell’ esempio tolto dal Vallisn. (Op. V. Ili p. 371), e riportato dal Gherardini (Voc. e Man. e Supplim. a'Vocab. ital.), vedesi scritto : Dicono trovarsi nell 9 isola di Lemaos, ma qui (in Padova ) non ce ne mancano , conosciuto anche da Contadini , e da loro chiamato Orbescicolo, come dire , un piccolo orbo o cieco. — Suirautorità di così celebre autore potrebbe credere taluno esistere in fatto le An- fesibene nella provincia Padovana, locchè non è assolutamente vero: 11 serpentello chiamato Orbesìol , Orbisigola , Bissa orbola da conta¬ dini, è V Anguis fragilis di Linneo, detto Luscengola in altri luo¬ ghi d'Italia, secondo Bonaparte (Fauna italiana). — Parmi anche conve¬ niente di qui notare che la voce Abrotanoidc additata con esempio del medesimo Vallisneri nel suddetto Supplimento ai Vocabolarj italiani, non è dei Botanici ma de'Zoologi, trattandosi di un Polipajo erro¬ neamente detto nell'esempio stesso pianta petrosa. Osservo pure che alla voce Basalte del medesimo Supplimento sarebbe meglio detto Sorta di pietra nera assai dura , invece che sorta di marmo nero durissimo , non potendo chiamarsi marmo il Basalto. È d'uopo poi avvertire, che il Basalte durissimo di cui parla l'esempio citato, devesi ritenere il vero Basalto degli antichi, ossia Basalto vulcanico , il qua¬ le non è confondibile colla Pietra di Paragone , delta anche Pietra Cornea , o pietra del tocco , o falso Basalte , essendo questa lina spe¬ cie di Feldspato ferruginoso chiamato Trapp dai Mineralogisti. ANGUILLA. Pesce d'acqua dolce che sembra un serpente o am gue da cui trae il nome. (Voc. Long. Menin. e Voc. Long. Toccag.) — Pesce senza scaglie della forma di un angue o serpe onde trae il nome. (Bazz. Vocab. tasc., e pie. Encicl.) Osserv. Le anguille abitano tanto in mare quanto nelle acque dol¬ ci, non possono quindi dirsi pesci d’ acqua dolce. E poi falso che sieno senza scaglie; esse le hanno, ma sono intercutanee e perciò non si vedono. Il Gherardini avea già avvertito tal errore scrivendo apparentemente senza scaglie. Perché non approfittarne? Queste ine¬ sattezze sono anche nel Vocab. di Napoli, che dichiara tale specie con troppe parole. Basterebbe dire pel Vocabolario : Pesce di forma 137 serpentina , di pelle apparentemente priva di squame , liscia e moc¬ ciosa, il quale abita i luoghi pantanosi , ed ha carne pingue e molto saporita . ANTELMINTICO. Rimedio contro i vermi del corpo umano . (Voc. Long. Men. e Yoc. Long. Toccag.) Osserv. Non solo contro i vermini del corpo umano sono rimedio gli antelmintici, ma contro quelli d’ ogni altro animale, per cui i Veterinarj adoprano la stessa voce. Il Vocabolario di Napoli fa trop¬ po lunga dichiarazione, bastando dire : Rimedio contro i vermi che vivono entro il corpo degli animali. APONEUROSI. Espansione membranosa. (Voc. Long. Toccag.) — Membrana che forma Vestremità de muscoli e li ferma al¬ le ossa. (Voc. Pass.) Osserv. La dichiarazione del Voc. Long. Toccag. conduce a chia¬ mare aponeurosi qualunque espansione membranosa, quindi é da ban¬ dirsi. Il Vjcab. Long. Menin, dice Espansione lendinosa , e meglio dicono quelli dell’Alberti e di Napoli: Espansione membranosa di un tendine . Perché far cangiamenti? Vuol credersi per errore di stampa scrino nella piccola Enciclopedia del Razzarini, Espressione membranosa , invece di Espansione membranosa di un lendine. Av¬ viso ai copisti ! La dichiarazione del Vocab. Pass., colla quale si é creduto compendiare quella delPAlberlj, allargala dal Gherardini, non é ammissibile, poiché imperfettissima. Le Aponeurosi sono: Membrane formate da fibre albuginee f lucide, resistenti , più o meno fitte, le quali servono ad avvolgere e contenere i muscoli , ed a somministrare un inserzione alle loro fi¬ bre , ristringendosi e stipandosi verso le estremità , ossia conver¬ tendosi in tendine . Le une diconsi muscolari , e le altre, che servono di mezzo d’unione fra il sistema osseo ed il muscolare, chiamansi capsulari. ASBESTO. Pietra preziosa, volgarmente tenuta per incombu¬ stibile. (Voc. Long. Toccag.) — Pietra di color di ferro che ardendo non s J abbrucia. (Voc. Long. Menin.) — Sostanza minerale che consiste nell*amianto purgato e ri¬ dotto alla sua parte incombustibile. (Voc. tasc. Bazz.) Osserv. Tulle le accennate dichiarazioni sono erronee. Quella data dal Vocab. di Napoli, e cavata dal Bossi, è la più conveniente. VAsbesto infatti non è pietra preziosa; non è soltanto volgarmente tenuto come incombustibile, ossia resistente all’azione del fuoco; non 18 138 è carattere speciale di esso essere del colore del ferro ; non consisto neirAmianlo purgato e ridotto alla sua parte incombustibile, giacché P Amianto sarebbe invece una varietà di Asbesto, secondo alcuni Mineralogisti. Quanti errori! B BACO. Nome generico di ogni sorla di Vermicciuolo. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Nome generico di ogni vermicello, ma principalmente di quello da seta. (Voc. Pass.) — Nome generico d*ogni Vernicilo (Bazz. Voc. tasc.) — Nome generico di tulli quei vermi che soggiacciono al tri¬ plice stato . — § 2. Diconsi Bachi i vermini di diversa maniera o Lombri¬ chi, e quelli principalmente che tormentano per solito le intestina o altre parli del corpo . (Voc. di Nap. e Panles.) Baco. (Elminlol.) Nome generico di tutti quei vermi che sog¬ giacciono al triplice stato di Crisalide, di Farfalla e di Verme (Bazz. piccola Enciclop.) Vermi. (Zool.) Genere d'insetti, altrimenti detto Lombrico V. (Bazz. picc. Encicl.) Lombrico. (Elminlol.) Genere d'anellidi detti comunemente ver¬ mi di terra, ec. ec. (Bazz. picc. Encicl.) Verme. Animaletto senza vertebre che si genera in quasi lutti i corpi e gli corrode. (Bazz. Vocab. lasc.) — Piccolo animale invertebrato, più lungo che grosso, molle t contrattile, strisciante, munito di articoli o di rughe trasversali . che trovatisi (sic) nella terra o nell'acqua o nel corpo d* altri animali . (Vocab. Long. Toccag.) — Nome dato prima ai Lombrichi, poi a tutti gli esseri or¬ ganizzati lunghi e molli più o meno simili ai Lombrichi . (Vocab. Pass.) — Insetto, e talvolta secondo la sua maggiore grossezza , ani* maletlo che entra in quasi tutti i corpi e gli corrode. (\ ocab. Long. Menin.) Osserv. Tali dichiarazioni devonsi tulle bandire dal Vocabola¬ rio, poiché peccano da più canti. Confondono alcune gli Insetti coi Vermi i quali formano un& classe lanlo distinta. Dice taluna, che i uo Vermi soggiacciono a triplice stato e che s* ingenerano in quasi tutti i corpi c li corrodono. In altre confondesi il Lombrico degli inte¬ stini, che è un Entozoo, col Verme di terra, che è un Anellide , e si riferiscono le voci Baco e Lombrico all*Elmintologia. La voce Baco va oggidì definita: Nome, col quale distinguevi la prima forma degli insetti appena usciti dall*uovo. Corrisponde allo stato di vita chiamato dai naturalisti Larva. Chiamansi Bachi in Toscana, però meno comunemente, anche gli Ascaridi o Lombrichi degli intestini , che da noi diconsi f'ermi. La voce Verme essendo mal dichiarata nei Vocabolari é d* uopo definirla nel seguente modo : Nome volgarmente usato per indicare ogni animaluccio molle , di forma per lo piti lunga e sottile, di qua¬ lunque classe esso sia . Gli antichi naturalisti chiamavano Verme col volgo, anche le larve degli Insetti. Linneo ne fece distinzione, e com¬ prese in una gran classe col nome Vermi, animali che riguardaci ora come appartenenti a classi distinte, quali sono i Pompi, gli A- nkllidi, i Molluschi, gli Echinodermi, ec. ee. V. I naturalisti di og¬ gidì chiamano Vermi più specialmente, quelli che si sviluppano entro il canale digerente e nella spessezza degli organi del corpo animale per cui diconsi anche Vermi intestinali, Vermi viscerali ed Ento- zoari. V. BALANO. Conchiglia sopra striata a rete che suol nascere so¬ pra sassi; Conchiglia bivalve che sta chiusa ne'sassi. (Vocab. Pas¬ sigli.) — ( Conchiol. ) Genere di cetacei della classe dei moltivalvi che hanno la forma di una ghianda. (Bazzar. Piccol. Eneiclop.) — Genere di molluschi cirropodi, cosi detti perchè hanno la forma d’una ghianda. — 2. Conchiglia larghetta e superiormente striata a forma di rete. Red. Osserv. Ànim. Alcune piccole Conchi¬ glie univalve, della razza di quelle che dagli scrittori sono chiamale balani. (Vocab. di Nap.) —* Specie di Conchiglia marina del genere dell'univalve. (Al¬ berti Nuovo Dizion. Frane. Hai.) — Balanite, Balanus o Gland de mer. ( Stor.nat.) da Boriavo*, ghianda. Genere di testacei della classe de moltivalvi distinti da una Conchiglia conica. — Balaniti, Ghiande di mare divenute fossili. (Dizion. Tecn.Filol. Etimol. del Marchi.) Osserv. Ciascuna delle accennate dichiarazioni mostrasi erronea od imperfetta. La prima, offerta dal Vocab. Passigli, è imperfetta poi- Ui chè vi hanno dei Balani che non sono al di sopra striati a rele, e yì hanno conchiglie al di sopra striate a rete, e che nascono sui sassi, le quali non souo Balani. La seconda riferibile ad una Bivalve, é pa¬ rimenti imperfetta, giacché vi hanno conchiglie che non sono Ba¬ lani e pure stanno chiuse ne’sassi. Trovasi nelle opere del Vallisnieri Voi. 3, p. 374. Balano. « Conca bivalve differente dairunivalve. La chiamano alcuni Ballavo di tu are, v iene delta da' greci Pholades. » Invece di Ballavo di nave , potrebbe forse essere Ballavo di mare la vera lezione. E qui giova avvertire, che col nome Dattevo o Bat¬ tilo di mare, si confusero dai meno periti, per vicinanza di suo¬ no, due generi di Conchiglie spettanti a famiglie differenti. La pri¬ ma é' la Modiola lithophaga di Lamark, alla quale sta ben il nome, avendo la forma ed il colore del vero Battevo, frullo. La seconda è il Battilo di mine, cosi detto perchè l’animale sporge il suo gros¬ so tubo alla maniera di un dito; il suo colore è bianco e la sua forma è da quella del Patterò ben differente; è questa Conchiglia specialmente che ha la superficie striata a rete. Alla specie delta Battevo di mare, può in qualche modo star bene il nome Balano di mare , poiché ha il colore della ghianda, e cosi pure la forma , benché sia più allungala ; ma così non può dirsi del Battilo di mave. Il Balano negro, di cui parla Macrobio, descrivendo una Ce¬ na pontificale, sembra riferibile al Batterò di mave, e d il Balano bianco al Battilo di mave , specie, come l'altra, di sapore squisi¬ tissimo. La dichiarazione data dal Bazzarini nella sua piccola Enciclop, oltre all’errore (vogliam credere tipografico), di chiamar genere di Cetacei i Balani, ha l’altro, che un tal genere appartenga alla classe de’mollivalvi, classe che non esiste. Doveasi dire, alla classe de’Cir- ripedi. È poi imperfetta tale dichiarazione, poiché non offre alcun ca¬ rattere distintivo del genere stesso. Il Vocabolario di Napoli dichiara incompletamente cosa sia Balano, e dicendo essere un genere di Molluschi Cirripedi, dà una falsa notizia; essendo ora conosciuto non appartenere i Cirripedi ai Molluschi , ma formare una classe speciale fra gli Articolati . Il §2, accenna, colla citazione di un esempio del Redi, ad alcune Conchi¬ glie che parrebbero diverse, ma che appartengono al genere stesso, benché nell’esempio citato dicansi univalve. L’averle il Redi cre¬ dule tali è da attribuirsi a difetto di osservazione. La definizione, 'che trovasi nel Dizion. italiano e francese del- l’Alberti, pecca in più modi, cioè, perchè chiama univalvi i Balani, Hi perchè non assegna ai Balani la loro vora classe;, e perchè non di¬ chiara il genere a seconda dei suoi caratteri distintivi. Il Marchi adopera arbitrariamente la- voce Balanite , in luogo di Balano , essendo essa di uso presso gli scrittori, per indicare il Balano di mare fossile t locchè egli stesso accenna, però parlando nel numero plurale. Avendo la voce Balano differenti significali obbiettivi, sarebbe bene dire in italiano, quando si vuole indicare ih genere di Girripedi al quale venne assegnato: Balano o Ghianda di mare. Genere della classe de’Cirripedi, caratterizzato dall’avere una conchiglia a for¬ ma di tubo , per lo più conico-troncala; formata da sei pezzi salienti , separati da altrettanti pezzi infossati , tre de’ quali sono più stretti degli altri; fissa colla sua base calcarea a varii corpi; coll’apertura chiusa completamente da un opercolo composto di quattro valve. BALENA. Smisurato mammifero che diede il nome alla fa¬ miglia de’Cetacei. (Yocab. Long. Toccag.) — Mostro marino di smisurata grandezza. (Yocab. Long. Men.) — Pesce di smisurata grandezza dell’ordine de Cetacei. (Bazz. Vocab. lasc.) — (Illiol.) Pesce di smisurata grandezza che nella mascella superiore ha da ottocento a novecento lamine di osso , cc. ec. (Bazz. picc. Eneicl.) Cetaceo, Ogni smisurato pesce viviparo . (Vocab. Long. Toccag.) —* Nome generico di ogni gran pesce di mare. (Bazz. Voc. tasc.) — Cetaceo , del genere dei grossi pesci come Balene, (Vocab. Long. Men.) — (Illiol.) Che è del genere delle Balene e dicesi di tutti i pesci della maggior grandezza appartenenti ai mammiferi senza pie¬ di posteriori. (Bazz. picc. Elicici.) Bvlaena. Piscis, seu potius belua marina ingentis magnitu- dinis , quae pilos in cute habet / et vivum animai , non ova parti, foetusque suos mammis nutrii. (Forcel. Lexic.) Cete,. Pesci grossi di mare, Nomea generale omnium ma - jorum piscium maris, praesertim eorum f qui animai , non ovum pa - riunt , ut ex Plin. 9, 24, 40, colligi tur: quales sunt balaenae, orcae thynni, pristcs , delphini , et hujusmodi. (Forc. Lexic.) Osscrv. La dichiaraz. del Vocab. Long. Toccag. non è conforme alla scienza, poiché non una famiglia della classe di mammiferi, ma un or¬ dine costituiscono i cetacei. L’altra del Voc. Long. Men., è imperfetta, poiché accenna soltanto un grandissimo animale senza far conoscere di m qual specie egli sia. Chiamar pesce la Balena, come la il Razzarmi, è tornare all* ignoranza di più secoli addietro ; scrivere poi che questo animale ha nella mascella superiore da 800 a 900 lamine di osso, è un impegnarsi mal sicuri, poiché gli autori più recenti non ne ac¬ cennano che da 000 a 640, e poiché non sono di osso tali lamine ma di sostanza cornea. Il Vocabolario di Napoli, quello del Passigli ed il Panlessico, defini¬ scono con bastante esattezza cosa sia Balena; il Passigli pelò dichiara er¬ roneamente alla voce Cete, dicendo: Balena, Qualunque specie di mo¬ stro marino. E parimenti erronee sono le definizioni della voce Cetaceo, date dal Bazzarini, e dai Vocab. di Long. Men. e di Long. Toccagni. Quella data dal Fòrcellini alla voce Balaena, sarebbe abbastanza esatta se non usasse anch’esso la voce pesce e se non contenesse la falsa asserzione che le Balene hanno peli nella cute. Quella poi del voca¬ bolo cete non è sopportabile, poiché mette insieme pesci e veri ce¬ tacei. 1) Dizion. delia Lingua Italiana, riportando la dichiarazione del Vocab. di Napoli, aggiunge che si conoscono due specie di Balena, la Balena ardita o comune , e la Balena Boops o giùbbata. Una tale notizia è inesatta, poiché le Balene propriamente dette furono dai moderni divise in due generi, Rorquale e Balena. Il primo contiene tre specie cioè, il B. Boops, proprio de*mari del Nord, il R. muscu - luS) che trovasi nel Mediterraneo, cd il B. antarticus, ossia del Ca¬ po di Buona Speranza. Del secondo genere si conoscono due specie, la B. mislicctus , ossia franca , che è la più comune, e la B. antarti¬ ca, del Capo di Buona Speranza", la quale è ancora poco conosciuta. (Vedasi Cuvier F. y Hist. Natur. des Célacós .) Nei Vocabolari di lingua devonsi ommetlere certe notizie, lascian¬ dole piuttosto ai Dizionari scientifici. Bastava dire, che le specie di Balena sono in piccolo numero e proprie dei mari del Nord, e che la più comune è là Balena franca. • BALSAMO. Nome generico di sostanze oleose ed aromatiche che scolano-da certi alberi e che sovente si adoprano in medicina. (Vo¬ cab. Long. Toccag.) -r- Sugo resinoso che si trae dal Balsamino ec. (Vocab. Long. Menin.) — (Bot.) Sugo più o meno liquido proveniente da varie piante. — (Bot.) Sostanza resinosa solida o liquida che contiene un olio volatile di acido Benzoico , ec. (Bazz. picc Encicl.) Osserv . La prima dichiarazione devesi rettificare, sostituendo a 144 sostanze oleose, sostanze resinose, e lasciando la nozione, che so¬ vente si adoprano in medicina , poiché tale circostanza non forma di¬ stintivo carattere; la seconda è troppo parziale; la terza è troppo generale, poiché comprende sostanze che non sono balsami ; la quar¬ ta conduce in errore, poiché fa credere contenere i Balsami un olio volatile di acido benzoico, il quale non esiste. Forse si è voluto dire un olio volatile detto benzoico , ovvero, un olio volatile ed acido benzoico. Il Vocabolario di Napoli, dopo aver dichiarato con distinti §§ il Balsamo, in senso Botanico ed in senso Terapeutico, forma un § 3. Per similit. Si dice Balsamo a più sorta di olii od unguenti pre * ziosi; cita però un esempio del Ricettario Fior., il quale sembra po¬ co a proposito» nuirallro esprimendo se non il modo usato nel cavare il balsamo dalla pianta che lo contiene. Mancano poi le additazioni e le dichiarazioni delle varie specie di balsami; e nulla si dice del frequente uso, anche presso i buoni scrittori, di questa voce in senso figurato, per esprimere Ristoro , Refrigerio , ec. P. e.: È un vero bal¬ samo nella sventura; il balsamo del cuore, dell'anima; unico bal¬ samo nelle piaghe di questa vita, ec. BARIO. Corpo semplice che è base dell*acido Barico. (Vocab. Long. Toccag.) Osserv. Un tabi errore, ben grosso, non può essere di stampa poiché Àcido barico non esiste. Dicasi Bario: Corpo metallico che si ottiene riducendo il suo ossido od i sali di esso , mediante la Pila Voltiana od altra chimica operazione. BESTIA. Nome generico di tutti gli animali irragionevoli . (Vo¬ cab. Long. Toccag.) — Nome generico di tutti gli animali bruti fuorché degli in¬ setti . (!) (Voc. Nap.) — Animale privo di ragione , più propriamente de*quadrupedi che de* rettili. (Voc. Pass.) — Nome generico di tutti gli animali. (!) (Alb. Diz. Ital. Frane.) — Animai irraisonnable. (Alb. Dict. Fran$. Ital.) — Bestia proprie dicitur de animalibus quae fera natura snnt et hominibus noxia , ut ursi , leones , apri , tigres , item canes feri , serpentes venenalae , aranci et hujusmodi alia , eie. (Forc. Lexic.) — Denominazione generica d*ogni animale fuor l’xiomo. (Boha^ Vocab. genetico). Osserv. Secondo la dichiaraz. Long. Toccag; sono bestie tutti gli animali irragionevoli ; il Vocabolario di Napoli fa eccezione de- 145 gli inselli, dunque gli inselli, potrebbe concludere qualche giovine studente di logica, parrebbero ragionevoli! Parimenti potrebbe dire: Secondo 1* Alberti (Diz. Ital. Frane.), bestia è nome generico di lutti gli animali; gli uomini sono animali, dunque gli uomini sono be- slie/Il Dizion. stesso, Frane. Ital., soggiunge: Bète, Animai irraison - nable; una tale definizione persuade di più, poiché comprende quegli uomini che mancano di ragione, per cui diconsi bestie. I latini limitavano il nome bestia agli animali feroci e nocivi all'uomo di qualunque classe si fossero, come vedesi nella dichia¬ razione data dal Forcellini; ma V estendevano anche a quelli fra essi che sono capaci di esser domati e dimesticati. Secondo V abate Romani dicesi bestia per lo più de*quadrupedi di qualche grandez¬ za, come tra le mansuete i buoi, i cavalli, gli asini ; tra le feroci gli or*, i leoni. Tanti dispareri nel definire cosa veramente sia bestia! BISCIA. Anfibio che ha scudi al ventre e squamine alla co¬ da. — Serpe. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) Serpe. Serpente rettile della divisione degli ofidiani , le cui squamine ventrali fanno l'uffizio di piedi. (Vocab. Long. Toccag.) — Propriamente Serpente senza piedi, (che costituiscono (sic) la sezione de'Rettili ofidiani), come Vipera, Aspido, (Biscia) e simili. (Yocab. di Nap.) — Serpente senza piedi come Vipera, aspide ec. (Voc. Passigli) Serpente. Comunemente usato nel senso di grande serpe. (Vo¬ cab. Long. Toccag.) Osserv. Il Vocab. dell* Alberti, quello di Napoli, quello di Pas¬ sigli ed altri riguardano a ragione la voce Biscia come equivalente a Serpe, mentre quelli di Long. Menin. e di Long. Toccag., addi¬ tano tali due voci in maniera che sembrerebbero esprimere due cose distinte. Ciò almeno apparisce dalle accennate dichiarazioni, en¬ trambe inesatte, insufficienti e contradditorie, come pure inesatta ed insufficiente è ia definizione delia voce Serpe esibita dal Vocab. di Nap. e da quello di Passigli. La piccola Enciclopedia alla voce Serpente manda ad Ofidio, ma ofìdio non si trova. Dicasi : Biscia, Serpe, Serpente: Nomi collettivi, coi quali s*indicano i Rettili sen¬ za piedi, col corpo cilindrico ed allungato, e colla pelle ordina - riamente coperta di squamine. Se ne distinguono più generi. BECCO. Parte dura ossea , per lo più acuminata clic tien luo¬ go di bocca agli uccelli. (Vocab. Passigli., Bazz. picc. Encicl., Vo¬ cab. di Nap. e Panless.) 19 146 — La parte ossea sporgente della testa degli uccelli e che serve loro di bocca. (Vocab. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — La bocca dell*uccello. (Alb. Diz. Ita!. Frane.) — Partie dure et solide composée de deux mandibules de come, qui tient lieu de bouche aux oiseaux. (Alb. Dict. Frane. Ilal.J Osserv. Il becco non si può dire la bocca dell’uccello, nè si può dire tener luogo di bocca; come non si chiamano bocca, le labbra e le mandibole da esse coperte, ma parti della bocca. È parimenti erroneo dire: parte dura ossea , non essendo di osso il becco degli uccelli, ma rivestimento di sostanza cornea delle ossa mascellari prolungate. Il vocabolo Becco va dichiarato nel modo seguente: Armatura ester¬ na della bocca degli Uccelli e de Chcloniani (testuggini), consi¬ stente in un prolungamento delle ossa mascellari , rivestite di so¬ stanza cornea assai dura , a margini più o meno taglienti , termi¬ nali in punta per lo più ricurva. BEZZUARRO, Bezoar o Bozeardo (t. m.) Concrezione che talvolta trovasi nello stomaco delle Gazzelle , e nelle intestina delle Serpi. (Voc. Long. Toccag.) — Concrezione che formasi nello stomaco , nell*intestino o nel¬ la vescica di alcuni animali. (Vocab. Long. Men. e Voc. Pass.) Osserv. La prima delle citale dichiarazioni somministra un’idea incompleta, limitando allo stomaco della Gazzella la formazione di tali concrezioni. Dovea dirsi: che si formano nel tubo gastro-ente¬ rico di alcuni animali ruminanti, specialmente del genere Capra. Circa al trovarsi concrezioni analoghe nelle intestina delle serpi, po¬ trà forse avvenire; ma si sa, che il nome di Bezoar, animale, dovasi al fegato della vipera disseccalo, e non già a concrezioni formale negli intestini di questo Rettile. La seconda delle accennale dichiarazioni, che estende la forma¬ zione de’Bezzuarri anche alla vescica degli animali, non è esalta, poi¬ ché tali concrezioni non si riguardano come Bezzuarri, ma come pie¬ tre vescicali. Il Vocab. di Napoli fa due dichiarazioni differenti alle voci Bel- zuar e Bezoar , mettendo in molto imbarazzo chi io consulta. Alla prima voce infatti dà conte sinonimo la Calce carbonata pisolilica dc’Nat., descrivendone anche il modo di formazione, e le differenze, di confronto alla Calce carbon . oolitica , e poi dice, che formansi tali concrezioni pisolitiche nelle vie digestive degli animali, confon¬ dendo così erroneamente con esse i veri Bezzuarri. Anche il Panlessico ripete la medesima inesattezza. Doveasi dire: Belzuar, V. Bcsuar , e 147 fìezzuarro, ed aggiungere a questa voce un § in cui fosse espresso, che qualche autore chiamò impropriamente, col nome Belzuar , la Calce carbonata concrezionata pisolilica. BORRACE, Materia che si trova nelle miniere dell'oro, del - l'argento e del rame . (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long, Toccag.) — Acido borracio (sic) combinato ad un eccesso di soda. (Yo- cab. Long. Tocc.) — (Chim.) Sale composto di acido borico unito chimicamente con una quantità di soda più grande del bisogno. — (Miner.) Sale adoperato in medicina come sciogliente. (Bazz. picc. Enciclop.) Nitro fossile di alcune miniere che serve a saldare o lique¬ fare metalli. (Voc. Pass.) Osserv. La prima dichiarazione nulla dichiara, poiché il luogo ove può trovarsi una sostanza non la caratterizza essenzialmente. La seconda poteva restringersi a dire: Sale di acido borico e soda , essendo inutile il dire chimicamente unito, giacché non vi sono sali i cui componenti non sieno chimicamente uniti. E poi doppiamente riprovevole la dichiarazione mineralogica che intendesi dare dalla piccola Enciclop, del Borrace, dicendo : Sa¬ le adoperato in medicina come sciogliente. Cosa leggesi in essa di mineralogia? Che se anche fosse uno sbaglio e si avesse voluto dire* (Medicina), non sarebbesi mai distinto medicamente il Borrace, mentre la voce sciogliente può competere alla più parte delle so¬ stanze saline. La dichiaraz. del Vocab. Passigli é tale da non meritare com¬ menti. BOTTA. La femmina del rospo più piccola e non velenosa. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Femmina del rospo ; Piccolo rospo non velenoso assai cor~ to e grosso. (Vocab. Pass.) — Animai velenoso di forma simile al Ranocchio . (Alb. Diz. Ilal. Frane.) Osserv. Tali dichiarazioni sono da bandirsi; poiché propagano un errore popolare, cioè la credenza che i Rospi sieno velenosi. Chia¬ masi Botta e Rospo indistintamente una tale specie, ed il primo no¬ me non è proprio soltanto della femmina, ma del maschio eziandio. BOTTARGA. Uovo di pesce salato di colore giallognolo che poi si imbandisce (Vocab. Long. Toccag.) — Uova di pesce salato. (Vocab. Long. Men.) I4X — Ovaja di pesce seccata e insalata. (Vocali. Pass.) — Preparazione fatta delle uova e del sangue del Muggine cefalo , bene salali , appena cominciarono soggiacere alla fermen¬ tazione putrida. (Vocab. di Nap.) — Nome che si dà a certe uova di pesce salate e seccate al fu¬ mo come il Caviale. (Alb. Vocab. Ilal. Frane.) ’— Uova di pesce seccate al fumo. (Bazz. Vocab. lasc.) — Sorta di Caviale fatto di uova di muggine salate , compresse fra due tavole , e seccate al sole. La bottarga è di colore giallognolo che poi imbrunisce. (Caren. Pront.) Buttagra. U ovaja del pesce seccata al fumo o al vento. Bot¬ targa, Buttaghera, Bottarga* Boltarica, Sin. Lat. Ova piscimi salita. (Vocab. di Napol.) Boutargue. Oeufs de poisson salés et confits dans le vinaigre dont se fait une espece de sancisse. (Alb. Dict. Frang. Ilal.) Os$erv. Confrontando tali dichiarazioni fra loro, sembrerebbe trattassero ciascuna di cosa diversa, locchè mette in imbarazzo chi cerca ne’Vocabolarj il vero valore obbiettivo della parola Bottarga. La definizione del. Voc. Long. Men. che dice, Uovo di pesce salato y ed anche quella di Long. Toccagni, che aggiunge, di colore giallo¬ gnolo che poi s’imbandisce, sono erronee, non essendo la Bottarga qn sol uovo, ma un ammasso di uova. È poi inesatta e superflua raggiunta Long. Toccag; poiché non sempre sono di color giallo¬ gnolo le Bottarghe, e poiché Timbandirsi non costituisce un loro carattere speciale. Forse venne mal copiato il Carena (Proni ), nel quale trovasi scritto: la Bottarga è di colore giallognolo che poi imbrunisce. Nel Vocab. Pass, leggesi: Ovaja di pesce seccata e insalata; co¬ me però tali Ovaja prima s* insalano e poi si seccano, doveasi scri¬ vere, insalata e seccata. Il Diz. Frane. Ilal. dell*Alberti dichiara le Bottarghe, Uova di pesce salate e macerate nell’aceto , delle quali si fa una specie di salsiccia; ed invece lo stesso Diz. Ilal. Frane., dichiara la Bot¬ targa, Uova di pesce salate e seccate al fumo come il Caviale. La prima di tali dichiarazioni pare riferibile piuttosto ad una specie di Caviale e non alla Bottarga, e la seconda dice male che le Bot¬ targhe sieno salate e seccale al fumo come il Caviale; giacché que¬ sto non si secca al fumo, ed è preparalo in modo ben diverso dalla Bottarga. , ✓. La definizione dei Bazzarini è imperfetta, giacché non soltanto 149 al fumo possono essere seccate le uova, ma ben anche al calore del solo ed all’aria asciutta,e poi v’ha d’uopo dell’intervento del sale. Quanto scrive il Carena rilevasi esatto; non parrebbe però po¬ tersi dire la Bottarga, Sorta di Caviale , quando un tal nome espri¬ me una particolare preparazione di uova di pesce, da quella della Bot¬ targa molto differente, e di tale preparazione se ne distinguono più sorta, non registrate ne’ Vocabolari’, come sarebbero il Caviale pre¬ muto, detto anche di Turchia o di America , il Caviale salato , il Caviale in pezzi, il Caviale liquido , del quale si hanno due spe¬ cie, cioè il nero ed il rosso. Dislinguesi anche il Caviale di Siluro e di Ciprino , da quello di Storione. Il Vocab. di Napoli dà come sinonimo le voci Bottarga e Bot - tagra; le definisce però in modo così differente da farle credere due cose diverse. La dichiarazione della voce Bottarga che è tolta dall'Al¬ berti, Diz. Uiliv., sembrerebbe riferibile ad una specie di Gara. Le fatte osservazioni mostrano la necessità di dare della voce Bottarga una nuova dichiarazione. Forse meno imperfetta è la seguente: Bottarga. Butarga, Buttagra, Buttaghera, Bottarica; Nomi dati alle ovaja di alcuni pesci, specialmente del genere Muggine , quan¬ do sono salate c seccate al sole, al vento od al calore del fuoco , e talvolta affumicate . In arabo Butarga, in greco oa tarica , da cui l’italiano Bottarica , voci che significano Uova salate. Le femmine de’Cefali, da cui si traggono tali ovaje, diconsi in Provenza, Botar. BRANCA, pi. Alette vicino al capo de’pesci. 4 (Vocab. Long. Me- nin, Vocab. Long. Toccag. e Vocab. Pass.) Branchie. Le alette de f pesci vicino al capo. (Bazz. Voc. us.) — Parti del pesce situate vicino ai fianchi del capo, le qua¬ li sonò composte di un raggio inarcato la cui parte rilevala è for¬ nita di frange o filamenti che contengono dei vasi sanguinei molto delicati (Bazz. picc. Encicl.) — Le ali vicine al capo de*pesci, ossia quelle parti a guisa di mantici vicine alla cervice che loro tengon luogo di orecchi. (Alb. Diz. Hai.) Ouìes, en plural. Certaines parties de là tète des poissons qui leur servent à la respiration. (Alb. Dict. Frane. Ital.). Osserv. Chiamar alette le Branchie de’pesci è cosa così im¬ propria, che sembra non vera. Le alette vicino al capo de’pesci so¬ no ben altra cosa. Chi crederebbe poi che nel 1835, si fosse stam¬ palo in una nuova Ediz. del Diz. Ital. Frane, dell* Alberti, che le Branchie son ali che tengono ai Pesci luogo di orecchi!! Era pure 450 più esalta la dichiarazione data nel Diz. stesso Frane.. Ilal. ! E nel 1853, poteasi dare delle Branchie dichiarazione più imperfetta di quella si diede, a nome del Bazzarini, nella piccola Enciclopedia? Anche il Forcellini, il Marchi ed il Vocab. di Nap. aveano dichiarato quell’organo con bastante chiarezza. BRUCO. Insetto che rode principalmente la verdura (Vocab- Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Baco che rode la verdura. (Vocab. Pas§.) — Nome generico di tutti gli insetti nel primo stato di loro vita, cioè dalla nascita fino alP incrisalidamento. — Piii particolarmente dicesi di que'vermi che rodono la ver - dura, i fiori, i frutti, i giovani germogli degli alberi. Ond*è che i moderni Naturalisti hanno applicato questo nome ad un genere d'insetti dell’ordine de*Coleotteri, perchè sono assai dannosi alla semente di molte piante leguminose,e di alcuni frutti a nocciuoli. Hanno il rostro corto, con quattro zanne, le antenne filiformi e alla sommità alquanto piU grosse. — Brucio, Bruciolo, Baco, (stft.) (Vocab. di Nap.) — Insetto pernicioso alle tener q erbette , alle sementi di molte diverse piante . — L'Insetto nel primo suo stato di vita , cioè dal¬ la nascita fino al suo incrisalidamento , (Bazz. picc. Enciclop.) — Baco, verme, specie d'insetto che rode principalmente la verdura. (Alb. Vocab. Ilal. Frane. 1855). — Genere d'insètti della terza sezione dell'ordine de'Coleotteri, così denominati dalla loro abitudine di recar il guasto a varie piante, semi e frutti. (Dizion. lecn, elim. filol, del Marchi). Bruchus, insedimi e locustarum genere tenera germina her - barum arborumque erodens. (Forcel. Lexic.) Eruca. Eruca, Bruco, genus yerrnis qui in olerum folia repit, abroditque praesertim brassicas. (Forcel. Lexic.) Chenille, Bruco, Insecte reptile à plusieurs pieds, qui ronge les feuilles et les fleurs des plantes et des arbres . (Alb. Dict. Frang. Ilal.) Osserv . Tutte le accennate dichiarazioni o per un conto o per l’altro sono difettose; poiché non precisano veramente cosa sia Bruco, e confondono qqesto coll’ Insetto e col Verme, voci che ai dì nostri hanno determinata significazione. Nella seconda del Vo¬ cabolario di Napoli vedesi molto imbarazzo e si confonde V insetto colla sua larva, mentre gli esempj citati sono tutti alla larva rela¬ tivi. Dicesi poi male esser Bruciolo sinonimo di Bruco , poiché in¬ vece è diminutivo di Brucio . Nessuna di esse dichiarazioni poi 151 marca la differenza esistente fra Baco e Braco. Entrambi queste voci esprimono le larve degl*insetti, le quali tutte rodono per loro natura; ma distinguonsi specialmente col primo nome quelle larve che appariscono nude e liscie, ossia quasi prive di rughe e di pe¬ li, mentre vien usato il secondo per denotar quelle larve che si pre¬ sentano con rughe e con irli peli. Quest’ultima voce deriva, secondo alcuni, da rodo, ma potrebbe anche derivare da Eruca , di cui è sinonimo, essendo tal essere, forse così detto da erigo, appunto per gli irti suoi peli, o da erodo, rosico, oppure dal corrugarsi che fa. A rodendo dice il Forcellini, vel a rugis, quia reptans se corrugai. Per mettere ne’Vocabolari la dovuta chiarezza, converrebbe dichiarare tal voce come segue : Bruco. Eruca. Così cliiamansi alcune larve d'insetto , special- mente quando sono rugose ed irte di peli , le quali rodono le parti molli o le sementi di certe piante . § 2. Nome dato dal Linneo ad un genere di piccoli Insetti coleotteri della famiglia de' Rinconfori o Porla becco, le cui fem¬ mine depongono le- uova entro a grani e ad altre sementi di piante diverse, quando sono ancor verdi , dalle quali sviluppando la larva, questa ne divora Vinterna sostanza. Il Bruco del pisello e quello del grano sono delle poche specie europee , le piio fre¬ quenti e le piii dannose. BULIMIA o Bufaglia. Fame bovina , ossia fame eccessiva ac¬ compagnata da gran debolezza e dimagramento. (Voc. Long. Toc- cag.) Bulimia, v. g. gran fauce. (sic) (med.) — Fame morbosa accompa¬ gnata da debolezza e freddo. (Baz. pie. Encicl.) Bulimia. Lo stesso che Buiimo dal gr. /3ou, particella intensiva e fame : Molta fame. (Voc. di Nap.) Bulimo. Fame canina. (Vocab. Long. Men.) Bulino. Fame canina o fame così grande che è malattia . (Alb. Diz. It. Fr.) Bolimia. v. g. Fame da Bue, (med.) Fame insaziabile , sintomo di gastrite cronica . (Baz. picc. Encicl.) Osserv. Il Vocab. Long. Toccag., dichiara questa voce come fame bovina , posando sull’erronea derivazione da Bue, invece che su molto, eome # accenna il Vocab. di Napoli. — Stando alla piccola Enciclopedia del Bazzarini, Bolimiae Bulimia parebbero due differenti malattie. Vuoisi credere che invece di gran fauce, dovesse esser scritto gran fame. Anche Bulimia e Bulimo potrebbero dai 452 meno esperii esser credute due voci di differente significazione, con¬ sultando i due Vocab. Long. Toccag. e Long. Menin. Vedasi dunque come anche nella dichiarazione di questa voce si trovino inciampi in alcuni Vocabolari, ed inesattezze che vogliono esser corrette. Dicasi: Bulimia o Bolimo, Voce greca equivalente a molta fame, che ha per sinonimi Fame canina, Fame lupina, ossia , fame straordinaria dipendente da morbosa condizione dello stomaco. BUPRESTE, Cantaride velenosissima. (Vocab. Long. Toccag.) — Specie di Canterella. (Vocab. Passigli). • — Genere d* insetti dell ordine de* Coleotteri , che mangiati coll*erba da ’ buoi, recan loro la gonfiaggione e la morte. Hanno il corpo più allungato delle Canterelle , sono armati di pungolo come il Calabrone . (Vocab. di Nap.) Bupresto. Specie di Cantarella velenosissima ma col corpo più allungato, armato di pungolo come il Calabrone , la Pecchia. Vocab. Hai. Frane. (Alb.) — Insecte ailé qui a un aiguillon corame la guèpe et Vabeille. (Alb. Dict. Frano. Ital.) Osserv. I Bupresti de’moderni non sono Cantaridi, ma apparten¬ gono a ben diversa famiglia, e non sono velenosi come esse. Il Bu¬ preste degli antichi sat-ebbe, secondo Geoffroy, un insetto del genere Carabus , (C. auralus L.) e più probabilmente, secondo Latreille, il Meloe proscarabens. L., specie di un genere prossimo alle Canta¬ ridi, ma assai meno velenoso di quegli insetti. Dunque non possono dirsi i Bupresti, né specie di Cantaridi, né velenosissimi. I caratteri esibiti dai Vocabolarj, per distinguere la Cantarella dal Bupreste, non sono valevoli per alcun conto. Conviene perciò riferire la voce Bu¬ preste, alla seguente maniera : Bupreste. Nome dato dagli antichi ad un insetto di forma prossima a quella delle Cantaridi , ma da esse distinto, per indi¬ care , che mangialo coll’erba da’Buoi, loro cagionava infiamma• zione degli intestini e morte. Secondo Latreille , sarebbe il Meloe proscarabeus di Linneo , specie meno velenosa delle Cantaridi. — § 2. Linneo e con esso i moderni applicarono questo no¬ me al genere d’insetti Coleotteri pentameri, prossimo alle E la Ie¬ ri e; ma le cui specie, molto agili nel volo , non hanno come esse , la proprietà di spiccar salti. Distinquonsi pei loro vivissimi colori di oro forbito e di altri metalli, misti al verde smeraldo ed all’az¬ zurro ; sono copiosissimi specialmente ne*climi caldi. Ì53 C CALAMITA. Corpo che naturalmente od artificialmente attira il ferro (sic) e che, hiblicato (sic) volge sempre un deduci poli al Nord. — Ago della bussola. (Vocab. Long, Toccag.) — Pietra che attrae il /erro, Ago calamitato.(Bau. Vocab. tasc.) — (Chim.) Sostanza naturale o pietra che ha proprietà di at¬ trarre il ferro, il Nikelio e il Cobalto. Altrimenti Magnete. V. (Bazz. picc. Encicl.) Magnete. (Fis.) Minerale che trovasi di frequente nelle Cave di ferro sotto F aspetto di pietra , non è altro che ferro poco ossidato che gode la proprietà particolare di attrarre il ferro e alcuni me¬ talli. (Bazz. picc. Encicl.) Osserv . La dichiarazione Long. Toccag. non indica cosa sia Cala¬ mita, ma accenna soltanto la sua proprietà; si esprime poi maledi¬ cendo : Corpo che naturalmente od artificialmente attira il ferro, poiché resterebbe a chiedersi con quali arlificii questo corpo mette in opera tale facoltà. Quel biblicalo sarà senza dubbio errore tipo¬ grafico, e vorrà dire bilicato. Il Vocab. tasc. del Bazzarini dichiara male ancor esso, dicendo : Pietra che attrae il ferro , poiché limila la Calamita alla sola spe¬ cie mineralogica, ed al solo ferro la sua forza attraente. Lo stesso filologo, nella piccola Encicl., dichiara pure malamente tal voce, come spettante alla Chimica, poiché indicandola quale so¬ stanza naturale o pietra, e come sinonimo di Magnete , avrebbe dovu¬ to accennarla come spettante alla Mineralogia. Parrebbe doversi ri¬ ferire ne*Vocabolari la voce Calamita alla maniera seguente: Calamita naturale. (Miner.) Ferro ossidulato magnetico , cioè Sostanza ferruginea, che ha naturalmente la facoltà di attrarre il ferro, il Nikel ed il Cobalto. Calamita artificiale. Magnete. (Fis.) Spranga di acciajo tempe¬ rato o di ferro dolce di varia forma e grandezza, che acquistò la virtù magnetica mediante strofinamento colla Calamita o mediante processi elettrici, e che , tenuta in bilico ove sia ridotta in fili, in armille o altrimenti assottigliata , rivolge un de*suoi poli al Nord. CALAMO. Pianta simile alla Canna. (Vocab. tasc. Bazz., Vocab. Long. Men., Vocab. Long. Toccag., Vocab. Pass, e Alb. Dizion. Hai. frane.) Osserv. Una tale dichiarazione nulla dichiara, poiché essendo 20 154 molte le piante simili alla Canna, non si sa di quale s* intenda par¬ lare. I Botanici d’ altra parie diedero il nome Calamus ad un ge¬ nere di piante dalle Canne ben differente, essendo un piccolo albero della famiglia delle Palme. Che se inlendesi parlare del Calamo aromatico , è d’uopo ad¬ ditarlo in modo diverso, non essendo nemmeii esso pianta simile alla Canna, ma avendosi dato tal nome alla sua radice o rizoma, perché presenta dei nodi di distanza in distanza a similitudine delle Canne. Questa voce trovasi nel Panlessico abbastanza bene distinta nei suoi varj significati. CALCE. Pietra che per forza di fuoco si stempera e serve poi a far calcina. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) Calcinazione. Disorganizzazione (sic ! ! !) dei metalli. Calce meglio Calcina. Prodotto di metalli calcinati. V. Calcina. Calcina. Sostanza bianca che per azione del fuoco ha molta causticità e sì adopera fabbricando per unire le pietre. -— Sostanza metallica che ha le qualità della calcina. (Vocab. Pass.) Calce V. Calcio e Calcina- Calcio. Percossa col piede — Piede dell’Archibugio. — Antico giuoco in Firenze. Calcina. Pietra cotta in fornace per uso di murare. (Bazzarini Vocab. lasc.) Calce. (Chim.) Nome antico ed ora volgare del protossido di calcio , collocato prima nelle terre alcaline poi fra gli alcali. (Vocab. di Napoli, Panlessico e Bazzarini picc. Encicl.) — Sostanza di color bianco grigio , solida, poco consistente , fa¬ cile a polverizzarsi , di sapore caustico , che cristallizza in prismi esaedri regolari, ecc. (Vocab. di Napoli.) Osserv. La dichiarazione dei Vocab. Long. Men. e Long. Toccag. non dice cosa sia calce, ma è riferibile alla pietra calcare, la quale per forza di fuoco convertesi in calce, sostanza che serve a fare Calcina per murare, cioè quella mescolanza di grassello di calce con arena che dicesi anche Malta. -È poi osservabile nei delti Vocabolarj come la voce Calcinazione venga dichiarata Disorganizzazione dei metalli. Il Vocab. Pass, riguarda le voci Calce e Calcina come sinoni- me. Calce meglio Calcina , egli dice* Prodotto di metalli calcinati V. Calcina; poi dichiara questa voce, Sostanza bianca che per azio¬ ne del fuoco ha molta causticità e si adopera fabbricando per uni¬ re le pietre ; poi in altro § Sostanza metallica che ha le proprie* tà della Calcina. Ma chi non vede come sono erronee tali dichia- ✓ 155 razioni? Prima d’ogni altra cosa, significando la voce Calcinare , secondo il dello Vocabolario, Ridurre a calce pietre, metalli , ecc., ne viene, che la calce, la quale, secondo i chimici, è un metallo calci¬ nalo, nel senso di ossidato, sia il prodotto di un metallo calcinato qual sarebbe il calcio, ossia che la calce sia il prodotto della calce. Era-d’uopo, per non incorrere in tale circolo vizioso, che nulla di¬ chiara, dire che i chimici antichi chiamavano Calci le materie che i moderni considerano quali prodotti della combinazione dell’ossigeno coi metalli, cioè ossidi metallici. Di più conveniva far conoscere la differenza che passa fra la calcinazione di un metallo in senso di ossidazione e la riduzione a calce di una pietra calcare. — Oltre di ciò rilevasi errala la dichiarazione della voce Calcina di questo Vocabolario; poiché fa credere che ogni ossido metallico, ossia, co* me vi è dello, prodotto di metalli calcinati, (che equivale ad ogni specie di calce secondo V antico significato di questa voce) consi¬ sta in una sostanza bianca, che. per azione di fuoco ha molta cau¬ sticità, e che si adopera fabbricando per unire pietre ! ! ! Pongasi poi mente all’ espressione molta causticità aquistala per azione di fuoco e vedasi se può esser applicala a tutti i me¬ talli, come lo è alla calce; e se possa dirsi acquistata per azione di fuoco, o se mèglio sia da usarsi il modo svoltasi per mezzo delfuo- co, in conseguenza della combustione: e ciò perchè non sembri che la causticità sia comunicata dal fuoco, mentre il fuoco non fa che far perdere alla pietra calcare un principio, che è il Gas acido car¬ bonico; il quale principio serve a neutralizzare la causticità, carattere che alla calce, per sua natura è inerente. Anche il Vocab. tascabile del Bazzarini, dichiara Calce e Cal¬ cina come una cosa stessa. Dicendo però Calcina, Pietra cotta in fornace per uso di murare , dimentica che pietre cotte in fornace per uso di murare chiamansi anche i mattoni^ i quali non sono né calce nè calcina. È poi singolare vedersi diretto alla voce Calcio , e non trovarvi nessuna dichiarazione che abbia rapporto con Calce. Sarà stata in primo accidentale ommissione; divenne però trascuran- za, essendosi ripetuta in tutte tre le Edizioni. Il Vocabolario di Napoli, seguito da* suoi compcndialori e dallo stesso Bazzarini nella piccola Enciclopedia, dicendo: Nome antico ed ora volgare del Protossido di calcio , collocalo prima nelle terre alcaline poi fra gli Alcali , potrebbe indurre taluno a credere che in addietro non fosse volgare il nome di Protossido di calcio ( di¬ casi dell’ Ossido di calce), e che siavi stalo un tempo in cui quel- 156 V Ossido non fosse chiamalo calce, come in antico, o lo fosse da pochi. Ma chi non sa, che l’Ossido di calcio, propriamente detto e quale si considera presentemente da'chimici, non si conosceva in antico con tal nome, essendo una scoperta del secolo presente ? Doyea dirsi: Nome antico dell'Ossido di calcio, il quale conservasi anche a dì nostri nel linguaggio volgare. Nella esposizione che fa lo stesso Vocabolario di Napoli dei caratteri della Calce, trovasi che tale sostanza è di color bianco- grigio , solida , poco consistente , facile a polverizzarsi , che ha sapore caustico e che cristallizza in prismi esaedri regolari , ecc. I chimici invece, ai qnali è d'uopo affidarsi in questo caso, dicono, che la calce è bianca , di una durezza T la quale diventa poco consistente e facile a polverarsi T che quando lasciasi esposta all*azione del- V aria , assorbe V acqua e V acido carbonico T che il suo sapore è acre ed nrinoso, (così meglio che usare la voce caustico, dappoiché la causticità di una sostanza non costituisce il suo sapore); e ri¬ guardo al cristallizzarsi della calce, tacciono affatto. Questo indica che il Vocabolario di Napoli ha attribuito alia calce pura, per er¬ rore, il cristallizzarsi proprio dell’ idrato di calce e dei sali calcari. È qui d'uopo anche avvertire i Vocabolaristi; che gli esempj del Nert, citati alla voce Calce, non sono riferibili alla calce propria¬ mente della ; ma ad ossidi metallici che non hanno a che fare con essa. Calce va dichiarata: Nome antico e volgare di quel prodotto fisso, che si ottiene dalla calcinazione del Carbonato di calce y detto comunemente Pietra calcare V., il quale dicesi da chimici Ossido di Calcio. V. —- § 2. Nome che gli antichi chimici davano a quelle sostanze che oggidì si chiamano Ossidi metallici. — § 3. Nome usalo anche per Calcina , benché impropriamente* CALCEDONIO. Specie di Àgata di un bianco latteo e semi- trasparente. — Specie di marmo duro quanto il diaspro scoperto da prima presso a Calcedonia. (Vocab. Long. Toccag.) — Àgata a nuvolette — Specie di-marmo duro, ecc., come so¬ pra. (Vocab. Long. Men.) — Pietra preziosa . (Bazz, Vocab. tasc.) Calcedonia. (SI. Nat.) Pietra focaja fina > di bel colore e di du¬ rezza considerevole. Calcedonio. (Litol.) È una varietà di Agata che trae il suo no¬ me dalla Calcedonia. (Bazz. picc. Encicl.) 157 — Agata che venne dapprima di Calcedonio , di un color bian¬ co lattiginoso e di trasparenza nebbiosa. (Vocab. Pass.) Calcedonio. (Miner.) Pietra preziosa di varii colori e gran¬ dezza somigliante al Sardonico. — Specie di onice detto cosi per essersi trovato la prima volta nel paese di Calcedonia. Si com¬ prendono sotto questo nome tutte le selci di colore latteo e che talvolta sono quasi diafane , altravolta quasi opache. Alcune sono nebulose e tinte di color giallo pallido , rosso, turchino , e d’altri colori. — 2. Nome di una specie di pietra bianca dura quanto il diaspro di cui si fanno bellissimi lavori di commesso. Vene badi due sorte: Calcedonio orientale e Calcedonio di Volterra , e di queste ve ne ha di color nuvolato ed altro picchiettato di fumanti macchie pavonazze. Baiti. (Vocab. di Nap.) Osserv. Vedesi con quanta imperfezione sia dichiarata una tal voce dai Vocabolarj, e come le dichiarazioni siano varie e piene d’in¬ certezza. Il Vocab. Long. Toccag. fa due §§, esponendo con parole diverse la cosa stessa e chiamando impropriamente marmo, nel § 2. la Calcedonia. Anche il Bazz., Picc. Encicl., sotto due differenti ru¬ briche, St. Nat. e Lilol., dichiara la cosa stessa, prima col nome di Focaja, poi d* Agata. Il Vocab. di Napoli distingue anch’ esso le pa¬ role Calcedonia alla rubrica (Miner.) in modo che farebbe contraddi¬ zione colle dichiarazioni degli altri. Ciò dimostra V imbarazzo de’Vo- cabolaristi quando trattano materie scientifiche. Basterebbe dire : Calcedonia. Varietà di Quarzo Agata , cosi chiamata dal paese nel quale fu trovata la prima volta. È ordinariamente di color latteo volgente al celeste con tinte talvolta gialle o rossastre , tal• volta turchine e altre volte verdastre. Ila trasparenza nebulosa. I minerologi distinguono: la Calcedonia primitiva, in cristalli; la C. gocciolare , in forma di goccie; la C. geodica , in forma di guscio vuoto internamente; la C. enidra , volg. idropala , consistente in sferoidi aventi nel centro una cavità occupata da acqua e da aria; la C. stra¬ tiforme, in istralli dritti colorali; la C. plasma, di color verdastro; la C. Zaffirina , di color olivastro. Le più belle Calcedonie si chia¬ mano Orientali dagli incisori in pietra dura, e queste essi trasfor¬ mano in preziosi Carnei. CALCINACCIO. Malattia per cui gli umori si rassodano e quasi si calcinano. — Tumoretto pieno di materia simile alla calcina , che trovasi nelle articolazioni de* gottosi. (Long. Men., Long. Toccag. e Vocab. Pass.) 158 i— Tumoretto pieno di materia simile alla calcina spenta che suole generarsi nelle articolazioni de * gottosi. (Vocab. di Nap. co* pialo da Bazz. Picc. Encicl.) Osserv . Per buona sorte una speciale malattia del Calcinaccio, per cui gli umori si rassodano e quasi si calcinano, non esiste che nei Vocab. tascabili suaccennati. Essa petrificherebbe nientemeno che il corpo vivente e sorpasserebbe il Segalo in virtù; poiché egli non petrifìcava che i morti ! La genesi di tal pretesa malattia, che, secondo i Vocab. citali, sarebbe cosa distinta dal tumoretto da essi indicato pieno di materia simile alla calcina spenta che trovasi nelle articolazioni de* gottosi, sta nella mala interpretazione del § del Dizion. dell* Alberti, in cui si legge: e per similitudine, dicesi Calcinaccio allo sterco rassodato di alcuni uccelli che cagiona lor malattia , ed a molte altre sorta d* infermità che patiscono gli animali , procedenti da umori rassodati in alcuna parte a guisa di calcinaccio . CALLO, Tumoretto coriaceo che apparisce nelle dita de*piedi e massime al loro dosso. (Vocab. Toccag.), — Pelle indurita alle mani ed ai piedi . (Bazz. Vocab. lasc.) — Carne indurita per continuazione di fatica o per altro accidente . (Alb. Diz. ital. Frane.) — Protuberanza dell* epidermide. (Bazz. picc. Encicl.) — Piccolo tumore duro e corneo della forma di un chiodo (sic) che nasce ai piedi comunemente per la pressione che vi fanno le stret¬ te calzature. — E anche: Carne indurita per continuazione di fa¬ tica e per altro accidente , comunemente alle mani ed ai piedi ed alle ginocchia. (Vocab. di Nap.) — Pelle indurita per continuata fatica o per altro alle mani ai piedi , alle ginocchia. (Vocab. Pass.) — Osserv. Tante dichiarazioni tutte differenti ed inesatte met¬ tono imbarazzo in chi legge, e nessuna di esse, specialmente quelle che dicono Carne indurita , indica veramente cosa sia Callo. Ba¬ stava dire: Ingrossamento ed indurimento dell* epidermide prodotto da pressione troppo frequente o troppo continuata in una parte del¬ la superficie cutanea. CAMALEONTE. Serpentello quadrupede , amfibio , simile alla lucertola e che muta i suoi colori massime quando è irritalo. (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Piccolo serpente quadrupede come la lucertola . (Bazz. Vocab. lasc.) 159 — Nome di un piccolo animale anfibio che forma un genere tic* Rettili . (Bazz. picc. Encicl.) — Serpentello quadrupede che cangia spesso di colore. — Pianta che muta il colore delle foglie secondo il color della terra. (Vocab. Pass.) Osserv. Chiamare serpente o serpentello il Camaleonte è cosa ben strana, specialmente dopo aver definita questa voce Biscia o Serpen¬ te senza piedi, volendo dir forse, come andava detto, (non essendovi Biscie con piedi) Rettile senza piedi. La dichiarazione data dal Baz- zarini nella piccola Enciclopedia equivale soltanto al dire, che il Ca¬ maleonte forma un genere fra i Rettili, locché per verità è assai poco per una Enciclopedia per quanto piccola ella sia. Il Vocabolario di Napoli fa troppo lunga dichiarazione, benché bastantemente esalta. Quella che dà il Panlessico é migliore, poiché tolta dal Diz. di St. Naturale. CAPRIFOGLIO. Sorta d* erba detta anche Madreselva. — Ma¬ dreselva. Arboscello che ha molti rami e che produce fiori odorife¬ ri. (Vocab. Long. Men.) — Pianta da cui si denomina la famiglia delle Capri fogliacee. — Frutice sarmentoso e rampicante , che in copia trovasi nei boschi e fra le siepi e che di notte tramanda un odor gratis - mo: dicesi altrimenti Abbracciaboschi, Caprifoglio, ecc. (Vocab. Long. Toccag.) — Pianta selvatica , altrimenti Madreselva. ( Bazz. Vocab. tasc.) — Specie di pianta del genere Lonicera, tipo della famiglia delle Capri fogliacee. (Vocab. Nap.) — Madreselva pianta, Lonicera caprifolium. Madreselva. •— Arboscello di fiori odoriferi detti dal volgo Manine della Madonna. (Vocab. Pass.) — Genere di piante della pentandria monoginia. — Caprifogiia- cee. Ordine di piante dicotiledoni. (Bazz. picc. Encicl.) — Madreselva pianta . Lonicera caprifolium. (Vocab. Pass). Osserv. Erra il Vocab. Long. Men. chiamando erba questa pianta. La dichiarazione del Vocab. Long. Toccagni ha lo stesso valore che avrebbe la definizione dell* uomo : Quell ’ animale che dà il nome al genere umano ! La dichiarazione del Bazz., Vocab. tasc., non può contentarti col dire, che il Caprifoglio è una pianta selvatica quando oggidì la vedi ogni giorno nel tuo giardino, e ti aggiunge : altrimenti Madre- 160 selva , ma se credi trovare a questa voce qualche notizia di più, la cerchi indarno. 1/ altra dichiarazione del Bazz. picc. Encicl., dicendo, genere di piante della pentandria monoginia, ti dice ancor meno: e poco an¬ cora impari nello stesso libro, leggendo che le Caprifogliacee co¬ stituiscono un ordine di piante dicotiledoni, anzi se vi credi, arri¬ schi diffondere un errore, e chiamar ordine ciò che costituisce soltanto una famiglia. Alcuni dei cilati Vocabolari danno per sinonimo Madreselva; ma errano chiamando Arboscello questa pianta, poiché ò un frutice sarmentoso, come lo dichiarò il Vocab. Long. Toccag., sebbene alla voce Caprifoglio siasi dimenticalo di rimandare a Madreselva. CARBONE. Legno arso e ancora acceso o spento . (Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Legno arso, ancora acceso o spento prima che incenerisca. (Voc. Pass.) — Legno arso e dicesi tanto dell acceso che non dà più fiam¬ ma che dello spento prima che incenerisca . (Vocab. taso. Bazz.) — Carbone. (Chini.) Pezzo di legno intieramente acceso che non getta più fiamma. (Bazz. picc. Encicl.) Osserv. Non solo il legno si riduce in carbone, ma bensì ogni al¬ tro prodotto vegetabile ed animale. È d'uopo quindi dire : Carbone , corpo organico combusto, ma non passato allo stato d*incenera - mento , ovvero può difinirsi più scientificamente in relazione alla sua chimica composizione ed a'suoi caratteri fisici, distinguendo anche le varie specie di Carbone. CAROGNA. Cadavere dell'animale, allora che è morto fetente. (Vocab. Long. Toccag.) — Cadavero dell* animale, allora eh'è morto e fetente. (Vocab. Long. Men.) Osserv . Una tale dichiarazione, tolta dal Vocabolario di Napoli, lascierebbe quasi supporre che vi fossero cadaveri vivi ! CETACEO. Ogni smisurato pesce viviparo. (Vocab. Long. Toccag.) — Del genere dei grossi pesci, come Balene , ccc. (Vocab. Long. Men.) — (Ittiologia), che è del genere delle Balene e dicesi di tutti i pesci della maggior grandezza appartenenti ai mammiferi senza piedi posteriori . (Bazz. picc. Encicl.) — Balena , qualunque mostro marino. (Voc. Pass.) Osserv. Se ogni smisurato pesce viviparo fosse Cetaceo, sareb- bero tali anche i grandi Cani marini, che emettono vivi i lor parti*» e poi, sestaresi dovesse alla grandezza, il Delfino, che non è pesce ma è vero Cetaceo, non sarebbe tale, perche non ismisurato. La piccola Enciclopedia non poteva esprimersi più imperfetta¬ mente di quello che fece. Ascrive i Cetacei all’Ittiologia; li riferisce al genere delle Balene, mostrando non conoscere, che se tutte le Bale¬ ne sono Cetacei, non tutti i Cetacei sono Balene. Li indica infine co¬ me pesci appartenenti ai mammiferi (! ! !) Perché non ricorrere al Yocab. di Napoli, nel quale avrebbe trovalo una buona dichiara¬ zione? Perchè non approfittare di quella, ancora migliore, proposta dal Carena ? CERVELLO. Parte interiore del capo racchiusa nel cranio , nel¬ la quale risiede la virtù animale. (Vocab. Long. Toccag.) Osserv . Dichiarazione più inesatta di questa è difficile imma¬ ginare. Lasciamo stare la prima parte, che nulla dichiara , e ba¬ diamo solo alla conseguenza della seconda che, cioè, gli animali senza cervello sarebbero privi di animale virtù. CINABRO. Solfuro rosso di mercurio — Combinazione del mer¬ curio collo zolfo . (Vocab. Long. Toccag.) — Materia di color rosso chiaro , bellissimo , ad uso di pittori. (Vocab. Pass.) Osserv. Perché fa il Vocab. Long. Toccag. due dichiarazioni distin¬ te, le quali fanno credere dato tal nome a due sostanze diverse, men¬ tre trattasi di una sola ? Doveasi dire col Vocab. di Napoli: Composto di zolfo e mercnrioydi color rosso, detto dà chimici solfuro rosso di mercurio. La dichiarazione del Vocab. Pass, non è soltanto applica¬ bile al Cinabro, ma al Minio e ad altre sostanze mollo usate in pittura. CORALLO. Sorta di concrezione carnosa , fornita di pori , ove annidano de Polipi. (Vocab. Long. Toccag,) — Piatila di sostanza pietrosa , la quale nasce nel fondo del mare. (Vocab. Long. Men.) — Genere di polipo. (Vocab. Pass.) — Genere di polipo pietroso solido striato alla superficie c coperto di una crosta carnosa fornita di pori , nei quali annidano i polipi. Il corallo è rosso o bianco. (Vocab. Nap.) Osserv. La dichiarazione del Vocab Long. Toccag. è, come si ve¬ de, una storpiatura, falla senza intelligenza, di quella del Vocab. di Napoli, la quale dà un idea dei corallo affatto incompleta, differente dalla comune. Quella del Vocab. Long. Men. è erronea, poiché indi¬ ca il Corallo come una pianta. Quella del Vocab. Pass, è altra stor¬ ci 162 piatura, che dichiara troppo generalmente, e dice male Polipo , quan¬ do dir dovea Polipajo. Anche il Vocab. di Napoli commette lo stesso errore, ed aggiun* g e: polipo pietroso, mentre dovea dire polipajo pietroso, giacché po¬ lipi pietrosi non esistono. Confonde poi il corallo rosso col bianco, specie diverse che appartengono a due generi ben distinti. Farebbe poi molla meraviglia vedersi propósta da alcuni Vocabolaristi la Voce Corallizzare, per esprimere II cristallizzarsi del Corallo ( sic!!), se in argomenti di questo genere, trattali da profani, non riuscisse as¬ sai maggiore meraviglia il meravigliarsi. COTENNA. Parte del sangue cavato dalle vene la quale gal- leggia sul siero. (Yocab. di Nap„ Bazz, Vocab, tasc>, Vocab. Long. Men. e Vocab. Long. Toccag.) — Cotenna del sangue. U alterazione che presenta il sangue estratto dalle vene in certe circostanze e specialmente nella infiam¬ matoria. (Bazz. picc. Encicì.) Osserv . La prima dichiarazione, oltreché non spiega cosa sia co¬ tenna, é erronea; poiché dice che questa galleggia sul siero, mentre in¬ vece aderisce immediatamente al coagulo. La seconda è imperfetta ancoressa, poiché accenna soltanto es¬ ser un'alterazione del sangue, che avviene in certe circostanze; loc- chè non dà idea del vero significato della voce. Dovea dirsi, Cotenna del sangue ; Strato piii o meno grosso di sostanza omogenea , den¬ sa ed elastica , di colore che varia dal bianco latteo al gialliccio od al giallo , al grigio , al verdastro. Si forma alla superficie della massa coagulata del sangue tratto dalle vene , in certe condizioni dell'individuo, dopo la separazione del siero , la quale aderisce direttamente al coagulo. La Cotenna consiste in plasma addensato, cioè in un composto di Fibrina, Albumina , Caseina ed Adipe. V. tali voci. CROSTACEO. Aggiunto di pesci marini armati di crosta o nicchio. (Vocab. Long. Tóccag.) — Aggiunto di pesci con nicchio. (Bazz. Yocab. taso*,) — Aggiunto di pesci armati di crosta che con proprissimo no - me da* Livornesi si chiamano pesci armati. (Alb. Dizion. (tal. Fr.) — Classe di animali articolati aventi la respirazione bran¬ chiale o solo cutanea , apparecchio circolatorio , ed i due sessi distin¬ ti. Il loro tipo sono i granchi ed i gamberi. Seguila la caratteristi¬ ca secondo lo sviluppo del sistema nervorso data dal Renier e tol¬ ta dal Vocab. della Minerva. (Bazz. picc. Encic.) Ift5 Osserv. Il Vocab. di Napoli alla voce Crostacei , riporla intiera la caratteristica-del Renicr, ed alla voce Crustacei , scrive : Aggiunto di animali marini , non di pesci, come dice V Alberti, abbenchè dichiari anch’esso proprissimo il nome de* Livornesi. Il Carena posteriormente notò I* improprietà della dichiarazione, e diede de* Crostacei defini¬ zione esalta e più che sufficiente per un Vocabolario. Era dovere de*Vocabolaristi posteriori approfittarne, e noi fecero* peggiorarono invece la definizione accennata. Infatti il Vocab. di Long. Toccag. non si accontenta di sostituire pesci ad animali , ma vi aggiunge erro¬ neamente, muniti di crosta o nicchio t quasi che tali voci fossero si- nonime. Il Bazzarini fa ancora peggio, dicendo Pesci con nicchio (*), e non è migliore la definizione data a di lui nome nella piccola Enciclo¬ pedia. (1) CONGIUNTIVA. Membrana mucosa , sottile , bianca e trasparente # che riunisce le palpebre col globo dell*occhio, Adnata e comune¬ mente Bianco dell* occhio. (Diz. della lingua Ilal.) — Membrana bianca , sottile e trasparente che riunisce le pal¬ pebre col globo dell'occhio, altrimenti adnata. (Vocab. Pass. Ap- pend.) — Membrana mucosa che copre la sclerotica e che attacca il globo dell'occhio all' orbila ed alle palpebre. (Vocab. Long. Toc- cag.) — Membrana mucosa, sottile e trasparente, che deve il suo nome al riunire che fa le palpebre col globo dell'occhio passando dall'uno alle altre, che anche dicesi Alnata (sic). (Bazz. picc. Eli¬ cici.) — Una delle tuniche componenti V occhio che anche dicesi Adunata. (sic) (Dizion. Ilal. Frane* dell’ Alb.) — Membrana mucosa sottile e trasparente, che deve il suo nome al riunire che fa le palbebre col globo dell'occhio passan¬ do dall' uno alle altre. Dicesi anche adnata e comunemente bian¬ co dell' occhio, per esser appunto bianco. (Vocab. di Nap.) Osserv . Tutte le accennate dichiarazioni appariscono o per una ragione o per Y altra erronee ed imperfette. Infatti la congiuntiva non è bianca, nè confondibile col bianco dell’occhio, ché così chia¬ masi là sclerotica ad essa sottoposta ; non è suo uffizio attaccare V ' * (1) Gli errori di ogni genere ed i mancamenti di questo libre sono tali e tanti da non credere. Chi azzardò pubblicarlo a nome del Bazzarini mancò dei rispetto dovuto alla memoria di cosi benemerito autore. 164 il globo dell’occhio all'orbila; non può dirsi passare dal globo dell* occhio alle palpebre, quando è riconosciula per una continua¬ zione della cute esterna, che involge, modificata in membrana muco¬ sa, la parte anteriore dell’occhio stesso. Dicendo poi: una delle tuni m che componenti l’occhio , oltre che non si qualifica qual tunica es¬ sa sia, si asserisce cosa non vera, giacché la tunica esterna copre bensì 1’ organo della vista, ma essenzialmente non lo compone. La Congiuntiva va dichiarala : Quella porzione di cute , che si piega svi - l’ interna superficie delle palpebre , c, convertitasi in sottilissima membrana mucosa trasparente , copre la parte anteriore del globo dell’occhio e ne forma la tunica esterna , tenendolo congiunto alle palpebre , per cui fu detta Congiuntiva . -ir- li ‘vrà V'- . V.«';.v\,V k \ .! 1 -, ‘ - '' ■ ' • • v • -, •' . "" ■ . \ ' / r flou VY * * * ' Osservazioni sopra alcuni recenti Vocabolari metodici • della lingua italiana. >. : ' * i ' (r H 1/ * '» " •. "* ti .'ì| L'importanza anzi la necessità di un Vocabolario metodico del¬ la lingua Italiana venne sentila da molti, ma pochi furono quelli che si accingessero all' opera e che seguissero le norme più opportune nel compilarlo. 1 lavori dell'Alunno, del Garzoni, del Lorenzi, del Pomey, del Facciolati, del Marlignoni, dell'Arrivabcne, dell'Azzorchi, del Corsi* del Puoti, ecc., quantunque utili e degni di lode, non possono conside¬ rarsi che come embrioni del grande edilizio, a cui ben meglio cor¬ rispondono i tentativi fatti in questi ultimi anni dai Rambelli, dal Barbaglia e dal Carena, benché (ali benemeriti autori avessero più di mira facilitare il trovamento delle parole relative a determinato soggetto, di quello sia classificarle in maniera assolutamente scien¬ tifica. L*Alberti avea data mano a cosìMifficile ed ingente lavoro, ma la morte c* involò col suo autore un prezioso libro, che avrebbe, in relazione a*suoi tempi, servito a riempiere degnamente così rile¬ vante lacuna nella nostra letteratura. Essendo però la compilazione di un Vocabolario metodico lavoro da profondi filosofi e non da raffazzonatori di libri; esigendosi per essa scelta ragionala di clas¬ sificazione de* vocaboli, e ponderata dichiarazione di essi, obbiettiva e subiettiva, secondo il vero loro significalo, relativo agli aggruppa¬ menti in cui sono collocati,ed all'aspetlo scientifico sotto il quale tali aggruppamenti vennero concepiti, non poteva riuscire impresa da un uomo solo, poiché non é agevole trovare chi abbia coscienza ed ardire ad un tempo, tali da fargli nutrire speranza di potere rag¬ giungere con onore la ben difficile mela. Ed è per questo che il Rambelli limitò il suo Programma ad un Vocabolario domestico, che il Barbaglia ricorse all'aiuto di una società di dotti, e che il Carena spese lunghi anni di spinosa fatica per soddisfare, come ei fece degnamente, all’assuntosi impegno, di offrire, cioè, come ei scrive colla modestia propria del vero sapiente. 1GG un Saggio semplice del già idealo Vocabolario melodico deU'intiera favella, quale avealo annuncialo in una specie di Prodromo pubbli¬ calo nel 1840; « e dico un Saggio, ei soggiunge, perchè l’intiero » Vocabolario fatto al modo che io lo intendo non è opera da me e » forse da nessun altro, niuno potendo esser bene informalo di » lanle cose diverse come sono la Teologia, la Geometria, l’Agri- » coltura, la Medicina, la Fisica, la Marineria, la Grammatica, la Sto- » ria Naturale, la Chimica, ec, ; delle quali discipline il rimanente » de’Vocaboli proprj e la precisa dichiarazione de'medesimi, sono » cose da non potersi fare soddisfacentemente se non da persone che » in quelle speciali materie sieno sufficientemente addottrinate o che » posseggano la diffidi arte di ben giovarsi delTaltrui dottrina. » Per dare a conoscere la somma differenza esistente frale qual* tro principali opere di questo genere che comparvero in Italia nel- rullimo quindicennio, cioè la prima stampata a Bologna, la secon¬ da a Venezia, la terza a Torino*, e la quarta infine a Venezia, of¬ friremo al lettore le brevi analisi seguenti : Vocabolario domestico compilato da Gianfrancesco Rambelli, Bo¬ logna 1842-1850. Il Rambelli cominciò nel 1842, a pubblicare un Vocabolario domestico, di cui fini la stafapa nel 4850. Il titolo basta per far comprendere, aver inteso il suo autore di dare con esso, non già un vocabolario metodico nel senso esteso della^parola, ma soltanto, in speciali rubriche comprese, quelle voci che tornano di uso piu fre¬ quente nelle occorrenze della vita. Per la qual cosa, ristretto entro tal limite il programma, crediamo abbia egli onorevolmente soddis¬ fatto al presosi impegno. 1/ordine tenuto in tale lavoro, ossia l’adottata classificazione delle voci che vengono in esso dichiarate, è logico e semplice, per- locchè appaga a prima giunta. La copia de'vocaboli avrebbe potuto essere ben maggiore, se avesse consultali i lavori del Barbaglia e del Carena, de*quali parleremo piu innanzi, e ciascuna rubrica, nello quale le voci sono comprese, avrebbesi potuto con utilità del lettore, agevolmente suddividere. Le dichiarazioni in generale sono esatte, se non lutto' a livello dell’attuale progresso scientifico. In una parola il sig. Rambelli fece un’opera suscettibile di esser perfezionata, quindi un’opera buona, che sarà sempre cosa utile consultare. 107 E volendo fare su di essa una qualche osservazione, dirò, non potersi comprendere, perché siasi posta a canto al Ballo, fra le Arti dilettevoli , quella del Doratore che pareva star meglio nella Rubrica Orefice, e perchè in tale Rubrica, dopo Battiloro, Filatore doro, si veda Funajo, Canapajo; perchè alla Rubrica Tessitore, dopo Capel- lajo, siasi posto Muratore. Relativamente ai mancamenti, chi crederebbe non Irovarvisi Spu¬ gna ? Un tale arnese, d’uso domestico tanto comune, lo cercai in¬ darno in più categorie, e se vi ha in qualche altra, vuol dire che è fuori di luogo, e le cose fuori di luogo si dura fatica a rinvenirle, e quindi non sempre con questo libro si otterrebbe lo scopo per cui fu composto. È poi dispiacevole veder ommesso il nome di tan¬ te altre cose d’uso domestico comune specialmente moderno, fra cui mi basta citare Fiammifero, Candelucce fosforiche di varie specie. Per quello riguarda la Storia Naturale,è a dolersi non sia ri¬ corso l’autore al consiglio delle persone di scienza, delle quali c ricca Bologna : giacché, se avesse ciò fallo, non vcdrebbesi nel suo libro usala la voce Quadrupedi, in luogo di Mammiferi o Poppan¬ ti, e nemmeno del 1850, rinnovato lo scandalo di, collocare fra pe¬ sci le Foche ed i Cetacei. Se avesse poi ricorso alla Fauna Italiana del Principe Bona- parte, vi avrebbe trovata dovizia di nomi italiani di uso comune, e sarebbe stato più corretto e più n livello della scienza nel darne la dichiarazione ed il nome scientifico. Ciò dico per tutte le classi di Vertebrati. E per quanto spetta agli animali di classi inferiori non ne avreb¬ be certamente limitala la divisione in Testacei, Crostàcei ed Inset¬ ti, includendo nella classe de’CRosTACEi i Molluschi, o (come ei dice in modo alquanto antiquato) Frutti di mare, indicando poi il Gambero, come animale acquatico del genere de 3 testacei (!), dichia¬ rando Lolligine ; sorta di pesce , e Polpo; pesce di mare con molle branche; togliendo persino la Pastinaca, che è una specie di Raz¬ za , dalla classe a cui veramente appartiene, per riporla in questo sito cosi incompetente, benché egli stesso la dicesse Pesce. Dopo ciò, non fa meraviglia vedere fra gli Insetti definito il Bi¬ gatto : animaluzzo che rode le biade e si prende per Bacco da seta(l), ed annoverati in questa classe il Lombrico terrestre e la Mignatta, che sono Anellidi ; ed il Polipo che appartiene a* Zoofi¬ ti (!); e cosi pure vedere fra le parti del corpo degli animali , dichia¬ ralo Corno; contesto di molli filamenti prodotti da tutta la super- m fide della cute e quindi induriti : malamente definito per osso ; Pesce: nome generale di tutti gli animali che nascono c vivono nel- l'acqua (!), e Branchie df/Pesci: (come scrisse anche qualche Voca¬ bolarista) le ali vicine al loro capo. (!) Ma ad onta delle notate mende, e di altre ancora che possono rinvenirsi nell’opera del sig. Rambelli, ripetiamo che è opera degna di essere corretta, aumentata e ristampata. Vocabolario metodico italiano universale onde dare a chi che sia il modo di trovare le voci quantunque ignote e non presen¬ ti alla memoria. Opera compilata da una società di dotti e di¬ retta da Giuseppe Barbaglia. Venezia , Girolamo Tasso Editore 18454848. # ' • Il Barbaglia tentò un’Opera, col soccorso di una società di dotti, la quale è a dolersi sia rimasta incompleta, non essendosene pubbli¬ cate che sole due parli, la prima dell’uomo, materialmente consi¬ derato e delle sue appartenenze in genere, la seconda degli animali, divisi secondo il Cuvier; poiché quantunque sotto alcuni rispetti, si mostri aneli’essa bisognevole di miglioramento, e non possa sempre riuscire gradila ai puristi, tuttavia è un buono ed accurato lavoro, per ricchezza di voci veramente lodevole e corrispondente allo scopo cui fu diretto, cioè a facilitare il trovamento ed a dare la vera si¬ gnificazione de* vocaboli; lavoro da consultarsi con utilità e da rac¬ comandarsene 1’ uso, finché di questo genere se ne abbia uno di più perfetto. Le dichiarazioni de* Vocaboli sono in complesso abbastanza esatte, poiché lolle, non già dai comuni Vocabolarj, ma da buone fonti scientifiche. i , * ' • j ' • v Prontuario di Vocaboli attenenti a parecchie arti , ad alcuni mestie¬ ri , a cose domestiche e altre di uso comune , per saggio di un Vocabolario metodico della lingua italiana , del Cav. Giacinto Ca¬ rena. Parte I. Vocabolario domestico. Torino 1846. Parte II. Vo¬ cabolario metodico di arti e mestieri. Torino 1853. Il lavoro del cav. Carena è sotto ogni aspetto originale, commen- devolissimo, degno del sapiente suo autore e per intiero corrispon¬ dente allo scopo pel quale fu composto. Egli è fruito di lunghi anni di ben ardua fatica e di studio conscienzioso nel raccogliere vocaboli alle fonti originali del patrio linguaggio, nel diligentemente deli- 1C9 nirli, come polca fare un vero scienziato quale egli è, e nell’ap¬ portare in lai guisa vera ricchezza al Dizionario Italiano. Ma un tal libro non può considerarsi che una parte, quantunque ricca, del de¬ siderato edifizio, ed é a dolersi veramente che i) Vocabolario meto¬ dico della lingua italiana, non possa venire intiero alla luce per ca¬ gione della mal ferma salute dell'illustre autore del prezioso pub¬ blicatosi Saggio. Vocabolario metodico italiano utile per trovare a primo tratto le voci , quantunque ignote , ornai note o dimenticate, appartenenti a questa o quella scienza , arte , industria, bisogno della vita , ecc.,e necessario per lo studio della lingua italiana e per iscri¬ vere con proprietà e sceltezza di Vocaboli . P. I. A. L. Venezia 1853. Aggiungo, benché mal volentieri, anche una breve rivista della prima parte di quest’opera. Sarebbe tempo perduto trattenersi alla lunga sopra un lavoro, il quale, senza dire del metodo e del collocamento vizioso delle pa¬ role, manca spesso di alcune categorie di Vocaboli piu essenziali, mentre abbonda di quelli antiquati e fuori di uso, e formicola di spropositi nelle dichiarazioni. Non occorrerebbe protestare contro opere siffatte a nome del secolo e della nazione, se fossero di quelle che dal comune buon senso potessero facilmente e prontamente ve¬ nire conosciute, giacché cadrebbero da sé medesime nel meritato obblio. Siccome per altro avviene pur troppo che tali frutti si dif¬ fondano per mera arte di libraria speculazione, illudendo gli ine¬ sperti col titolo, talvolta col fregio d’un nome di qualche fama per imprese di specie diversa, e vengano spesso fra le mani della gio¬ ventù, alla quale recano danno evidentissimo, è dovere della sana critica farle a tutti chiaramente conoscere, e mettere in avvertenza chi ad esse ricorre. Basterà riferire pochi esempj di dichiarazioni, tolte quà e là nei varj aggruppamenti di voci in cui l’opera è divisa, per far apparire la verità. Si cominci dalia prima voce ACQUA, e per farsi un’idea del buon criterio usalo neìl’aggruppare i vocaboli spettanti ad essa, ba¬ sti vederne le quattro sezioni stabilite. Nella prima si credette comprendere le voci relative all*acqua in generale; nella seconda quelle che la divisano nello stato suo di natura; nella terza le 22 m poche che accennano Vacqua negli usi domestici; e nella quarta 9i accoppiarono (sic!) le altre voci che la indicano nell'uso del¬ le arti . Se si avrà poi la pazienza di considerare il collocamento delle voci nelle Sezioni indicale, si durerà forse fatica ad indovi¬ nare, perchè, p. e. Ghiacciare, Piovere, Zampillare, Sgorgare, Ef¬ fondere siansi collocate nelta I Sezione, ed invece Disghiacciare , Diluviare, Allagare, Crosciare, Scaturire, nella Sez. II.; perchè Acquare, Sciaquare, Bagnarsi, Bagnatura, ecc. sieno posti nella Ili Sezione, ed Inacquare, Bagnajuolo, Bagnatore, ec. ec., nella Sezione IV.; perchè si trovi Fiume nella li Sezione e non Mare; perchè, se l'autore ha creduto in varie Sezioni riferire le voci indicanti i con¬ tenenti o conducenti l'acqua, non ha indicato nella Sez. Ili, ove regi¬ stra Bere, anche Vaso e Bicchiere, ec. ec.; che avrebbero avuto egua¬ le diritto d'esservi compresi. Come poi potrà giustificarsi d'aver compresa nella II Sezione, la voce Azoto, dichiarandola: Gaz incolore , odoroso , combustibile ed irrespirabile in istato liquido (!) ; è un elemento (sic!) dell'acqua ? Quali spropositi in men di due righe! E come si potrà perdonare ad un abitante delle Lagune Paver dichiarata Laguna, Ridotto d'acqua morta ? Bello finalmente quel vedere Fango, Melma, Loto fra i Vocaboli spettanti all'acqua nello stato di natura , e Zacchera, ossia quel pic¬ colo schizzo che alcuno, camminando ne'luoghi fangosi, si getta su per le gambe, posta fra le voci appartenenti all'acqua nell'uso domestico! AGRICOLTURA. Le voci a tale Scienza spettanti sono distinte aneli'esse in quattro Sezioni. Lai, secondo 1*intestatura, dovrebbe comprendere quelle proprie a cose generali, la II quelle che accen¬ nano i lavori e le opere , la IH quelle risguardanti gli stromenti agricoli , la IV quelle pertinenti alla pastorizia. La cosa però non è come viene esposta, poiché nella II Se¬ zione trovi quello eh* è indicalo nella III, e nella 111 quello che dovreb¬ be essere nella li. Ma ciò forse sarà colpa del tipografo. Dica in¬ vece l'autore: perchè fra le voci proprie di cose generali abbiane comprese tante che sono particolarissime, come Arista o resta della spiga del grano , Carbuncolo: specie di terreno , chiostro, Al- veale, Favo, Grano gentile e Volpato, Pecchia, Pecchione, Zola, oc y. perchè abbia preferito porre nella Sez. I, invece che nella III, Opere e lavori (lascio giudicare ad altri 1* importanza agricola di tale distili- 171 zione), le voci Chiudenda, chiudette, Colmare, Coltivare, Medicatu¬ ra, Sueppolare, ec. ec. ? perché Potatura, Potaggione, figurino fra gli Istromenti, Utensili? perchè nella Sezione riguardante la Pastori- cia, registra la Fagianeria: Stanza ove si allevano i Fagiani 7 , per¬ chè infine, se figura il Cavallo, \ì abbia ommesso 1* Asino, che di figurarvi ha ben maggiore diritto, trovandosi già registrato V Asinaio suo guidatore, mentre non v'ha Cavallaro, o Pastor di cavalli ? La¬ sciare YJsinajo senza Asini , ed i Cavalli senza Pastore è crimine an¬ cora maggiore di avere dimenticati i Porci ed il loro Porcajo, poiché se pel Porco sente taluno avversione, pei Cavalli , pegli Asini e pei loro guidatori, folte sempre le debite eccezioni, sentiamo tutti più o meno simpatia!. ANATOMIA. Troppo dovrei trattenermi nel notare quanto vi ha d* imperfetto, di mancante e di erroneo nelle 7 Sezioni in cui, con eguale criterio, dividonsi i Vocaboli spettanti a questa scienza. Mi ba¬ sta accennare, essersi fra termini generali, Sez. I, registralo Embrione definendolo: Il parto (sic) concetto nell 1 utero avanti che abbia i debiti lineamenti e la dovuta forma! e Laringotomia: qual Incisione che fassi all*aspera arteria pel facile passaggio dell*aria nel caso di soffocazione! Chi non vede essere propria la prima voce della Fi ***■ siologia e la seconda della Chirurgia? Nella Sez. II. Funzioni del corpo umano, ove ne sono notale assai poche e trovansi ommesse le principali, vedonsi registrale Cartilagine e Feto, e definita Vulva: Orifizio esterno della vagina dell* utero ; e nella III Sez. Nervi, mu¬ scoli, tendini, tralasciando d’indicare i nomi di moltissimi, vien de¬ finito tendine d’Achille: Muscolo del Piede. Nella Sez. IV, intitolata Vene, Vasi ec. (quasi la vena non fosse un vaso) si lasciano fuori gran parte dei nomi più importanti e se ne indicano molti di poco conio e con vocaboli fuori di uso. Nella Sez. V. Membrane, Glandole, Escrescenze, Lesioni, Cartilagini, tuniche. Umori, ec. (Vedi filosofico assembramento, in cui Escrescenze e Lesioni hanno veramente mollo dell’anatomico!) si registrano Cresta di gallo: Escrescenze carnose che compariscono nel contorno dell*ano, (per ragioni ben altro che anatomiche); Elatere: piccola membrana lineare per mezzo della quale il seme si congiunge al ricettacolo nelle Casselle dette Epati¬ che. Chi non si accorge però che la prima di tali voci è riferibile alla Patologia chirurgica , e la seconda alla Botanica ? Infine nella Sez. VI. Visceri, presentasi Fano dichiarato soltanto come Orificio del condotto , chiamato acquedotto del Silvio ; locchè riesce cosa ben differente della sua comune e naturale significazione, taceiuta 172 forse per pudicizia. Ciò minora la meraviglia di non trovare Cervello nè in questa nè in altre Sezioni. ANIMA E SUE AFFEZIONI. Ci basta di questa classe, come la chiama Fautore, far nota l’importante ed acutissima divisione da es so fatta in otto separate sezioni. 1. Sostantivi, che riguardano le azioni , le affezioni , se pura¬ mente virtuose od innocue. 2. Sostantivi di senso opposto agli an¬ tecedenti e sono quasi antitesi loro. 3. Addieltivi in corrisponden¬ za alla prima Sezione . A. Addieltivi in relazione alla 2.a Sezione. 5. Verbi analoghi alla \.a Sezione. 6. Verbi ordinati secondo il senso della 2,a Sezione. 7. Avverbi seguaci della l.a Sezione. 8. Avverbi in analogia alla 2.a Sezione. ANIMALI QUADRUPEDI. Ci limitiamo ad accennare in tale ru¬ brica, mancante come il solito di molti nomi, trovarsi Agnellino: Quadrupede simile nella figura alla Martora , che non potrebbe credersi per errore tipografico in luogo d àrmellino, pel posto che occupa alfabeticamente, cioè prima di Ariete; trovarsi Cavia: ani¬ male che ha molta somiglianza coir Istrice! mentre le Cavie non hanno pungiglioni. Se si fosse detto che VIstrice ha somiglianza col Riccio, meno male. Conviene però dire, non si sapesse che F Istrice ha spine, quando si caratterizza soltanto dalla testa corta e dal mu¬ so fesso come la Lepre , tacendo nientemeno che i pungiglioni ! E poi ove si sono osservate Lepri col muso fesso? Voleasi dire col labbro superiore fesso; da labbro a muso vi ha bella differenza ! Dice degli Istricini : Questa famiglia comprende tutta la sorta di Forchi spini ; secondo il suo libro Riccio e Porco spino sono una cosa stes¬ sa, dunque la famiglia degli ìstricini comprende anche il Riccio. Ma chi non sa che questi animali appartengono a due ordini differenti? Se ne vuoi d’altro genere, trovi Conigliazzo esibito quale di¬ minutivo di Coniglio ; Scojattolo, come Specie di topo ; Uso: (in luo¬ go di Uro) Sorta d’animale, bue selvatico , ec. Tra le parti compo¬ nenti il corpo degli animali, si accennano Emuntorio: Organo negli animali che serve allo sgravio degli umori superflui , e Mola: la dentatura di animale mostruoso , ec. ec. (!) Ma lasciando stare i quadrupedi salteremo alla categoria Aria e Meteorologia. Aria viene definita fra Venti, parte inferiore del- V atmosfera che serve alla respirazione degli animali , Meteora: apparenza ed effetto che si vede nell'aria e nel ciclo sublunare per istraordinarie cagioni. Nuvolo: Stringimento dclVaere rannata per alterazione di vapore e di fumosità di terra e di mare. 173 Da tal Rubrica sorpassando le Armi, 1* Astronomia, i Bastimenti, le Barche, ec., veniamo alle Belle arti on arti del disegno (sic). Non li dar meraviglia, se fra Vocaboli proprj dell’ Architettura trovi de¬ finite, Abitazione: luogo ove l'uomo cerca ricovero contro l’inclemen¬ za del cielo e che all’architetto spetta l'eriger lo , e Casa: edifizio murato e che serve per abitarvi , quando in altri siti ti si presen¬ ta Anticamera, per Stanza ritirata dietro alla camera (perloechè con metamorfosi arcana ti si converte il davanti nel dietro), ed Arric¬ ciare il muro si dice dargli la prima crosta rozza della calcina y ed invece Arricciato, la seconda incalcinatura rozza ! BOTANICA. In questa scienza ci fermeremo solo alla SEZIO¬ NE IX, Piante ed Erbe marine, bastando vedere collocate fra le piante marine, il Mentastro, il Riso, la Spelta, ec. ec., e presentarsi pure come tali, la Millepora, la Retepora la Tubularia e la Spugna, esseri che appartengono al regno animale. CASA, SUE PARTI, SUPPELLETTILI, ecc. Chi volesse rilevare i mancamenti e I*erronee dichiarazioni de*vocaboli spettanti a ta¬ le categoria, basta ne faccia riscontro col Prontuario del Carena. CHIMICA. Qui ne troverai da non credere. Oltre 1*antilogica suddivisione in cinque categorie, vedi mancare il maggior numero de* vocaboli della scienza attuale, e poste invece mollissime voci fuori d'uso, cioè della chimica antica, con dichiarazioni erronee ed imperfette a bizeffe; quindi Azoto: Principio che è la base del gas azoto % Sale e sali: Particelle saporite c acri che si cavano in varie guise da tutti i corpi , Zolfo : Uno dei principi attivi delle cose natu¬ rali come Sale , Zolfo Mercurio; quindi Gaz, Calorico, Jodio, Fosforo, sono posti nella Sezione delle sostanze liquide chimiche , ec. ec. ! ! DONNA. Dichiariamo riprovevolissima in tale categoria, l’inve¬ recondia, colla quale vennero unite le voci relative alle parti del corpo della donna, agli usi ed ai costumi di essa, e alle cose re¬ lative ai medesimi, ai titoli, ecc., di maniera che non può esservi pa¬ dre che conceda ai giovanetti figli la lettura di un tale Capitolo. Bastava un po’di pudore e di buon senso per operare altrimenti e meglio raggiungere lo scopo. D’altra parte, a qual prò formare una separata categoria per la donna di titoli, atlributi, ed altro più di frequente riferibili all* uomo che ad essa, e che ciascuno sa ripor¬ tare, occorrendo, al genere, cui spettano ? Perchè poi non disper¬ dere fra le voci spettanti alla scienza anatomica ed in altre catego¬ rie, nelle quali stavano meglio collocati, altri vocaboli che fa ribrezzo all*uomo verecondo veder qui riuniti? 174 FARMACIA. Quanto fu detto parlando della chimica, può ripe¬ tersi per la Farmacia, ove trovansi: Rimedio, detto dai fisici una me* dicina o una preparazione applicala esternamente per la cura di una malattia (!) Allebro: Sale che risulta da più liscivie di orine fatte di cose forti (!), Magnesia: Terra o sostanza calcarea , assor¬ bente biancastra , naturalmente precipitata dallo alcali e dalla muria del nitro (//), Manteca: Composizione che si fa col lardo me - schiandovi odori (!!). La Sez. VI, ha per titolo Veleni e Contraveleni ; e qui credi trovarne la lista, ma trovi invece soltanto Acquetta: Ve¬ leno d'ignota composizione chiamalo acqua tofana i ed Euforbio: Veleno di un succo (sic) o di una gomma d'un albero detto an¬ che esso Euforbio; nel resto tutte le uscite delle voci tossico é veleno; tra" Contraveleni vedi le voci Antidoto, Alessifarmaco, Mi- tridato e nulla più. In tal modo si fanno i libri ! ! La VII Sezione ti promette gli stromenti e gli utensili proprj della Farmacia . Vuoi però sentire a cosa si riducono tali promes¬ se? Alle voci Fiala, Fonderia, Linguetta, Mulinello, Nassa, Ricet¬ tario, Sempliciario, Serpiculato e Sistola!! FILOSOFIA. Trovò malagevole, V autore, dividere le materie intorno alle quali rivolgonsi le cose filosofiche. Si contentò quindi farne un* unica Sezione, (che non è più Sezione quando è unica) intitolata : Vocaboli generali proprj delle Scienze filosofiche . Ma fra tali Vocaboli generali, se non ti meraviglia mancarvi Logica, sten¬ terai a credere di non trovarsi Antropologia, Cosmologia, Metafisica, Ontologia, Psicologia, Eccletismo, Protologia e mille altre voci es¬ senziali accolte ne’ Vocabolarj e che trovansi negli antichi e nei mo¬ derni filosofi. Vi trovi invece Accensioni, esser chiamate dai filosofi quelle materie enfatiche o ignee che levano o sembrano levar fiamme , come Alone , Lampo , Fulmine ; (!) Sabbàtina, disputa che si fa (sic) nelle scuole di filosofia e di teologia in certi tempi e per lo piii in giorno di Sabato; ec. FISICA. Anche qui dcvesi ripetere quanto fu detto altrove, sul nessuno criterio usalo nell’aggrupare le voci in differenti Sezioni, sulla falsa collocazione di esse nelle Sezioni adottale, sulla man¬ canza di molle, e sull*imperfetto modo con cui vengono dichiarale. Ci basta indicare nella Sez. II., diffinila TElettricita’ (nel 1854!). Facoltà di alcuni corpi di attrarre, come sono il vetro , le pietre preziose , lo zolfo , la ceralacca , le resine, ecc. ! Estro venereo : (non si sa come tiralo dentro nella fìsica ) dicesi dai fisici quel movi¬ mento che eccita l'animale all'atto della generazione , Ignicolo : 175 Corpuscolo di fuoco esistente in tutti i corpi , Partknologia : Parte dell Economia animale relativa alle fanciulle , Aerimetria : Scienza che tratta delle proprietà dell* aria (/)> Etiologtà : quella parte della fisica che espone i fenomeni , Aerometro, confuso con Areometro , Fisiologo: parlatore di Fisica , ec. ec. ! ! Finalmente la Sez. V. Parti degli istromenti di Fisica, venne esaurita con sole otto voci, che vo¬ gliamo far conoscere per far meraviglia, e sono : Capillare, Cappel¬ letto, Fiduciale, grado, imbuto, Reoforo, Volontà, Versorio. Ti pa¬ re poi bello Ira le voci appartenenti alla fisica, non trovar Luce ? GEOGRAFIA. Ci limitiamo a notare in questa Categoria. Geo¬ genia, definita, Studio , scienza , conoscenza della terra , inveceché Storia della formazione della /erra, Distretto: Tutto quello che per ragione di guerra o per altra cagione è aggiunto al vecchio ter¬ ritorio e contado , e si prende anche assolutamente per contado! Idrometro ( fra gli slromeuti proprj della Geografia Sez. IV. conte¬ nente 0 voci soltanto) dichiarato come lstrumento che serve a mi¬ surare il poso , la densità , la forza e le altre proprietà dell aria l! GIUOCHI ANTICHI E MODERNI. In questa Rubrica oltre a tan¬ ti altri giuochi, si ommise per intiero la lunga serie de’giuochi in¬ dicali dal Gherardini nelle sue Voci e maniere di dire , p. 267, serie tolta dal Bergagli. E perchè? Dicano poi i Tressettisti, se il giuoco Tresette fu ben dichia¬ rato: Specie di giuoco di carte che si fa in quattro! ed i Trion- fettisti, se fu ben detto Tronfetti: Sorta di giuoco di carte in al¬ cuni luoghi detto anche Trionfini; e Trionfini : giuoco di carte lo stesso che Trionfetti ! GIURISPRUDENZA. In questa categoria ci limitiamo a chiede¬ re la ragione sufficiente per cui fu divisa la Sez. I, Vocaboli pro¬ prj della Giurisprudenza in generale , dalla Sez. IV, Nomi proprj di cose relative alla giurisprudenza in generale , e perché di con¬ seguenza il vocabolo Firma: Sottoscrizione autentica di uno scritto , venne posto nella prima Sez., e Chirografo, Scheda, nella Sez. IV? Por poi conoscere Paccuratezza colla quale venne compilata tale categoria di Voci, tanto per quello riguarda il loro numero e le ommissioni, quanto perciò che spella alle dichiarazioni, si confronti colla parie finora pubblicata del Vocabolario di Giurisprudenza del- l’avv. Costi, che l’autore era in debito di consultare. Lasciamo a chi ne sa meglio di noi in tale argomento, dare giu¬ dizio sulla distribuzione e sulla dichiarazione de* Vocaboli, riguardanti la Guerra, c la Milizia e 1’ Idraulica; veniamo invece alla catego- 176 ria Insetti e Vermi. In questa non marcheremo le mancanze, che sono infinite; ci basta notare fra gli spropositi quelli relativi alle poche voci seguenti : Cheliformi, parti d'uti insetto chiamate coma - . nemente piccole antenne (!!!) Elmintico: Diconsi elmintici quei ver¬ mi che sono in forma d'intestini (///), Eutomata, Eutomati, Eutomo Eutomologia, Eutomologico, invece di Entoma, Entomati ec. ec., For¬ bici: per similitudine si dicono le bocche degli scorpioni e di al¬ tri simili animali , Infusorio: Aggettivo dato ai vermi molluschi ed elmitici perchè si conservano nello spirito di vino (///), Verme: Spe¬ cie d’insetto Q) ec. Oloturie: Specie d'insetti marini ! (!), ec. Ma per non dicervellarci di più nel fare la critica di un’opera siffatta, per non istancare maggiormeute il nostro lettore sprecando liscivia e sapone, ci contenteremo aver corso di volo un piccolo nu¬ mero delle 853 pagine di cui è composta la prima parte di essa , tralasciando di occuparci della seconda; imperocché siamo certi che nessuno si prenderebbe la briga di seguitare la penosa ed inutile impresa, di notarne le grosse mende ed i mancamenti. Polea credersi che il suo autore, avanzando il lavoro, si fosse accorto, da sè stesso, almen di qualcuno dei gravi errori nei quali era incorso, o fosse stato avvertito da qualche benigna persona, ed aves¬ se recalo alla fine della seconda parte almeno un saggio di Er¬ rala Corrige, e nello estendere la prefazione, avesse lasciala tra¬ vedere una qualche discolpa. Nulla di tutto ciò: che anzi mostrando di conoscere taluno dei Vocabolarj metodici che lo precedettero cer¬ ca far credere preferibile il suo, tacciando Funo e V altro di questa o di quella polpa, e chiudendo col dire, che se per avventura fosse caduto in errore. avrebbe aggradito di essere avvertito . Questa è ve¬ ramente quinta essenza di modestia e di buona fede! Vocabolario necessario agli Artisti (sic!)per poter convenientemente scrivere le note e le polizze loro senza commettere errori . Ve- nezia> 4854. Nel leggere il titolo benché appariscente, di questo libricciuolo si resta mal prevenuto vedendo malamente usata la voce Artista in luogo di Artiere. Artigiano, e meno ancora persuade Tavverli- mento preposto. Ecco come si esprime. « 11 più delle volte, accade che dovendo gli Artisti (iulendi » gli Artieri) estendere le note e le polizze descriventi i lavori da 177 » essi eseguili non sappiano, o non si ricordino con quali nomi lor » proprii si appellino i lavori medesimi c gli istromenli da essi ado- * perali, per cui pur troppo commettono nelle loro scritture gra- • vissimi errori. A sopperire a questo loro bisogno, è rivolto il pie- » colo Vocabolario presente, il quale raccogliendo in tante parlico- » lari Sezioni i nomi delle professioni, delle arti e dei mestieri; poi » \ Vocaboli generali relativi a quelle ed a questi ; gli stromenli, » le parli di essi, gli utensili, i materiali, ccc, e da ultimo divi- » sando per ciascheduna delle arti c dei mestieri gli strumenti ed i » lavori lor proprj, pone per tal guisa in grado qualsiasi Artista di o conoscere e valersi dei vocaboli adatti a significare con propric- » là di lingua le opere loro ed i mezzi usati per mandarle ad effetto. » Il Vocabolario che offriamo, perchè nuovo e perchè di utile » grandissimo, speriamo sarà accetto con grato animo dal pubblico. » Bellissime cose ove fossero conformi alla verità ; ma nulla di lutto questo. Difendiamo in primo luogo i nostri Artieri dalla taccia loro data d’ ignoranza tanto crassa da non conoscere i lavori eseguiti c gli istromenli adoperali, e non sapere di conseguenza estendere le polizze relative. Sono giunti, grazie al cielo, a talo coltura, anche gli artigiani, da ben comprendere lutto ciò diesi riferisce all’arte ri¬ spettiva, e può dirsi pure che conoscano le cose d’arte ed i nomi loro in numero ancor maggiore di quanto venne registrato nel Vo¬ cabolario in discorso; libro, del quale non sapranno al certo clic fare, c clic loro servirà più di imbarazzo che d’altro. Il nostro Artiere non intenderà tulli i Vocaboli usali in Toscana, e tanti altri antiquati ed inutili, ma tulli conosce i nomi dell'arte sua, che sono di uso nelle nostre officine, i cui principati suonano quasi per tutta Italia gli stessi. Se l’autore del presente Vocabolario avesse avuto veramente in mira recar utile a quelli fra gli artieri, cui garbasse conoscere le differenze nel modo di esprimere un lavoro od un stromenlo fra noi, in confronto di altre parli d’Italia, do¬ veva prima di lutto raccogliere con esattezza in Vocabolarj parziali d’ogni arte, le voci d’ uso volgare, mettendovi, come fece il Boerio per molli, il nome italiano di rincontro. Allora, (piando fosse stato il lavoro diligente e conscienzioso, sarebbe riuscito di vera importan¬ za ; ma nel modo come fu fatto riesce, ripetiamo, di assoluta inutilità. Veniamo alle prove: Tutto il libricciuolo dividesi in quaranta- sei Sezioni. La prima, che occupa dieci colonnette, e s’intitola Professione, è mancante di molte professioni le più comuni, quali sono: Geografo, 23 Mammana, Litografo, Ottico, Pianista, Nautico, Organista, Pilota, Veterinario, ecc. ecc. mentre si sono intrusi vocaboli inutili, im- proprj e fuori d’uso. Nella Sezione seconda, arti e mestieri, sono occupale 38 colon¬ nette con circa 900 nomi, disposti alfabeticamente, di artefici e ar¬ tigiani ; e un tale elenco ti parrebbe quasi la lista di quelli a cui questo libricciuolo dovesse riuscire profittevole ; quindi la pingue nota de’compratori di esso, quando anche un solo individuo ne fa¬ cesse l’acquisto. E crederesti pure, che per ciascuno dei notati eser¬ centi vi fosse l’elenco parziale de’Vocaboli da essi adoperali, o che, secondo l’autore del libro, dovrebbero adoperare, per farti in buona lingua la nota dei lavori eseguili e degli slromenti usali. Ma molto poco di lutto ciò ; perchè il numero delle arti e de’ mestieri, che vi si citano, ti si riduce ad una ottantina soltanto, ed anche per questi tro¬ vi insufficiente il numero de'relativi Vocaboli. La Sezione terza presenta i Vocaboli generali relativi alle arti e ai mestieri. Occupa questa’80 colonnette, cioè quaranta pagine. Fu buona idea riunire i Vocaboli generali spettanti alle arti, onde non ripetere per ciascuna la medesima voce; ma i mancamenti sono troppi e troppo essenziali, come è facile accorgersi. Lo stesso può ripetersi per la Sez. IV, comprendente i nomi di IsTROMENTI, PARTI DI ESSI, UTENSILI, eCC. Le altre 42 Sezioni distinguono le differenti arti,e sovente ta¬ luna ne comprende anche tre, per lo più affini. Equi ]pure non solo ne trovi tante lasciale fuori, come venne notalo più sopra, ma alcu¬ ne vi sono male indicale, come p. e. Sarte per Sarto, Lattaio per Stagnajo, Argentino per Argentiere. Che se badiamo al numero de’Vocaboli a ciascun’arte assegnati, troviamo ommissioni da non credersi. Si confronti, ad esempio, la Sezione Armajuolo, che comprende anche Spadaio, coi due articoli che portano tali nomi nel Vocabolario del Carena, e se ne vedrà la differenza. Chi crederebbe poi che gli utensili usali dall’ Arro- jiataraio, dal Profumiere e dallo Speziale si riducessero a Cazzuola, arnese da riporvi entro odori, a Profumiere, vaso da tener pro¬ fumi, ed a Spezieria, bottega dello speziale ; e cosi la spezieria è diventala un utensile (!). Chi crederebbe ancora che gli slromen¬ ti particolari dell’arte del Cappellaio, si riducessero a Calcatoja , Cappelliera o porla cappello, Forma, Palletta e Passacordone ? ; che alla Sezione Cartaio e Fabbricatore di carta, Ari. 2. Lavori e cose relative, mancassero anche le denominazioni delle specie più 179 comuni di Carta? che fra le cose relative all’arte del Ceraiuolo, non vi fossero le denominazioni delle varie specie di Cera e di Candele da ardere, e persino quella tanto comune da noi detta Maggiol, dai Lombardi Cerino, e dai cerajuoli toscani Stoppino? che nella Sez. XVIII, fra le cose relative a Distillatore e Fabbricato¬ re di liquori, avresti a cercare indarno nientemeno che i nomi dei prodotti della distillazione, come Essenze, Acque, Spiriti, e simili di varia specie; e tutto ciò venisse ridotto soltanto ad Acqua Nanfa ed Acqua della Regina ? Venezia è Cantica città delle Saline, e fu questa un’ arte tutta sua propria, la quale per lunga serie d’anni abbandonata, adesso ritorna a nuova vita mercè l’opera sapiente e coraggiosa d’un ricco straniero, al quale dobbiamo gratitudine. Domandato al salinaruolo antico ed all’attuale, se le voci registrate nella Sez. XXXVI di que¬ sto libro, sono da loro conosciute come espressione di quanto si ado¬ perava o s’adopera presentemente nell’arte loro, e de’risullati con¬ seguenti? Vi risponderanno che essa comprende solo pochissime voci, relative quasi tutte a quella parte del salinaruolo che riguarda la riduzione e depurazione del sale, mediante il fuoco. Cosa ha poi a che fare coll’ arte del Salinaruolo, la voce Raffineria dichiarala Fabbrica dove si raffina il Salnitro ? L’ arte del salnitrajo, di cui non si fa parola in questo libro, è ben differente da quella che si occupa della formazione e del raffinamento del sale marino. In Venezia, può dirsi, ebbero culla le arti del Vetraio, del La¬ voratore di Conterie, dello Specchiaio : egli è quindi in questa città dove si avrebbe potuto raccogliere in gran numero e definire Vocaboli d’arte altrove sconosciuti, e presentare al pubblico un lavoro vera¬ mente originale, ponendo i Vocaboli stessi di confronto a quelli usati in altri luoghi, e modernamente introdotti. Credereste invece ridursi in tutti, nella Sezione XLII, che comprende le tre arti accennate, gli stromenti loro proprj a diciasette soltanto, ed a solo trenta i lavori e le cose ralative, ommeltendosi i nomi delle primarie operazioni e degli utensili più necessarj e più comuni, e persino le sostanze che compongono il Vetro , e fra le varie specie di esso, lo Smallo , il Vetro filato , la Venturina , eco. ? ( ì ) Siamo entrati, senza volerlo, a parlar anche di un brano della seconda parte del Vocabolario melodico, giacché ci accorgiamo ades¬ so soltanto, che il Vocabolarietto, così detto, degli artisti, trovasi in essa per intiero compreso. Così il lettore si persuaderà meglio dell* autonomia dell'opera intera. . • i .i, ■ •6/11. ' ;i ‘. ' ' ■ ' ■»* ’ r>nì '‘ " / Al» ■ iisv:: ••• A <*>HK filitiuj > *;» j s'V.to,-. ■ ■» ’ . ; • ' ■ if'^vjaoin iy.tA tu; W- Uq u)»».!>!• o«y ll,:i « l '“ ‘ otiitt ’fìti ulvriii ifl •< .otrii»>•'- ■ ■ unii •' •" ». >mÌ nii'l , ; • Molò/ «:• ' *’ oiotrii.tldr. i . • 01’ | .t»<> Itili.-' - '.-Hli.i-l.-O! '■■■• . • " .«tip ihiràv. ■ >« ..liuti tifi 1 ; « s.t»» - ' > " ’ ' ? ^ ..piu »> 1 >,{<;.»*(. ili ..Itole l !g. ‘ittiou tiitjhtHQttor H’.l . ...... f- qlitk’»|ai. . 1 - t»il' •••*• ‘ . i.uj'ii '.il:, ol- .tiivó'ltit hi. uttfiq cll 'tfft r. •.•)». tt')' /' ».... /.m i/.i !■:/.!. ■ • ' ■ ■■ ' : ' ' . . .itir;" !’ 1 M ’-.i 1 'i: ’ '. • -*'V ' " ' , * : . r.’ < ' • * ! . dl.U# -H ;i> Ivi j .ì • 'iti ju , ’W'jj >GÌ Hi . : •< . ■ • • ;» • ' 1 N ' *’ :: K o(Uwf ‘V lij » : ;n luiii, ppv Hi OVjthjo:y ■ • 1 >9,M : ' x? ' * ,Y ? . Il •/. f{ !. - 1 • : f !I»'i0<*' 'Jt ' /l - ‘ l,lla * , r .»jjp j ' a o ù •!. • ! ; 4 ) •*-' mh^V ' 1 ni i-:«.- ; • vu.*bujj ..ij«•(/>)':, .-j^fnr.inaln u ? ^ - • r, i o» i' ’ il ” . • l: il r li- ^Uà' 3 - • • 1 ‘ ‘i /f i ! • . lui;.' • » • i : f» ;f! ’* ' fii*!-.; ■ -.!» Li *&.-UWfl : 1 . /l’- • ; v : *.) t i^U^lOb l i il i’V; •'< **'*1 i*ì iàMU.i;.*/' ? 4 *-i j . - » il» _ i'if'v rii o • '• 1 r* Jr ^ , * , . . i'vy 0 ;v\“' v ; . • • ; •> . ’r. r 'f .. t '.,n • . . i 1 i V • • \ V ili] . i>oj .lì ; • «v- i’ j.. • • : «•; . fi: >sj ! 1 i- ; L) ' - • ' ‘1 1 ” J C'U»}'‘ ’ : * ‘Q 1 ' •’ :U» !Sl> Per compensare l’onesto lettore che ebbe la pazienza di scor¬ rere le presenti pagine, valutando se non altro, il buon volere di chi le scrisse, trovo opportuno di chiudere questa mia fatica col riprodurre le conclusioni dell'aureo scritto del Cesarotti: Saggio sulla filoso¬ fia delle lingue applicato alla lingua italiana. Servirono queste di base ad alcuni miei studj: Sui mèzzi indicati da questo celebre auto - re, per avviare Vitaliana, favella alla desiderata perfezione, e su quanto a seconda di quelle indicazioni venne operato in Italia nel presente secolo . Era mia intenzione che il frutto di tali studj faces¬ se parte del presente lavoro. Accresciutasi però di troppo la mes¬ se, rappresentando essa, oserei dire, la Storia dei progressi fatti dalla letteratura italiana nei varj rami linguistici, dal Cesarotti fino ai di nostri, stimai più prudente consiglio rimettere ad altro tempo, se non lasciare ad altri di me più esperto, la trattazione di così importante soggetto, e dare ad essa quella estensione e quella profondità, delle quali abbisogna, onde raggiungere meno indegnamente lo scopo al quale è diretta. E se anticipo ora la riproduzione delle conclusioni suindicate, egli è perchè le riguardo come l’espressione del sentimento dei più, e poiché son esse che segnarono la via dell’avanzamento, al quale giunse anche fra noi lo studio del patrio linguaggio, nella trascorsa metà del presente secolo. *» (Sagg. cit. P. Il art. XV). La lingua è della nazione : ogni no¬ vità relativa ad essa dee aver la sua sanzione dal consenso pubblico. La nazione non può essere rappresentata che da un Consiglio na¬ zionale, ed ogni Consiglio dee avere un senato che vi presieda, ed 184 un cenilo ove sì raccolgano i voli comuni. A quest’onore niuna cit¬ tà ha un titolo più legittimo di Firenze, niun corpo letterario vi ha un diritto più incontrastabile di quell’Accademia. Alla testa del Consiglio italico potrà ella esercitar un impero meno assoluto, ma più rispettato e durevole. Noi prendiamo la libertà di esporre a lei stessa le nostre idee con quella nobil fiducia che la onora ben più di una bassa adulazione, o d’un’insidiosa modestia. Ecco dunque come ci sembra che possa meglio configurarsi questo Consiglio, e in quai modi possa rendersi pienamente operoso ed utile. » L’Accademia fiorentina scelga con ponderato esame in tutte le città d’Italia, o almeno nelle principali, alcuni de*più accreditati negli studj della nostra letteratura, e noti per le loro opere, i quali presiedano ciascheduno dal loro canto agli esercizj che saranno di¬ chiarati qui presso. Questi primi, scelti dall’Accademia, formando varj Consigli provinciali, abbiano la facoltà di sceglier colla plura. lità dei voti nelle città stesse, o nelle finitime un numero oppor¬ tuno di socj, che possano cooperar con valore alle lor fatiche, e di cui si rendano mallevadori all’Italia, e i loro nomi approvati a Fi¬ renze siano pubblicati a notizia comune di tutti gli altri. 1 membri dell’Accademia fiorentina, dedicati particolarmente a questo ramo di erudizione, saranno chiamati direttori del Consiglio Italico per la lingua: e questi avranno la sopraintendenza, e l’inspezione gene¬ rale delle operazioni dei varj corpi. » Saranno queste di vario genere, ed abbracceranno tutto ciò che può appartenere alla lingua nostra considerata sotto i suoi molti- plici rapporti, vale a dire, tutto ciò che interessa l’uso, il ragiona¬ mento, la critica, l’erudizione, ed il gusto. » XVI. Gioverà specificare tutte le accennate operazioni, riducen¬ dole ai capi seguenti : » 4. Ricercar le origini italiane coll’esame, e ’l confronto di tutte le lingue le quali concorsero a formar la nostra, quali sono, oltre la latina, e in parte la greca, l’antica gallica o celtica, la gotica, la lon¬ gobardica, la tedesca, la provenzale, la francese moderna, la spagnuo- la, l’arabica, giovandosi delle conoscenze e delle ricerche di tanti in¬ signi eruditi che illustrarono qual una e qual altra delle dette lingue. Queste discussioni, oltre i lumi che spargerebbero sulla storia della nazione e della favella, potrebbero specialmente rischiarare la parte geografica della lingua, e in .conseguenza la storia fisica delle nostre diverse provincie. 185 » 2. Esaminar di proposilo P etimologia delle voci; esame che può darci un tesoro di cono^òenze preziose sì per la storia delle idee, dei costumi, delle usanze, e sì anche per giudicar con fonda¬ mento del vero valore, e del pregio intrinseco dei vocaboli. Le re¬ gole critiche, proposte dal presidente de Brosse nell* insigne opera del meccanismo delle lingue possono guidarci felicemente in que¬ sto labirinto, in cui tanti eruditi andarono a smarrirsi per mancan¬ za di buone scorte. » 5. Far uno studio di tutti i dialetti nazionali, e tesserne dei particolari vocabolari studio raccomandato a ragione dallo stes¬ so de Brosse, e dal sensato Muratori; studio curioso insieme, e ne¬ cessario per posseder pienameute la lingua italiana, per conoscer le vicende e trasformazioni dello stesso vocabolo, e sopra tutto per paragonar tra loro i diversi termini della stessa idea, e le varie lo¬ cuzioni analoghe; valutarne le differenze, rilevar i diversi modi di percepire e sentire dei varii popoli, indi trarre opportunamente par¬ tilo da queste osservazioni, e snpplir talora con un dialetto alle man¬ canze d’un altro. » 4. Legger di nuovo con attenzione gli autori classici tanto per notar i termini che possono essere sfuggiti alla diligenza dei com¬ pilatori, quanto per esaminar Fuso da loro fallo di essi, e giudicarne con buona critica, ed esatta imparzialità. » 5. Similmente dividere tra i varj membri della Società la let¬ tura delTopcre degli altri celebri scrittori sì toscani, che italiani negletti dalla Crusca, notarne i vocaboli e le locuzioni particolari, e gli esempj che no fanno risaltar il valore, insieme col nome dei loro autori. » G. Applicarsi a conoscere con precisione le vere ricchezze asso¬ lute e comparative, e i veri bisogni della lingua, onde non eccede¬ re nel ricercare il soverchio, nè lasciarsi mancare del necessario. A tal oggetto il metodo più esatto, e più filosofico parmi il seguente: » Facciasi uno spoglio del nostro vocabolario, classificandone lutti i termini sotto le varie categorie di oggetti naturali, arti, scien¬ ze, usanze, professioni, e operazioni d’ogni specie. Se ne formino di¬ versi cataloghi, sotto i quali si pongano diversi vocaboli estratti da¬ gli altri autori non classici. Questi cataloghi così accresciutisi diano in mano ai professori delle varie facoltà, come pure agli artefici, e ad altri uomini versali nelle respeltive materie, e si domandi loro se in essi si contengono tulli i termini relativi alla data classe. Risponden¬ do di no, si esiga che seguine appiè del catalogo gli altri nomi di 24 186 loro uso, siano questi d* un qualche dialetto vernacolo, o d’un* altra lingua. Tenuto lo stesso metodo nelle principali città d'Italia, si giungerebbe a conoscere esattamente quel che ci manca, e si avreb¬ be il mezzo di supplirvi colla maggiore aggiustatezza possibile: poi¬ ché paragonando fra loro i termini de* varj dialetti italiani relativi all* oggetto stesso, si potrebbe scegliere il più chiaro, il più comune, il meglio dedotto, il più espressivo, il più conveniente, e questo approvalo dal Consiglio italico entrerebbe senza difficoltà nel com¬ mercio generai della lingua, e ne accrescerebbe il patrimonio. In tal guisa si verrebbe a conoscere con mollo miglior fondamento la copia o la sterilità dei dialetti nostri, c quindi la totale e vera ric¬ chezza della lingua nazionale: laddove stando al sistema presente, e ristringendola al dialetto d’ una sola provincia, anzi d’alquanti scrit¬ tori, ella dee necessariamente comparire assai più povera di quel che in fatti lo è. » 7. Per assicurarsi della ricchezza relativa si paragoni il vocabo¬ lario italiano così accresciuto coi vocabolari dell’altre lingue, e sia¬ no questi i più che si può; e si notino con diligenza tutti i termini che non hanno V equivalente fra noi, o lo hanno soltanto con una ap¬ prossimazione imperfetta ed equivoca. Se i termini riguardano ogget¬ ti reali della natura o dell’ arie, rileveremo con precisione di quali generi siamo più scarsi o mancanti : se appartengono alle nozioni ed ai sentimenti, potremo arguirne la varia tempera di carattere del- 1’ altre nazioni, osservar la diversità de’ colori, esaminar se giovasse talora d’ appropriarseli, c come ciò potesse farsi acconciamente e senza stranezza. Le ricerche e i tentativi per supplire ai difetti no¬ stri, o per gareggiar colle ricchezze degli altri popoli potrebbero esercitar utilmente la sagacilà dei varj membri del Consiglio, e un cumulo d’osservazioni di questa specie produrrebbe la metafìsica del gusto, studio ben degno d* un filosofo, e senza di cui lo scri¬ vere non è ebe un istinto cieco, o una pratica materiale. » 8. Con questo apparalo di conoscenze il Consiglio sarebbe in caso di dedicarsi alla compilazione di due vocabolarj l’uno d’am¬ pia mole, e di moltiplici ed importanti ricerche per utilità delle varie classi degli eruditi e ragionatori, l'altro più breve, e fornito solo del necessario, per uso giornaliero di chi vuole intendere e ma¬ neggiar la lingua scritta. Il primo dovrebbe essere un vocabolario veramente e pienamente italiano, cioè contenente tutte le voci e lo¬ cuzioni di tutti i dialetti nazionali, vocabolario etimologico, storico, filologico, critico, reltorico, comparativo, atto a servir a lutti gii og- 187 getti per cui può studiarsi una lingua: un tal dizionario sarebbe la fatica permanente, P impresa per eccellenza del Consiglio Italico, il risultato più prezioso dei travagli comuni, largamente compensato dalla pubblica utilità. Vorrebbe questo esser disposto per ordine, non alfabetico, ma radicale; il che non solo gioverebbe a conoscer con facilità le diramazioni delle lingue e dei dialetti, le mescolan¬ ze dei popoli, le prime ragionidei termini, le derivazioni o ragio¬ nevoli, o capricciose dal sertso primitivo, e le lor cagioni non ovvie ; ma insieme anche potrebbe presentar qualche anello opportuno alla catena generai delle lingue, tessuta sulle prime fila di una lingua naturale, catena che va cercandosi in queslo secolo da varii eruditi di prima sfera, forse indarno per P effetto totale, ma certo nelle ri¬ cerche parziali con dotta e non inutile sagacilà. » 9. Il secondo vocabolario potrebbe ordinarsi, secondo il solito, per alfabeto: ma il fondo attuale domanda d*esser miglioralo in più guise. Vuoisi: \.° aumentar notabilmente di vocaboli specialmente relativi alle arti e alle scienze, e di molli altri opportuni ed utili au¬ torizzali dagli scrittori, o dall* uso di chi ne abbisogna, e approvati dal Consiglio con esami e confronti, avvertendo sempre di dar a cosa pari la preferenza ai toscani, indi agli altri italici, e di non ricorrere agli stranieri se non in caso di vero bisogno, o di riconosciuta e sen¬ sibile poziorità. — 2.° Purgarlo dalle brutture e storpiature della ple¬ baglia. — 3.* Bandirne gli arcaismi strani, i latinismi pedanteschi,e le voci disusale, e inintelligibili, conservando quelle che non hanno veru¬ na culpa del lor disuso, e possono essere opportune calzanti; Dei termini antiquati, e degl’idiotismi oscuri e plebei potrebbe farsi un piccolo glossario a parie per 1* intelligenza degli autori antichi.—4.° Notar nei vocaboli non meno il senso accessorio che il principale.— 5.° Cercar con diligenza il senso primitivo, sia generale, sia proprio, talora diverso dall’apparente, indi per ordine i successivi e dipen¬ denti, indicando gli appicchi per cui si attengono lanto al primo, quanto fra loro. — 6.° Apporvi l’elimologie, non però tutte, ma quelle soltanto che derivano da fondo nostro, alludono a rapporti non oblia¬ li, e possono servir di lume nell’uso de'vocaboli. — 7/ Ai termini gre¬ ci introdotti nell* arti, e accettati nel Vocabolario aggiungerei non la spiegazione soltanto, ma quando si può anche la traduzione italiana: il che potrebbe indur taluno ad usar il termine nostro in luogo dello straniero, non senza vantaggio della lingna ove ciò potesse farsi con ugual chiarezza ed agilità. —8.*Mostrar con varj esempj le va¬ rie costruzioni ed applicazioni de'termini. — 9.° Nella scelta degli 188 esempj aver cura di non preferir sempre i più antichi, ma quelli che sono i più atti a mostrar il buon effetto del termine: sendochè ta¬ lora un termine in un esempio non ha verun pregio, e spicca mira¬ bilmente in un altro. Che se non ve ne fosse alcuno di ben appro¬ priato, polrebbesi formarlo appostalamenle. —10.° Premettere al Vo¬ cabolario un trallatello delle terminazioni italiane, e del lor valore e intendimento di ciascheduna, onde possa tosto conoscersi se un vo¬ cabolo nuovo consuoni col genio della lingua, ed occorrendo di for¬ marne si abbia una norma per dirigersi. Per lo stesso fine giovereb¬ be spiegar la forza delle preposizioni che si annettono ai verbi. » 10. Occupazione importante di questo Consiglio sarebbe pur Pin- traprendere una serie di traduzioni degli autori originali di tutte le lingue : incominciando dall* esaminare le più celebri Ira quelle ch'esi¬ stono , e segnatamente quella del Davanzali, che potrebbe sopra d'ogn'altra presentar molte osservazioni utilissime alla perfezione del gusto. Qual debba esser 1* oggetto e lo spirito di così falle tradu¬ zioni, tu da noi accennato di sopra. » 11. Venendo a mancare qualche autor celebre per opere di ame¬ na letteratura, o cK altre materie trattate con qualche pregio d'elo¬ quenza, il Consiglio farà Y analisi delle suddette opere, e ne darà coi metodi più autorevoli modesto e imparziale giudizio rispetto alla lingua e allo stile; noterà le voci nuove, e locuzioni a lui proprie; le quali ove siano approvate a tenore dei principj stabiliti dal comun consenso, saranno registrale in un nuovo catalogo e publicate insie¬ me collo stesSt) giudizio. » 12. Non si citeranno autori viventi, nè si giudicherà delle loro opere, salvochè di quelli che così bramassero, e indirizzassero al Consiglio il loro manoscritto, o la stampa stessa per averne un giu¬ dizio privato o pubblico. Per tal mezzo gli scrittori sarebbero giu¬ dicati all'inglese, vale a dire da’loro Pari; potrebbero esser certi della vera opinione del Pubblico illuminalo, di cui tanto si abusa il nome; non avrebbero a temere nè l’adulazion, nè l'invidia: il giudizio dell* aristocrazia italica imporrebbe silenzio alla maligna temerità; e quindi essi potrebbero o illuminarsi daddovero su i lor difetti, o goder di quella piena e tranquilla compiacenza che un au¬ tore al presente non può mai gustare con sicurezza, incerto sem¬ pre tra le illusioni dell’ amor proprio, le punture dei rivali, e le gri¬ da degl' imperili, o malevoli. «Questi sono gli studj che possono far l’occupazione perma¬ nente e successiva degli amatori della nostra lingua, e dar loro un 489 esercizio corrispondente al genio, all*attività, e ai varj talenti di ciascheduno. L’ ordine e la distribuzione di questi esercizj, la scel¬ ta e la sostituzione dei capi primarj del Consiglio, i metodi delle giudicature, le onorificenze letterarie, la facoltà di proporre, V ulti¬ ma sanzione dell’autorità ; tutto ciò dritto è che appartenga al Di¬ rettorio dell* Accademia di Firenze. » Il piano da noi proposto è certamente alto a nobilitar lo stu¬ dio della lingua, e a purgarlo dall'antica taccia di laboriosa frivo¬ lezza; e questa nuova Magistratura può lusingar 1'amor proprio di tutti i membri, ed accendere il loro zelo. Noi abbiam presentalo quel che da noi si poteva; delle idee e dei voti: saranno questi dispersi al vento 7 L'impresa è grande; ma che non può il zelo, la riunione, il concerto? L'Italia abbonda d’ingegni altissimi a ve¬ rificarla : Firenze gli raccolga, ne formi un corpo, lo diriga, lo ani¬ mi : il volere fu sempre la cole del potere; si voglia davvero, e si potrà. » : ìquii Mii;. Oil.tfr oJir/ifh i ^Id . m: ilftup vi olxmtm f *i , 'b ili*/ cijoU'l j i.'xvnu • \y ' non (W :• *; * Avvenne pur troppo, che le idee ed i voti del Cesarotti fossero, come egli scriveva, dispersi al vento; poiché hanno fatta impressione minore su quelli presso cui avrebbero dovuto agire, onde il grande, e grandemente onesto progetto giugnesse a verificarsi; e così le idee rimasero idee ed i voti rimasero voli incompiuti, benché fossero conformi al sentimento dei più. Quando per altro un bisogno è reale, giusto ed universal¬ mente sentito, per quanti ostacoli s’oppongano, può bensì ritardar¬ sene il soddisfacimento, ma non mai condannarsi a perfetta obli¬ vione ; laonde era ben naturale che si levassero tratto tratto dagli studiosi e dai sapienti Italiani, alte querele, perchè cosi a rilento si procedeva in aliare di tanto rilievo, e che quello che non facevasi dai corpi accademici, tentalo venisse, con minore solennità ma più ef¬ ficacemente, dai singoli individui; per toglier un’onta all’Italia, in confronto d’ altre incivilite nazioni, che tulle attendevano alacremen¬ te a perfezionare ed accrescere il sacro deposito della patria favella. Venne quindi I* Alberti di Villanova, col suo Dizionario Enciclo¬ pedico della lingua Italiana ; e questa fu opera la quale, sebbene per molli aspetti difettosa, riusci di conforto agli Italiani, poiché ri¬ conobbero in essa non tenue saggio di quella dovizia , la quale sentivano di possedere, ma che troppo avaramente crasi ad essi te¬ nuta fino allora nascosta. 100 L’Accademia della Crusca infalli soddisfalla del merito di aver getlato le fondamenta dell’ insigne nazionale lavoro, sorlo quasi mo¬ dello a tulli i Vocabolarj d’Europa, si moslrò sempre troppo re¬ sila nel soddisfare i desiderj dei dotti italiani, e parve quasi non curante delle continue declamazioni e degli acerbi molteggj, a*quali diede motivo il non veder essa medesima (nel cui seno eransi pure nolali per primo i gravi e molli difetti, ed accennali persino i ri- medj per sanarli) prendersi l’incarico di vagliar nuovamente l’opera propria a seconda della critica odierna, come avea fallo, benché con parsimonia eccessiva , nelle quallro edizioni di essa, ne’ tre secoli precedenti comparse, e di accrescerne la materia in proporzione ai bi¬ sogni dal progresso voluli. E tale apparente noncuranza vogliamo credere altro non fosse che conoscenza profonda delle difficoltà all* ingente lavoro congiun¬ te, le quali nessuno più di essa polca rilevare, per cui diede prefe¬ renza al prudente consiglio di lasciar al tempo ed ai più maturare le norme, secondo le quali avrebbesi dovuto dar mano all’impresa, per poi un giorno, con maggior sicurezza di buona riuscita, appro¬ fittare de* molli materiali che andavànsi raccogliendo e depurando in tempi diversi ed in differenti luoghi d’Italia; giacché venne il fallo a comprovamene, doversi appunto a siffallo indugio Tesser¬ si mosso, in questi ultimi anni specialmente , a penosi e lunghi sludj, chi forse altrimenti a ciò non avrebbe nemmeno pensalo, ed in tal modo più ricca e scelta messe ne avemmo nel secol no¬ stro, ehe meglio assicura T innalzamento e la solidità del vasto edifizio. . Chi mosse infatti TAlberti alTardilo e gigantesco lavoro, fu l’indu¬ giar della Crusca, per cui avvenne in appresso, che la licenza in cui era caduto quell’ illustre Vocabolarista, muovesse il Cesari ad altra opera ingente, la quale avendo toccato a neh'èssa l’estremo, riuscì pure man¬ chevole, formando antitesi alla prima, e così avemmo due vocabolarj censurabili, ma pure valevoli assai ad accrescere ed a render più eletta la dovizia del nostro idioma. E siccome ad evento consegue evento, e gli attriti danno scintilla, e la scintilla sparge lume, così le acerbe que¬ stioni insorte fra Cruscanti e Riformatori impegnarono a nuovi e più attenti sludj, e ne venne quindi la stampa di lesti inediti, e l’emenda¬ zione degli stampali, e più di lutto la pubblicazione dei preziosi la¬ vori filologici e lessicografici di uomini chiarissimi, fra’quali basta nominare il Monti, il Pcrticari, il Grassi, il Zanotli, il Brambilla, il Mar¬ chi , il Romani, il Parenti, il Barbieri, il Mozzoni-Toselli, il Ca- 191 rena, il Gherardini, il Tommaseo. Comparvero inoltre Vocabolari parziali di lingua e di dialetti, e Dizionari di varie scienze ed arti; opere le quali, prestando materiali a dovizia ai nuovi Vocabolaristi, diedero mossa alla stampa di nuovi Vocabolari, sempre più ricchi di voci e più o meno di mende purgati, come quelli specialmente di Bologna, di Padova, di Venezia, di Milano, di Livorno, di Firen¬ ze, e di Napoli. Né per mezzo di Vocabolari soltanto ebbe maggior incremento l’idioma nostro, che a più solida base di esso compar¬ vero nuove opere grammaticali, i cui autori, penetrando nelle vi¬ scere della nostra favella, l’anatomia e la fisiologia della parola con¬ dussero a seconda della critica odierna, sicché ai rigidi precetti de! Buommaltei, del Corticali, e di altri foggiati sugli stessi principi subentrarono i più filosofici lavori del Soave, del Romani, del Ghe- rardini, del Fornaciari, del Paria, del Mastrofini, del Nannuzzi, del Bellisomi, e di altri egregj scrittori, che tulli concorsero più o me¬ no , a ridurre a scientifici principj il gran codice della lingua: ed ora che vanta l’Italia nei Supplimenli del Gberardini, un’opera di essa veramente degna, che autori distinti, quali sono il Biondelli, il Bolza, il Carena, il Marzolo, per tacer di lant’altri, offrirono preziosi libri linguistici, e di nuovi r.e stanno preparando; ora che un Ma- nuz/i promette darci nuova edizione del suo Vocabolario, e che fa lo stesso l’Accademia della Crusca, abbiamo fondala speranza di av¬ vicinarci più solleciti alla diffìcile mela. L’analizzare partilamenle i pregj speciali delle opere indicale e delle molte altre, comparse fra noi nella sola prima metà del pre¬ sente secolo, onde bilanciarne le opinioni, stabilire i giusti termini della grande questione, ed indicare i parziali vantaggi che ne venne¬ ro di conseguenza, sarebbe opera di somma utilità e veramente me¬ ritoria per chi avesse il talento ed i mezzi per compilarla. Per me, ben lontano di erigermi storico, giudice o conciliatore nel viluppo di sì difficili dottrine e controversie, adoprai soltanto a conoscere quello che erasi fatto, a notare quello che ancor a farsi rimane, e ad istudiare le vie migliori che dovrebbero seguirsi, onde pronta¬ mente raggiungere il nobile scopo. E poiché le vie da seguirsi sem- braronmi quelle indicate dal celebre Cesarotti, poiché provò il fat¬ to, esser desse quelle maggiormente calcate, avendo, può dirsi il Ce¬ sarotti precorso, quasi ogni illustre scrittore, che dopo di lui tentò proporre norme e preparare materia per la costruzione del grande edilìzio, e poiché i voti di quel letterato insigne sono ancora, se non in ogni parte da adempiersi, per lo meno da compiersi, per- 192 ciò appunto slimai giovevole richiamarli alla memoria di chi si oc¬ cupa in così importante argomento, come quelli che, a mio cre¬ dere, potrebbero, una volta che fossero intieramente esauditi, far arrivare con maggior sicurezza e con prontezza maggiore, al fine de¬ siderato. E qui trovo opportuno di aggiungere , che un lavoro il quale può mettersi a riscontro con quello del Cesarotti, dettato con pari filosofia e con pari sentimento di amore per la patria favella, è quel¬ lo che Nicolò Tommaseo ha premesso alla sua Nuova proposta di correzioni e di giunte al Dizionario italiano, stampala in Venezia l'anno 1841. Il lettore troverà in questi due scritti quelle differenze soltanto che vengono giustificate dal mezzo secolo d’ intervallo, trascorso fra la comparsa dell’uno e quella dell'altro, e dai fatti studj, e dai progressi linguistici intervenuti: vedrà però in essi identità di concetto, cioè tendere entrambi per le medesime vie al medesimo fine, e con¬ cludere ciascuno coi medesimi desiderj; loccliè sarà prova, come mezzo secolo, benché attivo, fosse appena sufficiente a preparare la strada che dovrà condurre al compimento della diffìcile impresa. Per invogliare alla lettura anche di tale importante lavoro ed a compararlo col primo, trascrivo di esso pure le conclusioni e così metto termine al mio discorso. » Troppe cose rimarrebbero a dire, che, stretti dal tempo, omet¬ tiamo. E chi volesse più degnamente trattare l'amplissimo tema, dovrebbe forse porre a se le questioni che seguono : » Cercar la via di recare a bella unità quella varietà incomoda in cui molti pongono la ricchezza della lingua nostra: cercare i modi d’avvicinare la lingua parlala alla scritta, avvicinando la scritta alla parlata, e d’accrescere cosi la coltura e la moralità del popolo con la gloria della letteratura: cercare come si supplisca a’difetti della lin¬ gua nostra rispetto a tante idee eh’ ancor mancano d’italiana espres¬ sione, o l’hanno indeterminata: conciliare le vacue quistioni di preminenza municipale, segnando i mezzi d’ approfittare della ric¬ chezza di tutti i dialetti, ma della vera ricchezza, non delle sino¬ nimie inutili che son l’orgoglio degli scrittori mediocri. A ciò gio¬ verebbero : 1. Una grammatica comparala, che additando le eccezioni, mostrasse 1’ utilità o la falsità di certe regole, e desse norme 195 piò generali (1); 2. Un trattalo d’etimologia ; 5. Dizionari di ciascun dialetto non solo provinciale ma municipale, dove tutta la parte del¬ la lingua comune fosse omessa corno sottintesa, e si notassero sole le varietà; quelle di desinenza con regole preliminari, quelle di spostatura con articoli appositi, quelle di sinonimia con un segno speciale: le vere ricchezze, le vere aggiunte al dizionario della lin¬ gua, le voci, dico, c le frasi che nella lingua comune non hanno l’equivalente, con apposito segno; 4. Un confronto ideologico,, ar¬ cheologico, grammaticale delle varietà de’dialetti, col mostrare le cause storiche, fisiologiche, morali di tali varietà, e la preferenza concedere a quelle a cui la ragion delle cose l’assegna; 5. Un di¬ zionario di sinonimi, dove notare e le sinonimie di frasi e quelle di vocaboli; 6. Un catalogo de* neologismi inutili che converrebbe abolire perchè nella lingua parlata abbiam modi equivalenti; de* neologismi ormai inevitabili perchè autenticali dall’uso, sebbene nel¬ l’uso antico si possa trovare un equivalente nostrale: accennando la ragione (se trovarla è possibile) per cui la parola straniera venne a far vece della nostra; 7. Un catalogo delle idee eh’hanno espres¬ sione straniera e di derivazione e di suono, dico di quelle espres¬ sioni che si sono introdotte nella lingua da mezzo secolo in qua: dove indicare come italianizzarlo alla meglio; 8. Una serie d’osser¬ vazioni disposte per ordine d’alfabeto, dove mostrare quali voci del¬ le lingue antiche o delle moderne possano servire ai nostri biso¬ gni, supplire alla povertà del dizionario delle scienze e delle arti ; 9. Altrettanti dizionarii quante sono le arti varie e le scienze, do¬ ve approfittare di tutti i dialetti, cominciando dai più gentili e più ricchi, e da quelli che devono avere più copia di voci di certo genere, atteso gli usi e le professioni del popolo elio li parla; 10. Un indice delle voci e de’modi antichi a cui converrebbe ridar vita perchè non hanno nel moderno linguaggio espressione che ne ten¬ ga le veci; 11. Un trattato d’ortografia; 12. Uno di prosodia. « Dalle questioni che ciascuno di colesti lavori farebbe sorgere, uscirebbe luce vivissima. » (1) Meritano di esser letti su tale argomento, gli scritti dell’ab. Ro¬ mani (ancora non istudiati abbastanza, o se studiati troppo poco citati), che si pubblicarono fino dal 1825, e specialmente la sua Teorica della lingua italiana e quella de’ sinonimi, libri ne' quali fa conoscere praticamente la necessità di lar precedere alla compilazione di un nuovo Vocabolario, un completo cor¬ so grammaticale fondato, com’egli scrive, sopra i principi della facoltà ragio¬ nante, e sopra il vero ed originario sistema di lingua nostra, colla determi¬ nazione di tutte le analogie ebe le competono. 25 • V,. Appendice agli studj filologici e lessicografici relativa al Vocab. della lingua Italiana di P. Fanfani. Godo di esser in tempo di aggiungere a* miei studj una breve appendice relativa al Vocabolario della lingua italiana recentemen¬ te compilato da P. Fanfani (Firenze 1855), e da esso indiritto ai giovani studiosi. Questo, fra'Vocabolari usuali finora comparsi, é certamente il più ricco, il meglio condotto,ed uno de’più purgati da ruggine antica e da mende, avendo il suo autore non solo ap¬ profittalo, nelfordinamento dei vocaboli e nelle definizioni di gran parte essi, di quanto di meglio venne finora proposto da’più va¬ lenti filologi e lessicografi italiani, ma messe anche a profitto quelle buone idee che gii vennero suggerite da* suoi lunghi ed appassio¬ nati studj su tale argomento. Così foss* egli stato men corrivo nel- faccettare alquante delle voci proposte nelle Giunte a Vocabolarj ita¬ liani , fra le quali talune rifiutale poi (1) dagli stessi proponenti. (1) Si vedano le Nuove giunte ai Vocabolarj italiani. Venezia 1855, pag. 5. Di tali Nuove giunte, tutte più o meno importanti, ne accettò molte il Fanfani, e riu¬ sciranno messe preziosa anche pei futuri Vocabolaristi, rz Volendo muover dubbio sul modo di additazione o di dichiarazione di alcuna, potrebbesi chieder forse: se invece di A pone, che può esser errore del testo, non fosse meglio leggere A inpone , da cui L * ampone di comun uso?., se invece di Armeggio , nel significato di Utensile , non fosse più proprio dire, nel significato di Attrezzo ?, se invece di Bisquadro, per Fuori di Squadro, non potesse forse riuscire più conveniente leggere Disquadro, poiché quando anche non fosse errore del testo, sarebbe questo un esfhipio di più del mal uso della particella bis in luogo di dis T, se Bollicante non fosse più pro¬ priamente da interpretarsi per Bullicante, nel senso di Brullicante f, se Cadimento, invecechè in senso di Accidentalità , -Eventualità, non fosse più opportunemente dichiarato per Accadimento, nel senso di Evento, o forse meglio per Intervento ?, se nell 5 esempio del Machiavelli, Ist. lib. 7. p. 192 ... e mandando a tutti i prin¬ cipi italiani per convocare ajuti, non potesse forse credersi usato il Convocare ajuti, per Adunar soldatesche , e fosse in questa maniera da additarsene 1* uso ?, se Deducimelo, invecechè per II Dedurre, non siasi usato dal Rartoli .nel citato esem¬ pio, per Deduzione ?, se Disfiorirk nel citato esempio, possa star tanto per Sfiorire come per Appassire del fiore ?, se Entrare in magistrato, non possa forse riguar- m « Esso perlanlo, » scrive il Fanfani parlando del proprio lavoro, non è un Vocabolario universale, è puramente un Vocabolario delia lin¬ gua italiana; il quale dee contenere, fuor che gli esempj, lutto ciò » clic contiene il Vocabolario della Crusca, compresovi anche quel » poco che si è veduto della quinta impressione, e di più lutto il » buono di ciò che, in aggiunta o in correzione a quello, è stato » fallo dai migliori fin qui; e tutto ciò che da* miei larghissimi spo- » gli mi è sembralo poter scegliere di men che tristo. Rispetto al- » l’ordine lessicografico non lascerò di dire che per la maggior » parte sonmi lascialo guidare a chi é maestro in questa materia ; » salvo per altro alcune leggiere limitazioni, le quali non si addi- » rebbero in lutto a un Vocabolario grande ed esemplificato, ma che » pur ho dovuto abbracciare per questo cosi piccolo e contratto. » Dopo di che viene ai particolari, c fa conoscere con chiarezza e conveniente dettaglio, in XXIJ §§, le norme filologiche, lessicografi¬ che e lessigrafichc, da esso seguite, le quali sono certamente fra le più ponderale e migliori, confessando infine che, ad onta delle at¬ tente cure e dello studio da esso posto nel proprio lavoro, non lo crede scevro da errori e moltissimi, e per essi chiede indulgenza, avuto riguardo alla malagevolezza di tali opere, le quali hanno, di cer¬ to maggiori difficoltà compendiosamente trattale di quello sia in mo¬ do disteso ed esemplificato. Fatte tali premesse, dovendo estendere una breve rivista di que¬ sto libro, limilo il mio esame a talune delle quindici voci, per ognu¬ na delle tre prime lettere dell’alfabeto, da me prese a considerare darsi, inveccchè equivalente a Prender V uffizio , come modo ellittico, il quale signi¬ fica Entrare in carica di magistrato , ossia in Magie tratura ?, se Di Filo , stando all'esempio, inveccchè per Sollecitamente , Direttamente, volesse quest* ultima voce soltanto?, se Insensitivo, dichiarato per Privo di senso non fosse piuttosto da credersi usato per Insensibile, ossia contrario di SensitivOj cioè che Noti è mosso da passione ?, se Lucerniere potesse credersi usato., piuttostocchè per Lucerna , per Lumiera o Porta lucerne ?, se Pernoverarf. non fosse a riguardarsi quale perfetto sinonimo di Pernumerare, e non già avente lo speciale significato di Numerare di¬ ligentemente?, se Sodare non fosse a dichiararsi piuttosto come usato per Assodare, nel senso di Confermare ?, se Soggetto o Suggetto, nel citato esempio, non convenis¬ se meglio interpretarlo per Assoggettato o 'Sottoposto, e non già per Esposto ?, se in¬ vece di Sospirare, per Mandar fuori insieme parole e sospiri, non convenisse ad¬ ditare di preferenza dicendo, Sospirar un nome, una voce per Mandar fuori un nome, una voce sospirando ?, se finalmente, Tramischiamento non convenisse credersi usalo per Meschiamento o Frammischiamento, ben differente nel suo significato da Rime- scolamento ? 197 nei miei sludj sugli altri Vocabolarj italiani, per la qual cosa è d’uo¬ po a quelli ricorra chi vuo’ meglio intendere le presenti osservazioni. A ACQUAFÒRTE. Liquore corrosivo cavato dal sai nitro. Osserv. Si è resa miglioro la definizione data dalla Crusca no¬ vella , essendosi lasciato fuori cO)i operazioni chimiche; si doveva .però escludere la voce corrosivo , e non la voce acido , e ciò per la ragione indicata negli sludj predetti. AGO. Sorta di pesce marino che ha il muso lungo acuto e duro come il ferro. Osserv. Vago marino, pel quale vedasi Aguglia, negli studj ci¬ tati, § 5, vien erroneamente caratterizzalo, dicendo, die ha il muso duro come il ferro (!). ALABASTRO. Osserv. La definizione ò la stessa data dal Vocabolario Passi¬ gli, quindi stanno per essa le medesime osservazioni; si osserva di più 1* inutilità della fallavi aggiunta, cioè di aver premessa la voce pietra a marmo. ALBERINO. Osserv. Sono anche in questo Vocabolario distinte tali due vo¬ ci in maniera da sembrare due cose diverse, mentre, come fu detto, sono sinonimi. ALBUGINE. Osserv. È migliore la definizione, poiché si è aggiunto alla voce cornea 1* addieltivo trasparente , ommesso dal Vocabolario di Napoli. ALCALI. Sorta di sale opposto all'acido- Osserv. L’alcali in chimica non è un sale, come ognun sa, ma una base che aggiunta all’acido forma un sale. È d’uopo quindi rifare tale definizione. ALCIONIO. Osserv. Anche qui è riprodotta la solila definizione, Ripurgamen¬ to o escremento del mare , sulla cui erroneità si vedano i citati studj. ALGA. Pianta che ha le foglie lineari interissime ottuse ecc. Osserv. Si limila così questa voce ad esprimere soltanto 1* Aliga o Zostera , e non si accenna ad altra classe di piante crittogame acquatiche che portano il nome stesso. AMAT1STA. Pietra diafana di colore violetto: Annalista basai- 498 tina. Cristallo delle miniere di Sassonia di color violetto che è un fosfato (sic) di calce. Osserv . Relativamente al valore della prima definizione si veda¬ no gli studj citati, e per quello riguarda la seconda, cioè PAmatista basaltina, si osserva aver scritto il Bossi: Amatisto basaltino. Nome dato talvolta ad un cristallo delle miniere di Sassonia , di color violetto che è un solfato (sic) di calce. Devesi quindi credere er¬ rore di trascrizione il vedersi fosfato , che è cosa ben differen¬ te e non confondibile con solfato. Non è poi da confondersi con que¬ sta nemmeno P amatista ordinaria de* giojellieri, la quale è un quarzo, a cui soltanto si adatta il citato proverbio. AMBRA. Materia di preziosissimo odore. Vi è Cambra gialla . e Cambra griggia. Osserv . Si veda, relativamente a tale definizione, quanto si è detto nei cilati studj. B BACO. Nome generico d* ogni verme e particolarmente di quel¬ lo da seta , Osserv. Una tale definizione è la medesima data dal Vocabolario Passigli, meno la sostituzione di Verme a Vermicello ; vedasi quin¬ di quanto si è dello negli studj citali. BALANO. Folade Dattero, Dattilo secondo i moderni naturalisti. Conchiglia larghetta e superiormente striata a forma di rete. Osserv . Anche per questa voce è d’uopo vedere i citati studj, onde chiarirsi bene sulla sua vera significazione, limitata dal Fanfani ad indicare il bivalve, al quale meno che agli altri si compete tal nome. BALENA. Animale di straordinaria grandezza il quale abita per lo piii nel mare verso la Groelandia e Spitzberga. Osserv. Una tale dichiarazione non indica cosa sia Balena, poi¬ ché non è carattere suo distintivo essere di straordinaria grandez¬ za ed abitare dove si accenna, avendovi in que* mari altri animali di straordinaria grandezza che non sono Balene. Vedansi su tal ar¬ gomento i citali studj. BELZUAR, e secondo i moderni Naturalisti, lìezuar e Pisolito. Calce carbonata pisolotica. Osserv. 11 valore di tale dichiarazione si rileverà leggendo i ci¬ tati studj, e si vedrà obbliala dal Fanfani la sua vera significazio- 199 ne obbiettiva, e data invece quella che venne aggettivamente appli¬ cata da* naturalisti soltanto per similitudine. BESTIA. Nome generico di tutti gli animali bruti , fuorché degli insetti . Osserv. Su tale dichiarazione, tolta dal Vocabolario di Napoli, si vedano i citati sludj. BORRACE e BORACE. Materia che si trova nelle miniere del¬ l’oro , dell’ argento e del rame ; è una specie di nitro e serve a va- rj'usi chimici. Osserv . Il trovarsi il borace nelle miniere indicate non forma un suo carattere distintivo, come non lo forma il servire a varj usi chi¬ mici. È poi vero errore nello stato attuale della scienza, chiamarlo una specie di Nitro. BOTTA. Rettile anfibio simile al rospo e al ranocchio. Osserv. Una tale dichiarazione non contiene Terrore di quelle riferite nei citati sludj ; si avverte però che se può passarsi sia Botta simile al Rospo , non si può dire lo sia al ranocchio col quale ha soltanto rassomiglianza di forma. BOTTARGA. Sorta di caviale fatto di uova di muggini sala¬ te , compresse fra due tavole e seccate al sole o al fuoco. Osserv. Si vedano relativamente a tale dichiarazione quanto ven¬ ne esposto nei citati studj. BRANCHE. si dicono anche quelle de* Polpi; e dice¬ si per le alette de* Pesci che loro lengon luogo di polmoni. Osserv. Fu già notato nei citati sludj quanto sia improprio chiamar alette le branchie de' pesci ; qui si soggiunge non potersi con¬ fondere colle branche, che sono cosa ben differente, e doversi quin¬ di, parlando degl'organi respiratorj de'pesci, scrivere Branchie e non Branche. BRUCO. Insetto che rode principalmente la verzura. Osserv. Vedansi su tale dichiarazione gli sludj citati. BUPRESTE. Specie di Cantarella velenosissima. Osserv. Sulla inconvenienza di cosiffatta dichiarazione si vedano i citati studj. C - CALAMITA. Pietra ferrigna e quasi nera che ha proprietà di tirare a sè il ferro, e , bilicata rivolgesi sempre a tramontana. 200 Osscrv. Per riconoscere il valore di tale dichiarazione è d’uopo leggere quanto si è detto di relativo negli sludj citati. CALAMO o Calamo aromatico. Pianta medicinale simile alla Canna ; e per quella parte di fusto che è fra nodo e nodo. Osscrv . Si vedano gli sludj citati. CALCE.... presso de* naturalisti, dicesi dot Prodotto de* metalli calcinati per mezzo del fuoco nelle viscere della terra, o ne f labora- torii: ora si dice piii volentieri ossido . Osscrv. Sulla poco convenienza di chiamare la calce prodotto di metalli calcinati può leggersi abbastanza ne'citati sludj, ove si accen¬ na doversi dire invece prodotto della combinazione dell’ossigeno coi metalli, ec. Invece poi di ora si dice piu volentieri ossido\ parrebbe meglio sostituito, piti scientificamente ossido. CALCINACCIO.... Dicesi dello Sterco rassodato degli uccelli che cagiona loro malattia , ed a molte altre sorta d’infermità che pati¬ scono gli animali procedenti da umori rassodati in alcuna parte a guisa di calcinaccio— in chirurgia vale Tnmorctlo ripieno di mate¬ ria simile alla calcina (sic), che suole generarsi nelle articolazioni dei gottosi. Osserv. Vedansi i citali studj per altre definizioni di Vocabolari¬ sti, e si sostituisca, se piace, la seguente meno imperfetta. Dicesi per similitudine Calcinaccio; Certo vizioso prodotto degli organi hecernen• ti nel corpo animale , di natura effettivamente od apparentemente calcarea , il quale accumulandosi ed indurendosi in alcune parli di esso , ivi ingenera una condizione morbosa . CALLO. Pelle indurita per continuazione di fatica o per altro accidente. Osserv. Vedansi i citati studj. CARBONE. Legno di albero di bosco, arso e spento prima che incenerisca , e che serve per riaccendersi ad uso di cucine , fabbriche ec.: riacceso fa gran calore e non dà fiamma nè fumo. Osserv. Non riesce accettabile tale dichiarazione, perchè inutil¬ mente prolissa, indicando proprietà a tulli note, e perché restringe la voce a significare un carbone prodotto del solo legno di albero di bosco. Vedasi quanto si è detto ne’cilali sludj. CAROGNA. Cadavero dell’animale allora che è morto e fetente. CETACEO... e dicesi di tutti i pesci della maggiore grandezza. Osserv. Vedansi su cosiffatte dichiarazioni, i citali studj. CORALLO. Pianta di sostanza pietrosa , che nasce nel mare: fin che sta sott’acqua è assai morbida , uscita indurisce c piglia il colore 201 rosso acceso. Trovasene del rosso , del bianco , e del nero ~ Corallo si chiama dai pescatori quella parte dura e di color rosso acceso , co¬ me il vero corallo che si scorge in alcuni pesci . Osserv. li corallo non ò pianta ma un Polipajo, come si è detto negli studj citati ; ed é erroneo quanto sì dice dell’indurirsi é del co¬ lorarsi dopo uscito dall’acqua. Non in alcuni jmci , ma nel maggior numero dei Crostacei , trovasi a certe epoche, quella sostanza che i pe¬ scatori dicono, per similitudine, Corallo , la quale non è altro che un ammasso d’uova non ancora giunte a maturità, CRUSTACEO. Addiettivo usato sovente in forza di sostantivò, aggiunto di animali marini armati di crosta, come sono gamberi , granchi , e simili — ed usasi in forza di sostantivo per animale crostaceo , massimamente in plurale accennando la specie. Osserv. Non solo il mare ha crostacei , ma ne hanno anche le acque dolci e la terra ; é quindi inesatto il dire aggiunto di animali marini. Riesce poi inutile ripetere il § indicante usarsi sostantiva¬ mente per animale crostaceo, dopo aver già premesso nel § primo che è usato sovente in forza di sostantivo, come aggiunto di animale. L’avvertimento massimamente in plurale, accennando la specie , è male indicato: doveasi dire, accennando la classe o Vordine. CONGIUNTIVA. È una delle tuniche componenti il globo dell'occhio. COTENNA. Cotenna del sangue, chiamasi per similitudine dai medici, quella Parte che galleggia sul siero del sangue cavato dalle vene e raffreddato , quando si è tratto da malati d'infiammazione. Osserv ^Vedansi su tali definizioni gli studj citati. Qui metto fine al mio dire sicuro che il sig, Fanfani, diligente come, non tralascierà di rivedere il proprio lavoro e di aggiungere ad esso una nuova appendice di correzioni, e ciò specialmente riguardo ad alcuni altri errori troppo madornali per venir sorpassali, come sa¬ rebbero ad esempio, che il Calamaio sia, Pesce; che Calomelano sia, Sorta di medicamento composto di mercurio e zolfo , mentre lo è di mercurio e cloro; che la Corallina sia, Pianta simile al corallo, im¬ perocché questo appartiene al Regno animale e quella al Vegetabile, ed ha forme da quelle del Corallo ben differenti ; che Luce sia, un Fluido imponderabile che emana dal sole e dalle stelle fisse , locchè esode¬ rebbe i tanti altri corpi luminosi; che Pettine sia, Piccolo pesce di sco¬ glio che ha bellissimo occhio nero circondato da un cerchio bianco, obbliando di accennare, darsi tal nome più di frequente od un ge¬ nere di Molluschi bivalvi, e che l’occhio bellissimo del pesciolino (Rlennius ocellaris. L.) non è rocchio propriamente detto, come po- 20 202 Irebbesi credere, ma una macchia situata nel mezzo della di fùi aletta dorsale; che Porpora sia, Conchìglia marina che ha il guscio simile a quello della chiocciola , e nella gola ha una vena bianca ripiena di sangue di un color rosso bruno rilucente parimente det¬ to porpora , che si adopera per tignere (quante inesattezze in così poche righe!); che Rancidita' sia, Specie di corruzione putrida ; che BCTfiLÈ sia, Qualunque animale vertebrato a sangue freddo, e che va colla pancia per terra ; che la Salamandra abbia il Corpo nudo e peloso! che Sale sia, uno de’principii componenti di tutti i misti dai quali artificialmente si cava , ed in particolare dall acqua marina , per condimento de*cibi e per preservar le cose dalla putrefazione ; che Sarago o Sargo sia, Pesce nel mare di Egitto, quando invece è fra più comuni delle coste d’Italia; che Scorpione sia ,Animale avente la bocca con due zanne grandi in forma di forbici ; che Selce sia, Pie¬ tra dura liscia simile al corno ; che la Sepia sia, Specie di Pesce il maschio della quale si chiama Calamajo ; che Unghia sia, Particella ossea alle estremità delle dita degli animali ; ee, ec. i INDICE GENERALE • » Dedica .. pag. Ili A cui legge.» V Avvertimento.. . . » XX Errori trascorsi.. . .. » XXVI Studj sopra le Giunte ai Vocabolari italiani '. . . pag. Aggiunte ed emendazioni./ • • * Appendice alle osservazioni sulle Giunte..» Nuova aggiunta.» Elenco delle principali voci che parrebbe si dovessero ad¬ ditare in modo diverso dal proposto.» Altra aggiunta. . < , . ..» Indice di tutte le voci addilate nelle Giunte ai Vocabo- larj italiani.. Studj sopra voci e maniere di dire additate dal Monti, dal Brambilli dal Tommaseo e dal Fanfani .» Introduzione.» Studj sopra voci e maniere proposte dal Monti ed ac¬ cettate ne* Vocabolari.» Studj sopra voci e maniere di dire additate dall* ab. Brambilla.» Studj sopra voci additate da Nicolò Tommaseo. . . » Studj su qualche voce, fra quelle proposte come giunte ai sei primi fascicoli della Crusca novella da P. Fanfani, » Sunto del saggio di studj filologici e lessicografici so¬ pra le proposte del Monti, Brambilla, ecc. ...» Studj filologici e lessicografici sopra taluna delle dichia¬ razioni erronee od imperfette che trovansi ancora in al¬ cuni recenti Vocabolari . Introduzione. ....... Indicazione dei Vocabolari presi ad esame.» Studj sopra 15 voci della lettera A .» 1 65 72 78 79 83 85 95 97 99 103 109 113 117 124 m m * 204 Studj sopra lo voci della lettera B .pag. 139 Studj sopra 45 voci della lettera C. .*> 453 Osservazioni sopra alcuni recenti Vocabolarj metodici della lingua italiana . Introduzione.. . » 465 Vocabolario domestico di G. F. Rambelli.» 166 Vocabolario melodico italiano universale ecc. Opera di¬ retta da G. Barbaglia.. ... ...» 168 Prontuario di vocaboli attenenti a parecchie arti e cose domestiche, di G. Carena. . ..» 168 Vocabolario metodico italiano ecc. Venezia 4853. P. I. A. L. ......... ..» 469 Vocabolario necessario agli artisti ecc. Venezia 4854. » 176 Sui mezzi indicati da M. Cesarotti per avviare Vitaliana fa¬ vella alla desiderata perfezione .» 481 Appendice agli studj filologici e lessicografici sopra taluna delle dichiarazioni di alcuni recenti Vocabolarj , relativa a quello di P. Fanfani. 195 Diversità’ di